Per saperne di più


Intorno agli anni '60 s'incominciò a parlare di "miracolo" economico, per l'eccezionalità dello sviluppo italiano. Per trovare un termine di paragone, bisognerebbe risalire al decollo industriale dell'Italia nel primo Novecento (l'età giolittiana). In valori assoluti gli aumenti di reddito del periodo 1952-62 sono superiori a quelli del primo mezzo secolo. Nel periodo 1901-50, il reddito procapite era cresciuto del 62%; nel decennio '52-62 del 47% (col 25% distribuito tra il 1959 e il'62).
Vi era stata una crescita sia della produzione industriale (+9% annuo) che agricola(+3% annuo), nonostante la diminuzione di manodopera nel settore primario e la tendenza al calo della redditività del lavoro agricolo. Per questo, nonostante le importazioni, salivano i prezzi all'ingrosso con percentuali più alte per i prodotti agricoli rispetto a quelli non agricoli, di quasi il doppio. Nel decennio indicato erano cresciuti gl'investimenti: dal 7% del reddito nazionale al 16%, e le esportazioni dal 10,8% al 21,3%.
Tra i fattori favorevoli allo sviluppo possiamo indicare:
  1. la riserva di manodopera a buon mercato;
  2. la crescente capacità di esportare all'estero le eccedenze produttive non ancora assorbite dal mercato interno;
  3. la nascita del MEC;
  4. l'ammodernamento degl'impianti;
  5. la funzione di stimolo svolta dalle industria a partecipazione statale;
  6. il miglioramento qualitativo della classe imprenditoriale (per queste considerazioni e i dati di cui sopra, G.Mammarella, L'Italia contemporanea).

Nella seconda metà degli anni 50 incominciarono a vedersi alcuni status symbol: la Fiat 600(1955), il primo supermarket a selfservice (Milano'57), ma è nel periodo 1958-63 che si manifestano quei fenomeni che hanno avuto la loro incubazione in anni precedenti: a)la piena ocupazione (nel '62 i disoccupato scendono al 3%); b) le imponenti migrazioni sud-nord; c)la combattività operaia; d)la progressione salariale; e) il mutamento della composizione dell'offerta; f)la forte impennata dei consumi privati
  1. b) alla fine del decennio è un movimento di 1.637.512 persone;
  2. c) le ore di sciopero tra 1960 e '62 sono quasi quadruplicate;
  3. d) +1,2% nel'61; +5,3 nel'62; +14,5 nel'63;
  4. e)auto, lavatrici, frigoriferi
  5. f) +8,5% nel'63; +42% per le auto nel quinquennio.

Cresce la domanda di abitazioni, scuole, ospedali
Per quanto riguarda l'occupazione, la diminuzione della disoccupazione è associata all'aumento degl'inoccupati (questi sono assenti volontariamente dal mercato del lavoro)per le seguenti ragioni:
  1. cresce la massa degli studenti dei pensionati e delle casalinghe (una componente di queste uscirebbe da lavori agricoli saltuari),
  2. ciò dipende a sua volta da:
  3. innalzamento dell'obbligo scolastico e prolungamento di studi (+76,8% degl'iscritti a scuole medie e università dall'anno 1958\59 al 1966\67),
  4. abbassamento dell'età per la pensione (60 anni per gli uomini e 55 per le donne)
  5. e sistema di calcolo della pensione più favorevole.

