Programma
 
“Religioni del Mediterraneo di fronte alla sfida del mercato globale”
a cura di CRIC e Millemondi

Università di Catania
Aula Magna – Monastero dei Benedettini
31/1 – 1/2/2003

Conclusioni
a cura di A. Visintin
 
“Med 2000 per un futuro sostenibile del Mediterraneo” organizza momenti di dialogo sui nodi ed i prerequisiti della convivenza fondata su rinnovato rapporto fra etica, economia e territorio. Un progetto triennale promosso dal Cric (centro regionale di intervento per la cooperazione di Reggio Calabria) e finanziato dall’UE e dal ministero italiano affari sociali (http://it.geocities/cricmed ) Un primo appuntamento tenuto nel 2000 a Malta sulle politiche macro economiche nel Mediterraneo ed il ruolo delle ONG. Il secondo svoltosi a Catania dal 31 gennaio al 1 febbraio con la collaborazione di Millemondi (ONG locale per la cooperazione e lo sviluppo sostenibile) sulle responsabilità ed opportunità per le religioni di contribuire ad un Mediterraneo di pace mentre si ammassano gli armamenti in Iraq.

Tonino Perna, docente all’università di Messina ha introdotto i temi, ricordando che  nell’economia locale precapitalista il mercato era fattore di socializzazione e lo scambio avveniva a partire da legami pre esistenti ed eventualmente extra economici a prezzi contrattati fra le parti.A quell’epoca l’economia era parte dell’etica e la chiesa dibatteva sul salario ed il tasso di interesse “giusti”, che garantiscono, cioè, soglie di perequazione sociale sia verso l’alto che verso il  basso al fine di salvaguardare la società.Poi l’economia ha ambito a diventare una scienza laica, dicendosi basata su meccanismi razionali superiore ad ogni giudizio umano ed il mercato capitalista ha avuto la meglio su queste forme “deboli” sul piano economico ma forti sul piano sociale.Non appaia casuale, perciò, che in Europa  il commercio equo e la finanza etica siano nati dentro le  chiese, come confermato dall’esperienza maltese e dalla testimonianza di una scuola privata confessionale di Reggio  in cui è stata introdotta fra le materie l’ora di consumo critico.Il sociologo G.P. Fabris ha recentemente pubblicato una ricerca sui comportamenti di consumo in Italia da cui appare che il 24% del campione ha scelto un prodotto per ragioni etiche e l’8% frequenta una bottega del terzo mondo, contro l’1% dell’80. Questi fenomeni sono presenti anche in nord Africa, bisogna saperli leggere, decriptandoli.

Teresa Sardella, docente all’Università di Catania ha poi fatto un affresco dei fondamenti religiosi nell’area sottolineando le comuni matrici indoeuropee che accomunano le tre religioni  monoteiste con la loro struttura fondamentale tripartita, legate alla sacralità del cielo governato da dio padre e subentrate ad una religiosità fondata sul sacro che avvolge i processi vitali.

Proseguendo il ragionamento, Achille Rossi si è soffermato sulla globalizzazione come mito che colonizza l’immaginario,  fatto idolatrico e al contempo frutto avvelenato del monoteismo. Nuova religione post ideologica per cui si viveva o si moriva, ora l’orizzonte di senso è il funzionamento dell’economia, sdoppiato in una sua forma visibile –la produzione- e invisibile, il mito che riduce la persona a ciò che vuole, alla sua avidità. Purtroppo non siamo preparati a rispondere a questa sfida, l’etica cristiana sembra inefficace mentre emerge una domanda di sacro che conferisce bellezza alla vita e la rende possibile.

Anche Franco Barbero ha insistito sull’inadeguatezza della strumentazione dei cristianesimi, chiamati a rinnovarsi per non diventare musei.  Troppo accasati in Occidente, le chiese devono spaesarsi, come fece Abramo attraverso una nuova teologia delle creazione (JPIC), una pratica liberata dalla cultura della missione, una predicazione plurale che ammette molte vie di salvezza, dalla presunzione della verità alla responsabilità.

Sono state successivamente presentate la visione economica del Buddismo (M.DeLuca)e l’impegno delle chiese protestanti europee (A. Visintin) con riferimento in primo luogo alla consultazione mondiale in corso sulla giustizia economica.

La parte musulmana è stata affrontata sia sul versante del dialogo con il mondo cristiano prevalentemente da questa parte del Mediterraneo (G. Sarubbi) così come su quello dell'integrazione socio-culturale (A. Jabbar, A. Frisina). M. Nour Dachan, presidente dell’Unione delle comunità e organizzazioni islamiche in Italia, ha presentato il versante religioso. Pino Trombetta, sociologo, ha presentato i risultati di una ricerca sulle trasformazioni dell’Islam nell’emigrazione, i cambiamenti dell’identità religiosa dell’immigrato, l’organizzazione esistente sul territorio e lo sforzo di riconoscimento da parte dello Stato italiano attraverso il patto sul modello concordatario.

Alcune esperienze d'impegno locale sono state presentate. Il gesuita Giovanni Ladiana ha illustrato l’impegno diaconale del Centro Astalli di Catania, condiviso anche dalle chiese evangeliche (domenica al culto si leggeva Deut 24:14 ss), per l'accoglienza dei migranti attraverso l'attivazione di una rete di solidarietà locale. F.Cuzzola, insegnante, ha presentato il percorso intrapreso  con i suoi studenti in una scuola di Reggio Calabria sul consumo critico, il comercio equo e solidale e la cooperazione internazionale.  V. Caruana di Malta ha parlato dell'evoluzione storica della sua organizzazione - il Third World Group di Malta - che daa una visione assistenzialista e missionaria della solidarietà è passata ad un impegno più complessivo  mirato a cambiare i rapporti con il mercato attraverso attività di educazione interculturale e la creazione di una bottega del mondo che mette consumatori di Malta in diretto contatto con gruppi di produttori del Sud del mondo.

Delle religioni del Mediterraneo è stato dunque offerto il volto migliore e più vitale, in sofferenza ma reattivo di fronte ad un capitalismo che invade apertamente i suoi territori, interessato con altri a fare società locale ed economia solidale, a scegliere la vita.
 

Antonella Visintin