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Fonte: http://www.rockymountainnews.com/

Data : 15.05.04

I MISTERI DEGLI ANASAZI SVELATI DAL GRANO DI CHACO

CHACO CANYON, New Mexico – Un gruppo di ricerca ha raccolto 60 campioni di suolo nel bacino del Chaco questo mese nel tentativo di determinare dove gli Anasazi coltivavano il grano di cui avrebbero avuto bisogno, per nutrire le migliaia di persone che periodicamente si raggruppavano nel Canyon.

In un articolo pubblicato lo scorso ottobre nella rivista Proceedings of the National Academy of Sciences, gli scienziati hanno evidenziato la corrispondenza tra le impronte chimiche di sette antiche pannocchie di grano trovate nella zona di Chaco detta Pueblo Bonito, e i campioni di suolo distanti dal canyon.

Hanno concluso che gli Anasazi trasportassero il loro grano da più di 50 miglia di distanza per nutrire gli abitanti del canyon. Questo risultato rovescia le convinzioni di lunga data che il popolo di Chaco fosse auto-sufficiente dal punto di vista agricolo, coltivando qualsiasi cosa di cui avesse bisogno all’interno del canyon, mediante l’intelligente uso del territorio.

La scoperta conferma anche la convinzione che Chaco fosse un centro cerimoniale, amministrativo ed economico di una vasta regione, che si divideva tra il Nuovo Messico nord-occidentale ed il Bacino di San Juan.

“Abbiamo sempre sottovalutato l’abilità di questi popoli ad organizzarsi su vasta scala senza l’ausilio della moderna tecnologia” ha dichiarato Linda Cordell, archeologa dell’Università del Colorado. “Quel grano non arrivava lì da sé. Era la gente a trasportarlo. Ciò sottende un sistema organizzativo su scala regionale che non era mai stato ipotizzato per il bacino di San Juan in centinaia di anni”

Gli studiosi stanno ora estendendo le loro indagini, iniziate tre anni or sono, mediante la raccolta di nuovi campioni di suolo dalla zona di Chaco e dalle zone circostanti, alla ricerca di probabili siti di coltivazione degli Anasazi. Si procederà poi all’analisi chimica di 20 a 40 pannocchie trovate dagli archeologi decenni or sono, all’interno delle “grandi case” di Chaco, costruite tra l’850 ed il 1150 d.C. per la conservazione delle provviste.

Quindi tenteranno di evidenziare le corrispondenze tra le pannocchie ed i siti dell’arido bacino desertico per determinare dove il grano sia stato coltivato effettivamente.

Gli Anasazi costruirono 14 grandi case di conservazione nel Canyon di Chaco. Le strutture contenevano 200 stanze interne di media ed erano alte quattro piani.

Il sito meglio conosciuto, Pueblo Bonito, ospitava 700 stanze. Lo scopo di queste costruzioni è stato dibattuto per più di un secolo. Un’idea suggeriva fossero siti per ospitare i pellegrini che raggiungevano la zona per le celebrazioni rituali.

Nel corso di questi eventi, il Canyon avrebbe radunato fino a 7,000 persone o più. Come potevano gli abitanti di Chaco riuscire a sfamare tante bocche?

La scarsità delle precipitazioni ed una conseguentemente breve stagione di crescita e di raccolta, rendevano la produzione di grano nel Canyon piuttosto precaria. Malgrado ciò, negli anni ’70 la maggior parte degli archeologi riteneva che i Chacoani crescessero il loro grano in loco, e l’idea era sostenuta dalla scoperta di un estensivo sistema di dighe, canali, scavi e pareti, usati per canalizzare le acque verso terrazzamenti da coltivazione, giardini e campi.

Nel 1970, la fotografia aerea e le immagini satellitari cominciarono a rivelare l’estensione del sistema di strade preistorico che collegava il canyon di Chaco alle comunità circostanti del Bacino di San Juan ed oltre.

Sono state identificate più di 400 miglia di antiche strade, che congiungevano l’area centrale attorno a Pueblo Bonito a più di 150 altre grandi case in una regione della dimensione del West Virginia.

Fu chiaro che le grandi case del Canyon di Chaco erano una volta il centro del Bacino di San Juan.

Studi più recenti hanno però mostrato che gli Anasazi usavano le strade per condurre travi di legno per l’edilizia a Chaco, senza l’ausilio di animali da soma o di ruote – dalle pendici della Montagne di Chuskas, 50 miglia ad ovest. L’argilla per la creazione di recipienti, e la selce nera, una roccia a grana fine usata per le punte dei proiettili, venivano importate dalla stessa area.

