“In attesa dei cyborg”

Erano trascorsi già diversi mesi da quando il ragazzo del futuro aveva preannunciato l’arrivo dei temibili cyborg. Bulma aveva lasciato ormai da un pezzo Yamko e tutte le sue attenzioni erano per Vegeta che era rimasto da lei per allenarsi. Fin dal suo arrivo, Bulma era rimasta conquistata da quell’uomo rude, orgoglioso, di poche parole, dallo sguardo profondo e maturo. Aveva scoperto questi suoi sentimenti con un po’ di timore, ben consapevole delle sofferenze a cui sarebbe andata incontro perseverando in quell’amore a senso unico che le faceva battere il cuore come mai aveva battuto, ma lei fin dall’inizio era riuscita a cogliere in Vegeta quello che gli altri non riuscivano a vedere, e cioè che non era un essere così indifferente come lui a volte voleva far credere, ma che dietro quella corazza un cuore esisteva. Era sicura che se Vegeta avesse continuato a vivere ancora sulla terra e a combattere contro il male insieme a Goku e gli altri, qualcosa di buono, con il passare del tempo, in lui si sarebbe potuto vedere. Purtroppo a volte si rendeva conto che neanche una vita intera sarebbe bastata per insegnargli a dire “grazie”, “per favore” e “buongiorno”, ma a lei questo non sempre importava perché se Vegeta fosse stato come tutti gli altri, lei non se ne sarebbe mai innamorata.

Che dire di Vegeta? Trascorreva le giornate intere ad allenarsi  ed incontrava Bulma solo a pranzo e a  cena , che lei personalmente preparava pur di stare con lui e di vederlo. Aveva imparato a comportarsi con lui in maniera più diplomatica, per esempio a non disturbarlo quando era nella camera gravitazionale o a non rivolgergli la parola quando era estremamente nervoso. Ecco perché l’antipatia e la repulsione che Vegeta aveva provato per lei quando l’aveva conosciuta, erano state rimosse e non poteva non riconoscere che Bulma era una donna molto intelligente e che quando non faceva l’insopportabile non gli dispiaceva starla a sentire, se non per il fatto semplice che non parlava con nessuno dalla mattina alla sera. Qualche volta lei gli aveva richiesto di raccontargli del suo passato, mentre gli serviva il piatto, e sebbene fossero solo storie di stragi e distruzioni, Bulma pendeva dalla sua bocca come incantata. Una volta la ragazza gli raccontò delle sue avventure su Namek e Vegeta quasi non era scoppiato a ridere quando seppe che Genew si era trasferito nel corpo di lei.

Anche quel giorno si era seduto a tavola, con il viso imbronciato come sempre, non sembrava disponibile a dire neanche una parola, ma Bulma con tutta spontaneità chiese:

“Posso farti una domanda?”                                                     “Cosa vuoi ?” fece come sempre aspro.

Lei esitò un attimo: “Sei mai stato… con una donna?”.

Vegeta smise di mangiare e la guardò fisso: “ Ti sembro uno che perde il tempo per cose  di questo genere?  Sono un guerriero e niente altro”.

“ Allora… mai… in quel senso?” insistette ammiccante.

“Ti ho già detto di no!” rispose ma si sentì quasi un imbecille per quella risposta.

“ Non preoccuparti” sorrise lei “ non c’è nulla di strano. In fondo… anch’io… non è che poi abbia… più esperienza di te”.

“Cosa stai dicendo?” Si sentì preso in giro “e quel tipo che quasi ogni giorno veniva qui e spesso ci restava anche la notte?!”.                                               

“Dici Iamko? Innanzitutto se restava era perché lo ospitavo esattamente come faccio con te e non dormiva in camera mia! Poi… ecco…” prese a confidarsi con voce più dolce “ io non me la sono mai sentita… perché la nostra… non era poi una grande storia d’amore, io in fondo non ho mai perso veramente la testa per lui né lui per me visto che non perdeva occasione di atteggiarsi a playboy… tutto qui… io non mi sentivo pronta… volevo un rapporto più maturo e… anche se il nostro tra litigi vari andava avanti già da un pezzo, non è mai decollato” gli raccontò senza il coraggio di guardarlo.

