“DOPO IL CELL-GAME”

Erano trascorse alcune settimane dalla fine del torneo di Cell, sulla terra era tornata la pace e i giorni del terrore sembravano già un’eco lontano, ma non per tutti.

Bulma si apprestava ad uscire di buon mattino quel giorno per fare un po’ di spesa, approfittandosi che il piccolo dormisse ancora. Trunks infatti più cresceva più la teneva impegnata e per quanto riguarda Vegeta, beh…quello era un tasto molto dolente in quel periodo.

“Oh mio Dio!!” esclamò rientrando di corsa in casa quando un oggetto volante sconosciuto atterrò con un rombo di motori nel suo giardino.

Chiuse la porta alle sue spalle, in preda allo spavento. Si precipitò poi presso la finestra per dare una sbirciatina da dietro le tende e vedere di cosa si trattasse. Era mai possibile che il pericolo dovesse sempre sbucare da qualche parte e che non si potesse mai stare tranquilli?!

Questa volta, però, non si trattava di alcun nemico e se avesse guardato meglio invece di scappare come un coniglio, se ne sarebbe accorta subito: il suo volto, infatti, si illuminò quando da quella navicella vide uscire un giovane bellissimo. Gli corse incontro e si gettò tra le sue braccia.

“Ciao…mamma” balbettò il giovane. Era suo figlio venuto dal futuro con la macchina del tempo.

“E’ accaduto qualcosa? Come mai sei ritornato?” fece allarmata.

“No, tranquilla, anche nel mio futuro Cell è stato sconfitto e ho avuto voglia di ritornare a vedere come stavate…”

“Ho capito, vuoi passare ancora un altro po’ di tempo con tuo padre, non è così?” colpì nel segno.

“Dov’è?”

Bulma si rattristò: “Ecco…da quando Cell è stato sconfitto e Goku è morto, si è chiuso ancora di più in se stesso. Credo che il suo orgoglio in quello scontro sia stato messo a dura prova. Ha perso tutta la voglia di combattere…non fa altro che starsene chiuso tutto il giorno nella sua stanza a rimuginare su chissà che cosa. Non scende neanche in cucina, sono costretta a portargli da mangiare fin dentro la sua camera. A volte non mi fa neanche entrate e mi dice di lasciargli il cibo fuori la porta. Non so proprio cosa fare… fortuna che sei arrivato tu…” gli raccontò mentre rientravano in casa.

“Papà!” esclamò Trunks quando lo vide scendere dalle scale, con la sua solita aria imperscrutabile.

“Vegeta!” anche Bulma restò sorpresa di vederlo.

L’uomo lo aveva sentito atterrare nel giardino ed ora era fermo dinanzi a loro:

“Cosa ci fai qui?” si rivolse al figlio. Nella sua voce c’era un tono di sorpresa. Si accorse che non gli dispiaceva vederlo.

Trunks avrebbe voluto abbracciarlo, ma preferì non farlo per non rovinare quel momento.

Bulma li lasciò soli con la convinzione che il ritorno del figlio avrebbe potuto portare un’aria diversa in quella casa.

Stava soffrendo in quei giorni, da sola, in segreto. Per tanto tempo era vissuta con la speranza che terminato l’incubo dei cyborg e di Cell, Vegeta avesse finalmente avuto un pensiero per lei ed il suo bambino. Si erano lasciati quando mancavano alcuni mesi dal preannunciato arrivo degli androidi, lui se ne era andato via, in giro per lo spazio, non ne aveva più saputo nulla, e lo aveva rivisto solamente quando il super saiyan in ritardo si era presentato all’appuntamento che tutti si erano dati tre anni prima presso la Città del Sud.

Adesso era tornato a vivere di nuovo con lei, come ai vecchi tempi, ma era più assente che mai.

***

 

“Allora?” chiese a suo figlio mentre gli serviva da mangiare. Il giovane era lì già da due giorni.

“Beh…parla poco. Io non credo di poter far molto, ho preferito non insistere, alla fine è lui che da solo deve riuscire a sbloccarsi. Però sono riuscito a convincerlo a scendere a mangiare. E’ già qualcosa. Non credi?”

“Davvero?” fece animandosi.

Vegeta infatti arrivò e prese posto a tavola. Bulma subito si affrettò a servirlo, più premurosa che mai. In passato non avrebbe mai pensato che potesse avere tanta pazienza per un uomo. Cercò di avviare un discorso per interrompere il silenzio:

“Allora, Trunks, ti tratterrai ancora qualche altro giorno con noi? Non è così?”

“Mi dispiace mamma, ma domattina vorrei andare via”

“Perché così presto?” ci restò male.

“Ecco mia mamma…cioè tu… insomma… tu nel futuro mi stai aspettando e non vorrei lasciarti sola troppo a lungo” rispose impacciato.

La donna sorrise:

“Raccontami, cosa faccio durante la giornata?”

“Beh…trascorri quasi tutto il giorno in laboratorio, esci poco, solo per fare la spesa” incominciò a raccontare “a volte ti vedi con Chichi… insomma conduci una vita normale, un po’ solitaria,  ma a te non sembra pesare…”

“Tutto qui?” chiese lei presa da un’indicibile malinconia “non faccio niente altro? Sto…sempre da sola?”

Lui annuì e la vide rattristarsi ancora di più.

“Beh…” sollevò le spalle “in fondo anche adesso…sono sola…” guardò Vegeta che continuava a tenere lo sguardo basso e a far finta di niente, ma in realtà aveva afferrato il senso delle sue parole.

Non riuscì a trattenere oltre il nodo che le stava salendo alla gola, così si alzò e scappò via.

Trunks la seguì con uno sguardo desolato:

“Sai papà, mia mamma è una donna bellissima…e molto intelligente…è sicuramente speciale” disse pieno di ammirazione e con un sorriso amaro sulle labbra “di donne come lei se ne incontrano solo una volta nella vita” si alzò e detto questo significativamente, andò via.

****

Bulma pianse a lungo in camera sua, il futuro che le aveva prospettato suo figlio le sembrava più tangibile che mai. Si sentiva malissimo, l’angoscia nel cuore l’attanagliava senza lasciarle respiro, mai si era sentita così neanche quando l’uomo se ne era andato via senza far sapere più nulla di se, perché adesso lui era lì ma non riusciva ad averlo comunque. La disperazione però le diede la forza di reagire, prese una decisione risoluta, non avrebbe lasciato che la vita finisse come le aveva preconizzato il figlio e filò diritta nella stanza dell’uomo:

“Avanti”.

Vegeta pensava fosse suo figlio e restò sorpreso quando vide entrare lei. Si accorse dei suoi occhi rossi e delle guance ancora umide per le lacrime versate.

