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Lubecca
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skills e malus |
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resistenza al sonno - sensi elfici
- conoscenza dei manufatti - maestria
- muoversi senza tracce
spregio elfico - diffidenza umana - aspetto disarmonico - Intolleranza ai luoghi chiusi - istintiva diffidenza |
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allineamento: | |
carattere e tratti fisici: volubile, ma fondalmentalmente allegra e serena le cicatrici sul suo corpo e la sua anima si stanno rimarginando ; alla mano sinistra indossa un guanto in pelle lungo fino al gomito | |
equipaggiamento: | |
la storia di Lubecca |
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sono acqua troppo a lungo intrappolata in un ghiacciaio ora sono libera.. ..di scorrere nei ruscelli di saltare nelle cascate, forse mi fermerò in uno stagno.. ma resterò libera di scivolare via. Sono nata ad Avalon, il giorno della betulla, figlia di un elfo e di un uomo con sangue dell’ antico popolo delle faerie. Ricordo che ero molto piccola, quando, con mio padre percorsi l’ antico sentiero. Non so perché mio padre lasciò l’ isola, ma non se ne andò con la barca, temeva, a ragione, che le sacerdotesse non gli avrebbero permesso di portarmi con lui. Vivemmo tra gli uomini, spostandoci di villaggio in villaggio, poiché mio padre era un pittore, e veniva incaricato di decorare le case del nuovo dio, costruite sui luoghi sacri alla Dea, per cancellarne la memoria. Dipingeva le donne di Avalon, le fate , gli elfi, e tutti vedevano in quei volti gli angeli. Ricorda, mi diceva, tu appartieni a tutto questo. E come potevo dimenticarlo, ogni volta che guardavo le mie mani, vedevo orgogliosa, il dono che la Grande Madre mi aveva fatto, il segno dell’ appartenenza ad un altro popolo: alla mano sinistra avevo infatti sei dita. Vivevamo da tempo sotto la protezione di un nobile del sud, quando mio padre ricevette una strana lettera, dove mia madre lo richiamava ad Avalon, al suo capezzale. Non vi giunse mai, si perse nelle nebbie. Io rimasi sotto la tutela del conte di Oesillis, crescendo con i suoi figli bastardi, e venni educata con loro allo studio, e all’ arte della guerra. La mia vita scorreva serena, quando una notte d’ inverno,lui si infilò nel mio letto. Al mio rifiuto mi gettò in terra, ricordo il terrore e la sottomissione negli occhi delle altre bambine; mi trascinò fuori, nel cortile, imprecando. ”Sei come tutte le altre”, mi disse, e mise la mia mano sul ciocco, dove spaccavano la legna da ardere. Mentre tremavo dal freddo e dalla paura, prese la scure, e tenendo la mia mano ferma con un piede la calò. La neve si tinse di rosso,ed un urlo di dolore lacerò l’ aria e sovrastò le colline d’intorno, non usciva dalla mia bocca, non ne avevo la forza, era il grido disperato della Madre, alla quale hanno mutilato la figlia. Poi il buio. Rimasi per giorni in un limbo, risvegliandomi di tanto in tanto per sentire il dolore nel fisico, e nell’ anima. Con l’ allontanarsi dell’ inverno, il mio giovane corpo cominciò a guarire, e di nuovo divennero insistenti le attenzioni che il mio tutore aveva per me, finchè un giorno, era la vigilia di beltane, percepii una strana luce nei suoi occhi, ed ebbi paura. Aspettai l’imbrunire, e, raccolte le mie poche cose, scappai. Vidi sulle colline i fuochi che il popolo aveva acceso per gli antichi riti, mi sentii attratta da quelle luci, era forse la madre che mi chiamava a sé ? Raggiunsi i falò quando le fiamme erano ormai alte, e la gente intorno danzava, rimasi un attimo, incantata dalla luce, e dai canti, vecchi di secoli e carichi di magia; quando mi sentii afferrare la mano. Mi voltai e mi persi in due occhi azzurri come il cielo. Guardai il suo giovane volto illuminato dal fuoco, mi sorrise, e mi invitò a danzare. Più tardi, quando smisero i canti, mi portò in una piccola radura, dove potemmo donarci l’unica cosa che avevamo: noi stessi. Quando mi svegliai all’alba, lui non c’era più, era già partito con il suo piccolo gruppo di soldati di ventura, di lui mi era rimasto il suo mantello, di velluto blu, nel quale mi avvolsi per tornare verso casa. Raggiunta la strada, rivolsi lo sguardo verso nord, e vidi il maniero dove ero vissuta finora; a sud le colline, la libertà, l’ amore: Avalon, casa mia. |
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