Vegeta aveva ascoltato solo frammenti di quel discorso, gran parte di quei minuti li aveva vissuti fissando lei: si era soffermato sui suoi occhi vivaci e luminosi, su quel rossore che aveva preso ad imporporarle il viso, era sceso lentamente giù con lo sguardo ad osservare quelle rotondità piene sollevate sotto la mogliettina stretta della Capsule Corp. Incominciò a sentirsi accaldato quando arrivò a chiedersi come fosse senza quei vestiti addosso e restò costernato nell’ accorgersi che gli sarebbe interessato vedere solo lei e nessun’ altra. Si alzò da tavola quasi stravolto e senza aver finito di mangiare, cosa strana per un sayan, andò via.

Erano intanto trascorse altre settimane, Bulma incominciava a non accontentarsi più di vederlo solo quei pochi momenti della giornata e di pensare a lui per tutto il resto del tempo. Voleva fare qualcosa, ma cosa? A volte era tentata di gettargli le braccia al collo, di baciarlo e di fare anche qualcosa di più temerario, ma temeva la sua reazione, proprio non si aspettava cosa lui avrebbe detto o fatto. In lei si combattevano vere e proprie battaglie mentali, più esasperanti di quelle che lui immaginava di affrontare mentre si allenava duramente.

Bulma sapeva solo che lui era indifferente e freddo come il ghiaccio, in realtà però non si accorgeva che spesso Vegeta riusciva a restare sorpreso di lei, come quando ad esempio lo fronteggiava a testa alta nei loro frequenti battibecchi o quando gli aveva medicato con dolcezza una ferita che lui si era provocato sulla spalla e ancora quando senza volere l’ aveva vista uscire dal bagno avvolta da un asciugamano succinto. Ne restava sconvolto proprio perché lei aveva modi di fare e di pensare che lui non aveva mai concepito. Sopratutto Bulma non sapeva che quella sera Vegeta le avrebbe risolto tutti i suoi dubbi.

Erano le 11 di sera, la ragazza aveva fatto una doccia e ai piedi del letto si era infilata la canottina intima di colore bianco, il pantalone del pigiama, e stava per indossarne la casacca, quando la porta si spalancò all’improvviso e sulla soglia comparve Vegeta. Bulma trasalì: “Hai riparato sì o no quel difetto della camera gravitazionale?” domandò duro “ domani intendo subito iniziare gli allenamenti!”

“Ma che modi sono !! non puoi piombare così in camera mia!”                                “Io faccio quello che voglio”

“ Ti sbagli!! Se vuoi farlo devi almeno bussare, sono una donna, non ci arrivi a queste cose?!”

“ Non mi hai ancora risposto” disse tenendo come sempre le braccia conserte.

“ Sì, l’ho fatto” fece esasperata, sapendo che era inutile ragionarci “ Due ore fa. Tu comandi ed io eseguo” fece con tono sarcastico “ ho anche fatto una pulitina, perché era diventata un porcile e visto che abbiamo affrontato l’argomento, anche nella tua stanza potresti essere più ordinato e togliere…” si bloccò perché si accorse che non l’ ascoltava più e che la stava guardando in un punto ben determinato: quella canottina bianca era stretta e le metteva in evidenza tutto, anche i capezzoli che per l’ imbarazzo divennero all’ istante rigidi.

Vegeta non le tolse gli occhi di dosso e le braccia gli caddero lungo i fianchi: “ Vegeta… adesso vorrei andare a riposare, sono stanca e…” lui si avvicinò a lei “ stanotte non riposerai” disse e con un colpo secco le strappò la canottina di dosso. Bulma restò paralizzata, con gli occhi spalancati, a guardare i suoi seni nudi e i brandelli di cotone caduti a terra. Si sentì di morire, in passato le era capitato qualche episodio imbarazzante, ma davanti aveva avuto il Genio e non il principe dei sayan che la stava divorando con gli occhi.

