INDAGINI SU GESÙ

Fonte: http://www.pbs.org/

Perché si sviluppò la Cristianità ?

 

QUALI SONO LE DIFFICOLTÀ NELLA RICOSTRUZIONE DEL MONDO DI GESÙ?

 

HELMUT KOESTER

Professore di Studi Neo-Testamentari e di Storia della Chiesa presso la Harvard Divinità School

Possiamo davvero ricostruire il mondo di Gesù?

Per ogni studioso che lavora con la storia antica, il primo passo consiste nel riconoscere è che le nostre evidenze sono molto, molto frammentarie. In certo modo, non possiamo mai ricostruire la storia poiché non abbiamo pezzi sufficienti. E’ come uno scavo archeologico. Se si scavano le rovine di un tempio, si possono trovare le fondazioni. Ma potrebbero non essere complete e si potrebbe non essere in grado di comprendere quanto fosse lungo il tempio.

Potremo poi trovare una serie di tronconi di colonne, un capitello, forse qualche pezzo della struttura del tetto.

E dover formare le ipotesi su come il tempio dovesse sembrare.

Resterà anch’essa una semplice ipotesi, poiché i pezzi non sono mai abbastanza.

Perfino le facciate splendidamente ricostruite degli edifici che ammiriamo oggi come turisti nelle città d’arte, sono il risultato di ipotesi.

La ricostruzione reale può essere difficile, perché le ipotesi possono essere sbagliate.

Essenzialmente, non abbiamo a che fare con una situazione differente rispetto alla “ricostruzione” della prima storia Cristiana o della storia di Gesù. Cioè, non possiamo realmente ricostruirle.

Apprendiamo determinate informazioni dalle fonti letterarie o materiali che potremmo interpretare giudiziosamente, e formare un quadro approssimato di quel che accadde.

Sappiamo ad esempio che Paolo scrisse tale lettera alla città di Corinto e sappiamo che la scrisse in un tale momento. Essa ci dice una serie di cose di quel che accadeva nella comunità Corinta, ma non sapremo mai la storia completa di quel che accadeva nella comunità Corinta.

Abbiamo gli elementi necessari per comprendere la ragione per cui Paolo scrisse quella lettera. Ma ciò non basta per conoscere la storia della comunità di Corinto. Così dobbiamo essere estremamente cauti, vorrei dire persino nell’uso della parola “ricostruzione”. D’altro canto, ritengo che si debba imparare ad usare la parola “ipotesi” come un termine positivo. Se non formuliamo un’ipotesi, allora avremo solo pochi fatti scarni e non riusciremo mai a sapere niente. Così le ipotesi sono un elemento positivo ed importante.

Ora, se volessimo applicarlo alla questione della nostra conoscenza di Gesù di Nazareth e del suo ministero, abbiamo da fronteggiare un’altra difficoltà. Non è solo la frammentarietà delle informazioni di cui disponiamo a complicare il quadro; ma soprattutto che non sono state raccolte per documentare Gesù di Nazareth come figura storica, quanto piuttosto per istruire le antiche chiese Cristiane sul messaggio salvifico di Gesù.

E’ un fenomeno ricorrente nella ricerca storica, è una sorta di trasformazione del carattere del materiale. E’ quasi come se trovassimo in un edificio antico, nel corso di uno scavo archeologico, un pezzo che è stato riutilizzato nel tempo, e che proveniva originariamente da un altro edificio.

Nei fatti, per quanto attiene a Gesù, noi abbiamo solo pezzi riutilizzati…

Che cosa ha detto Gesù effettivamente, e che cosa ha fatto effettivamente, come storia nuda e cruda, come fatto storico, non sapremo mai… Poiché le figure della storia passata non sono necessariamente ricordate per quello che fecero, ma sono per l’impatto che ebbero sulle generazioni successive. Socrate è un famoso esempio di questa situazione. Non abbiamo una singola frase scritta da Socrate, ma sappiamo che divenne l’argomento di base della filosofia di Platone, e che un numero di questioni della filosofia platonica sono radicate in figure che Socrate elaborò prima di lui. Non possiamo ricostruire i suoi insegnamenti in modo diretto, ma possiamo ricavarli dalla testimonianza del suo discepolo.

E io credo di poter dire che con Gesù ci troviamo nella stessa situazione, poiché possiamo essere certi che tutto questo non sarebbe mai accaduto senza Gesù. I discepoli non avrebbero avuto l’esperienza miracolosa di vedere Gesù, dopo la sua morte, che spezzava il pane e versava il vino per loro, se Gesù non avesse già spezzato il pane e versato il vino quando ancora era tra loro, nell’Ultima Cena, per prefigurare la venuta del Regno di Dio. Così possiamo tracciare le linee tra quel che vediamo come effetto e quelle che potrebbero essere state le cause. In questo modo potremo ripulire la tradizione fino ad ottenere un modello originale da ascrivere al Gesù “storico”.

 

Eric Meyers:

Professore di Religione ed Archeologia presso la Duke University

IPOTESI STORICHE

Non vi è sfida maggiore per un insegnante o uno studioso dell’antichità che tentare di porre insieme tutte le evidenze e giungere ad una spiegazione plausibile di quel che accade. L’archeologia ci offre il contesto nel quale hanno avuto luogo i grandi eventi. Può aiutarci a comprendere il modo in cui furono costruite le città, ma non possono aiutarci a comprendere il contenuto del messaggio del Maestro. E così l’archeologia è una via di dialogo con le fonti letterarie. E’ un dialogo con la Bibbia. E’ un dialogo con Giuseppe. E’ un dialogo con le iscrizioni e tutte le altre evidenze scritte che abbiamo. E quando arrivi a mettere insieme queste cose, allora divengono per noi potenti interpreti di tutti questi dati: una risoluzione oggettiva ed importante delle tensioni tra questi due tipi di evidenze. E vorrei sperare di essere un’interprete sensibile di queste evidenze, poiché senza percepire la dinamica tra esse non si potrebbe ottenere una buona risoluzione della materia.

