Treviso, 30 Gennaio 2001

Ore 17.30

 

Suor Francesca: vi do limmaginetta dell’icona della Madre di Dio che veneriamo nella cappellina che avete visto prima.

Prof. De Pin: quell’icona, viene da Costantinopoli?

Suor Francesca: si, anche se le sue reali vicissitudini si perdono nella notte dei tempi ed è ancora allo studio la sua storia. Secondo la tradizione viene da Costantinopoli ed è approdata a Venezia non si sa quando. E’ qui da noi a partire dal 1913.

Il nostro ordine religioso nasce nel 1610 ad Annecy in Francia, fondato da S. Francesco di Sales e da Santa Giovanna Francesca de Chantal. Noi conserviamo nella nostra chiesa il cuore del santo fondatore, non so se lo sapete.

Prof. De Pin: ne sono venuto a conoscenza da poco e l’ho fatto sapere anche agli studenti delle mie classi. E’ possibile vederlo?

S. F.: si certo; poi potrete passare in chiesa a vederlo.

Riprendendo il filo del discorso ritorno al 1615 data in cui viene fondata la prima comunità di suore ad Annecy ed è questa nostra comunità. Con la rivoluzione francese tutti gli ordini religiosi sono costretti a sciogliersi o a fuggire di Francia. Anche le prime suore visitandine sono dovute fuggire travestite per non essere riconosciute come religiose e sono riparate in Italia, prima fermandosi a Mantova per due anni, poi fuggendo di nuovo a fronte dell’avanzata francese verso Vienna dove rimasero alcuni giorni e da dove partirono per Venezia dove si insediarono e rimasero trecento anni. Al Tempo di Giuseppe Sarto patriarca, sempre per effetto delle leggi che sopprimevano gli ordini religiosi dovettero staccarsi da Venezia e, una volta che Giuseppe Sarto divenne papa, approdarono, per suo espresso desiderio a Treviso in zona LE CORTI dove attualmente ci troviamo, zona tranquilla a quel tempo e ricca d’acqua.

Arrivando qui le suore portarono con sé l’icona, il crocefisso e il cuore del Santo che morì nel 1622 proprio presso la nostra comunità in mezzo alla quale si trovava di passaggio, dopo breve malattia. La sua diocesi d’origine reclamava la salma che, per essere trasportata doveva essere imbalsamata e privata delle parti interne. E siccome qualche giorno prima della morte aveva detto come estremo saluto alle sue suore: " vi lascio il mio spirito e il mio cuore " la madre superiora prendendo alla lettera quelle parole lo trattenne presso la comunità. Questo cuore è passato indenne attraverso tante traversie, specialmente al tempo della rivoluzione francese ed ha sempre seguito la comunità. E’ per questo che ancor oggi è tra noi.

Prof. De Pin : quindi questo vi attribuisce grande responsabilità nei confronti del Santo e del carisma vostro proprio.

Caterina: vorremmo porle delle domande abbastanza personali.

S. F. certo, se so rispondere!

Caterina: che cosa l’ha spinta a fare questa scelta di vita?

S. F. : beh! Io credo che se rispondo a questa rispondo a tutte le vostre domande perché la scelta di vita è tutta un cammino.

Voi, quanti anni avete, se non sono indiscreta?

Caterina ed Elisa : 15 e 16 anni.

S. F. : viene per tutti, vedete, un momento importante in cui ci chiediamo che cosa ne facciamo della nostra vita. Se per voi non è ancora arrivato, arriverà, perché è normale, altrimenti che cosa ne facciamo di questo dono di Dio che è la vita?

E’ il momento delle domande: cosa soprattutto vuole il Signore da me? Come facciamo a capire la sua volontà?

Prima di tutto volendo sinceramente scoprirla questa sua volontà, attraverso la preghiera, attraverso una dimensione spirituale, attraverso delle esperienze che si possono fare per cogliere le varie forme di vita. E tutte le vocazioni sono belle! Tutte sono grandi! Ma ciò che è più importante è capire qual è la nostra, perché solo lì noi ci sentiremo bene, saremo nella gioia, e realizzeremo la gloria di Dio e la nostra, perché Dio vuole anche la nostra gloria.

