Opere incomplete
di
Omar Wisyam
(Claudio D'Ettorre)
Giudizi erronei presenti in Sur la Commune di Debord, Kotányi e Vaneigem
Les poubelles de l'histoire sono sempre colme!
L'ideologia del qualitativo era la force de frappe dell'I.S.
Omar Wisyam
La pretesa dell'I.S. di trasformare
l'eredità di alcuni fallimenti del movimento proletario in un
aperto successo pratico non è altro che un infelice
tentativo di barare con la disperazione del futuro che è
l'unica tradizione del proletariato, mentre la critica, che
doveva essere compiuta, non è stata neppure iniziata.
Ciò che la Comune ha messo
in comune tra i suoi sostenitori è la forza (o la debolezza)
della disperazione. Leggere in un'impresa disperata i segni di una
festa significava ingannare il pubblico dell'I.S. per accusarlo,
alla prima occasione, di avere accettato passivamente quelle idee che
si pretendeva di mettere in pratica proprio per le menzogne che
contenevano.
La dittatura del proletariato,
nel senso di Engels, non ha mai condotto nessun popolo a un regime
diverso da quello conosciuto sinistramente con la stessa
denominazione. Nessun tentativo di rianimare due secoli di propaganda
può resuscitare questa espressione.
Tutta le carenze della Comune sono
riunite in una tesi interessata, in quell'insufficienza
dell'apparato politico che nel corso del secolo successivo ha
moltiplicato i suoi bisogni e le sue esigenze. Ciò vuol dire
che tutte le menzogne della Comune sono state apprezzate come mezzo
per fare carriera.
Negli atti irresponsabili di quel
momento si può riconoscere la disperazione di chi non aveva
che l'irresponsabilità come criterio e l'incompetenza
come merito.
Se il livello di efficacia militare
della Comune fosse stato calcolato attraverso il numero di
fucilazioni e di deportazioni, il progresso tecnologico dei nostri
tempi avrebbe consigliato di imporre il disarmo ad ogni protesta. Ma
alla disperazione, che non sa di essere ignorante, non gliene
importa nulla di esserlo.
Se lo spazio urbano allora non era
innocente - e come avrebbe potuto esserlo? -, come non lo è
oggi, non lo sarà neppure domani. Per lo spazio valgono le
stesse regole del tempo e dell'esperienza: chi è innocente
scagli la prima pietra. Ciò che salva dall'intemperanza del
nichilismo distruttore è la fredda nostalgia di quello che è
già stato perduto, per cui, in contropartita, si deve
ammettere, in ipotesi, che la salvezza di quasi tutto non sia una
pregiudiziale.
La denuncia presuntuosa dell'abitudine deve fare i conti con il suo intrinseco carattere ideologico, che vuole nascondere il dubbio che nessuna abitudine colpevole avrebbe potuto modificare il corso delle cose, ma semmai affrettarne il decorso. Che la vita stessa sia intesa come la prima abitudine è adombrato lugubremente dai tre situazionisti.
La dimostrazione data che coloro che pensano le rivoluzioni si trovano in accordo con il vecchio mondo, almeno per quanto riguarda il vecchio mondo in quanto mondo, rende evidente a se stessa la falsità della posizione situazionista in quanto teoria.
La frase di Saint Just è vera a metà: coloro che fanno le rivoluzioni a metà non fanno che scavarsi la fossa; d'altronde coloro che le completano gli avrebbero fatto presto compagnia. La demolizione di Notre Dame non avrebbe restituito l'alienazione da cui credevano di fuggire ai suoi demolitori? Né dalle sue macerie la poesia sarebbe giunta alla portata di tutti. La critica della Comune di Parigi doveva passare attraverso la critica dell'I.S.
Dalla disperazione dei comunardi non si può ricavare neppure una previsione. Considerando la forza d'inerzia a cui tende, nella maggioranza dei casi, la vita quotidiana, si deve notare che nessuna invenzione, nessuna audacia potrà sopprimere l'intrinseca solidarietà delle banalità. Nessun rivolgimento potrà mai davvero esserne nemico.
La guerra sociale continua, per quanto gli apologeti della mistificazione vogliano avere l'ultima parola.
Chi vuole rendere consce le tendenze inconsce della Comune deve accettare l'effetto del ritorno del rimosso.