Gli esperti di geochimica hanno suggerito di considerare il tasso isotopico di stronzio per collegare le antiche pannocchie di grano al suolo in cui furono coltivate, poiché secoli fa, quando crebbero le piante che produssero queste pannocchie, le loro radici prelevarono lo stronzio dal suolo. Il tasso delle varie forme, o isotopi, di stronzio nelle pannocchie offre una sorta di impronta digitale chimica che potrà essere usata per rintracciare il loro suolo d’origine.

Al termine di questa indagine, valutando i campioni di suolo ed acqua prelevati dai probabili siti agricoli attorno al canyon, si è scoperto che la ratio di stronzio delle pannocchie di Pueblo Bonito corrispondeva a quella del suolo delle pendici del Chuskas e dalle piane dei fiumi San Juan ed Animas, circa 56 miglia a nord.

“Credo si potranno ricavare informazioni preziose” ha dichiarato l’archeologo Steve Lakeson, curatore di antropologia dell’Università del Colorado.

“La selce nera, l’ossidiana e la ceramica, utilizzate per centinaia di migliaia di recipienti, arrivavano a Chaco da altri luoghi. E sappiamo che anche il legno proveniva dai Chuskas. Ma questa è la prima volta che possiamo provare che questo accadeva anche per il grano” ha dichiarato. “Ciò dimostra la loro autosufficienza, e apre le porte ad una nuova idea”

La nuova idea è la nozione che il Canyon di Chaco servisse come “banca del grano” che distribuiva mais frumento attraverso tutto il bacino di San Juan attorno all’anno 1000. Il grano in surplus era portato al sito centrale dai campi sui confini del bacino, quindi ridistribuito ai contadini delle altre aree, secondo il modello proposto per la prima volta dall’archeologo James Judge nel 1976.

Ma chi erano i capi di Chaco? Alcune tradizioni dei clan Navajo narrano di un regnante conosciuto come il Giocatore, che ottenne il controllo del popolo, sottomettendolo con incantesimi e stregonerie.

“I Navajo vi diranno che questo era un luogo influente, governato da un uomo che abusava dei suoi poteri di magia nera” illustrano gli studiosi. “Dicono che questo luogo era al servizio del diavolo. Era una specie di campo di concentramento.”

Secondo le leggende Navajo, il Giocatore pose in stato di schiavitù il popolo che aveva sottomesso, e lo costrinse a costruire le grandi case di Chaco. Il Giocatore scelse poi una delle strutture di calcare, Pueblo Alto, come sua personale residenza.

Dopo avere abusato del suo potere, ed avere maltrattato le masse, il Giocatore fu decapitato.

Quindi, l’ampia sala cerimoniale circolare all’interno della grande casa, conosciuta come grande kivas, fu rasa al suolo, “così che non si potesse più abusare del potere che vi era stato creato”.

Le costruzioni a Chaco finirono verso la metà del 1100, ed il centro più popoloso della regione scivolò verso nord.

Per il 1300, il Canyon di Chaco e la maggior parte del Sud-Ovest settentrionale, erano stati abbandonati dagli Anasazi. La siccità indubbiamente giocò un ruolo determinante.

 

Ma chi era il Popolo di Chaco?

-          Storia: Abitò il Canyon di Chaco nel periodo 850-1250 d.C. Edificò costruzioni nella zona dal 1020 al 1120. Migrò verso nuove aree dal 1100-1200.

-          Cosa costruirono: Gli abitanti del Canyon erano esperti manovali e costruirono case di pietra con finalità di deposito, con centinaia di stanze orientate nelle direzioni solari, lunari e dei quattro punti cardinali; costruirono anche una fitta rete di strade a collegamento delle grandi case.

-          Cultura: comprendeva una buona preparazione negli indicatori astronomici, e sistemi di controllo ed indirizzo delle acque verso le grandi case. Potrebbero avere usato le grandi case come centri pubblici cerimoniali o commerciali. Crearono una ceramica caratterizzata da nero su bianco. Collezionavano turchesi per gioielleria e commerci.

-          Anasazi o Antichi Puebloani? Anasazi è la parola Navajo per “antenati nemici”, un nome che i primi esploratori ed archeologi inglesi diedero ai popoli preistorici della regione. Alcuni indiani-americani trovano la parola Anasazi offensiva e preferiscono Puebloani Arcaici o Antichi Puebloani

 

 

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