Così, attraverso la preghiera, il consiglio, le esperienze, sono venuta a scoprire quelle che sono le mie attitudini profonde che alloggiano nel fondo del mio cuore e del mio animo, i desideri profondi che neanche io stessa conoscevo. Il Signore nel momento opportuno me li fa vedere, fa si che emergano, mi aiuta a capire.

Perché sono arrivata a fare questa scelta? Perché io capivo che non mi bastava un tipo di vita che vivevo, né altri tipi di vita belli che pure ho esperimentato: il lavoro di parrocchia, il catechismo, la professione, l’unità della famiglia ( eravamo in nove fratelli ); vedevo che questa vita non mi bastava. Era il Signore che metteva dentro me queste insoddisfazioni per aiutarmi a dare una risposta alla sua chiamata. Non è sempre facile discernere, però viene il momento per ciascuno, secondo la progressione di ogni singolo cammino in cui, per piccoli passi si giunge ad una certa chiarezza sulla propria vocazione. Non è la chiarezza che si può trovare guardandosi allo specchio. Si vede quello che ci pare sia il meglio che il Signore ci mostra; ci si fida e poi si comincia a camminare. Si capisce un po’ alla volta man mano che si cammina. Non è che per esempio noi entrando abbiamo la certezza che quella è la nostra via. Man mano che si cammina poi si coglie, si sente se veramente lì il Signore ci vuole. Ci vogliono anni di formazione e preparazione così durante il cammino si può capire se il Signore ci chiama da un’altra parte.

Io, attraverso questi anni di ricerca, di preghiera, di consiglio, pian piano sono arrivata a capire che probabilmente il Signore mi voleva proprio in questa vita, perché quando io mi orientavo a questa sentivo che qualcosa dentro di me rispondeva, si dilatava, rimanevo nella libertà, mentre quando facevo altri pensieri non ero soddisfatta, non mi sentivo a posto, sentivo che il Signore voleva qualche altra cosa. E sono stata molto fortunata perché il Signore mi ha condotta dove oggi sono quasi dandomi modo di scartare le altre possibilità che mi si presentavano di volta in volta. Ma la partenza di questo cammino è proprio questa: cercare di capire qual è il progetto di Dio sulla nostra vita per trovare dove noi ci sentiamo al nostro posto.

Ho cercato di rispondervi con le mie parole ma voi capite che non è facile a parole esprimere un’esperienza di vita. Le parole sono parole e la vita è vita. Non c’è altro modo che fare esperienza di un certo stato di vita per sapere di che cosa si tratta, come ben diceva Gesù a chi gli domandava: " Maestro, dove abiti? " rispondendo: " venite e vedrete ". La risposta più efficace è l’esperienza. L’esperienza fa nascere dentro di noi delle risposte.

Prof. De Pin : per me infatti prima di oggi la clausura era un’idea accostata sui libri o vista da lontano, conosciuta per interposta persona, adesso è un’esperienza, magari indiretta, ma pur sempre un’esperienza.

Caterina: come trascorrete la vostra giornata qui dentro?

Suor Francesca: prima di tutto la nostra non è vita eremitica ma comunitaria. Abbiamo momenti di preghiera, momenti di lavoro, momenti di riunione comunitaria.

Alla mattina ci alziamo alle 5.30.

Alle 6.00 ci troviamo per un’ora di meditazione, un colloquio intimo con il Signore, in silenzio ma assieme a tutte le altre sorelle, in coro. Il coro è un luogo posto a destra del presbiterio della nostra chiesa, delimitato da una grata, nel quale recitiamo l’ufficio corale. Se andrete in chiesa potrete vedere il coro dall’interno della chiesa.

Alle 7.00 abbiamo Lodi, una parte della Liturgia delle ore. La liturgia delle ore scandisce nella preghiera le principali ore della giornata: Mattutino ( alba ), Lodi ( inizio del giorno ), Ora Media ( le 9.00, mezzogiorno, le 3.00 del pomeriggio ), Vespro (al tramonto del sole), Compieta ( prima di addormentarsi ). Quindi la Santa Messa.

Alle 8.15 usciamo dal coro. Quello è il momento in cui ci salutiamo e ci auguriamo la buona giornata. Di seguito si va a colazione. E poi, ciascuna, ai propri doveri.