Vegeta restò senza fiato, sconvolto da quel gesto compiuto, non era andato lì per quel motivo, ma quando l’aveva avuta dinanzi era scattato in lui qualcosa di incontenibile, che già qualche altra volta aveva cercato di reprimere:

“ Ti prego Vegeta… va via” disse lei con un filo di voce “ farò finta che non è accaduto nulla”

“No, adesso è troppo tardi” le afferò le braccia e la gettò sul letto.

“ Nooo!! Nooo!” cercò di divincolarsi. Ma che possibilità aveva contro Vegeta? Incominciò a piangere pensando di aver sognato di essere sotto di lui, ma non in quella maniera, non con la forza. Era terrorizzata, cosa poteva aspettarsi da uno rude e violento come lui, che con un solo dito distruggeva pianeti interi?

Mentre lui le aveva già sfilato con facilità  i pantaloni larghi del pigiama e la mutandina sperò di svenire pur di non sentire il dolore lancinante che di sicuro gli avrebbe fatto provare. Teneva il capo voltato dall’altra parte per non guardarlo, il suo volto era contratto in una smorfia di paura e rassegnazione.

Poi ad un tratto si accorse che lui si era fermato. Smise di piangere, nella camera irruppe il silenzio, ruotò il capo per guardarlo e si accorse che lui dopo averla spogliata, era rimasto a guardare il suo corpo con occhi ammaliati. Era un’ espressione così strana per lui, pensò. Senti che il sayan le lasciava la presa intorno ai polsi e che con la mano incominciava lentamente a percorrerle le spalle, i seni perfetti e sempre più giù. Bulma si meravigliò di quanto delicato fosse quel tocco, nonostante quelle mani avessero fino ad allora solo ucciso. Vegeta esplorava piano ogni centimetro del suo corpo, era come per lui essere arrivato in un luogo sconosciuto dove valeva la pena scoprire bene ogni angolo. Bulma incominciava intanto a sentire una piacevole sensazione di abbandono, restò a guardare Vegeta abbassarsi verso il suo petto e dischiudere le labbra non appena queste si furono posate su quel piccolo bocciolo rosa. Sentì un brivido percorrerle tutta la schiena, chiuse gli occhi ed il suo respiro si fece più ansante. Gli prese poi il volto tra le mani, lo portò verso di sé  e lo baciò con dolcezza sulle labbra. Vegeta lasciò che fosse la donna a guidarlo in quel bacio, il suo primo bacio, e quando lei ebbe finito, si guardarono tutti e due negli occhi per un istante prima che lui riprendesse a baciarla con più impeto. Vegeta non pensava che quella cosa potesse fargli provare sensazioni simili non solo nel fisico ma anche nello spirito. Non pensò a nulla in quegli istanti, né ai cyborg, né a Karoth, sapeva solo che niente lo avrebbe staccato da quella donna, neanche se il suo eterno rivale si fosse presentato e gli avesse gettato una sfida e queste sensazioni così sublimi aumentarono ancora quando si accorse che lei non lo respingeva più ma si stringeva a lui, cercava i suoi baci, lo accarezzava con passione e dolcezza allo stesso tempo.

Era così bello stare tra quelle braccia poderose e sotto quel torace duro come il marmo, contro il quale i suoi seni si schiacciavano.

Si sentiva così felice come non lo era mai stata, con lui, con il tremendo principe dei sayan, il distruttore Vegeta che quella notte la stava solo amando come mai nessun terrestre avrebbe saputo fare. Quando capì che ormai era arrivato il momento, si avvinghiò ancora di più a lui, gli sussurrò all’orecchio con voce tremante di fare pieno e l’uomo le obbedì per non fare nulla di maldestro. Bulma chiuse gli occhi, trattenne il respiro, emise un gemito lento e prolungato che Vegeta si apprestò a soffocare con un bacio ardente.

Continuarono con i baci anche dopo, per colmare il silenzio, nessuno dei due sapeva infatti cosa dire, fino a quando la sonnolenza non colse entrambi.

