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In
questo periodo che vi è il boom dei BLOG , mi son detto
perchè non crearlo, un po' diverso, ma come piace a
me? Un contenitore dove esprimere ciò che desidero
e che nessuno possa mettere in discussione e da qui che incomincio.
Spero di aggiornare il blog in maniera sempre efficace e puntuale,
ma la vedo brutta visto tutti gli impegni.
Sport - Politica
- Iniziative - Cronaca
- Personali - Massime
I colori dovrebbero rappresentare gli argomenti.
E il blog iniziò........ |
Mercoledì.
05 gennaio 2005. Lauria.
Era un po’ di tempo che non mi capitava di pensare alla befana,
quando ieri sera in un ristorante lauriota, dove naturalmente mi
trovavo a cena con amici, è arrivata la befana a portar doni
a tutti e aimè non ho potuto resistere e far uno scatto con
lei (penso di inserire la foto nella GalleriA).
Giovedì,
06 gennaio 2005. Giacarta (Indonesia).
Oggi l’ impegno assunto da 26 governi e organizzazioni che
hanno partecipato alla conferenza internazionale dei donatori, con
la promessa che resteranno a fianco delle popolazioni vittime dello
tsunami almeno per i prossimi dieci anni. E con l'impegno a rispondere
alla richiesta del segretario generale delle Nazioni Unite Kofi
Annan, che ha battuto cassa chiedendo 977 milioni di dollari di
aiuti immediati per cinque milioni di persone nei prossimi sei mesi,
sperando sempre di quei 4 miliardi promessi dalla comunità
internazionale. Inoltre, il Giappone ha offerto le proprie conoscenze
tecnologiche e la propria "grande esperienza" in fatto
di terremoti per aiutare i Paesi dell'area a mettere a punto il
sistema di allerta.
Allo stesso tempo, per bocca del premier Junichiro Koizumi, è
stato tra gli Stati che più hanno spinto per una moratoria
sul debito, anche se di questo si parlerà il prossimo 12
gennaio durante una riunione del Club di Parigi e al vertice in
febbraio dei ministri finanziari del G7. Si vedono comunque buoni
propositi anche se a mio parere non basta solo una moratoria, ma
la cancellazione del debito, come ricorda Jovanotti nelle proprie
canzoni.
Martedì,11
gennaio 2005. DAKAR. Tanto
dolore e incredulità. Sono queste le sensazioni più
forti della carovana della Dakar alla notizia della morte di Fabrizio
Meoni. Che per tutti non era un rivale, ma un amico. All'arrivo
dell'11ª tappa tutti sono rimasti sbigottiti. A cominciare
da David Fretigné, uno dei protagonisti di questa edizione:
"Eravamo pazzi di lui - ha detto il francese - ha lasciato
un segno profondo nella Dakar. Era un grande: ci faceva morire dal
ridere; questa notizia ci ha colpito in modo terribile". Un
dolore che ha colpito ancora più forte perché arrivato
dopo un solo giorno dalla notizia della morte di un altro concorrente,
lo spagnolo Jose Manuel Perez.
Carlo De Gavardo, compagno di squadra alla KTM, non riesce a spiegarsi
l'accaduto: "Meoni fisicamente e psicologicamente era l'immagine
di chi sta bene, un pilota completo - ha assicurato oggi il pilota
cileno - sono costernato e afflitto e lo è anche mia moglie,
amica di sua moglie. Sono addolorato per la morte di un caro amico
come Perez e per quella di Fabrizio: quanto è accaduto a
Fabrizio è peggio che mai, perché inspiegabile".
Tra i più colpiti dalla notizia della scomparsa di Meoni
i compagni di squadra Cyril Despres e Jean Brucy, già provati
dalla morte di Richard Sainct, tre mesi e mezzo fa, durante il Rally
dei Faraoni. I primi 20 motociclisti della classifica hanno chiesto
agli organizzatori di potersi raccogliere in una sala appartata
a Kiffa.
