Programma
 
“Religioni del Mediterraneo di fronte alla sfida del mercato globale”
a cura di CRIC e Millemondi

Università di Catania
Aula Magna – Monastero dei Benedettini
31/1 – 1/2/2003

L'impegno delle chiese protestanti europee.  
Antonia Visintin
Conferenza delle Chiese Europee

Vorrei aprire il mio intervento con una parola di speranza, raccontando il percorso iniziato dalle chiese protestanti a livello mondiale di riflessione teologica sulla giustizia economica. Nel filone dell’impegno su questo tema del Consiglio ecumenico delle chiese, nel 1997 l’Assemblea dell’Alleanza riformata mondiale ha indetto una consultazione continentale finalizzata a decidere se la globalizzazione è materia o meno di fede. La formula tecnica latina è “status confessionis”, termine inventato nel 1500 dalle chiese della riforma per distinguere fra elementi essenziali e non essenziali della tradizione cristiana, ripreso da Bonhoeffer verso il nazismo e più recentemente dal Consiglio ecumenico verso l’apartheid in Sud Africa.

Con riferimento ad una predicazione tenutasi in Olanda lo scorso giugno in occasione della consultazione delle chiese dell’Europa occidentale, vorrei argomentare in tre punti perché la globalizzazione non è materia di etica ma di teologia e di fede cristiana. 

In primo luogo perché  pianifica un’esclusione ed uno sfruttamento sistemici negando i bisogni di base delle persone. E inoltre perché si ravvisa un’idolatria nel culto del profitto e dell’efficienza economica, caratteristica e priorità delle economie occidentali. Il dito viene puntato non solo sulle imprese ma anche sui governi nazionali e sovranazionali che hanno abdicato al ruolo di garanti del benessere della società mettendo a rischio la fede in Dio creatore e fonte di dignità e diritti umani, l’amore di Dio per tutti i/le viventi, il messaggio di liberazione per i poveri e gli oppressi portato da Gesù, la fede nell’azione dello spirito santo che ristora e guarisce le comunità e le persone, oltre all’integrità della chiesa come corpo di Cristo. 

Quando l’intervento politico fallisce le chiese non sono solo chiamate a parlare ma ad alzarsi in piedi, perché, come è stato ricordato nel documento uscito dalla consultazione delle chiese dell’Europa centro orientale del giugno 2000, dobbiamo scegliere se servire il Dio vivente o Mammona, rappresentato dal denaro divenuto bene in sé e non più solo mezzo di scambio di beni e servizi. Quando le chiese si appiattiscono sulle ragioni dei potenti si presenta un caso di status confessionis.

Il nocciolo dell’idea del Giubileo è che nessun sistema economico è perfetto e che è possibile correggerne le distorsioni,  raddrizzare l’ingiustizia, introdurre riforme radicali. Il Giubileo non promette un sistema economico perfetto ma introduce un paradigma per cui chi perde può avere nuove opportunità di vita soddisfacente e dignitosa – remissione di debiti e di peccati -. Per vivere di sola grazia e di sola fede in comunità con Dio.

La Conferenza delle chiese protestanti europee contribuisce a tenere alto l’impegno civile delle chiese, fra l’altro attraverso un piccolo ufficio sito nel quartiere degli uffici comunitari a Bruxelles allo scopo di fare lobby, mentre intorno ad essa gravitano una rete di studio per l’economia ed il lavoro (WEN) e una rete ecumenica per l’ambiente (ECEN).

Le chiese, dunque, attraverso i loro organismi internazionali, si candidano ad essere “isole della speranza” attraverso una riflessione sulla loro identità sociale e sulla loro predicazione, anche se uno sguardo impietoso sullo stato delle realtà locali particolarmente in Europa rivela la distanza e fa temere la velleità di queste ottime intenzioni.
Una fotografia della base delle chiese, infatti, mostra una generale chiusura difensiva in se stesse ed in una predicazione consolatoria ed edificante, lontana dalle domande circostanziate di impegno e presa di posizione proveniente dal sud del mondo e dalla prassi di Gesù.
Ben vengano allora iniziative come questa che collegano esperienze dando forza e prospettiva comune a quanti/e fondano in un trascendente laico o religioso il proprio impegno quotidiano

Antonella Visintin