Le occupazioni sono varie. Si fa di tutto un po’, secondo le forze disponibili e le esigenze della comunità, come in una famiglia. Viviamo del nostro lavoro, non abbiamo sovvenzioni o aiuti da parte di alcuno, come i poveri. Facciamo il servizio delle ostie per tutta la Diocesi. Confezioniamo cioè le particole che vengono utilizzate in tutte le parrocchie della Diocesi. Poi coltiviamo l’orto per ottenerne la verdura che abbisogna alla comunità. Produciamo tisane, biscotti, marmellate e altri alimenti che si prestano alla conservazione e possono essere acquistati in portineria dalle persone che vengono a farci visita. Si tratta di piccole goccioline che ci aiutano a vivere.

Altre occupazioni sono: il bucato, la pulizia della casa, la cucina, la manutenzione degli abiti, delle scarpe, tutto quello che serve alla comunità, dal momento che la casa è molto grande.

Prof. De Pin: quante suore siete in questo monastero?

S. F. : siamo in 32, di differenti età, molte in forze altre meno. Ce n’è una in infermeria in questo momento, le altre sono tutte autosufficienti.

Prof. De Pin: abbiamo sentito, nel canto ascoltato prima, che non siete solo italiane.

S. F. : no, abbiamo 4 sorelle colombiane. E’ da un anno e mezzo che sono con noi e ormai con l’italiano se la cavano abbastanza, anche se conservano ancora l’accento della loro lingua.

Poi alle 11.00 abbiamo l’ora sesta ( un nuovo momento di preghiera ).

Alle 11.30 il pranzo, durante il quale si parla lo stretto necessario, per comunicare le cose necessarie. Poi la ricreazione, tanto dopo il pranzo che dopo la cena, durante la quale si gioca. Adesso Suor Maria Pia sta imparando ad andare in bicicletta cosicché noi la aiutiamo in 3 o 4 a stare in equilibrio. Abbiamo vari giochi come il ping pong, il calcetto. Facciamo lunghe passeggiate, giochiamo con i cerchielli perché c’è bisogno di questi momenti.

Dopo la ricreazione, a mezza giornata, c’è mezz’ora di libertà per quelle che hanno bisogno di riposare.

Poi si torna ai nostri doveri.

Quindi si recita l’ora nona, un’altra parte della liturgia delle ore.

Alle 16.00 abbiamo mezz’ora di lettura spirituale che ognuna fa per conto proprio.

Alle 16.30 c’è il rosario, poi c’è il Vespro ( altra parte della liturgia delle ore )

Alle 18.00 cena, poi la ricreazione di nuovo fino alle 20.00. Alle volte la Madre ( Superiora ) da il via al tempo dell’informazione e formazione permanente. Non abbiamo infatti la radio o la televisione per apprendere le notizie su ciò che capita nel mondo. Abbiamo scelto di non riempire la nostra vita di notizie, di rumori, di distrazioni, altrimenti la nostra vocazione al silenzio perderebbe di significato. Però è giusto che conosciamo gli avvenimenti importanti che accadono intorno a noi. Allora la Madre, che ha il dovere di tenere la comunità informata in questo tempo serale ci mette al corrente su ciò che sta succedendo. Per esempio siamo a conoscenza del terribile terremoto che in questi giorni ha squassato l’India facendo migliaia di morti. Noi ci sintonizziamo attraverso la preghiera con tutti i fratelli sofferenti.

Alle 21.00 abbiamo Compieta ( l’ultima parte della Liturgia delle ore ). Dopo ci fermiamo a fare la pulizia del coro tutte assieme così l’indomani mattina è pronto per reiniziare la giornata.

Alle 22.00 siamo a letto.

La Domenica l’orario giornaliero è leggermente diverso. La Santa Messa domenicale può essere partecipata dai fedeli che vengono a trovarci.

Caterina: come comunicate con l’esterno? Fate altre cose oltre a quelle citate prima che abbiano risonanza all’esterno?

S. F. : si, facciamo anche piccole cose come pergamene dipinte, piccoli quadri o altri oggetti su commissione dipende dalle possibilità della comunità.

Per curare i veri e propri contatti con l’esterno hanno visto che ci sono due sorelle fuori in parlatorio. La loro mansione fa parte della nostra regola, altrimenti chi ci terrebbe i contatti necessari con l’esterno. Di solito una delle due suore si occupa delle commissioni all’esterno del monastero e l’altra riceve la gente all’entrata.

