Ho conosciuto Michelangelo Coviello alla fine del 1970, alla Statale di Milano, primo anno di studi universitari. Insieme ad Angelo Lumelli, formammo una piccola comunità di poeti. Piccola, ma dalle grandi domande. Lumelli ne era l'anima tedesca, astratta e architettonica; io quella francese, adolescente umbratile: Michelangelo (Michele) rappresentava - anzi, incarnava - l'energia americana: travolgente, sensuale e sensitiva, capace di slanci e collere frontali. (...) E in questo suo modo non c'era niente di naif. Al contrario. Lui era e rimane una persona profondamente colta, un lettore formidabile. E' questo il punto. Ed è questo il suo fascino, la sua unicità. Una persona permeata di cultura. Che tuttavia, con un gesto brutale, se ne spoglia. La immerge in una presenza. Decisa, come ogni autentica presenza, a esigere tutto. Romantica, dunque. E proprio da uno straniato romanticismo parte questo libro. Lo vediamo subito, in Casting, una delle sequenze erotiche più belle che sia dato leggere nell'attuale poesia. (...) C'è una donna, ci sono spezzoni di dialogo, lenzuola, tentativi di canto, richieste sessuali, invocazioni. (...) Ci si sente premere da qualcosa che non si compie mai: anzi, ci sembra che questi versi sia la pressione stessa divenuta visibile. Ogni dettaglio corporeo, indicato nel modo più netto, può trapassare all'improvviso nell'altra stanza, traballante e sconosciuta, del sogno. Anche le donne di questo poemetto, attraversate dal senso di una vigilia, sono lì, assolutamente lì, tanto reali da diventare angelicate... Sono le protagoniste di una passerella modernissima e purgatoriale.
Dalla Prefazione di Milo De Angelis (ottobre 1999)
Sveglia
Buon giorno, buona notte, benvenuti e bentornati, sono io che vi parlo, è il vostro Dee Jay preferito, quello che vi dice tutto, oggi è mercoledì, alta pressione, la temperatura è stazionaria, il cielo è sereno (almeno lui) il vento è debole, ad Atene ci sono trentun gradi, a Los Angeles ce ne sono ventitre, chi ha deciso di partire lo faccia subito, sarà un viaggio ricco, lo dicono le stelle che ho appena consultato, il sole è uscito dalla costellazione del Leone, l'alba di un nuovo giorno si schiude davanti a voi, con tutte le sue promesse, i suoi slogan, forza, sarà un viaggio pieno di tutto, saltate su quell'aereo, sulla macchina, sulla moto, saltate sulla radio e via, via fratelli, via da questo nido, è ora di viaggiare, la mia voce è con voi, oh uomini, angeli dell'esperienza.
(da Dee Jay)
Liza
Quando la tua luce oltre la memoria
è speranza di pace
verrò alla fredda tua guerra
Dio è fatto come noi
apri le tue braccia è giunta l'ora
la tua croce l'uomo dei dolori
se tu accogli la sua voce
su ali d'aquila grandi cose le tue mani
sorge risplende
l'amore è libertà e ci darà un cuore gratis
camminando per strada
amate questa vita amici miei
apri le tue braccia siamo arrivati
su tutta la terra apri le tue braccia
su quelli che ascoltano il canto dell'umiltà
bella forse più di me sollievo degli occhi
ed oggi ancora sempre le tue braccia
accetta questo pane come canto d'amore
il mio popolo è in cammino un solo spirito
e mi sorprende siamo noi cieli e terra
quando busserò sarà come un fiume
la mano nella tua ora che il giorno finisce.
Angela
Prima o poi ce ne andremo via tutti, dice
con la bocca deforme, grossa, uno per uno
il passato non conta ancora chiedimi altro
si può amare una volta nella vita o per sempre,
ora Angela si toglie la camicia, non ha altro sotto
si avvicina, riprende le carezze con la lingua
poi la mano che pulsa sulla mia, su tutto
hai brillato per me come una stella, una via facile
ed è arrivato il silenzio, dico grazie comunque
le calze, dove ho messo le calze questa notte,
la sua amica non era d'accordo e se n'è andata,
è la piccola morte, dice, niente di serio
poi passa e domani ritorna, svegliami allora
tanto prima o poi ce ne andremo
torneremo a casa, insiste, per sempre, vicini
poi telefona a suo marito e dice che sta bene,
ha un tatuaggio sul braccio da marinaio, un cuore
voglio morire mi dice, intanto che si apre,
sono il tuo impero d'oriente, la razza che cerchi
eccomi sono anche la parola che guarisce
ma hai una svastica, dico incisa sul culo
sono libera, sussurra mentre si copre, o no.
Sandra
Mi hai presa a mani nude e non hai avuto pietà
a casa mia, mentre stavo ancora urlando, dice
mi hai strappato tutto, e poi il sangue sulla lingua
su quest'aria così calda, umida che mi lecca
appena mi muovo, mi fai sudare, dice, ma
non di vivere ho soltanto paura
anche di te, la mia parte che butti
non hai rispetto per nessuno, nemmeno
per la mia pelle bianca, succhia, non sa di niente
i pezzi di vetro tra le lenzuola
li ho messi apposta così di notte
quando le ferite si riaprono, sarò anch'io aperta
su questi sogni che ci portano lontano
le tue mille donne di profumo
quanto coraggio ci vuole per contarle tutte
io che sono la terza della settimana o sbaglio
capisci anche quanto ti odio quando ti desidero
quando tu mi squarti e mi appendi al muro
e mi passi il tuo velluto pieno di vetro
le tue vene, intanto che mi strappo i peli
mangiami, domani devo partire
per sempre, dice, all'uomo che si dispera.
Casting
Dopo una rincorsa da restare senza fiato
mentre continuo la guerra nel torpore dei media
ora sono dentro di te, le dico, e sto per nascere
nella solitudine del sudore che si fa mare
tutta la tua vita è in questo catalogo, mi dice
puoi scegliere le foto, posizioni, tutto
vorrei solcarla con un solo sguardo
ma lei ha sonno e si rannicchia umida
così mi metto a guardare le foto
e tutto il resto del cast come un riassunto
il letto è la sola continuità su cui contare
ogni foto è una tacca, il nodo che non si scioglie
nemmeno ora che sto dormendo
nel sogno è quest'ora, vestito da donna
cosa ci faccio mi chiedo, seduto a gambe larghe
la mini alzata, con le mutande in mano
c'è mia madre che mi guarda severa
sulla panchina di fronte, un vero trionfo
mentre il rimmel mi cola sulla barba
sollevo gli occhi, sfinito, le tacche in mano
esibite, lei mi sorride e il nodo si scioglie
un'altra primavera adesso, un altro bacio.
(da Casting)
(da Casting, 1999)