Maurizio Zambelli
ALTISSIMA-BELLISSIMA-DURISSIMA
È con questi tre superlativi che si riassume la salita sci-alpinistica dell’Aletschhorn (4195mt.). Rassicurato da una telefonata di Giovanni, fatta dal cuore dell’Oberland Bernese, che decanta le condizioni ottimali della neve e del tempo, mi decido a lasciare Ballabio alla volta del Sempione, Briga e dintorni. Con me ci sono, oltre che a Carlo, due amici della Brianza: Franco e Mario che non sanno resistere ad un invito così allettante. Partendo molto presto la mattina, evitiamo il traffico della sponda di Stresa del Lago Maggiore, e puntuali come sci-alpinisti che si rispettano, giungiamo alle 7,45 all’Ospizio del Sempione. Giovanni e Paolo ci aspettano già pronti: ci ragguagliano delle salite fatte durante la settimana e, dentro ognuno di noi, al sentire le cime raggiunte e il tempo trovato, è morso da un po' di invidia. Carlo ed io, siamo particolarmente contenti per Giovanni che è riuscito a fare il Finsteraarhorn, anche se questa cima manca anche a noi due nella zona dell’Oberland. Se è vera la teoria per cui le montagne non si spostano, ne tantomeno spariscono, arriverà anche per noi il momento del Finst. Scendiamo velocemente la superstrada che dal Sempione porta a Briga e ci dirigiamo verso Blatten, da dove parte una funivia che ci farà risparmiare 700 metri di dislivello senza neve, accorciando così l'avvicinamento al Rifugio Oberaletschhutte (quota 2640 mt.).Con nostra sorpresa e rammarico la funivia non è più in servizio da pochissimi giorni così ci consultiamo se superare il dislivello con sci in spalla o dirottare le nostre auto in una vallata opposta, da cui parte un altro impianto di risalita, sicuramente funzionante perché utilizzato da Giovanni e Paolo il giorno precedente. Democratiche votazioni e decidiamo di cambiare vallata, dirigendoci verso il Furkapass sino a Morel dove prendiamo la funivia che ci conduce a Riederalp (1925mt.). Il cielo non è bello, anzi è grigio-grigio, ma noi confidiamo sulle capacità meteo-previsionali degli svizzeri. Sci nello zaino, ci incamminiamo verso il passo che si intravede oltre le piste di sci. Da qui, con un lungo mezzacosta, attraversiamo tutto l’Aletschwald che a detta di tutti è una delle foreste più belle d'Europa. Pensavamo di trovare chissà che traccia battuta, invece niente, neppure un'orma di vibram, solo ed esclusivamente orme di cervi e lepri. Con dubbi enormi sulla giusta direzione, giungiamo al ghiacciaio, grigio di sabbia e rotto dai crepacci. Mettiamo i ramponi per attraversarlo e ci dirigiamo molto cautamente verso la sponda opposta. Improvvisi laghetti glaciali si aprono sotto i nostri piedi e bisogna prestare molta attenzione a non scivolare con sci e zaino in un bagno fuori programma. Sulla sponda opposta, dobbiamo risalire un versante morenico, tutto rotto da un enorme frana e a questo punto ci è chiaro il perché questo sentiero non sia più frequentato. Sempre con gli sci nello zaino, imprecando per il peso e per la scelta "democratica" del percorso, traversiamo tutta la Tallihitta fino ad una cresta di sfasciumi. Le poche tracce si perdono nei massi morenici e ci fermiamo a consultare relazione e cartina. Decidiamo di salire ancora fino a quota 2450 come indicato (non so quanti anni abbia la nostra relazione). Altimetro alla mano e imprecazioni in bocca, risaliamo il malagevole pendio. 2400 - 2450 - 2500 - 2550, ma ragazzi, si può sapere dove stiamo andando? Il ghiacciaio ai nostri piedi è ormai più di 200 mt. sotto e la pendenza continua a portarci su... Fermi tutti! Rivediamo la situazione. Abbiamo sbagliato itinerario, dobbiamo scendere quei sudatissimi 200 mt. fatti e ritornare sul ghiacciaio. Per forza dobbiamo passare un camminamento su rocce strapiombanti, per nostra fortuna attrezzato ancora con vecchie e arrugginite corde metalliche. Finalmente sul ghiacciaio, calziamo gli sci. Il rifugio si intravede in lontananza negli sprazzi di visibilità, e dopo circa 4 ore dalla nostra partenza dalla stazione a monte della funivia, raggiungiamo il pianoro sotto il rifugio. Qui, come costante dei rifugi in Oberland. dobbiamo lasciare sci e racchette e arrampicare per circa 150 mt. di dislivello su un'esposta ferrata prima di raggiungere