“Med 2000 per un futuro
sostenibile del Mediterraneo” organizza momenti di dialogo sui nodi ed
i prerequisiti della convivenza fondata su rinnovato rapporto fra etica,
economia e territorio. Un progetto triennale promosso dal Cric (centro
regionale di intervento per la cooperazione di Reggio Calabria) e finanziato
dall’UE e dal ministero italiano affari sociali (http://it.geocities/cricmed
) Un primo appuntamento tenuto nel 2000 a Malta sulle politiche macro economiche
nel Mediterraneo ed il ruolo delle ONG. Il secondo svoltosi a Catania dal
31 gennaio al 1 febbraio con la collaborazione di Millemondi (ONG locale
per la cooperazione e lo sviluppo sostenibile) sulle responsabilità
ed opportunità per le religioni di contribuire ad un Mediterraneo
di pace mentre si ammassano gli armamenti in Iraq.
Tonino Perna, docente all’università
di Messina ha introdotto i temi, ricordando che nell’economia locale
precapitalista il mercato era fattore di socializzazione e lo scambio avveniva
a partire da legami pre esistenti ed eventualmente extra economici a prezzi
contrattati fra le parti.A quell’epoca l’economia era parte dell’etica
e la chiesa dibatteva sul salario ed il tasso di interesse “giusti”, che
garantiscono, cioè, soglie di perequazione sociale sia verso l’alto
che verso il basso al fine di salvaguardare la società.Poi
l’economia ha ambito a diventare una scienza laica, dicendosi basata su
meccanismi razionali superiore ad ogni giudizio umano ed il mercato capitalista
ha avuto la meglio su queste forme “deboli” sul piano economico ma forti
sul piano sociale.Non appaia casuale, perciò, che in Europa
il commercio equo e la finanza etica siano nati dentro le chiese,
come confermato dall’esperienza maltese e dalla testimonianza di una scuola
privata confessionale di Reggio in cui è stata introdotta
fra le materie l’ora di consumo critico.Il sociologo G.P. Fabris ha recentemente
pubblicato una ricerca sui comportamenti di consumo in Italia da cui appare
che il 24% del campione ha scelto un prodotto per ragioni etiche e l’8%
frequenta una bottega del terzo mondo, contro l’1% dell’80. Questi fenomeni
sono presenti anche in nord Africa, bisogna saperli leggere, decriptandoli.
Teresa Sardella, docente
all’Università di Catania ha poi fatto un affresco dei fondamenti
religiosi nell’area sottolineando le comuni matrici indoeuropee che accomunano
le tre religioni monoteiste con la loro struttura fondamentale tripartita,
legate alla sacralità del cielo governato da dio padre e subentrate
ad una religiosità fondata sul sacro che avvolge i processi vitali.
Proseguendo il ragionamento,
Achille Rossi si è soffermato sulla globalizzazione come mito che
colonizza l’immaginario, fatto idolatrico e al contempo frutto avvelenato
del monoteismo. Nuova religione post ideologica per cui si viveva o si
moriva, ora l’orizzonte di senso è il funzionamento dell’economia,
sdoppiato in una sua forma visibile –la produzione- e invisibile, il mito
che riduce la persona a ciò che vuole, alla sua avidità.
Purtroppo non siamo preparati a rispondere a questa sfida, l’etica cristiana
sembra inefficace mentre emerge una domanda di sacro che conferisce bellezza
alla vita e la rende possibile.
Anche Franco Barbero ha insistito
sull’inadeguatezza della strumentazione dei cristianesimi, chiamati a rinnovarsi
per non diventare musei. Troppo accasati in Occidente, le chiese
devono spaesarsi, come fece Abramo attraverso una nuova teologia delle
creazione (JPIC), una pratica liberata dalla cultura della missione, una
predicazione plurale che ammette molte vie di salvezza, dalla presunzione
della verità alla responsabilità.
Sono state successivamente
presentate la visione economica del Buddismo (M.DeLuca)e l’impegno delle
chiese protestanti europee (A. Visintin) con riferimento in primo luogo
alla consultazione mondiale in corso sulla giustizia economica.
La parte musulmana è
stata affrontata sia sul versante del dialogo con il mondo cristiano prevalentemente
da questa parte del Mediterraneo (G. Sarubbi) così come su quello
dell'integrazione socio-culturale (A. Jabbar, A. Frisina). M. Nour Dachan,
presidente dell’Unione delle comunità e organizzazioni islamiche
in Italia, ha presentato il versante religioso. Pino Trombetta, sociologo,
ha presentato i risultati di una ricerca sulle trasformazioni dell’Islam
nell’emigrazione, i cambiamenti dell’identità religiosa dell’immigrato,
l’organizzazione esistente sul territorio e lo sforzo di riconoscimento
da parte dello Stato italiano attraverso il patto sul modello concordatario.
Alcune esperienze d'impegno
locale sono state presentate. Il gesuita Giovanni Ladiana ha illustrato
l’impegno diaconale del Centro Astalli di Catania, condiviso anche dalle
chiese evangeliche (domenica al culto si leggeva Deut 24:14 ss), per l'accoglienza
dei migranti attraverso l'attivazione di una rete di solidarietà
locale. F.Cuzzola, insegnante, ha presentato il percorso intrapreso
con i suoi studenti in una scuola di Reggio Calabria sul consumo critico,
il comercio equo e solidale e la cooperazione internazionale. V.
Caruana di Malta ha parlato dell'evoluzione storica della sua organizzazione
- il Third World Group di Malta - che daa una visione assistenzialista e
missionaria della solidarietà è passata ad un impegno più
complessivo mirato a cambiare i rapporti con il mercato attraverso
attività di educazione interculturale e la creazione di una bottega
del mondo che mette consumatori di Malta in diretto contatto con gruppi
di produttori del Sud del mondo.
Delle religioni del Mediterraneo
è stato dunque offerto il volto migliore e più vitale, in
sofferenza ma reattivo di fronte ad un capitalismo che invade apertamente
i suoi territori, interessato con altri a fare società locale ed
economia solidale, a scegliere la vita.
Antonella Visintin
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