Jean-François Martos a Guy
Debord
Jean-François Martos, Correspondance avec Guy
Debord
Le fin mot de l'Histoire, Parigi, agosto 1998
Traduzione a cura di Omar Wisyam
Parigi, 13 marzo 1992
Caro Guy,
Nessuna
nuova, buona nuova, così suppongo che per voi tutto stia
andando bene dalla fine del [19]90. Mi accorgo da parte mia che avevo
comicamente datato la mia ultima lettera 31 aprile 1991: benché
non accada più nulla di considerevole, e da molto tempo, il 1
maggio, questa non era probabilmente una ragione sufficiente per
cancellarlo dal calendario.
Tu avrai verosimilmente letto Sept
ans de réflexion; e forse ti sei anche
fatto un'idea dell'identità dei suoi autori? Sembrano aver
conosciuto abbastanza bene l'EdN dall'interno, così credo che
questa sorprendente autocritica in piena regola non sia semplicemente
una specie di falso. Quattro anni dopo l'EdP, e la parziale ripresa
delle sue argomentazioni da parte di diversi transfughi o dissidenti,
in questa suprema constatazione di fallimento, non mancherebbe allora
un che di piccante.
Avevo ricevuto nello stesso momento, nella
casella postale, questo falso Comunicato
dell'EdN, che evocava in particolare la messa al macero dei tuoi
libri. Devo dire che in un primo momento non vi avevo realmente
creduto: i tuoi libri non sono mai stati tanto presenti come da
quando si è detto che erano stati distrutti, ed oggi ancora si
trovano, su diverse pile, alla libreria Parallèles, o alla
Fnac, e li si poteva vedere recentemente nella vetrina di una
libreria alla Gare du Nord. Ma i librai confermano tuttavia il
macero.
Come ti avevo scritto nella mia ultima lettera, non ho più
avuto nessun contatto con Champ Libre dalla scomparsa di Floriana
[Lebovici], e nient'altro fino ad oggi (eccetto la spedizione da
parte loro, senza commento, nell'autunno scorso, di un'edizione
italiana de l'Histoire de l'I.S.
Ho trovato un po' grave - senza parlare delle note di copertina o
della traduzione - che l'editore SugarCo si permetta di cambiare il
titolo (1) senza avvertire, anche se il titolo originale rimane come
sottotitolo. So che l'editore si arroga a volte questo diritto, che
deve essere allora indicato nel contratto di traduzione; ma
quest'ultimo non mi è stato comunicato...): poiché mi
avevi consigliato grande diffidenza "a proposito di tutto",
per quanto riguarda Champ Libre, ti avevo chiesto maggiori dettagli
sulle manovre e sui raggiri evocati, perché possa disporre di
maggiore cognizione di causa di fronte alla nuova situazione.
Dopo
Berlino, Praga e Bruges, sono andato di recente a Venezia, e
imbattendomi per caso sui tuoi Commentaires,
che erano disposti a fianco della Histoire de
l'I.S. nella vetrina della libreria Patagonia (è
vicina ad un ponte, ed anche ad un canale), mi sono chiesto se non ci
sia stato, anche in questo caso, un tiro mancino da parte di SugarCo,
poiché La società dello spettacolo non appare in
copertina, e si è dovuto aggiungere il titolo, dopo la stampa,
su una fascetta attorno al libro.
Guégan continua con le
sue sbrigative falsificazioni (2), come un Prigent, ma al quadrato.
Si serve di più la posterità scrivendo le proprie
memorie che con i propri atti, constatava un contemporaneo di Gondi.
Ma ciò che Guégan non ha compreso, è che quando
si fa dell'anti-letteratura occorre un minimo di talento, ma ne non
ha nessuno, eccetto, se così si può dire, che per la
sotto-portineria velenosa. È
certamente un talento, il suo, quello con il quale si giudica da sé
stesso, ma al di là di questo, ad uso di quelle teste in cui
lo spettacolo ha fatto più devastazioni che nell'ex-Parigi, si
vede bene a che serve, e a vantaggio di chi va questa "volontà
manifesta di trasmettere alle giovani generazioni una prova di prima
mano sulla storia misconosciuta dell'ultrasinistra" al fine di
"confondere i suoi contraffattori" (Le Saux) - (...)
(3)
Prima servivano i medici perché c'erano dei malati;
oggi servono dei malati perché ci sono i medici: hai
probabilmente avuto notizia di quelle "star della chirurgia"
di Toulouse, che trasformavano i loro falsi malati in veri invalidi
per riempirsi di più le tasche; è certo più
proficuo che iniettare sangue contaminato, poiché si può
operare molte volte la stessa cavia. Occorre ormai prendere molto sul
serio quella dichiarazione del dottor Knock secondo la quale ogni
uomo che sta bene è un malato che non sa di esserlo.
Passo
al suicidio di Maxwell, come a quelli, più riusciti, dello
scandalo della Torre BP della Défense (ci si appende dopo
essersi tirati un colpo in testa, con il rischio di rendere gelosi i
suicidatori di Baader). Giacché nel settore della
modernizzazione dello spettacolare integrato la palma passa, in
questi ultimi tempi, alla polizia inglese, quando vuole neutralizzare
preventivamente i "potenziali criminali" - cioè, di
sicuro, i futuri sovversivi (Le Monde del 20-9-[19]91 qui allegato) –
a partire dall'età di cinque anni.
Presto si
lobotomizzeranno i bambini negli asili nido, se la genetica applicata
tarderà a produrre dei mutanti ad hoc?
Cordialmente a tutti
e due,
Jeff
(1) Rovesciare il mondo,
Jean-François Martos, SugarCo Edizioni, Milano, 1991. (Nota di
Le fin mot de l'Histoire)
(2)
Un cavalier à la mer,
Gérard Guégan, Editions François Bourin, Parigi,
1992. (Nota di Le fin mot de l'Histoire)
(3)
Passaggio eliminato da Le fin mot de l'Histoire.
Traduzione a cura di Omar Wisyam
Opere incomplete
di
Omar Wisyam
http://www.oocities.org/omar_wisyam/index.html