Bulma lo trovò adagiato sul letto a guardare svogliatamente il televisore. Si diresse verso l’apparecchio e lo spense:

“Dobbiamo parlare”

“Cosa vuoi da me?” si alzò dal letto infastidito

“E me lo chiedi pure? Fino ad ora ho fatto finta che fosse tutto normale ma adesso voglio sapere cosa ti sta succedendo. Lo so che non stai passando un momento felice…”

“Tu non sai un bel niente!” replicò con astio

“Non parlarmi così! Non lo sopporto!!” battè il piede a terra per la rabbia “sono l’unica in tutto l’universo che può comprenderti perché sono l’unico essere a cui interessi qualcosa di te!!!”

Vegeta si bloccò al centro della stanza con lo sguardo più cupo che mai:

“Hai bisogno di sfogarti con qualcuno” fece con più calma “non puoi continuare a tenerti tutto dentro, io posso capirti…”

“Ma che vuoi?! Vuoi divertirti anche tu alle mie spalle?!! Vedere come il principe dei saiyan sia un fallito?! Vuoi sentire questo?!!!”

“Ma cosa dici? Perché dovresti essere un fallito?”

Vegeta aveva cercato di contenersi fino ad allora, dalla fine del torneo di Cell a quel giorno aveva tentato di incamerare tutte le sue frustrazioni dentro, ma ora, quell’intrusione così insistente nell’intimo dei suoi pensieri, aveva acuito ancora di più il suo tormento ed incapace di trattenerlo lo stava lasciando trapelare. Era sull’orlo di una crisi di nervi, la vena che gli solcava la fronte aveva preso a pulsare spasmodicamente, il suo sguardo era pieno di avvilimento:   

“Non sono riuscito a fare un bel nulla contro Cell, un ragazzino ha saputo fare molto di più e non accetterò mai che Karoth abbia sacrificato la sua vita, questa è la peggiore di ogni umiliazione!! Dannazione, tutti i miei sogni sono crollati come castelli in aria, non avrò mai più la forza interiore per ritornare a combattere, mai più!!”

Bulma vide un uomo distrutto, per la prima volta si accorse che anche lui aveva le sue fragilità.

“E allora? Tutto qui?” fece lei con simulata facilità “non è da te ragionare in questo modo. Non hai più neanche una briciola di orgoglio nel sangue? Per quanto ancora vuoi continuare a piangerti addosso?!” le sue domande erano incisive, lo colpirono come una raffica di colpi “ Sei stato sconfitto? Bene, allora che aspetti a ritornare ad allenarti per cercare di migliorare? Ti senti soddisfatto di startene chiuso ancora qui?!”

Vegeta restò in silenzio con lo sguardo basso, se fosse stato un uomo normale forse avrebbe pianto.”

“Ho ragione sì o no?”

Lui sapeva che Bulma aveva ragione, ma non lo avrebbe mai ammesso dinanzi a lei:

“Che puoi saperne tu? E poi non sono affari tuoi, lasciami solo, non ho bisogno dei tuoi consigli!” le diede le spalle.

“Non me ne vado” Vegeta si rivoltò, colpito dalla grinta di quelle parole “voglio prima sapere cosa hai intenzione di fare”.

L’uomo la guardò: dal tono della sua voce e dallo sguardo che si era disegnato sul suo viso capì che non si stava più riferendo agli allenamenti e a tutto il resto, ma a loro due.

“Ho il disperato bisogno di sapere cosa intendi fare, non posso ancora restare in questo dubbio atroce” era difficile proseguire, trovare le parole giuste per affrontare un uomo dal carattere per niente facile. Bulma cercò di farsi coraggio, dall’esito di quel colloquio dipendeva tutta la sua vita…

“Vedi…quando facemmo la prima volta l’amore…”

disse e smise di guardarlo per l’imbarazzo  

“ il giorno dopo mi dicesti di non voler sapere nulla di me, che eri avvezzo a cose diverse che stare con una donna, io pensai che mi sarei dovuta rassegnare e rinunciare per sempre a te… ed invece nacque Trunks. Aveva pochi mesi quando te ne andasti via, ed io accettai anche quello con la speranza che tolti di mezzo i cyborg e Cell ti saresti assunto le tue responsabilità…” Ci fu un silenzio interminabile, durante il quale inutilmente attese che lui le venisse incontro anche con la sola espressione degli occhi:

“Hai intenzione di lasciarmi ancora una volta o di restare?” gli chiese chiudendo gli occhi e prendendo respiro.

“Non lo so” fu la secca risposta.

Bulma sentì un nodo alla gola che la lasciò senza respiro:

“Non voglio che tu te ne vada” riprese a piangere sommessamente “non posso pensare che non ti interessi niente di tuo figlio. Non ti è indifferente come vuoi cercare di far credere e lo sai bene anche tu perché  hai dimostrato con l’altro Trunks quanto ci tenessi quando lo hai visto colpire da Cell e morire!” si sedette sul ciglio del letto “ sai…anch’io mi sono affezionata a quel ragazzo e ci resterò male quando domani andrà via. Ma poi penso che c’è un altro bambino di là…” si strinse mestamente nelle spalle “e che quando crescerà sarà esattamente come lui…Adesso Trunks sta incominciando a compiere i suoi primi passi, fino ad ora sono riuscita a crescerlo da sola, ma prestò avrà bisogno anche di un padre ed io cosa farò?” si domandò piangendo “ ti rendi conto Vegeta? Quel bambino non ti conosce neanche, a stento lo hai preso in braccio quando aveva solo pochi mesi di vita, non ti farebbe piacere vederlo crescere e magari insegnargli a combattere? Sei ancora in tempo per poterlo fare, aiutami a crescere nostro figlio… ti supplico, restami accanto. Io non ti chiedo grandi cose, sola la tua presenza…” si portò le mani al volto per soffocare il pianto.

Vegeta l’aveva guardata per tutto il tempo. In quei giorni tra i suoi tormentati pensieri, ne aveva avuti molti anche per lei ed il bambino. Quando suo figlio era morto per mano di Cell, qualcosa era scattato nel suo cuore e in quei giorni, pensando al ruolo che nella sua vita stavano avendo Bulma e suo figlio, gli unici per i quali lui contasse qualcosa, non aveva non potuto ammettere di sentire qualcosa per loro, qualcosa che non aveva mai provato prima per niente e per nessuno, qualcosa che lo turbava e lo affascinava al tempo stesso.

Sarebbe futile domandarsi se si trattasse soltanto di affetto o già di vero amore, queste sfumature non contano per il cuore duro di un saiyan, perché una briciola di sentimento che questo è in grado di provare vale quanto il sentimento più grande che un uomo normale può sentire.

