Maurizio Zambelli

L’OMBRA

Passo dopo passo, lentamente la cima si avvicina. Davanti a me, la mia ombra sulla neve bianca mi tiene compagnia durante la fatica. Il suo ondeggiare ad ogni mio passo, fa sì che io ne resti ipnotizzato al punto di non sentire più i sintomi della fatica accumulata nei duemila metri di dislivello già percorsi.

Avere con me la mia ombra, è sinonimo di cima raggiunta con il bel tempo, e quindi ricordata con piacere per i paesaggi visti e non solo per la soddisfazione del raggiungimento di un obiettivo desiderato.

Mi emerge dal mare della memoria un altro mare, quello di nuvole ai miei piedi, osservato dalla cima del Dom de Cian in Valle d’Aosta. Dopo aver effettuato tutta la salita sul ghiacciaio avvolto da una nebbia affettabile, eccomi spuntare sulla cima e di colpo uscire dalle nuvole. Esattamente venti metri sotto di me, una distesa bianca, accecante e piatta si espande a perdita d’occhio. Guardando con attenzione mi accorgo che c’è lei, la mia ombra proiettata sulla superficie bianca delle nuvole qualche metro più in basso. E’ sospesa a 3500 mt di quota con una forma insolitamente lunga e dai bordi sfumati. Una visione quasi al di fuori della realtà!

La mia ombra, con forme amplificate, è stata con me oltre il Circolo Polare Artico. In Norvegia e in Alaska, il sole, ancora basso in cielo alle 21.00, proiettava la mia figura sulle distese di neve scavate dal vento artico per decine di metri. L’impressione era di essere calato nella favola dei giganti di Gulliver!

La luce di un sole così basso all’orizzonte, generava colori caldissimi, che stridevano con la temperatura del luogo. L’ombra in questi casi era felice, lei calda ed io mezzo congelato!

In altre occasioni, invece è accaduto il contrario. Durante la salita al Mc Kinley, il campo più disagiato che ho sperimentato, è stato quello a Windy Corner. (Angolo del vento)

In quell’occasione, nella mia tendina, chiuso stretto nel sacco a pelo, ero caldo, protetto e tranquillo. Lei invece, poverina, generata dalla lampada frontale dei miei due compagni contro il telo della tenda che sbatteva all'impazzata a causa del vento a 130 km/h, si contorceva tutta e era sbattuta dall’alto al basso e viceversa nell’arco di pochi secondi. Una notte indimenticabile!

Un’altra situazione che ho ancora oggi ben stampata nella memoria nonostante sia successa almeno diciotto anni fa, è stata la prima volta che in notturna con la luna piena, mi sono recato al Resegone con gli sci. Dopo una nevicata di trenta centimetri, eccomi a scendere i pendii verso Morterone in una luce irreale, magica. I cristalli di neve nuova, sfavillano come lucciole contro lo sfondo del fondovalle buio! Alla mia ombra, appena visibile sulla neve, non sembra vero di essere sveglia alle 22.00, e assonnata mi segue fedelmente.

A casa poi, nei momenti solamente miei, quando seduto sulla mia poltrona preferita davanti alla stufa in inverno mi fermo dopo un intensa giornata, contro la parete bianca, colore rosso fuoco si accende come per magia lei. Qui siamo tutti e due caldi, tranquilli e alle mie spalle con movimenti lenti, cerca di leggere le pagine del libro aperto davanti a me.