Maurizio Zambelli

POLVERE BIANCA

Inverno 2000.Il tanto pubblicizzato "nuovo millennio" inizia molto male per lo sci-alpinismo.Tutto il mese di gennaio è caratterizzato da tempo asciutto con precipitazioni nevose nulle. Per soddisfare la voglia di neve, sono costretto la domenica ad emigrare oltre la cresta delle Alpi, a nord, dove resiste ancora un po’ di neve vecchia arrivata a Dicembre. Il tam-tam della montagna però ad inizio di Febbraio, segnala precipitazioni nella zona ovest del Vallese. Un angolo di Svizzera che confina a sud con la Valle d’Aosta e ad ovest con la Francia. In questo ideale triangolo che ha come vertici Courmayeur-Chamonix-Martigny, sono collocati i tre versanti del massiccio del Monte Bianco: italiano, francese, svizzero. Sera di giovedì, dopo il lavoro, partenza con destinazione Martigny valicando il passo del Sempione e costeggiando il fiume Rodano per tutta la lunghezza del Vallese, oltrepassando nella notte Sierre e Sion, che con il suo castello illuminato catalizza lo sguardo per diversi chilometri. Finalmente alle 23 arrivo in albergo, dove ad attendermi ci sono gli amici. Davanti al tipico liquore vallesano, l’apricosine, decidiamo il da farsi per il giorno seguente. E’ impressionante come in questi casi, io riesca a chiudere una porta dietro di me e lasciare in stand-by tutti i problemi di lavoro che normalmente mi ruotano attorno. Dimenticati quindi momentaneamente acciaio e lamiera, eccomi allo studio della salita da effettuare domani, venerdì 4 Febbraio. La scelta cade su di un itinerario con piena esposizione Nord. Non sarà soleggiato, non ci si abbronzerà, ma la neve polverosa è garantita! Mi sveglio senza nessun aiuto al mio solito orario, subito guardo fuori, il cielo è sereno e dal fumo bianco che esce dai camini delle case, intuisco che fa molto freddo; proprio quello che ci vuole! Colazione ipercalorica, te caldo nella borraccia e via, per il breve trasferimento in auto sino all’inizio della salita scelta, situato sui tornanti della strada che porta al Col de la Forclaz. La quota di partenza è relativamente bassa, 1235mt, però tutti i primi pascoli da risalire fino all’alpeggio de la Giète sono perfettamente innevati. Anche il rado bosco di larici che oltrepasso è coperto di neve. Non mi sembra vero di battere traccia in almeno 40cm di polvere! Uscito dal bosco, mi si presenta davanti agli occhi un ampio pianoro che brilla ai primi raggi di sole. Miliardi di cristalli di neve rifrangono la luce inclinata del mattino, creando uno spettacolo quasi pirotecnico. Il freddo intenso, per pochi minuti si attenua, ma subito nel canale seguente, che risale dal pianoro al passo, si fa ancor più pungente. Sopra di me vedo come un miraggio l’ampia cresta soleggiata che sale costantemente in direzione della cima ma ci vogliono numerosi dietrofront per raggiungerla. Finalmente sono investito dai raggi del sole che, nonostante sia l’inizio di Febbraio, fa sentire il suo calore. Da qui si susseguono dei dossi di una cresta molto larga che in breve porta allo strappo finale. Un bel pendio di 200mt che termina ad una croce di legno. La quota è di 2700, l’aria limpidissima e ai miei piedi tutta la valle del Rodano. Alle mie spalle non passa inosservato un bellissimo e ripido canalone, tutto in ombra e ancora vergine da tracce di sci. Memorizzo e mi preparo alla discesa. Mi dilungo un po’ nel rito della sciolinatura ed eccomi pronto! Scarponi ben stretti, occhiali al loro posto e via! Già dalle prime due curve intuisco e pregusto i 1500mt di discesa che ho sotto le punte degli sci. Le curve si susseguono con una facilità incredibile! Sono tutto bianco di neve che si solleva come polvere ad ogni cambio di direzione. Le eccellenti condizioni restano immutate dalla croce di legno della cima alla portiera dell’auto parcheggiata sulla strada che porta dal Vallese a Chamonix. Dopo cena, cerco sulle cartine e sui vari libri di itinerari che mi sono portato, di individuare l’accesso al canalone incassato "memorizzato" il mattino. Eccolo! E’ l’itinerario di salita alla Pointe Des Grands a q.3101.In un baleno leggo la relazione tecnica della salita e, dulcis in fundus, resto stupito del mio occhio da sci-alpinista vissuto, perché la frase