Alla fine giungiamo a rendere le ipotesi plausibili. Come studiosi, tutti noi siamo portati a formulare le ipotesi più plausibili… come storici della religione, ed interpreti dei dati, sia letterari che archeologici, tentiamo di ottenere i risultati migliori. Prendiamo questa dinamica tra fonti letterarie ed archeologia, guardiamo entrambe i lati della moneta, e poi li mettiamo insieme e arriviamo alla migliore delle ipotesi possibili.

Persino non avendo dubbi sul fatto che Gesù sia una figura storia, che visse ed ebbe un enorme impatto sul suo tempo e su tutti i tempi successivi, noi, in definitiva, non abbiamo una prova archeologica che quest’uomo visse. E’ anch’essa solo un’ipotesi…

 

Allen D.Callahan:

Professore Associato di Nuovo Testamento, Harvard Divinity School

PROBLEMI NELLA RICOSTRUZIONE DELLA VITA DI GESÙ

Osservando la vita di Gesù come problema storico, perché è tanto difficile ricostruire storicamente la sua vita? Vi sono, di base, tantissime evidenze per farlo.

E’ la natura di queste evidenze, credo [che] è intrinsecamente problematica, poiché in un certo modo Gesù è la quintessenza della persona non-storica. Intendo che ci troviamo in presenza di un uomo che nacque nelle province, forse povero, almeno in termini di tutte le tradizioni che abbiamo a disposizione. Non solo era nato in queste circostanze, ma visse anche in queste circostanze e si associò con altre persone che vivevano in queste circostanze. Questo non è un buon modo per diventare un personaggio famoso. Questo non è certamente un buon modo per diventare qualcuno che stabilisca la fine di un’era e l’inizio di un Nuovo Mondo.

La storia non è fatta per registrare le imprese di una persona come Gesù. Intendo dire: Gesù è molto più simile alla maggior parte delle persone, statisticamente parlando, che sono sempre esistite nel mondo – povere, oscure, senza pretese di regalità o distinzioni di ogni genere. Persone che vissero in condizioni meno che desiderabili e morirono nello stesso modo. Non vi è niente di storicamente rimarchevole al riguardo. Miliardi di persone passano attraverso questa valle di lacrime esattamente nello stesso modo.

L’argomento forte nella proclamazione del Vangelo è che vi fu qualcosa di distintivo in questo individuo particolare. E’ una situazione che entra in rotta di collisione con il modo in cui la storia è fatta normalmente, e qui dobbiamo cogliere la straordinarietà dell’Uomo-Gesù e del messaggio che venne a portare. Un giovane artigiano Galileo diviene l’uomo più importante della storia. Una figura di cui si è sempre parlato, e si continuerà sempre a parlare. Una figura la cui forza dirompente ha davvero cambiato il mondo. Se tutto questo è accaduto, una ragione deve esistere.

 

John Dominic Crossan

Professore Emerito di Studi Religiosi, DePaul University

COME POSSIAMO RICOSTRUIRE LA VITA DI GESÙ?

Può descrivere il suo metodo o il metodo degli storici per tentare di ricostruire come fu il vero Gesù?

Il mio metodo è interdisciplinare, gerarchico e interattivo, il che significa che inizio con l’antropologia trans-culturale, e tento di comprendere il mondo di Gesù come lo potrebbe comprendere un antropologo, come una società agricola, come una società, come una società contadina con un divario abissale tra dispone di beni e chi non ne dispone.

Su questo, costruisco tutto quel che è dato sapere circa la storia ebraica e circa la pace romana del tempo di Augusto. E su questo ancora, costruisco uno strato di archeologia, per esempio l’urbanizzazione della bassa Galilea con la costruzione di Sepphoris. Solo a questo punto, esamino i primi testi relativi alla tradizione di Gesù…

Passo dopo passo, come tenti di ottenere il nucleo centrale dei fatti sulla vita di Gesù?

Lasciatemi fare una piccola illustrazione. Il cosiddetto Vangelo Q, che è il testo che incorporato in Matteo e Luca, ma che non proviene da Marco, si data probabilmente attorno al 50 d.C.

Vi è anche un vangelo chiamato il Vangelo di Tommaso, che fu scoperto nel 1945 a Nag Hammadi in Egitto. Guardiamo questi due vangeli. Vi è circa il 30% di materiali comuni in essi, ed è una percentuale estremamente alta, a meno di non ipotizzare derivino tutti da una fonte comune, il che non sembra essere. Il materiale è precedente al suo uso, nel cosiddetto Vangelo Q o nel Vangelo di Tommaso. Questo materiale, insieme con qualsiasi cosa noi troviamo in Paolo, è il primo che possiamo ottenere. Ed io mi concentro tremendamente su questo materiale.

Così questo nucleo di materiale su cui lei conta, pre-data quel che è generalmente considerato il Nuovo Testamento.

Il materiale su cui mi baso è precedente alla redazione del Nuovo Testamento. Stiamo parlando del 50, ovvero almeno 20 anni prima del Vangelo di Marco, nello stesso tempo in cui scrisse Paolo.

 

 

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