Martedì,
25 gennaio 2005. Roma.
Che Steve Jobs potesse far arrabbiare i fan dei computer Macintosh
sembra difficile crederlo. Eppure, la decisione di vendere in Europa
il Mac mini, ultimo nato della famiglia Apple Computer, a 499 euro
ha avuto proprio questo effetto: negli Usa, lo stesso modello costa
499 dollari, e in periodo di euro forte gli utenti del vecchio continente
non l'hanno presa bene. Una petizione online chiede che la conversione
euro/dollaro sia rispettata, e che il Mac mini costi in Europa circa
380 euro. Nonostante il clamore suscitato dalla protesta, Apple
non sembra avere la minima intenzione di tornare sui propri passi.
La posizione ufficiale di Apple Europa, raccolta da Repubblica.it,
è che "il Mac mini ha già un prezzo molto competitivo
ed è il più economico Mac di sempre". Punto.
La apple ignora forse il fatto che nei due Paesi citati vige il
cambio di mercato e non un cambio fisso.
Domenica,
30 gennaio. IRAQ.
Elezioni democratiche in Iraq, che hanno portato a votare circa
il 60% degli iracheni. Grande sfida dopo che da settimane, e soprattutto
nell’ultima si sono verificati molti atti terroristici al
fine di far disertare gli iracheni dall’appuntamento elettorale.
Giovedì,
10 febbraio 2005. Roma.
Presentati nome e simbolo del centro-sinistra. Il nuovo simbolo
dell'alleanza di centro-sinistra e' un cerchio con la scritta al
centro L'Unione e un arco con i colori della pace sullo sfondo in
alto.Una sola parola che sintetizza il lungo lavoro svolto in questi
mesi per consolidare l'alleanza sotto un unico simbolo di nove partiti
che vanno da Rifondazione all'Udeur.
"E' un nome semplice e molto forte". Cosi' Romano prodi
ha definito il nuovo simbolo presentato questa mattina in un'affollata
conferenza stampa a Piazza S.Apostoli. Il leader dell'Unione ha
illustrato la scelta del simbolo ciricondato da tutti i segretari
dei partiti, Fassino, Rutelli, Diliberto, Di Pietro, Boselli, Bertinotti,
Pecoraro Scanio, Sbarbati e Mastella. "Il simbolo dell'unione
vuol dire che siamo uniti per governare e uniti per unire il Paese".
"La scritta - ha detto Prodi - ha i tre colori della bandiera
italiana, il fondo bianco, la scritta verde e l'apostrofo in rosso.
E, riferendosi all'iride che simboleggia i banchi del parlamento
ha aggiunto che "lo spettro dei colori da', nella sua unità,
luce alle diversità". Prodi ha anche aggiunto che l'Unione
inaugurerà ufficialmente la sua campagna elettorale per le
elezioni regionali sabato 26 febbraio.
Lunedì,
14 febbraio 2005. Milano.
Botta e risposta tra il vicepresidente del Csm Virginio Rognoni
e il ministro delle Riforme Roberto Calderoli, all'indomani della
manifestazione leghista di Verona che ha riacceso lo scontro politico
sulla giustizia.
"Insomma - conclude Calderoli - riconoscano gli errori e s'impegnino
davanti al paese a far sì che fatti del genere non si ripetano.
La giustizia giusta non la chiede solo la Lega ma anche il popolo
italiano". In difesa delle posizioni del Carroccio e di Calderoli
scende in campo il ministro della Giustizia Roberto Castelli: "Ieri
c'è stata una manifestazione politica della Lega Nord, delle
nostre opinioni risponderemo agli elettori". Quanto agli attacchi
a Papalia, Castelli preferisce non esprimersi e si limita a un "no
comment". La manifestazione leghista ha scatenato una pioggia
di critiche: "I processi di piazza sono e devono rimanere estranei
allo Stato di diritto - dice il vice presidente dell'Associazione
Nazionale Magistrati, Ciro Riviezzo - E' assai preoccupante che,
mentre si lascia la giustizia in condizioni pietose e si approvano
riforme incostituzionali, da parte anche di esponenti di governo
e di parlamentari continui una campagna di odio e delegittimazione
nei confronti dei magistrati, alimentata da bassezze, volgarità
e pantomime".