Vegeta si svegliò quando fuori incominciò ad albeggiare, passò qualche secondo prima di realizzare dove fosse, si voltò alla sua sinistra dove in un piccolo spazio del lettino singolo giaceva Bulma, su di un fianco, coperta dal lenzuolo che però lasciava piacevolmente esposto parte del seno. Dormiva tranquilla, il suo respiro era regolare, il volto placido. Vegeta ripensò a quella notte e i ricordi vivissimi lo agitarono, così si alzò, si rivestì senza fare rumore mentre la ragazza si stringeva al cuscino ed emetteva un respiro più profondo.

L’uomo se ne uscì dalla finestra, aveva bisogno di prendere aria e rinfrescare le idee, così si fermò nel giardino. Si sedette sotto un albero, con la testa poggiata stancamente contro il tronco.

Cosa gli stava accadendo? Lui, il principe dei sayan, che non conosceva sentimenti se non l’odio e il disprezzo, aveva per la prima volta trascorso la notte accanto ad una donna, l’aveva desiderata, l’aveva fatta sua con passione e dolcezza. Sentiva ancora il sapore della pelle di lei sulle labbra, le sue mani percorrergli la schiena, il suo petto comprimersi contro il suo con ritmo affannoso. Vegeta incominciò a sudare freddo, sarebbe voluto tornare da lei, svegliarla e ricominciare tutto daccapo e per tutto il giorno ancora. Ma non accettava tutto questo, non accettava che un sayan come lui potesse ridursi a mostrare il suo interesse ad una piccola terrestre. Era troppo orgoglioso per accettare che potesse esserci qualcuno in grado di mettere in dubbio la sua indifferenza e la sua natura malvagia. Lui non era solo sconvolto dal fatto di essere andato a letto con lei, una cosa in fondo del tutto naturale, lo sconvolgeva il modo in cui l’aveva fatto. Se Napa o Radish fossero stati al suo posto avrebbero usato la sua stessa delicatezza? Avrebbero forse sentito nel cuore quelle strane cose che aveva sentito lui?

Lo avrebbero fatto come dei sayan e non c’è bisogno di spiegare come. Assestò un pugno violento sul terreno e l’albero quasi non si sradicò.

 

 

“Oh mio Dio, è così tardi!” sbadigliò Bulma notando che erano le 11.30. Vide con disappunto che lui non c’era, ma era ovvio considerato l’orario.

Non aveva voglia di mettersi a correre, si alzò lentamente, passò dinanzi allo specchio e si fermò a guardarsi. Si sentiva così diversa, così felice, addirittura prese a ridere da sola:

“Oh Vegeta!” esclamò pensando all’uomo che amava.

A un certo punto le venne da pensare anche a Iamko, chissà cosa avrebbe detto se avesse saputo che in una sola notte aveva dato a Vegeta quello che a lui non aveva mai dato! Non c’era paragone fra loro, gli aveva voluto bene, era stato il suo primo amore, ma con lui si era sempre sentita una ragazzina, per non parlare poi della sua immaturità, con Vegeta invece, da quando l’aveva conosciuto aveva provato sentimenti inimmaginabili che l’avevano resa donna e quella notte ancora di più.

Fece una doccia, si preparò bene per lui perché sapeva che l’avrebbe incontrato in cucina ed uscì dalla sua stanza. Lo trovò lì, seduto mentre sua madre gli serviva da mangiare:

“Tesoro, come mai ti si svegliata così tardi?”  le domandò la donna.

“ No, sono sveglia da parecchio” mentì “stavo dando una sistematina alla mia camera e… me la sono presa con comodo”. 

I suoi occhi cercarono quelli di Vegeta, ma lui continuò a guardare il piatto e a far finta di niente. In realtà era molto più a disagio di quanto lo fosse già lei. Si poteva toccare con un dito la tensione che aveva avvolto l’ambiente quando lei era apparsa:

“Hai fame?”

“No mamma… mangerò qualcosina così” aveva lo stomaco in subbuglio per l’impatto con lui:

“Allora vado via” si tolse finalmente di mezzo.

 Si sedette di fronte al sayan, anche lui aveva lo sguardo basso. Si versò un bicchiere d’acqua mentre lui continuava il suo pasto. Per un attimo i loro sguardi si incontrarono e automaticamente si abbassarono. Sembrava impossibile rompere quell’interminabile silenzio.