“Anch’io ho bisogno di te” riprese Bulma avvicinandosi piano verso di lui “neanche puoi immaginare quanto” e mentre lo diceva i suoi occhi azzurri continuavano a versare lacrime

“così tanto che quando non ti vedo è come se mi mancasse una parte di me. Potrai essere scontroso e difficile quanto vuoi tu, ma so che ovunque cercassi, non troverei mai una persona come te perché…sei unico. Mai ho maledetto il giorno in cui arrivasti sulla terra e se ritornassi indietro farei di nuovo tutto quello che ho fatto. Ti prego, resta con me, voglio che io, tu e Trunks possiamo essere una vera famiglia. Voglio passare il resto della mia vita accanto a te…”.

Vegeta non poteva più dire nulla, sentì solo che qualcosa gli stringeva il cuore, ormai lei era ad un palmo dal suo volto e continuava ancora a piangere:

“io…ti amo” gli disse infine stringendogli le braccia al collo.

Vegeta restò senza respiro, sentì il calore di quel contatto riscaldargli il freddo del cuore, le guance bagnate si strofinarono contro le sue e sentì la bocca di lei scivolare lungo il suo collo e prendere a dispensargli piccolo baci. Non aveva mai sentito quella sensazione di pace, a poco a poco la sua mente prese a svuotarsi da ogni preoccupazione, chiuse gli occhi, niente più sembrava contare, Cell, Gohan, Karoth. Era come essere su una barca in mezzo al mare, cullati da placide onde e riscaldati da un sole primaverile.

Bulma cercò la sua bocca, l’accarezzò con le sue labbra e poi lo baciò. Si staccò con flemma da lui e si guardarono negli occhi, poi la donna piano si sollevò sensualmente la maglietta e la lasciò cadere a terra.

Vegeta non aveva dimenticato quanto fosse bella. Portò la sua mano sulle sue spalle, la lasciò scivolare lungo i seni, con esitazione le fermò sui fianchi e poi la strinse a se baciandola con trasporto. Si accorse che gli era mancata da morire quella piccola terrestre, insopportabile e adorabile allo stesso tempo, che quei due anni trascorsi da solo nella stanza dello Spirito e del Tempo erano stati troppi anche per uno solitario come lui. La sollevò con la facilità con cui avrebbe sollevato una piuma, la portò sul letto, si sfilò i pantaloni divenuti all’improvviso troppo stretti, mentre Bulma gli faceva spazio tra la sue gambe.

Si unì a lei con tutta l’intensità di un saiyan, avrebbe continuato così per tutta la notte, se non che a un certo punto si accorse che lei non aveva neanche più la forza di ricambiare i suoi baci e le sue carezze:

“Oh Vegeta…“ sussurrò debolmente prendendo il suo volto tra le mani e guardandolo “avevo dimenticato quanto fosse bello…”

“Io no” rispose lui.

Bulma non si aspettava quella risposta e neanche lui, ma non poteva negare l’evidenza, non dopo essersi dato a lei con tutto se stesso.

Bulma lo strinse al suo petto, mentre lui strofinava dolcemente la sua guancia contro la pelle liscia che contornava i capezzoli. Era così bello tenere tra le braccia uno dei guerrieri più forti di tutto l’universo, che adesso si stava placidamente addormentando su di lei:

“Aaaahhh!!”

Vegeta balzò a ritroso con gli occhi sgranati dalla paura:

“Ma che ti prende??!” le domandò.

“Oh mio Dio, sono proprio una madre sconsiderata! Ho lasciato il piccolo con l’altro Trunks, gli ho detto di badargli un po’ e che sarei ritornata subito, non pensavo certo che le cose finissero così!” fece mentre frettolosamente si rivestiva:

“Devo andare” svanì all’improvviso mentre l’uomo si rigettava di nuovo sul cuscino sospirando contrariato per quel distacco tanto brusco.

*****

Fu presto mattino e lei fece ritorno nella stanza di lui dove trovò anche suo figlio. Era come se fosse entrato un raggio di sole, era radiosa, solare, splendente, Trunks ne restò abbagliato e anche suo padre, che entrò in uno strano stato di imbarazzo e agitazione. Non gli riuscì facile infatti guardarla con indifferenza e sentire, allo stesso tempo, ancora sulla pelle la passione esplosa tra loro due la sera prima. Si domandò se anche lei sentiva ciò che sentiva lui…di sicuro…pensò…visto che quando è entrata mi ha guardato ed è arrossita…

“Bene… la macchina del tempo si è ricaricata” annunciò.

“Grazie di tutto mamma”

“Spero solo che ritornerai a trovarci presto. In fondo non c’è alcun male, almeno fino a quando questo piccolino” si riferì al bimbo che aveva in braccio “non sarà abbastanza grande per capire che tu e lui siete la stessa persona”.

Trunks era seduto sul ciglio del letto:

“Ma cos’è?” fece notando qualcosa di nero tra le lenzuola ancora disfatte. Allungò il braccio e l’afferrò “forse non sono…affari…miei…” balbettò divenendo rossissimo.

Era una mutandina nera di pizzo.

Vegeta si fece peggio di lui, si voltò ed incrociò le braccia per nascondere la vergogna dipinta in viso. Insomma…per una persona così discreta come lui era il peggio che gli potesse capitare…e poi…proprio con suo figlio che era abbastanza grande per capire certe cose…!!!

Bulma non ebbe pensieri diversi in quei pochi istanti:

“Hem…” cercò di dire, ma si sentì la lingua come attorcigliata. E poi…cosa avrebbe potuto dirgli…che suo padre gliela aveva tolta e che per poco non gliela aveva strappata durante il delirio dei loro corpi e che poi aveva dimenticato di infilarsela mentre frettolosamente si rivestiva…??!!

Fortuna che il piccolo Trunks incominciò a piangere ed interruppe l’imbarazzo generale.

 

Il giovane partì poco dopo mentre i suoi genitori restarono a guardare la navicella allontanarsi a gran velocità. Poi il saiyan le si rivolse:

“La camera gravitazionale è sempre al solito posto?”

“Intendi allenarti?” fece gioiosa per la sua decisione, ma poi “ecco…c’è un problemino…”

“Quale?” domando con tono inquisitorio.

“Quando te ne andasti via… il primo impulso che ebbi fu quello di prendere una spranga di ferro…e di fare in modo che di quella stanza rimanesse ben poco…”

“Stai…scherzando?!” restò allibito. L’ho sempre detto fin dall’inizio che questa donna è veramente aggressiva…pensò tra se e se e chissà perché quella sua caratteristica che ogni tanto esplodeva gli era sempre piaciuta…

“No, ma posso rimetterla in sesto e magari potenziarla ancora di più. Intanto puoi allenarti nel giardino, all’aria aperta fa sempre bene”

“Ma vedi di muoverti se non vuoi che neanche di questo posto non ne resti più niente”.

