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Anno 2001 - Il Limbo - Pensieri "...E lacrima cadente , di sangue imperlata stessa, sfiora delicate guance,pesante come il dolore , lieve come la malinconia , per aver fine sul chiaro bagliore della fredda neve, distesa infinita di bianco candore, trafitta ora da una lama nera. Dama di rubino vestita, sfiora il mio sguardo solo una volta , che io possa perdermi , nell'infinito amore e nell'infinito dolore... "Neve , neve , candida neve , abbraccio gelido , carezza mortale. Dama di rubino vestita , delicata figura coperta , silenziosa lievemente cammini , il tuo passo non lascia che l'ombra.E lo sguardo si perde lontano, verso il nord che ora accarezzi, cercando l'essenza di un pensiero, l'illusione del calore umano, il barbaro scherzo dell'amore decantato. Dama di velluto avvolta , foriera di rassegnazione , tremenda più della cattiva sorte, arrendevole e senza appelli. Le tue mani scivolano spesso , sfiorando fiocchi candidi, su vellutati petali di rosa, anime ingrate , morenti da subito di focosa passione , rossa come il sangue che piangi , oscura come il dolore che provi, bianca , come il gelo in cui risiedi." "Pallida morte spenta,guarda i tuoi figli, abbine in cura più di quanto l'umano pensiero possa amare.Dolore , tristezza , rassegnazione non sono di questo mondo, ma solo del vero mondo che tutti accomuna . Tenera carezza gelida del ghiaccio, quanto ancora devi essere mia sola compagna? Sibilo del vento,quanto ancora sarai l'unico mio accompagnatore? E passano ore , e gli infiniti istanti che scorrono davanti ai miei occhi sono più struggenti che non il silenzio e la solitudina stessa. Quanto ancora? rosso di sangue , rosso che prima eri proprio del fuoco , quando tornerai ad esserlo? Di rubino brillante , al bagliore delle nevi, adesso stanca, al riposo concedo una vittoria , il cappuccio alzato a coprire la vista, il mantello largo a coprire le fattezze. La vita sta andando avanti, nel freddo . L'amore. Nel gelo." "Sii bella per stasera , notte stellata di fredda oscurità piangente. Le lacrime che illuminano tristemente il tuo volto non ti si addicono fanciulla , sopportare è umano , torturarsi doloroso , compiangersi vile. Illumina i tuoi occhi di chiarore sereno , rendili ardente di forza e volontà. Perchè così deve essere. Triste fanciulla che ti aggiri per spiagge buie , osserva il mare , ogni onda , una dopo l'altra , tutte forti , tutte decise , anche se infrante su scogli puntuti . Melanconica fanciulla che osservi la pioggia cadente, ascolta il battito quasi infinito delle mille e mille lacrime del cielo , senza fine , tutte compagne, molte ma una sola. Il blu del cielo notturno , cupo e infinito , compagno di se stessi , specchio di un anima, infranta ma vibrante , oscura ma profonda. Vita che brucia , ardente sangue nelle vene , furore di demone , non tenere per te , fanciulla, si che gli altri non sappiano , si che l'altrui vita non ne sia gravata... è troppo doloroso... Buio , Oscuro Amico di pianti lontani. Umano sentimento di amicizia, forte abbraccio di speranza, accoglila stretta. E tu , fanciulla , protendi le braccia verso di lui, speranza non più vuota oramai. Dolce lacrima calda in un freddo mare salato." *la signora si punge con la spina di una rosa bianca , colorando col sangue i suoi petali , da candidi a scarlatti* "Argento è la luce di cui risplende la fredda distesa della Signora; ella sempre incappucciata nel suo mantello di rubino, sempre in cammino senza una meta, percorre le fredde distese gelate. Il mantello spesso congelato in alcuni punti , ancora più sovente mosso e stropicciato dal vento glaciale. Compagna una rosa dalle puntute spine e dai petali vellutati. Scarlatta di giorno , corvina di notte è un suo omaggio alla natura , capace di meraviglie di molto superiori alle mortali.Ogni alba essaa muore , ogni meriggio rinasce , come leggendario animale , più forte , più bella, sempre migliore della volta prima. Ma sempre più breve è la sua vita.E quand'essa avrà raggiunto il massimo della sua bellezza e sublimità ,per un fuggevole istante ne potrà godere occhio vivente poichè la sua vità avrà termine e non rinascerà mai più. Perchè agli esseri viventi è dato di vivere le cose una e una sola volta in tutta la loro vita." Racconto Nevica ,neve leggera , candida , che ricopre tutto ciò su cui si posa come un delicato manto bianco. La figura vestita di nero , fascinosa di cupo splendore e eleganza, magnetica , grave nei movimenti ora si trovava a percorrere una strada , piena di gente , ricca di vita , allegra , e si accorgeva di come la figura che stava seguendo, quasi distrattamente , non era intonata al panorame che le si poneva di fronte.Frivolezza e severità.Il tutto e il solo.Una goccia di olio un un calice di acqua.Sfacciatamente consapevole nelle movenze , di attirare attenzione. Avanti , in mezzo alle genti , bambini , anziani , uomini d'affari , barboni. Qualche strattone ogni tanto , gente incivile , maleducata. E la figura che elegantemente non sfiorava e non si lasciava sfiorare. E come a intendere questo eveva di fronte a se strada libera. Che stonatura. Camminare , ancora , per quanto? Dove? Fa freddo. Vento che sferza sulle guance,occhi socchiusi. L'edificio abbandonato. Il portone semiaperto. La puzza di bruciato e di vecchio attorno. Lo scricchiolio dei vecchi solai sotto i suoi passi. Nessun pensiero, nessuna domanda. Perchè seguire? Perchè lasciarsi seguire? Le scale ripide , di pesante acciaio affumicato. L'odore sempre più acre di muffe e legno bruciato. Il terzo piano. Le finestre opache. I vetri rotti. Il freddo. Le folate di vento e la polvere alzata. Il sesto piano. Ancora salire? Per andare dove? Chi sei? Perchè? Il nono piano. Battito di ali , forse uccelli che scappano al rumore di passi. L'undicesimo piano. Oltre , il tetto. Esce dalla piccola porta Tentenna. Esce la luce crepuscolare illumina l'ultima ripida rampa da percorrere prima di arrivare sul tetto. E' tutto incredibilmente cupo, l'odore penetra nella pelle , il rosso mischiato al nero delle pareti bruciate sembra scarlatto , assomiglia al sangue di piccione. Uno scalino dopo l'altro e poi , la luce trapassa gli occhi , un istante , poi la vista si abitua. E' là, sul cornicione si gira , vede, ma non guarda. Sente ma non ascolta. Tira molto vento. L'edificio è il più alto della zona, il panorama è magnifico , miriadi di vecchi tetti e campanili riccamente intarsiati. Suggestivo , nella luce rossa del crepuscolo. Chi sei? Chi sei? - CHI SEI?- scivola il vento sulle parole. Si volta - .. - la sua aria interrogativa , il suo sguardo-tocco vellutato. ripetere. andare avanti - perchè qui? chi sei? .. perchè??? - sussurro del vento. - Questo è il limite estremo.- è in piedi sul cornicione , sull'angolo che forma il tetto dell'edificio, con le braccia aperte ad abbracciare il vento. La mantella nera che gli svolazza attorno. -Perchè qui???- Guarda in basso, rumore lontano di genti -Perchè qui solo , posso sentirmi infiniitamente oppresso- Guarda in alto , verso il cupo cielo - e infinitamente solo - |