Maurizio Zambelli
ROC - SKI - STORY 1996
L’idea di effettuare una sci-alpinistica in Val Masino ronzava già da molto tempo nella mente. Finalmente domenica 31 marzo, si presentano le condizioni meteorologiche e nivometriche favorevoli. Bel tempo con temperatura bassa, spessore del manto nevoso non eccessivo, caldo di giorno con freddo di notte tutta la settimana precedente. Neve perfettamente assestata! Appuntamento alle 6.00 a Lecco sul lungolago. Essendo il primo giorno di ora legale, gli occhi di tutti sono più assonnati del solito, ma la stellata sopra di noi fa dimenticare la sveglia anticipata di un’ora! Giungiamo ad Ardenno ed imbocchiamo la Provinciale 404 che conduce in Val Masino. Passiamo San Martino e risaliamo i ripidi versanti che portano a Bagni di Masino. Questa stazione termale era già nota nel 1600, ma solo nel 1832 fu edificato un piccolo albergo adibito anche ad ospitare le attrezzature termali. Alle spalle dell’edificio, sgorga dal granito, alla temperatura di 38 "C, l’acqua calda curativa. Sistemiamo gli sci sullo zaino e ci incamminiamo sul sentiero ben lastricato di massi piatti, che dopo circa una decina di tornanti nel fitto bosco, ci conduce a sinistra verso una stupenda cascata. Subito dopo passiamo dalle baite di Corte Vecchia e, inclinandoci per fare passare gli sci, superiamo due enormi massi. Alla nostra sinistra, dipinto su di una placca, c’è un diavoletto che rimesta una pentolona di infusi...Chissà da chi e perché è stato disegnato. Qualche chiazza di neve comincia a passare sotto i nostri scarponi; seguiamo un po’ il sentiero estivo ed un po’ le chiazze di neve dura. Passiamo le placche di granito lisce su cui scorrono ruscelli d’acqua e in poco tempo ci troviamo sotto la Casera Zoccone. A quota 1600 metri, tutto il terreno è completamente innevato; così mettiamo gli sci ai piedi e proseguiamo con lo zaino più leggero. La neve è durissima, quindi la salita veloce. Alla nostra sinistra ammiriamo i primi raggi del sole che illuminano la Val Ligoncio con il Rifugio Omio. Imbocchiamo il ripido canale sopra il piano Zucun, ma lo sguardo di tutti è magneticamente attratto dal Pizzo Badile e dal Pizzo Cengalo. Il grigio scuro del granito, venato dal bianco dei canaloni nevosi, risalta molto contro il cielo blu scuro di una serenata assoluta! La salita si fa sempre più ripida all’interno dei canalone, finché sbuchiamo sugli ampi dossi che conducono all’evidente vallone che porta direttamente alla cima del Pizzo Porcellizzo. Sulla nostra destra, in lontananza si nota il Rifugio Gianetti, punto di partenza per la "normale" al Pizzo Badile. Quell’intaglio sulle rocce che fa da riferimento al nostro avvicinamento, non è poi così vicino come sembrava! Questi enormi dossi, creano un’illusione ottica di vicinanza, mentre in realtà lo sviluppo è notevole! Raggiungiamo l’intaglio e ci apprestiamo a risalire con numerosi e ripidi zig-zag il canalone che conduce alla cima. Man mano che ci alziamo, l’orizzonte si apre a nuovi paesaggi: oltre la Val Ligoncio, la Val Codera, compaiono alla nostra sinistra le valli e le cime ad ovest di Chiavenna e via via fino al Monte Rosa...L’attenzione a questo punto è però spostata dal panorama alla ripidezza del terreno sotto gli sci. Ogni passo deve essere sicuro e la concentrazione spinta al massimo, altrimenti uno scivolone di parecchie decine di metri nella neve durissima sarebbe inevitabile! In questi momenti tutto diventa relativo: il vento freddo, la sete, la fatica, la fame. Mancano solo poche decine di metri all’uscita del canalone, ma sono i più esposti e gelati... Mi trovo da solo ad affrontare l’ultimo traverso e guardando verso valle la lunghezza del canale, rabbrividisco! Uscito dal ripido, un pendio sassoso conduce direttamente dopo 150 metri alla cima. Raggiungo Giovanni, Paolo I, Paolo II e Adriano che mi aspettano in vetta. Lo spettacolo naturale intorno a noi è grandioso. Siamo esattamente davanti al Pizzo Badile e al Cengalo. Le punte degli sci, dalla vetta del Pizzo Porcellizzo, vibrano nel vuoto che sprofonda fino alla Val Codera, 1000 metri più in basso. È una sensazione unica. È incredibile essere presenti con gli sci sul terreno esclusivo degli arrampicatori! Fatichiamo a sottrarre lo sguardo dall’ambiente veramente unico, ma dobbiamo prepararci per la discesa. Pronti... via! I primi metri, nei sassoni sotto la cima, non riservano problemi. Giungiamo in breve all’inizio del canalone ripido. Senza le pelli di foca sotto le solette, mi sento più sicuro ed inizio una serie di curve strette, esattamente nel punto più ripido. Il problema in questi casi è nella prima curva; se tutto va per il verso giusto, non ci sono più difficoltà. Le curve si susseguono automatiche e la pendenza dei dossi si fa meno accentuata. Sciamo in una neve primaverile perfetta. La pendenza dei dossi è l’ideale per le nostre serpentine. Il divertimento in corso, ripaga abbondantemente la fatica della salita! L’ultimo canalone che porta al piano Zucun, ci riserva ancora una sciata appagante, perché la temperatura rigida ha fatto sì che la neve mantenesse la consistenza della mattina presto. Scendiamo finché possiamo, sfruttando tutte le lingue di neve, anche le più esigue e nascoste, finché in prossimità del tunnel tra i due sassoni, dobbiamo mettere gli sci sullo zaino. Oltrepassiamo il bosco e ci ritroviamo, dopo i ripidi tornanti, sul piano che conduce ai Bagni di Masino. Siamo tutti molto soddisfatti della gita, ma soprattutto delle nuove possibilità viste in valle. Le chiavi di accesso a questo potenziale paradiso sci-alpinistico restano: le condizioni della neve che devono essere assolutamente sicure, l’approccio non agevole con gli sci sullo zaino per qualche centinaio di metri di dislivello, e la lunghezza delle eventuali gite. Provare per credere!
Dati tecnici:
Dislivello: 1903 metri
Attrezzatura: ramponi/picozza