Bulma si mise subito all’opera dopo aver affidato il bimbo alle cure della madre.                                                                                             ******

Era pomeriggio inoltrato quando Vegeta corse da lei come un forsennato:

“Si può sapere dove sono finite tutte le mie cose?!” era entrato in camera sua, ma aveva trovato i cassetti svuotati ed il letto senza neanche più le lenzuola.

“Ho trasferito tutto in camera mia” spiegò tranquilla.

“Cosa??!! Ti è andato di volta il cervello??!!”

“Su, Vegeta, cosa c’è di strano? E’ vero che non siamo sposati, ma abbiamo un figlio e siamo tutti e due abbastanza maturi” disse mentre continuava ad armeggiare con fili e pinze “poi mi sentirei una clandestina ad andare e venire dalla tua stanza la notte”.

“Non mi importa! Puoi anche restartene nella tua per quel che mi riguarda. Io non ho mai condiviso nulla con nessuno e non intendo farlo ora, abbiamo o non abbiamo un figlio in comune!!”

“Forza, vieni, per favore” lo portò nella sua stanza, lui la seguì irritato al massimo.

“Vedi” gli mostrò “ ho fatto mettere un letto a due piazze. Qui” e procedette verso l’armadio 

“in questi ultimi quattro cassetti trovi  la tua roba , ah, dimenticavo, qui c’è il bagno. Nella parte di sinistra dell’armedietto accanto allo specchio c’è tutto quello che ti occorre”.

“Non mi importa di come ti sei organizzata! Quello che più mi fa innervosire è di non essere stato neanche avvisato! E poi il bambino la notte piange ed io non lo sopporto!!”

“Dillo ancora un’altra volta e ti caccio di casa! Anche tu piangevi da bambino, anzi scommetto che facevi solo quello dalla mattina alla sera! Trunks è un bimbo tranquillo e la notte non dà alcun fastidio”.

“Rivoglio la mia stanza o me ne vado” fece convinto di avere la meglio.

“Vegeta, ma non mi dire che hai paura di addormentarti accanto a me?” colse nel segno.

“Pa…paura? Io non ho paura di nulla!!” la verità era che questi cambiamenti gli facevano davvero paura, già era troppo aver ammesso a se stesso di provare qualcosa per lei ed il bambino ed aver deciso di assumersi le proprie responsabilità, ma incominciare a vivere come un terrestre era fuori ogni limite.

“Dai, non preoccuparti, il letto è abbastanza grande, mi basta anche un cantuccio per dormire, ti prometto che non ti darò alcun fastidio” lo guardò con occhi languidi.

Vegeta sentì perdersi in quello sguardo azzurro. Era questo che lo spaventava, accorgersi cioè di come lei fosse in grado di distruggere tutte le sue barriere difensive e renderlo scoperto.

Lui, abituato ad indossare una perenne armatura contro tutti e tutto, in grado di nascondere ogni suo sentimento, non accettava di sentirsi senza alcuna protezione. Non voleva stare troppo a contatto con lei per il timore di non riuscire a smascherare quei sentimenti forti che solo lei sapeva fargli provare.

Era furioso, eppure in cuor suo sapeva che tutto sommato questa situazione non gli dispiaceva e che era incuriosito di viverla. Fu per questo che disse:

“E va bene. Ma poi non ti lamentare se la convivenza dovesse rendersi più difficile del previsto. Io non intendo cambiare le mie abitudini per te, donna!” fece con il suo solito tono insolente, girando i tacchi e andandosene via.

                                                        *******

Bulma lavorò fino a sera, fino a quando esausta se ne andò nella sua camera per gettarsi di corsa sotto la doccia. Vegeta entrò poco dopo, dopo aver cenato. Sentì lo scrosciare dell’acqua, osservò il letto già sistemato per la notte ed il piccolo che nella culla dormiva beato.

Bulma aprì la porta del bagno:

“Aaaahhh!!” urlò. Vegeta si voltò sussultando “ mi hai spaventata, non pensavo che fossi già qui” si coprì con l’asciugamano. Era uscita nuda.

Vegeta non riuscì a dire nulla, se non a distogliere lo sguardo imbarazzato. Le cose non si mettevano affatto bene… diamine…gli aveva mozzato il fiato…pensò…

Anche Bulma si sentì in imbarazzo mentre procedette verso il letto. Era strano, la sera prima avevano fatto molto di più, certe cose dovevano essere naturali, eppure adesso quasi si vergognava, forse perché sapeva che per lui tutto questo non era ancora normale.

Si sedette su un lato del letto, dando le spalle all’uomo. Vegeta la vide dallo specchio togliersi l’asciugamano ed indossare la camicia da notte: era di seta bianca, scollata, e le arrivava poco più giù delle mutandine.

Se ne andò in bagno per non farsi prendere dall’impulso di strappargliela di dosso.

Bulma si infilò nel letto, aveva atteso con trepidazione durante tutta la giornata l’arrivo di quel momento, ma adesso era nervosa almeno quanto lui.

Sentì l’uomo uscire dal bagno, lei era voltata su di un fianco, non lo vedeva, né Vegeta vedeva il suo volto.

“Ti ho lasciato il pigiama sul letto” gli disse.

“Ti sei scomodata per niente” ribattè aspro “io non indosso nessun pigiama”.

“Dormi…dormi nudo?” quella prospettiva le tolse il respiro.

“Non sono affari tuoi”.

Si infilò anche lui nel letto, tenendosi a dovuta distanza. Nel farlo, le tolse tutte le lenzuola di dosso per tenerle per se:

“Ehi…ma…” Bulma preferì lasciar perdere, capì che lui voleva renderle la notte più difficile del previsto e non voleva dargli a vedere che ci stava riuscendo.

Intanto pensava a come il saiyan le stesse accanto nel letto…se coperto o…nudo, moriva dalla voglia di scoprirlo, ma si era promessa di stargli lontana quella notte, per dargli almeno un po’ di tempo per ambientarsi alla novità e sbollire l’irritazione, e poi anche lei aveva il suo orgoglio, non vedeva per quale motivo dovesse essere lei a fare il primo passo.

Era stanca, la giornata era stata molto faticosa, a poco a poco i suoi pensieri presero a sbiadirsi e si addormentò. Vegeta invece era più sveglio che mai, si voltò a guardare il soffitto, i suoi occhi si erano ormai abituati al buio, a tratti li ruotava verso di lei, vedeva distintamente le sue gambe nude e la camicia che le era salita già più su dei fianchi.

L’istinto che aveva era quella di toccarla, ma non voleva, non voleva mostrarle quanto la desiderasse, il suo orgoglio era troppo forte. Si addormentò dopo molto tempo ed il suo sonno non fu per nulla tranquillo.