Caustico il commento del capogruppo dei Ds alla Camera, Luciano
Violante: "Carnevale è finito la settimana scorsa, dunque
è fuori tempo questa carnevalata del ministro Calderoli".
L'esponente della Quercia contesta il ministro anche sul piano dei
contenuti: "Le sentenze possono essere criticate, ma non si
può aprire uno scontro di questo tipo. Anche perché
le decisioni contestate sono frutto di riforme votate dal Centrodestra
e quindi anche dal partito di Bossi. Anzi, se dovesse passare anche
la legge sulle prescrizioni, molti delinquenti si vedrebbero prescritto
il reato e tornerebbero a delinquere".
Lunedì,
14 febbraio 2005. IRAQ.
La Alleanza irachena unita ha vinto le elezioni irachene. L’unione
dei partiti sciiti fortemente voluta da al Sistani e guidata da
Abdelaziz al Hakim ha ottenuto il 48,2% dei voti e ottiene il primato
dei partiti iracheni, conquistando la maggioranza assoluta dei seggi,
e cioè 140 su 275. I seggi vengono attribuiti in base ad
un sistema proporzionale integrale, che considera l’Iraq come
un unico collegio e assegna un seggio ogni 29.132 voti. Chi prende
meno del quorum necessario ad ottenere un seggio viene escluso dall’Assemblea
nazionale. Il partito di Iyad Allaui, il primo ministro del governo
uscente ad interim, non è neppure il secondo partito. Con
il 13,8% delle preferenze e 40 seggi si deve accontentare di un
terzo posto a favore dell’Alleanza curda, formata dal Partito
democratico del Kurdistan (Pdk) e dall’Unione patriottica
del Kurdistan (Upk) che conquistano il 25,7% delle preferenze e
75 seggi. Segue poi con 5 seggi la lista del presidente uscente
sunnita Ghazi al Yauar, l’Alleanza del Fronte turcomanno con
3 seggi, le Elite nazionali indipendenti (vicina al dirigente radicale
sciita Moqtada al Sadr) con 3 seggi, l’Unione popolare (comunista)
con 2 seggi, il Gruppo islamico del Kurdistan con 2 seggi, l’Organizzazione
dell'Azione islamica in Iraq (sciita) con 2 seggi, l’Alleanza
nazionale democratica con 1 seggio, la Lista nazionale della Mesopotamia
(cristiana) con 1 seggio e il Movimento di riconciliazione e liberazione
(sunnita) con 1 seggio. L’affluenza alle urne si attesta intorno
al 58,3% circa 8 milioni e mezzo di aventi diritto, ma questi e
i dati relativi al voto di lista saranno definitivi solo mercoledì
prossimo, quando la Commissione elettorale avrà valutato
tutti gli eventuali ricorsi e accertato la loro validità.