“Vegeta…” pronunciò finalmente la ragazza “ecco…è in fondo normale che adesso ci sia un po’ di imbarazzo…” cercò di avviare la conversazione.

L’uomo sentì lo stesso profumo che lei aveva quella notte, lo aveva assaporato più volte quando la sua bocca era ripetutamente scivolata lungo il suo collo.

“Ti sbagli” la fermò con la sua solita arroganza “ non c’è alcun imbarazzo”.

“ Davvero?” fece lei, sollevata.

“Non c’è alcun imbarazzo” proseguì “ perché stanotte non è accaduto un bel nulla”

“Smettila di scherzare” sorrise lei non prendendolo sul serio “io…non riesco a smetterci di pensare e…tu?”

gli domandò timidamente.

“Non mi importa un bel nulla” si alzò di scatto.

Bulma incominciò a temere che le cose non stessero andando come le aveva previste lei:

“Perché dici così?” cercò di essere comprensiva “lo so che tu in vita tua hai fatto tutt’altro che… stare con una donna ma…non c’è nulla di strano…. È una cosa del tutto naturale…sei un uomo anche tu”

“Ti sbagli! Sono un sayan, non ho tempo da perdere con te o con qualsiasi altra! Non dirmi che sei stata così sciocca da avere per un istante pensato che io prendessi a uscire con te o … qualche altra scemenza che facevi con quel tipo lì!”

“Perché mi sta facendo questo?” la sua voce incominciò a tremare, si sentì sull’orlo di un precipizio “voglio dire…sei stato tu a cercarmi… io non ti avevo chiesto nulla!” incominciò a piangere.

“Io faccio quello che voglio!”

“Non con i miei sentimenti!” non riusciva più a trattenere i singhiozzi.

“Vuoi sapere la verità? La verità è che non mi sei piaciuta per niente!!” mentì spudoratamente e sulla sua bocca si disegnò un ghigno malvagio. Bulma sentì come avere un pugno allo stomaco:

“Non essere ipocrita!! Non ti crederò mai!”

“Se questo ti fa stare meglio, credilo pure. Ma adesso lasciami in pace, donna, ho altro cui pensare!” si mosse per andare via.

“Ma perché Vegeta?” era disperata “ tu… tu… sei un essere inutile…pensi solo alla stessa cosa…!!” urlò affannata “la vuoi sapere tu la verità?” Vegeta si bloccò “ non sarai mai forte come Goku, perché lui ha un cuore, tu sei solo uno scimmione!! Ecco cosa sei!!” ormai era fuori di sé, se ne andò via di corsa, piangendo, lasciando l’uomo immobile come una statua, passarono alcuni minuti per smaltire l’offesa, poi tornò ai suoi allenamenti.

 

Per due settimane Bulma non uscì dalla sua stanza, se ne stette rannicchiata sul letto, quello stesso letto dove con Vegeta si era sentita una sola cosa, a pensare…pensare…pensare che lo amava e lo odiava. Solo sua madre entrava per portarle da mangiare, ma non osava domandargli nulla.

Vegeta si accorse della sua assenza, chissà perché ogni volta che entrava in cucina sperava di vederla ma trovava solo con disappunto sua madre. Non accettava però che il suo interesse per lei potesse essere tale da sentire la sua mancanza.

Il sedicesimo giorno Bulma uscì dalla sua camera, bussò a quella di lui quando lo sentì ritornare dai suoi allenamenti:

“Chi è?” chiese. Si meravigliò quando vide entrare lei.

Bulma sentì le gambe tremare, era così bello rivederlo, le era mancato da morire, anche se in quei giorni aveva cercato solo di odiarlo. Vegeta notò qualcosa di diverso in lei:

“Ti disturbo?”

“Ormai sei qui”

La ragazza esitava a parlare, intrecciava nervosamente le dita, fortuna che lui aveva smesso di fissarla e con tranquillità si stava sfilando le scarpe:

“ecco…in questi giorni ho riflettuto molto…” iniziò.

“Arriva subito al dunque” tagliò corto lui.

Bulma contò fino a dieci: “Aspetto un bambino”

“Lo so” fece senza scomporsi.