                                                                  ********

 

 

Giorno dopo, ora di pranzo:

Bulma era in cucina a preparare da mangiare al piccolo, seduto nel seggiolone a battere le manine sul tavolo: “Da-da-da-da!”

La ragazza si avvicinò:

“Su, tra un po’ sarà pronto, piccolo mio” gli diede un bacio sulla fronte e prese a fargli tante moine affettuose “oh, quanto sei bello” e lo riempiva di piccoli baci, non riuscendo a resistere a quelle guance paffute  “sei proprio bello come tuo padre, ma devi diventare anche forte come lui, mi raccomando!” si accorse ad un tratto che il bimbo fissava qualcosa dietro di lei.

“Ah, sei tu Vegeta” fece voltandosi.

Chissà cosa aveva sentito…eh sì… il complimento non gli era per niente sfuggito…ed era anche arrossito quando lei si era voltata:

“Aspetta qualche minuto, tra un pò sarà pronto anche per te”.

Trunks lo fissava serio, forse nei suoi piccoli pensieri si stava chiedendo chi fosse quell’individuo che lo fissava con altrettanta serietà. Non distolse lo sguardo da lui per alcuni minuti, poi incominciò a piangere per la fame:

“Vegeta, ti dispiace prenderlo in braccio, per favore?” gli chiese mentre lei si affaccendava più veloce accanto ai fornelli.

“In…braccio?”

“Dai, non ti mangia mica! Altrimenti non riuscirò a preparare da mangiare né per te, né per lui”.

Il saiyan fece come lei disse, lo prese in braccio, erano passati molti mesi da quando lo aveva fatto per l’ultima volta, fu indeciso su quale fosse il modo giusto per mantenerlo… era proprio maldestro…ma Trunks smise di piangere e tornò a fissarlo come aveva fatto prima.

Si guardarono tutti e due negli occhi, sembrava quasi che ognuno avesse paura dell’altro…anzi Trunks si sentiva davvero in soggezione tra quelle braccia e così riprese a piangere. Vegeta sentì prendersi dal panico:

“Se lo guardi con quella faccia così brutta è ovvio che ha paura di te, giocaci un po’”.

Anche Bulma si sentì prendere dal panico, continuava a cucinare tranquilla ma in cuor suo stava pregando che il bambino la finisse…doveva smettere…lo doveva fare per suo padre…per non rovinare quel momento che lei aveva così tanto sperato di vedere.

Vegeta prese un sonaglio che era accanto al seggiolone, lo agitò per attirare l’attenzione del bambino, ma non servì a nulla, anzi lui lo prese e lo gettò a terra. Non sapeva cosa fare, mai in vita sua si era sentito più maldestro ed impacciato che in quel momento, non sapeva cosa dire a suo figlio per zittirlo nè cosa di solito si facesse per risolvere quelle situazioni tipicamente da terrestri. Guardava  disperato ora il bambino, ora sua madre che gli aveva voltato le spalle per non accrescere il suo imbarazzo.

“Hi-hi-hi-hi”

Bulma sentì ad un tratto che il piccolo aveva smesso di piangere e che il suo umore, come quello di tutti i bambini, era repentinamente cambiato: aveva preso a ridere!! Si voltò…non poteva credere ai suoi occhi…Vegeta aveva sollevato in alto il bambino, con le braccia tese verso il soffitto, e adesso Trunks sembrava divertirsi come non mai a sgambettare in aria come un piccolo uccellino. Bulma osservò il volto di Vegeta, le parve quasi di vedere la sua bocca atteggiata ad una specie di sorriso. Si avvicinò a loro:

“Ma guarda come si diverte!” quasi ci restò male a dire “ su, Trunks, avrai tutto il tempo per imparare a volare, la pappa è pronta. Ti dispiace rimetterlo nel seggiolone?” si rivolse al saiyan. Il bimbo ritornò a sedere, ancora divertito osservava il padre, muovendo agitatamente le manine verso di lui:

“Chi è, Trunks?” gli si rivolse sua madre “è il tuo papà!” esclamò.

Il piccino tornò a guardarlo serio, spostava gli occhi ora su sua madre, ora su quell’individuo, con la boccuccia dischiusa a indicare significativamente il suo stupore:                      

“Dì pa-pà, forza, pa-pà, pa-pà!” lo esortò.

“Ta-ta-ta-ta” riprese a battere le mani felice.

“Pa-pà, papà” scandì lentamente.

“Pa-pa-pa-pa-pa!”

“Bravo!” sua madre gli battè le mani guardandolo fiera “hai visto, Vegeta? Ha pronunciato già il tuo nome! E pensare che per imparargli a dire mamma ho perso tantissimo tempo, non è giusto!” fece il suo solito broncio, ma poi: “Sono sicura che tra qualche giorno saprà già riconoscerti benissimo. Trunks è un bimbo che si affeziona facilmente, penso che tu abbia già conquistato la sua simpatia, anche con molto poco”.

Vegeta si sedette, attendendo che anche per lui fosse pronto da mangiare. Osservò Bulma  imboccare il suo bambino:

“Ciuf-ciuf! Il trenino entra nella caverna! Ecco che si apre…haum!”.

Fissava rapito quel piccolo quadretto familiare…era la sua famiglia…pensò…si accorse che quel pensiero non era così spaventoso…anzi…gli piaceva…per la prima volta sentì il suo cuore intenerirsi…una pace interiore scendere sul suo animo…

Era così bella Bulma…Osservava senza essere visto i suoi capelli raccolti frettolosamente e spettinati, la bretellina della canotta caderle dalla spalla, si accorse che gli piaceva da morire, in qualsiasi modo lei fosse: arrabbiata, dolce, materna, passionale, vestita, nuda…

E quel bambino poi…gli assomigliava così tanto…e…

Si voltò bruscamente quando la ragazza incrociò il suo sguardo e gli sorrise.

                                                                   *********

E fu sera. La tensione crebbe sempre di più man mano che si avvicinò l’ora di rincontrarsi e mille domande si affollarono nelle loro menti trovando risposte diverse.

Come sarebbe trascorsa quella notte? Cosa sarebbe accaduto tra quelle lenzuola? Se fosse stata la loro prima volta neanche si sarebbero sentiti così intimoriti l’uno dell’altra.

Bulma entrò in camera, vide la porta del bagno chiusa:

“Vegeta, ci sei tu?”

L’uomo era già da un pezzo nella vasca:

“Guai a te se ti permetti di entrare e di disturbarmi!!” bofonchiò.

Tornò a rilassarsi nell’acqua calda e schiumosa quando sentì dirsi che sarebbe andata in un altro bagno e che avrebbe potuto continuare con comodo.