Una volta assegnati i seggi definitivi inizierà il gioco
delle alleanze visto che la maggioranza del partito di Sistani non
raggiunge i due terzi necessari per la nomina del Consiglio presidenziale,
ossia del Capo di stato e dei due vice presidenti. Il Consiglio
presidenziale avrà poi il compito di eleggere all’unanimità
il primo ministro e sotto indicazione di quest’ultimo gli
altri ministri del governo. La vittoria dell'Alleanza Unita irachena
allontana la possibilità di una riconferma di Allaui alla
guida del paese. Favoriti sono ora due degli uomini di al Sistani:
l'attuale ministro delle Fiananze, Adel Abdel Mahdi, e il vicepresidente
uscente Ibrahim al Jaafari. Il primo è una delle figure di
punta del Consiglio Supremo per la Rivoluzione islamica in Iraq
(Sciri), la principale formazione sciita. Si potrebbe quindi pensare
ad un alleanza tra gli uomini di Sistani e l’alleanza curda,
con Jalal Talabani, leader storico dell’Upk, come possibile
candidato di compromesso alla presidenza del paese. Un’altra
ipotesi, anche se più remota, è che il partito di
Allaui (sciita laico), riesca a coalizzarsi con i curdi e a spaccare
l’Alleanza unita irachena, composta appunta da due partiti,
il Consiglio Supremo per la Rivoluzione islamica in Iraq (Sciri)
e il Dawa (meno filo iraniano e più laico). In questo modo
Allaui potrebbe raccogliere attorno a se un largo fronte laico,
che comprenderebbe anche i partiti più piccoli e sperare
di raggiungere una larga maggioranza. I grandi esclusi dall’Assemblea
nazionale sono i sanniti. Il vice premier iracheno, Ibrahim al Jaafari,
uno dei candidati della Alleanza irachena unita, ha subito fatto
sapere gli sciiti hanno intenzione di coinvolgere tutte le forze,
comprese quelle che non hanno partecipato al voto (i sunniti). «Le
responsabiltà della nostra coalizione - ha dichiarato alla
tv satellitare irachena Al Sharqiah - con questo voto, aumentano.
Sono finiti i tempi in cui una parte monopolizza il potere, dobbiamo
coinvolgere le altre forze e coinvolgere anche coloro che non hanno
partecipato al voto». Poi ha aggiunto «Importante è
che chi governa sia moderato, perchè solo così si
può governare una nazione come la nostra, composta da molte
etnie e confessioni: tutte devono avere una voce in capitolo».
E ha concluso: «La multiespressività è un segno
di civiltà». Entro il prossimo 15 agosto l'Assemblea
Nazionale dovrà redigere la nuova Costituzione permanente,
il cui referendum di ratifica è previsto entro il 15 ottobre
prossimo. La nuova carta fondamentale dovrà essere approvata
a maggioranza semplice, a condizione che non venga però respinta
da tre province su 18 con una maggioranza di due terzi. Il presidente
dell'Assemblea, con un voto a maggioranza semplice, può chiedere
entro il primo agosto al Consiglio presidenziale una proroga di
sei mesi per raggiungere un accordo sulla Costituzione, proroga
non rinnovabile. Se la Costituzione verrà approvata, le elezioni
generali si svolgeranno entro il 15 dicembre ed un nuovo governo
entrerà in carica non oltre il 31 dicembre del 2005; se bocciata,
una nuova Assemblea dovrà essere eletta entro il 15 dicembre
per preparare una nuova Carta fondamentale entro l'anno seguente.
Mercoledì,
16 febbraio 2005. BEIRUT (LIBANO).
Una travolgente marea di centinaia di migliaia di persone, forse
più di un milione, ha trasformato stamani a Beirut i funerali
di Rafic Hariri, l'ex premier ucciso due giorni fa in un attentato,
in un'imponente manifestazione di cordoglio, ma anche in una dura
protesta contro la continuazione della presenza militare della Siria
in Libano. All'arrivo del feretro con la salma di Hariri nella Grande
Moschea della centralissima Piazza dei Martiri, dopo che il gigantesco
corteo funebre man mano ingrossatosi era partito quasi tre ore prima
dalla residenza dell'ex premier a Beirut ovest, si è assistito
a scene indescrivibili di disperazione e di totale confusione. Per
espresso volere della famiglia dell'ex premier ucciso, che ha respinto
le ripetute offerte di un funerale di stato, gli imponenti funerali
di Hariri hanno avuto carattere privato e le autorità libanesi
sono state invitate a partecipare a titolo strettamente personale.