“Come, mia madre già te lo ha detto?”

“No”

“Non mi dirai che già si vede la pancia, allora?”

“Non appena sei entrata mi sono accorto che la tua aura è cambiata, tutto qui” spiegò.

“Vuoi dire che già riesci a percepire dentro di me l’aura di un sayan?”

“E’ ancora lieve, ma certamente è diversa da quella che avevi prima”

“Cosa ne pensi allora? Voglio dire…di questo bambino, non ti fa un po’ piacere?” Gli chiese sorridente.

La sorpresa che aveva avuto quella mattina sembrava averle fatto dimenticare il dolore e l’angoscia dei giorni precedenti.

“Per me non è cambiato nulla”

Lei non ci restò male:

“E’ ovvio, ma sono sicura che cambierai idea quando lo vedrai crescere. Ti rendi conto? E’ tuo figlio, è un sayan anche lui!! Diventerà fortissimo, non ho dubbi, anche più del figlio di Goku, e sarà una soddisfazione per te insegnargli a combattere!”

Vegeta la vide andare via e restò a lungo pensieroso, quasi contagiato dal suo entusiasmo.

I mesi trascorsero, il sayan vide la pancia della ragazza farsi sempre più grande, Bulma aveva ripreso a occuparsi di lui e in cuor suo non aveva mai perso la speranza che magari, dopo che fosse nato il loro bambino, potesse iniziare la vita che aveva sempre sognato per loro.

Anche se non voleva dimostrarlo, senza neanche rendersene conto, l’uomo aspettava con una certa curiosità lo scadere di quei nove mesi: lei era all’ottavo.

“Ne vuoi ancora un altro po’ ?”

“Sì” rispose Vegeta più affamato che mai quella sera.

Bulma fece cadere col braccio una posata:

“Ti dispiace raccoglierla? Io proprio non posso abbassarmi”.

L’uomo lo fece senza obiettare.

“Mia madre dice che dovrei riposarmi” fece alzandosi “ma io proprio…” si interruppe e con una smorfia di dolore si toccò il grembo.

“Cosa succede?” si allarmò Vegeta.

“Mi ha dato un calcio”

“Un…calcio?” balbettò.

“Sì, tutti i bambini lo fanno ma dato che lui è un sayan, puoi immaginarti la forza che ci mette. Guarda”

gli prese la mano e la portò sul suo pancione:

“Hai sentito?” anche lui lo sentì scalciare “si vede proprio che è tuo figlio, ha preso tutto di suo padre, scommetto che anche nel mio pancione si sta già allenando” scherzò dandogli una pacchetta sulla spalla e Vegeta sentì una certa soddisfazione nel vedere come lei lo ritenesse importante.

Un giorno il principe dei sayan uscì dalla camera gravitazionale dopo diverse ore di allenamento. Sentì il pianto di un neonato provenire dalla camera di Bulma, a un certo punto il suo cuore prese una strana accelerazione quando sull’uscio vide la donna stringere tra le braccia un fagottino:

“Vieni avanti, Vegeta” lo esortò la madre di Bulma.

Vegeta procedette lentamente, quasi ci restò male che lui non fosse stato chiamato subito:

“Non volevo disturbare i tuoi allenamenti, ci tieni così tanto” disse Bulma che nel momento difficile del parto avrebbe voluto stare vicino a lui ma, conoscendo l’uomo, aveva preferito lasciarlo lì dov’era:

“Prendilo in braccio”.

Vegeta quasi temette di romperlo. Lo osservò bene, era un bimbo bellissimo e la coda non smentiva il sangue che scorreva nelle sue vene:

“Come vuoi chiamarlo?” gli domandò lei.

“Non ho molta fantasia” replicò.

“Allora si chiamerà Trunks”. Poi il piccolo prese a piangere, lo restituì alla madre ed andò via con una strana sensazione nel cuore.

Erano trascorsi alcuni mesi dalla sua nascita, Bulma aveva dovuto smettere di dargli il suo latte già dai primi giorni di vita, visto la voracità del bambino:

“Oggi Trunks ha mangiato poco” disse però a Vegeta quel giorno quando gli portò una nuova tuta nella camera gravitazionale “credo che abbia male al pancino, ho impiegato un sacco di tempo per farlo addormentare”.