Non che a lui interessasse tanto l’idromassaggio, ma starsene nel bagno era l’unico modo per ritardare il momento di coricarsi accanto a lei. Per quanto ancora le cose sarebbero continuate ad andare avanti così? Per quanto altro tempo avrebbe dovuto combattere contro i suoi desideri ed i suoi impulsi? Si sentiva di impazzire pensando che avrebbe dovuto continuare a tenerli segreti e a sopprimerli col suo orgoglio per tutta quella notte e per quella successiva e per quell’altra ancora…Il desiderio di lei era talmente forte da dimenticare per alcuni istanti i motivi per cui cercava di reprimerli, ma mentre pensava a lei e si perdeva in immagini proibite, il suo orgoglio tornava ad ammonirlo e a ricordargli crudelmente che lui era  il principe dei saiyan e che un guerriero del suo livello non poteva avere queste debolezze. La cosa che lo spaventava era che se si fosse avvicinato a lei e l’avrebbe stretta tra le sue braccia, ciò che sarebbe accaduto non sarebbe stato solo sesso, ma qualcosa di ben più sublime e puro, che nasceva prima di tutto dal cuore.

Forse se fosse stata lei per prima ad avvicinarsi, le cose sarebbero state più facili…pensò… avrebbe dovuto solo ricambiarla… e si sarebbe risparmiato l’umiliazione di mostrarle che lui per primo aveva voglia di stare con lei…ma perché in quei due giorni Bulma non lo aveva neanche sfiorato con un dito? Forse era così che le cose andavano normalmente in una coppia? Se era così, poteva allora trarre un respiro di sollievo, era in fondo ciò che lui voleva, cioè che lei  gli stesse il più lontano possibile, eppure perché, riflettendo su questa cosa, si accorgeva che non gli garbava tanto questo eventuale modo di fare dei terrestri e che in realtà desiderava esattamente il contrario?

Il corso tormentato dei suoi pensieri fu interrotto quando sentì la porta della stanza riaprirsi e richiudersi.

Bulma aveva fatto una doccia veloce ed aveva indossato la casacca del pigiama, più pesante del baby-doll della notte prima e più adatta per quella notte che si preannunciava abbastanza fredda. Era incominciato a piovere, il vento batteva gagliardo contro i vetri della finestra e la temperatura era scesa di molti gradi. Si infilò nel letto ed attese che Vegeta la raggiungesse.

Sì, quella notte non poteva trascorrere come quella precedente, quella situazione di indugi e titubanze doveva sbloccarsi e sapeva che solo lei aveva il potere di farlo. Non riusciva a resistere a stargli ancora lontana, sapeva che lui doveva abituarsi ancora a molte cose, che non era il caso di forzare troppo la corda, ma era altrettanto sicura che se lei si fosse avvicinata a lui, il saiyan non avrebbe osato respingerla.Era riuscita a leggerglielo quel giorno negli occhi, quando lui in cucina l’aveva fissata quasi come incantato. Sì, lo avrebbe aspettato e poi sarebbe scivolata felina accanto a lui non appena si fosse infilato sotto le lenzuola. Lo avrebbe incominciato poi ad accarezzare ed una carezza avrebbe tirato l’altra.

Ma perché Vegeta tardava ad uscire? Si sentiva così stanca…sbadigliò una volta e poi un’altra ancora…no…doveva resistere…non poteva addormentarsi così…

Intanto aveva trovato una comoda posizione nel letto…era così rilassante…ed era così piacevole quel caldo torpore che si stava impossessando delle sue membra e  sottraendo a poco a poco tutto il vigore…

L’oblio era ormai già penetrato nella sua mente, la pioggia sferzante all’esterno era solo un ronzio confuso nelle sue orecchie, chiuse gli occhi e scivolò nel sonno.

La porta del bagno si aprì piano. Vegeta uscì accompagnato dal fragore di un tuono. Restò a guardare Bulma già addormentata e con le braccia strette intorno al cuscino: come era possibile? Come era possibile riuscire ad addormentarsi in una situazione simile? Possibile mai che per lei fosse tutto così normale? Che non sentisse i  sensi inquieti, smaniosi ed esagitati come li sentiva lui?

Si infilò nel letto, per dispetto lo fece senza alcun garbo, facendo cigolare forti le reti, ma Bulma come tutta risposta si rivoltò dall’altro lato accompagnando il suo movimento con un sospiro più pesante. La luce fioca che era accanto a lei sul comodino era stata lasciata accesa. Vegeta preferì non spegnerla per evitare di doversi avvicinare di più a lei ed oltrepassarla allungando il braccio.

Intanto fuori la pioggia continuava ad imperversare con veemenza maggiore, il vento sibilava tagliente tra  gli alberi del giardino, i tuoni si alternavano a saette abbaglianti. Si rigirò di continuo nel letto, tentando di trovare la posizione che più gli conciliasse il sonno. Il suo corpo era però troppo sveglio, sembrava non aver risentito del pesante allenamento a cui lo aveva sottoposto quel giorno, gli sembrava impossibile liberarlo dal fervore che lo invadeva. La desiderava, voleva svegliarla, pretendeva che lei si svegliasse e se  non lo faceva l’avrebbe destata lui con la forza! E poi…il suo orgoglio, il suo essere distaccato da tutto e da tutti dove sarebbero finiti?

Un lampo squarciò il cielo ed illuminò la stanza. Il fragore che seguì fu rumoroso ed improvviso. Bulma si rigirò nel sonno ed ancora incosciente finì contro di lui. Quel contatto fu come una scossa elettrica per il saiyan, che lo paralizzò, distruggendo qualsiasi difesa stesse cercando di costruire. Ormai era sicuro di come quella notte sarebbe andata a finire…non poteva avere più esitazioni…quel contatto gli fece perdere ogni controllo!

Restò per alcuni minuti incapace di compiere qualsiasi movimento, poi piano la spostò da sé,  lei nel sonno si rivoltò e si mise supina. Vegeta si avvicinò con cautela verso di lei. La luce fioca sul comodino proiettava ombre lunghe intorno alle sue forme. La fissò a lungo: era bellissima!

Non sapeva ancora bene cosa avesse intenzione di fare, ma la sua mano si mosse quasi per istinto verso di lei, con molta calma e con le dita tremanti le sbottonò il primo bottone della casacca, poi fece lo stesso con il secondo e quando fu arrivato al terzo ebbe una piccola esitazione, la guardò ed accertatosi che dormiva ancora  si convinse ad aprire anche quello: i suoi seni furono così scoperti.

Vegeta deglutì a fatica: erano così tonde quelle forme… così piene…così perfette…così seducenti ed armoniose…

Le accarezzò morbidamente, con il fiato sospeso. Al tocco delle sue dita sentì i capezzoli  irrigidirsi.