finale delle note dice testualmente: "E’ considerata la sci-alpinistica più bella del versante svizzero del Monte Bianco" E’ quello che ci vuole per ricaricare ulteriormente le batterie! Sabato mattina. Il tempo è ancora bello e freddo. In auto mi porto al Col de la Forclaz e prendo, sci in spalla, il largo sentiero che porta allo Chalet du Glacier a q.1583.Quello che doveva essere un tranquillo trasferimento in piano su di un comodo sentiero di 1/2ora, si rivela un difficile percorso ad ostacoli di 1ora e ½.La causa ?Una violenta bufera di vento che il 25-26 Dicembre ha sradicato centinaia di conifere, stravolgendo cosi’ tutti i versanti Nord Ovest di queste zone. Completamente pieno di aghi di pino e di resina scura, finalmente sbuco allo Chalet. Sulla mia destra, fra due placche di granito, come un enorme portone, c’è l’accesso al canale. La pendenza, già dai primi dietrofront, si preannuncia molto sostenuta. Lo spessore della neve nuova sembra essere appena sotto la soglia di pericolo, quindi...Avanti con gli zig-zag di salita! In poco tempo il dislivello rimontato, data la pendenza è notevole. Sotto gli sci, un lungo toboga bianco arriva fino allo Chalet! L’uscita è un po’ delicata e l’avanzare degli ultimi due traversi è leggero come una piuma perché qui il limite di tenuta è giusto-giusto coincidente con il limite di distacco della neve! Giunto alla Combe de la Chaux, la tensione cala, la pendenza diminuisce notevolmente, il freddo no! Saranno -18 -20 perché anche Giovanni ha infilato i guanti. Mancano ancora 500 mt di dislivello per arrivare alla sella a q.2902 dove vedo brillare il sole. La raggiungo e finalmente mi fermo a riscaldarmi un po’ e a buttare giù qualcosa di energetico. Da questo punto alla cima la pendenza è più blanda lungo il Glacier des Beron e in ¾ d’ora sono seduto sull’ometto di pietre a q.3101.La cima del Monte Bianco sembra vicinissima, tutta la Mer de Glace è immobile nel gelo, sotto di me a picco vedo chiaramente il tetto del rifugio Argentiere e con lo sguardo, studio il primo tratto del raid Chamonix-Zermatt. Sono maledettamente combattuto dalla voglia di restare ancora 1/2ora al sole tiepido o di iniziare la discesa nell’ombra. Salomonicamente decido: ancora un ¼ d’ora e poi via! Dopo il primo tratto di ghiacciaio con facile pendenza, arrivo sul bordo superiore del canale. Mi fermo a prendere fiato e valutare la traiettoria migliore di discesa. Per tutta la sua lunghezza fino allo Chalet 1000 mt più in basso, il canalone è solcato dai numerosissimi zig-zag di salita che, visti dall’alto sembrano un ricamo geometrico di precisione. Mamma mia quanti sono! Un controllo che l’Arva funzioni perfettamente, un lungo inspiro, pronti: via! Le punte degli sci vibrano sul bordo, sembra un tuffo! Le prime curve fanno battere il cuore e fanno accentuare l’udito per sentire se il pendio dietro di me con caricati 40cm di neve fresca, tiene oppure scende a valle. Tutto sembra ok. Dallo Chalet du Glacier, guardando verso l’alto, il ricamo geometrico della traccia di salita è intersecato da un ricamo tondo-tondo che sono le centinaia di curve di discesa La soddisfazione è tanta....La sciata più bella del versante svizzero del Monte Bianco ha tutto il diritto di essere considerata tale. Rientrando in auto a Martigny, non posso fare a meno di fare una deviazione per ammirare la mostra di Kandiskij. Per l’indomani, domenica, si decide per una puntata a Super Nendaz q.1733 con salita e discesa della Métailler q 3212. L’esposizione è ovest-nordovest, quindi il sole arriverà solo nel pomeriggio. La costante anche per questa cima è, per mia fortuna, la tanta, tanta neve polverosa! La breve vacanza è ormai agli sgoccioli, sulla via del rientro a casa, alla deviazione stradale che porta a Verbier, mi viene un’idea e prometto a me stesso di ritornare in questa zona del Vallese, possibilmente in inverno pieno dopo un abbondante nevicata. Verbier, ritornerò! (spero presto!)

 

 

 

 

Salite e discese effettuate Venerdì 4, Sabato 5, Domenica 6 Febbraio 2000

Cime: Pointe Ronde mt 2700 Dislivello di salita:1500mt

Pointe Des Grands mt 3101 Dislivello di salita: 1550mt

Le Métailler mt 3212 Dislivello di salita: 1480mt

Tempo: Bello, invernale e freddo