Un evidente schiaffo al presidente Emile Lahud, contro l'estensione
del cui mandato, appoggiata dalla Siria, l'ex premier si era polemicamente
dimesso dall'incarico nell'ottobre scorso. L'unico rappresentante
delle autorità libanesi di cui è stata notata la presenza
nella Grande Moschea è stato il presidente del Parlamento,
Nabih Berri. Ma ai funerali dell'ex premier ha soprattutto partecipato
una folla imponente di libanesi, che sin dal primo mattino hanno
dato vita a decine di cortei poi confluiti nella Piazza dei Martiri.
Tra le due ali di folla che hanno accompagnato il feretro con la
salma dell'ex si vedevano sventolare le bandiere rosse dei drusi
del Partito socialista falangista, quelle bianche con il cedro verde
della Falange cristiana, quelle verdi islamiche e molte nere in
segno di lutto.
Mercoledì,
16 febbraio 2005. Roma.
Entra
in vigore il protocollo di Kyoto e, almeno nelle intenzioni, sarà
un cambiamento globale: saranno ammodernati gli impianti industriali;
ridotto lo smog delle auto; abolito l'uso di alcune sostanze pericolose
alla salute; rinnovata l'agricoltura e l'industria energetica. I
governi di 141 Stati hanno firmato per salvare la Terra. L'Unione
Europea, la Russia, il Giappone, tutti hanno ratificato il Protocollo.
Meno gli Stati Uniti che non appoggiano il protocollo anche se sono
i primi per inquinamento con circa il 34% del livello mondiale.
Nei prossimi sette anni, i governi si sono impegnati a completare
il più costoso processo di riconversione delle tecnologie
industriali mai avviato. In ballo c'è la salute del pianeta
soffocato dall'inquinamento atmosferico e surriscaldato dall'effetto
serra. Purtroppo quattro paesi europei ancora non hanno ancora avuto
il via da Bruxelles al piano nazionale anti-inquinamento, e tra
questi stati c'è pure l'Italia, gli altri sono la Repubblica
Ceca, la Polonia e la Grecia. L'accordo di Kyoto si è dato
grandi obbiettivi: ogni singolo Stato, entro il quinquennio 2008-2012,
dovrà ridurre, in proporzione, il totale di emissioni inquinanti
prodotte nel suo territorio, avendo come base di calcolo le emissioni
prodotte nel 1990.
Sabato,
19 febbraio 2005. Roma.
Il popolo della pace torna a farsi sentire.
A gridare che la pace sia liberata. Anche stavolta c'è una
donna da salvare: Giuliana Sgrena, giornalista del Manifesto. Oggi
a Roma sono in 500 mila: "Per Giuliana e con Giuliana",
scrivono sui cartelli. Perché torni a casa, perché
tornino anche la giornalista francese di 'Liberation' Florence Aubenas
e del suo interprete iracheno Hussein Hanoun Al Saadi. Non c'è
la Casa delle Libertà, "perché - ha sentenziato
il forzista Sandro Bondi - il capo di quel corteo è Bertinotti".
E mai come stavolta le immagini consegnano un'altra verità.
Non ci sono striscioni contro il governo nel corteo, non ci sono
slogan contro gli Usa. Nemmeno degli spezzoni più "duri".
C'è un silenzio intenso, rotto, di tanto in tanto, dagli
applausi per i genitori di Giuliana e per i giornalisti del Manifesto.
Chi sperava che la manifestazione si trasformasse in un affondo
continuo contro Silvio Berlusconi e le scelte del governo, ha fatto
male i conti.