Si abbassò piano verso uno di essi, posò la sua bocca sul piccolo bocciolo rosa, succhiò dolcemente prima uno, poi l’altro. Con la punta della lingua ne gustò di ognuno tutto il sapore: era dolce e fragrante. Lo fece entrare fin dentro il suo sangue, e a quel contatto così caldo con la pelle di lei, sentì le labbra bruciargli come infiammate.

Cosa stava facendo?!!??!!

Si staccò da lei bruscamente, fissandola sconvolto per quel gesto così temerario. E se lei si fosse svegliata e si fosse accorta di quello che lui le stava facendo? L’avrebbe presa male?  Cosa avrebbe dovuto dirle? Come avrebbe potuto giustificarsi? Era giusto approfittarsi del suo stato incosciente? Erano cose normali fra i terrestri?

Doveva smettere…pensò prendendo a sudare…ma dove poteva trovare il coraggio di farlo? Le labbra gli bruciarono ancora più forti a quel brusco distacco, non erano ancora sazie, desideravano ancora impregnarsi del suo sapore, non riuscivano a resistere…

Ormai fuori di ogni controllo, ritornò a baciarle piano i seni, poi si inginocchiò accanto a lei, la sollevò pianissimo, le sfilò le mutandine lasciandole scivolare lentamente lungo le sue gambe lisce (proprio come fece Goku da bambino!), si pose su di lei con leggerezza e prese a baciarla lungo il collo.

Bulma strabuzzò con fatica gli occhi, accompagnando il movimento con un piccolo gemito.

Accortasi del peso che era su di lei, e diramatasi a poco a poco la nebbia che le velava gli occhi, riuscì a mettere a fuoco la sagoma dell’uomo:

“Vegeta…” mormorò con un filo di voce.

Non le fu subito chiaro cosa stesse accadendo.

L’uomo smise di baciarla intorno al collo, non si intimorì che lei si fosse svegliata, anzi aveva sperato che questo accadesse. La guardò nei suoi occhi confusi, stranamente tutte le paure di prima sembravano essersi dissolte, ormai sapeva quello che voleva e ciò gli infuse sicurezza. Le accarezzò con la punta del dito le labbra, impedendole di dire qualsiasi altra cosa:

“Ti voglio…” sussurrò prima di travolgerla con un bacio.

Bulma sentì la sua lingua invaderle la bocca, sottrarle addirittura il respiro, impedirle anche solo di ricambiarlo tanto fu l’impeto con cui lo fece.

Ancora incapace di reggere a tanta passione, a stento riuscì a ruotare bruscamente il capo dall’altra parte per liberarsi di quell’intruso così inaspettato ed irruente:

“Vegeta!” esclamò senza fiato, spingendo contro le sue spalle e staccandolo da sé.

Si sollevò con la schiena bruscamente, tutti e due adesso erano seduti sul letto a fissarsi affannati e con gli occhi stravolti. La magia che lui aveva creato sembrò dissolversi di colpo. Un lampo illuminò abbagliante la stanza.

Il saiyan sentì la paura e l’ansia di prima divenire più concrete che mai. E adesso cosa gli restava da fare?

Lei lo aveva respinto, forse nella mentalità di una terrestre era sbagliato osare così tanto…riflettè angosciato…

Lui che ne poteva sapere di cosa una donna pensasse nei meandri della sua mente…era ancora così inesperto di come funzionassero le cose in un rapporto di coppia…era ancora tutto così poco normale per lui…aveva seguito solo il suo istinto…

“Io…ecco…” tentò di dire.

Il pensiero che tutto dovesse terminare lì lo gettò in un baratro di smarrimento…sentì raggelarsi all’idea di trascorrere quella notte in solitudine…gli parve impossibile accettare quella prospettiva…

Bulma lo continuava intanto a fissare con gli occhi sgranati, mai in vita sua era stata baciata con tanta impetuosità… mai nessuno era riuscito a sconvolgerla con un bacio come invece quel saiyan aveva saputo fare…

A poco a poco il respiro della donna si fece regolare, Vegeta guardò più a fondo nei suoi occhi scintillanti e vide riflessi i suoi stessi desideri.

Bulma, recuperato il fiato e ripresasi, gli gettò le braccia al collo e lo baciò con la stessa foga con cui lui l’aveva baciata pochi attimi prima. Questa volta fu l’uomo a restarne travolto.

Caddero sui cuscini e continuarono a baciarsi e ad assaporarsi ancora a lungo. Dopo quel primo incontro disorientato, le loro lingue trovarono il ritmo giusto e presero ad  intrecciarsi in un movimento morbido ed armonioso, carico di passionalità e trasporto.

Bulma sentì la scia umida che i suoi baci le avevano lasciato sul collo e sui seni, si accorse di essere stata già spogliata e la scoperta che lui avesse iniziato a fare tutto questo mentre lei ancora dormiva, le procurò un piacere mentale pari a quello fisico.

Gli accarezzò la schiena, con le sue mani sottili scese più giù e lo toccò proprio lì, dove un tempo spuntava la sua coda e dove adesso quel punto era simile ad una ferita cicatrizzata. Andò oltre e si accorse che anche lui era già nudo, anzi forse lo era stato fin dal principio, pensò, fin da quando si era infilato sotto le lenzuola…

Vegeta continuò a baciarla, accarezzandola lungo i fianchi sinuosi e le gambe levigate.

Lentamente si fece spazio con la mano nell’interno delle sue cosce e con le dita la sfiorò nella parte più nascosta.

Bulma emise un gemito e di riflesso chiuse le gambe, come per impedirgli di continuare.

Temeva di non riuscire a resistere al piacere di quella stimolazione tanto sensibile. Così facendo però aumentò solo di più la sua piacevole tortura, perché la mano di lui, intrappolata tra le sue gambe, non potè liberarsi e con le dita penetrò più a fondo in quell’antro umido e caldo.

L’uomo restò a fissarla mentre lei con gli occhi semi-aperti gemeva, quasi con sofferenza. Bulma non riuscì a trattenersi, le dita di lui le parvero infatti come arroventate ed il calore che gli trasmisero fu come una fitta improvvisa che da quel punto le attraversò tutto il ventre e le salì fino alla gola.

Vegeta la strinse tra le sue braccia poderose, quasi come se la volesse proteggere da sé stesso e dalle sensazioni forti che le stava dando. Lei gli tenne il volto, gli sorrise ansante e lo baciò, per dimostrargli di stare bene e ricordargli che erano solo all’inizio.

La baciò lungo il collo, ritornò a torturarle i seni, con lentezza esasperante scese verso l’ombelico e continuò oltre, fino a quando con audacia osò sfiorarle con le labbra la sua intimità:

Le sembrò impossibile riuscire a resistere, la stanza incominciò a ruotarle intorno tanto era acutissimo quel piacere.