la Hutte. Ceniamo al caldo e intavoliamo un'amichevole chiacchierata con gli altri ospiti del rifugio. Scopriamo così che il sentiero da noi seguito per raggiungere il rifugio è da moltissimi anni abbandonato, a favore di quello da noi scartato la mattina per il mancato funzionamento della funivia. Dispiaciuti per la fatica extra fatta, ma soddisfatti per un percorso fuori dagli schemi standard. andiamo a letto, speranzosi nel tempo di domani. Sveglia alle 4.00 e rapida consulta delle stelle! Ok! Ci sono! Possiamo alzarci e partire. Veloce e abbondante colazione, frontalini accesi scendiamo la ferrata che porta agli sci sul ghiacciaio. L'acqua che scorreva il pomeriggio precedente, è trasformata in ghiaccio vivo che si riconosce malamente alla luce delle frontali. Alla vetta dell’Aletschhorn ci separano esattamente 1650 mt. Il ritmo iniziale è elevato: se continuiamo così, mi dico, siamo veramente in forma...I ripidi si susseguono agli attraversamenti di crepacci, ma il passo non diminuisce. Ci troviamo sul lungo traverso che passa sotto i ripidi canali che portano direttamente alla cima, quando spunta il sole all'orizzonte. Rimontiamo il colle a quota 3870, dove, fatti pochi metri, abbandoniamo gli sci e utilizziamo picozza e ramponi per il tratto finale. Carlo, Giovanni e Paolo compongono il primo gruppo: Mario ed io a brevissima distanza. Dalla cima ci separano 525 mt. di cresta larga e canali finali ripidi. La cresta non presenta difficoltà particolari, e neppure i canali. Ai nostri piedi, 600 mt. sotto, stanno salendo i francesi partiti con noi dalla Hutte. Sono puntini neri sul bianco del ghiacciaio, e subito risalta la distanza che ci separa da loro! Certo, penso io, se avessi avuto la forza di portare gli sci in spalla sino qui, la "discesa ripida" da questo canale sarebbe stata il top! Il pensiero viene subito interrotto da una scarica di blocchi di neve staccata da Paolo 50 metri sopra di me. Dapprima lieve, ma man-mano che scende nel canale, prende corpo, sino a risultare un'evidentissimo cono di valanga 600 metri sotto. Mi ravvedo e mi dico fortunato di non aver avuto la forza/voglia di portare gli sci e tentare la discesa diretta. Alla vetta mancano circa 50 mt. Siamo sull'antecima, ma per raggiungere quota 4195 bisogna fare un traverso esposto su un ripido canale, che, viste le conseguenze precedenti nessuno si azzarda a fare. Penso che in questi casi la maturità di un alpinista sia misurata dal fatto di saper rinunciare alla vetta con la V maiuscola e saper cogliere il gusto e il sapore forte di una salita impegnativa anche a 50 mt. dalla cima. Detto, fatto, torniamo sui nostri passi e giungiamo agli sci. Ci fermiamo 10 minuti per mangiare qualcosa e poi via, verso il rifugio. La pendenza è ottima e finché c'è pendenza c'è velocità e finché c'è velocità ci sono evoluzioni e finché ci sono evoluzioni sugli sci c'è voglia di nuovo, voglia di neve, voglia di cime bianche... Arriviamo al rifugio accompagnati dai primi nuovi fiocchi di neve. Mangiamo qualcosa di caldo e ascoltiamo le previsioni del tempo per domani. Non ci sono speranze per una giornata di bel tempo; decidiamo di fermarci comunque a dormire per valutare il mattino seguente il da farsi. Ore 4.00 sveglia! Fiocchi di neve passano come meteore davanti al fascio di luce della mia lampada frontale. Basta una parola: nevica! Tutti i miei amici si tuffano sotto le coperte. Alle 7 il tempo non migliora, tutto è di nuovo imbiancato dai fiocchi di neve e in alternativa al rientro dal Beichpass sulla valle di Blatten. ripieghiamo di malavoglia sulla discesa dell’itinerario della nostra salita. Sotto una fitta nevicata prima, e una pioggia battente poi, ci troviamo a dover anche effettuare due corde doppie per superare i tratti più impegnativi che conducono alla famosa foresta. Arriviamo alle nostre auto fradici come pulcini, per fortuna o previdenza, abbiamo un intero cambio asciutto. Telefoniamo allo 091.162 (meteo in lingua italiana), ma anch'esso non da speranza per domani, così, controvoglia e controcorrente torniamo in Italia con tanta voglia di sci-alpinismo nel cuore e nelle gambe! Speriamo nel prossimo week-end! Il massiccio del Monte Rosa ha ancora due 4000 che non abbiamo salito...