migrazioni consumo, beni di

Questi dati farebbero pensare a condizioni di benessere; però altri vengono a smentire quest'interpretazione. La percentuale degli occupati è infatti più alta al nord che al sud: 40,9% contro il 33% per il 1968; i lavoratori nella fascia d'età in cui si sommano efficienza ed esperienza (30-49 anni) sono quelli che mantengono il posto di lavoro, diminuisce invece la percentuale di occupati giovani (14-19 anni) e in età avanzata (60-64). Le imprese, ipotizzava l'economista De Cecco, sostituivano la forza lavoro meno produttiva con quella più produttiva.
Una conseguenza non trascurabile fu l'affermarsi della famiglia nucleare, dove un solo membro percepisce regolarmente lo stipendio, gli altri componenti o lavorano saltuariamente o sono a carico o sono titolari di pensioni.
Unendo gli effetti principali, e prima notati, della politica governativa: più studenti e più pensioni, si genera una capacità di spesa; ciò dipende anche dalla fine dell'autosufficienza del contadino costretto a spendere un salario nell'acquisto di alimenti che prima produceva.
Alla massa che migra al nord corrisponde una tale carenza di alloggi, che le occasioni di arricchimento mediante l'affitto spostano ancor di più risorse economiche e favoriscono anche avveduti piccolo borghesi proprietari.
Il Piemonte è la regione più ricettiva di "terroni"; la Basilicata è quella che si spopola di più.
Non si può restare nel proprio paese se lavorare significa lavoro temporaneo,i lavori pubblici venivano promossi anche per creare occupazione, ma avevano un termine temporale; e poi, dove il lavoro agricolo diventava più produttivo,e dove le terre erano ben poco produttive, servivano meno braccia.
Prima partivano i singoli, poi fu la volta di famiglie intere. Nel nordovest c'era più manovalanza, verso il centro e il nordest si mossero quelli con un titoli di studi che consentiva di fare il poliziotto, il carabiniere, o l'insegnante o l'impiegato di ufficio postale, ministero, prefettura o intendenza di finanza.
Cresceva lo squallore delle periferie, dove erano già sorte negli anni 50 le cosiddette "coree", modesti edifici addossati gli uni algli altri, spesso costruiti personalmente dagl'immigrati ai margini dei paesi dell'hinterland. Nel milanese,per esempio, su terreni agricoli dove esisteva già un cascinale e una stalla.
Le grandi città italiane si trasformarono in aree metropolitane che assorbivano i comuni o le borgate vicine. Secondo uno studio di Acquarone, l'area metropolitana di Milano comprendente 99 comuni, totalizzava già nel'58 circa 2408000 abitanti, mentre nel capoluogo ce n'erano 1426000; come dire che l'attrazione dei comuni limitrofi era fortissima (per minor costo degli affitti e presenza di fabbriche). Si consolida in quegli anni il ruolo terziario di Milano con l'allontanamento delle fabbriche: crescono servizi anche di commercializzazione e per il divertimento. A titolo d'esempio si può ricordare che i cittadini di Melegnano e Gorgonzola spendevano solo la metà del loro reddito nel comune di residenza.
Una certa promozione sociale si nota tra quegli ex operai che si mettono in proprio. Nonostante le grandi organizzazioni di vendita al dettaglio, il negoziante non è in via di estinzione, al contrario: se nel '51 c'erano 501 mila unità di vendita al minuto, nel 1965 erano salite a 755 mila. In circa 15 anni si passava da un negozio ogni 90 abitanti ad 1 ogni 75.
A Torino la Fiat raggiunge i 100 mila addetti nel '61(quasi un torinese su 9). Prima che sorga Rivalta nel '66, i suoi stabilimenti sono tutti nel territorio urbano tranne Mirafiori, verso Moncalieri.
La dipendenza di una miriade di piccole imprese dal gruppo Fiat è fortissima. Laddove queste hanno la funzione di fornitrici,se i pagamenti dilazionati della casa automobilistica le mettono in difficoltà, c'è un apposito ente finanziario della Fiat che accorcia i tempi di attesa trattenendo per il servizio una percentuale del 7,8%. Con questo sistema la Fiat, tramite l'UFI "riesce a percepire interessi persino sui propri debiti" (Minucci e Vertone, cit. in S.Lanaro, Storia dell'Italia repubblicana,p.245) Qui per almeno metà degli anni 60 converge nuova popolazione sul comune; il processo inverso, da Torino verso l'hinterland, inizierà alla fine del decennio, col trasferimento di vecchi impianti o la creazione di nuovi.
A Roma d'industria c'è ben poco, bisogna andare verso Aprilia e Pomezia per trovarla; gl'immigrati trovano posto nel commercio (con piccole attività apprese nei luoghi d'origine), nei trasporti e nei cantieri. La cementificazione procede spedita, si sacrifica il verde e si costruisce anche a ridosso della tomba di Cecilia Metella. Le ore serali sono scandite dal televisore; il Lazio è la regione con la più alta densità di apparecchi tv: 105 ogni 1000 abitanti.
Nata nel 1954, favorì la diffusione delle notizie e combattè l'analfabetismo con trasmissioni specifiche:Telescuola (1957)e Non è mai troppo tardi (1960). Nello stesso anno la TV documentò le Olimpiadi di Roma.