“No…ti prego…non ce la faccio…” proruppe lei ansimante.

Vegeta risalì verso di lei:

“Vuoi…vuoi che…smetta?…” chiese guardandola e respirando anche lui forte.

Bulma lo guardò negli occhi mentre il suo petto si sollevava affannosamente. Sentì perdersi nella sconfinatezza di quegli occhi neri…lo amava alla follia…

“No…continua…”

“Ripetilo…ancora…” le sussurrò nell’orecchio, per godere ancora di quella voce alterata dall’eccitazione.

“Fallo…ancora” disse lei infine abbracciandolo forte.

Vegeta rifece lo stesso esasperante percorso di prima, trattenendosi ancora a lungo sul petto e sul ventre:

“Continua…ti prego…” lo esortò lei, esasperata quasi da quegli indugi,  pensando che forse lui non avesse capito.

Ma Vegeta aveva capito bene e con le labbra a fior di pelle ritornò in quel punto.

Bulma strinse tra i pugni serrati due ciocche dei suoi capelli, come per sostenersi e  fronteggiare meglio quella sensazione di svenimento che la lasciò completamente impotente.

Il saiyan risalì verso di lei, il suo cuore batteva spasmodicamente, la passione gli aveva ormai annebbiato la vista. Sentiva il suo possente corpo percorso da palpiti irrefrenabili.

Non poteva trattenersi ancora… si sentiva di impazzire…quel muscolo sembrava volesse esplodergli…

La donna lo intuì e aprì di più le gambe per accoglierlo dentro di sé.

Vegeta entrò piano, trattenendo il respiro fino a quando non fu arrivato fino in fondo.

Poi i loro corpi, privi ormai di qualsiasi controllo, presero a contrarsi e a spingersi spontaneamente  l’uno contro l’altro con un ritmo sempre più sinuoso.

L’uomo si muoveva su di lei sensualmente, soffocando i suoi singulti contro la sua piccola spalla:

“Bulma…” fu l’unica cosa che riuscì a pronunciare chiaramente nel parossismo di quel piacere, che di lì a poco sorprese entrambi.

                                                       

**********

Fuori infuriava la tempesta. Non dando alcun cenno di placarsi, la pioggia batteva sferzante conto i vetri della finestra, il vento ululava spaventosamente, scuotendo le cime degli alberi e sollevando tutto quanto trovasse sul suo percorso. La notte era più buia che mai, le strade deserte e silenziose, scosse solo dal rumore battente della pioggia e dal tuonare continuo del cielo.

Nel letto, invece, i loro sensi si erano placati.

Appagati, soddisfatti, sazi l’uno dell’altra, avevano ripreso a respirare piano.

Bulma se ne stava adagiata sul corpo di lui, con la testa poggiata sul suo scultoreo torace, tracciando con un dito delle linee invisibili intorno ai profili marcati dei suoi muscoli:

“Non ho mai visto un tempo simile…” disse lei accecata da un lampo.

Vegeta la stringeva tra le sue braccia, sembrava così esile e piccola rispetto a lui… 

“Aspetta un attimo” fece lei sciogliendosi dal suo abbraccio e muovendosi veloce verso la culla del bambino.

Vegeta la vide con premura ricoprire il bambino:

“Speriamo che questi tuoni non lo sveglino…” disse rinfilandosi di corsa sotto le lenzuola e ritornando su di lui.

“Brrr…” rabbrividì schiacciando la faccia contro il suo petto.

Faceva freddo, sotto quelle lenzuola sottili, i loro corpi nudi si trasmettevano calore scambievolmente. Nessuno dei due si decideva ad alzarsi per prendere una coperta più pesante tanto quella posizione era comoda e rilassante per entrambi.

Nessuno dei due voleva staccarsi dall’altro.

Una saetta illuminò con il suo bagliore fulmineo tutto il cielo. La scossa che seguì si tradusse in un boato scrosciante e fragoroso. La piccola luce sul comodino si spense all’improvviso.

Bulma sussultò spaventata tra le sue braccia:

“Ho paura…” fece come un capriccio, perché lui la stringesse più forte.

In realtà non si era mai sentita più sicura che in quel momento, qualsiasi cosa fosse accaduta fuori, sapeva che quelle braccia avrebbero protetto lei ed il suo bambino.

“Vegeta…” lo chiamò sottovoce.

L’uomo era rimasto silenzioso per tutto il tempo a guardare la pioggia battere contro i vetri.

“Mmm…” ruotò gli occhi verso di lei.

“Cosa…cosa provi per me?…” osò domandargli per poi pentirsene subito.

Doveva tenere la bocca chiusa…si disse…era ancora troppo presto per quel genere di domande…e se adesso lui si fosse arrabbiato e se ne fosse andato via?…aveva rovinato tutto…

“Non lo so…” rispose lui dopo qualche attimo, fissando un punto indefinito della stanza

“è tutto così strano…” aggiunse.

Bulma sorrise felice, quelle parole per lei avevano molto più valore di qualsiasi ti amo stereotipato. Era tutto così bello…avrebbe voluto che quella notte non finisse mai…

“Scusami” fece l’uomo dopo una lunga pausa

“E di cosa?”

“Di averti svegliata”

“No, tesoro, è stato magnifico essere svegliata dai tuoi baci. Non dimenticherò mai questa notte…anzi non voglio addormentarmi” disse, solleticandogli la pelle con il suo respiro.

“Perché?” fece lui.

“Ho paura di svegliarmi e di non trovarti più vicino, come tutte le altre volte…”

“Non essere sciocca!” fu duro “e poi…l’altra volta sei stata tu a scappare via…” le ricordò.

“Hai ragione” sorrise lei, alzando il capo e cercando nel buio la sua bocca per baciarlo“però mi piacerebbe così tanto svegliarmi domattina e trovarmi ancora così…” disse con la speranza che lui la prendesse in parola.

 

                                                        ***********

Bulma  aprì con fatica gli occhi. Allungò il braccio e realizzò di essere sola nel letto. Era ancora presto, ma dalla camera gravitazionale sentiva già il rimbombo degli allenamenti.

E così lui era scappato via da lei anche quel giorno…beh…non poteva pretendere tutto…doveva avere ancora molta pazienza… il cuore del principe dei saiyan ormai le apparteneva ma si sarebbe dovuta ancora scontrare con i suoi cambiamenti di umore e gli aspetti difficili del suo carattere.

I vetri della finestra erano appannati per il freddo eppure lei si sentiva al caldo.

Si accorse che lui le aveva messo una coperta sulle spalle prima di andare via.

Quella sorpresa le diede un balzo al cuore…i suoi occhi si inumidirono…mentre all’orizzonte sorgeva un pallido sole.

 

LILLY 81’

 

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