I familiari possono venire a trovarci una volta al mese, non perché lo dicono le regole ma perché abbiamo scoperto che le regole rispondevano ad un’esigenza profonda, quella cioè di offrire al Signore anche i nostri affetti verso le persone care. Rinunciare infatti alle cose che sono cattive è un dovere per ogni cristiano e per ogni battezzato, invece dare a Lui qualcosa che è buono è un’offerta. Non perché ci viene detto dunque ma perché abbiamo sentito che queste esigenze della regola rispondevano alle esigenze profonde che sentivamo in cuore. Noi usciamo da qui se dobbiamo andare in ospedale, per cose di salute gravi. Questa è la vera clausura papale, una clausura stretta. Si tratta di scelte. Alle volta i giovani che vengono a trovarci ci dicono: " però voi avete rinunciato a questo e a quello… ". No, non è che abbiamo rinunciato è che abbiamo preferito. E’ diverso! Perché se io punto lo sguardo sulla rinuncia è una cosa che mi costringe, la preferenza invece è una scelta libera.

Elisa: avete strumenti di comunicazione come Internet?

S. F. : no, Internet no, non ci ritroviamo là dentro. Ci basta il telefono.

Elisa: attuate qualche forma di allevamento?

S. F. : si alleviamo galline nella quantità necessaria per il nostro fabbisogno interno. In passato si allevavano anche pecore.

Elisa: una domanda personale: ha mai perso la fede in Dio?

S. F. : perso la fede, per grazia di dio no, ma fatto fatica nel mio percorso spirituale si, come è normale per ogni persona. Non è che se si imbocca la strada della consacrazione al Signore nella vita religiosa si è al riparo dalle fatiche del cammino quotidiano. Stiamo camminando e il cammino porta con sé delle fatiche. Ciò non vuol dire che abbiamo sbagliato strada o che stiamo camminando verso una meta irraggiungibile. No, la fatica fa parte del cammino. Siamo tutti di passaggio, la nostra patria è nel cuore di Dio. Quando c’è maltempo non diciamo che il sole non c’è; in quel momento esso è coperto ma più tardi si rifarà strada tra le nuvole.

Prof. De Pin: ci sono tante persone che si rivolgono a voi affidandovi le loro intenzioni preghiera?

S. F. : si, è tutta una catena di solidarietà. Questo dimostra come la gente ha bisogno di spiritualità ha una fame e una sete interiori.

Elisa: all’interno della vostra comunità ci sono gerarchie?

S. F. : certamente non ci può essere ordine senza suddivisione di compiti. C’è la Madre ( Superiora ), c’è la sua assistente, le consigliere, e le sorelle. La Madre viene eletta dalla comunità una volta ogni 3 anni con voto palese e senza accordi preventivi. Dopo i primi tre anni può essere rieletta ancora una volta, poi devono passare degli anni prima che una persona possa nuovamente essere rieletta.

Caterina: Lei era giovane quando ha deciso di fare questa scelta?

S. F. : avevo 23 anni, ma ho cominciato a pensarci già a 18. Le sorelle colombiane che abbiamo con noi sono giovani, una ha 23 anni.

Prof. De Pin : c’è un ritorno alle vocazioni claustrali in questo periodo?

S. F. : in Italia c’è scarsità, ma in Colombia ad esempio c’è una fioritura di vocazioni e non per fuggire dalle difficoltà presenti in quel paese. Se non c’è dentro un Qualcuno che è una Persona che chiama e si fa presente per noi non si fanno certe scelte. E la persona che nella vita da tutte le risposte è Gesù Cristo. E siccome Lui vuole il nostro bene ci fa il dono di essere insistente.

Caterina: secondo lei perché adesso ci sono meno giovani che fanno queste scelte, forse perché una volta… forse perché adesso c’è troppo e non si vuole rinunciare a…

S. F. : la società non aiuta certo a crescere questi valori. Siamo noi che ce li teniamo stretti in cuore, altrimenti perdiamo il senso della nostra esistenza, la bellezza della nostra vita. Abbiamo bisogno di spazi di silenzio in cui accogliere i beni dello spirito. E’ Dio che riempie la nostra vita di gioia e di libertà.

Prof. De Pin: grazie di cuore per questa testimonianza e per il tempo che ci avete dedicato