Se è ancora presto per parlare di consumismo- l'auto è una necessità e gli elettrodomestici facilitano la vita in casa- si diffonde il conformismo che attenua le diversità tra consumatori ed è la premessa per la vendita più agevole e massiccia di prodotti standardizzati.
A tavola spariscono i cereali secondari, si affermano la pasta di grano duro e il pane bianco; i legumi diventano piatti di contorno; sempre meno usati lardo e strutto, mentre permangono le distinzioni tra il meridione che preferisce l'olio e il Nord che usa il burro. Ma la vera rivoluzione è l'affermarsi della carne. Il menu tipico diventa: pastasciutta, fettina e ortaggi freschi (più tardi si affermeranno quelli in scatola).
La moda "insegna" ad essere giovanili, snelli,longilinei e sportivi; gli abiti maschili si fanno più stretti; si afferma un nuovo tipo di donna, filiforme e delicata, che contrasta con note attrici italiane rotonde e prosperose. L'essere grasso suscita ilarità, almeno al cinema.
L'intelligenza dei pubblicitari cresce: non si tratta più semplicemente di predisporre dei manifesti ben disegnati, ma di interessarsi di marketing, bisogna saperne di psicologia e conoscere la aspettative dei consumatori reali e potenziali. Si affermano con questo indirizzo moderno agenzie pubblicitarie straniere, mentre ottenere considerazione dai dirigenti della RAI è molto più dura. Dei due minuti e mezzo riservati in Carosello ad ogni azienda solo i 35 secondi del finale sono pubblicità. I pubblicitari per Carosello allora si devono ingegnare per raccordare la coda pubblicitaria col filmetto precedente:
così Calimero, il pulcino piccolo e nero, lavato con Ava diventa bianco;
l'infallibile ispettore Rock(Cesare Polacco), a chi lo elogia per aver risolto un caso difficile con le parole " lei ispettore non sbaglia mai", replica togliendosi il cappello e chinando la testa calva "no! anch'io ho commesso un errore non ho mai usato la brillantina Linetti".
Ovviamente le ballerine gemelle Kessler ballano per pubblicizzare le calze Omsa.
Una parvenza di preoccupazione per il "logorio della vita moderna" viene calata nella pubblicità del Cynar, che si propone come aperitivo a base di carciofo contro lo stress, col volto rassicurante di Ernesto Calindri.
Non solo la TV, i giornali, le migrazioni interne e la scuola media unica hanno contribuito a fare gl'Italiani, ma anche la pubblicità: poter consumare risponde ad un desiderio di affermazione sociale;inoltre, riconoscersi uguale ad un altro in quella possibilità di consumo e nell'avere quel prodotto, attenua le diversità che esistono nella vita quotidiana. In questo senso aiuta a "vivere meglio" almeno sul piano psichico.
Si standardizza la lingua con una predominanza di Lombardia e Piemonte: il congiuntivo perde terreno di fornte all'indicativo, il passato remoto è sostituito dal passato prossimo, "lui" funziona da pronome soggetto al posto di "egli", il pronome relativo "che" viene usato anche quando servirebbe "cui". I quotidiani,per ragioni di spazio,accorciano le frasi delle cronache, evitano verbi e saltano preposizioni,o sostantivano aggettivi:
legge stralcio, udienza fiume, notizia bomba; vertenza Fiat, busta paga; la stradale, i preziosi, l'utilitaria, i mondiali.
L'analisi del comportamento religioso degl'Italiani rivela che cala la frequenza alla messa,la vocazione al sacerdozio, si dilaziona l'età del battesimo e della prima comunione.La morale sessuale resta però saldamente ancorata alla religione cattolica, anche nelle regioni "rosse".
CINEMATOGRAFIA D'EPOCA Si ricordano qui solo alcuni film famosi, caratterizzati da un forte impegno sociale, che trattano della famiglia, del banditismo, della speculazione edilizia, degli stili di vita, con riferimento all'Italia.
1960_Rocco e i suoi fratelli di Visconti; La dolce vita di Fellini;
1961/62_Divorzio all'italiana, di Germi; Una vita difficile e Il sorpasso di Risi; banditi ad Orgosolo di De Seta;
1963_Le mani sulla città di Rosi;
1965_I pugni in tasca di Bellocchio;
1967_A ciascuno il suo di Petri.