Mi scusino tutti coloro che interpreteranno in modo diverso dal
mio, ma alcune constatazioni a riguardo le voglio fare. Ho notato
alcune differenze tra questo caso con quello di Enzo Baldoni, le
due Simone e in primis Quattrocchi, qualcuno con la memoria corta
lo avrà già dimenticato. La sinistra non attacca in
modo sistematico il governo perché non fa nulla, ma anzi
dice di voler collaborare sin dall’inizio, la destra non si
esalta come le altre volte quando i familiari speravano avendo tra
le mani il tricolore, qui non lo si fa perché la Giuliana
scrive per il manifesto, giornale vicino al PRC; infine il manifesto
non critica in modo perentorio e rivoluzionario il governo, sperando
che quest’ultimo possa , o meglio riuscire a riportare a casa
Giuliana Sgrena. Mi sembra di rivedere un film di cui non ricordo
il titolo, ma ricordo bene la trama, ambientato durante la deportazione
degli ebrei nei lager e dove un americano arriva nella regione marsigliese
per portar via gli ebrei-americani che hanno un certo spicco culturale.
Cari signori, vi ricordo che il primo principio ottenuto dalla Rivoluzione
francese è l’EGALITE’, e mi pare che in questo
periodo non se ne vede molta in giro.
Sabato,
19 febbraio 2005. Lauria. Un
ringraziamento speciale a tutti coloro che hanno visitato il mio
sito, in modo da farmi raggiungere i 2000 click.
Martedi,
01 marzo 2005. Bologna.
"Dal 1760 ogni 50 anni circa ci sono
stati degli scienziati economisti che hanno usufruito dei pilastri
che hanno costruito con i manuali di altri economisti per poter
camminare su un ponte. E Marx? Marx vola sui ponti." Giorgio
Gattei (prof. Unibo di Storia del Pensiero Economico).
Venerdi,
04 marzo 2005. Bagdad (IRAQ). Durante
lo svolgimento del III Congresso nazionale SG a Bologna, vedo Gnudi
che si dispera per mettersi in contatto con la presidenza senza
che la platea si agitasse, intervengo e chiedo allo stesso cosa
stia succedendo, mi abbraccia e mi dice che hanno liberato la Sgrena,
sono contentissimoe mi dirigo subito verso i pc collegati ad internet.
Sono felicissimo. La sera, prima che rientri in albergo leggo su
internet, che Nicola Calipari, agente SISMI (agente che aveva liberato
le due Simona) è morto vicino all'aereoporto per mani Usa
o amiche come le si vuol definire. La mia felicità è
scomparsa e sul mio volto comincia l'amarezza e lo sdegno difronte
agli americani, anche perchè hanno aperto fuoco sapendo chei
stava arrivando, sicuramente non avremo mai risposte.
Sabato,
05 marzo 2005. Bologna.
Che favola durante il congreso di SG nazionale mi sono venuti dei
brividi indescrivibili quando il compagno spagnolo della Ecosy ha
preso la parola, è stato bellissimo, se vi dovesse capitare
un giorno riuscirete a comprendermi.
Mercoledi,
09 marzo 2005. Torino.
Allo stadio "Delle Alpi" di Torino si è disputata
una partita favolosa, ritorno degli ottavi di Champion League contro
il Real Madrid, finita dopo i supplementari con i gol di Trezeguet
e Zalayeta, uno spettacolo straordianrio, una partita della Juventus
non la ricordavo cosi dalla semifinale sempre contro il real di
due anni fa, allora ammetto che però Nedved era il di più
che mancava stasera, anche se l'italo argentino Camoranesi ha fatto
una bella prova.
Venerdi,
18 marzo. Bologna.
Per la prima voltà ho assistito alla discussione di una tesi
di laurea di primo livello e mi sono reso cont che nel momento in
cui mi troverò in quei panni sarò imbarazzatissimo
e inoltre se capiterà d'estate sarò come un ghiacciolo.
Però che gioia sentire la proclamazione: "Dall'autorità
concessami ti dichiaro dottore in ...".
Sabato,
19 marzo 2005. Bologna. La
giornata è cominciata con una tristissima decisione da prendere,
ho dovuto per forza di cose scegliere e l'ho fatto, so già
che lo rimpiangerò ma ero obbligato, spero che stasera con
le lauree sarà tutto più bello e roseo e mi aiuterà
ad assorbire meglio il malumore che provo.
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