Se ne stava andando quando le venne di fare qualcosa di irrazionale, qualcosa che non era nei suoi programmi: Vegeta era girato di spalle, si avvicinò a lui e gli diede un bacio lì, dietro al collo e poi si apprestò ad andare via.

Il sayan sentì il sangue zampillargli fino alla testa, la vista si annebbiò:

“Dove pensi di andare?” fece duro. Bulma pensò che l’avrebbe uccisa.

L’uomo si voltò verso di lei:

“Non puoi andartene così” disse con voce roca.

La ragazza sentì il cuore battere velocissimo, si gettò contro il suo corpo sudato stringendogli le braccia al collo e mentre lui, sollevatala la conduceva nella stanza di lei, gli riempì il volto di piccolo baci. Lì si amarono, in silenzio, per non svegliare il piccolo. Fortuna che solo dopo Trunks incominciò a piangere, così Vegeta lasciò la stanza mentre la ragazza si apprestava a trascorrere la notte in bianco.

Il risultato fu che la mattina dopo era stanca, ma felice.

Dalla finestra sentì dei rumori metallici provenire dal giardino, si trattava di suo padre alle prese         con    una    navicella      spaziale:
”Papà, se continui così sveglierai Trunks” lo ammonì scendendo. Con sorpresa trovò lì anche Vegeta:

“Sto dando una controllatina, ma ho finito, Vegeta intende partire” un lampo squarciò il cielo, mentre una pioggia sottile prendeva a cadere:

“Cosa??!!” la ragazza restò pietrificata. Il padre andò via.

“Perché Vegeta?”

“Voglio andarmene e basta”

“Non puoi lasciarmi così”

“Non mi sembra di averti mai promesso niente”

“Se è per quello che è accaduto ieri sera, giuro che non ti disturberò più!” sarebbe stata capace di giurargli qualsiasi cosa, il pensiero di stare senza di lui l’atterriva.

“Non sono abituato a restare in uno stesso posto per tanto tempo, voglio allenarmi altrove, a modo mio, come un tempo, provocando distruzioni e stragi” serrò i pugni della mano. Lui sapeva bene che quello non era l’unico motivo, stava scappando da quella casa, dove aveva visto e sentito cose mai provate prima, solo che non era capace di ammetterlo neanche a se stesso:

“E tuo figlio? Non pensi neanche a lui?”

“Non preoccuparti” sogghignò sprezzante “tra breve farò ritorno, non ho dimenticato i cyborg e inoltre ho lasciato qui sospesi sulla terra parecchi conti” ed uno scintillio malvagio brillò nei suoi occhi.

Si apprestò a salire sulla navicella:

“No!!!” Bulma aveva tutte le intenzioni di proibirgli di salire. Intanto la pioggia si faceva sempre più sferzante:

“Togliti di mezzo donna!!”

“dovrai prima ammazzarmi per salire!” lo provocò lei.

Vegeta sogghignò: “Credi che abbia paura di farlo?”

“fallo allora!” lo sfidò più ostinata che mai.

“Non provocarmi!!”

“Non me ne vado!”

Vegeta allora diresse il braccio contro di lei e sul palmo della mano apparve una piccola sfera di energia. Le gocce di sudore che presero a scendergli dalla fronte si mescolarono alla pioggia. Bulma era immobile, lo guardava fisso, non una traccia di paura c’era sul suo volto.

Il braccio dell’uomo incominciò a tremare, non aveva mai provato un’indecisione simile davanti a nessuno. Gli sembrò di combattere contro se stesso, fu più volte sul punto di scagliare quel colpo, altrettante volte chiuse invece il palmo della mano. Alla fine non ne potette più:

“Vuoi andartene sì o no??!!” urlò a squarciagola.

Bulma, ottenuto quello che voleva, corse via piangendo. Vegeta si gettò a terra in ginocchio, mentre la pioggia inesorabile si abbatteva su di lui: era la prima persona alla quale non avrebbe mai trovato il coraggio di far del male.

 

LILLY 81’

 

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