Opere incomplete

di

Omar Wisyam

(Claudio D'Ettorre)


 

Lo spettacolo della fine dello spettacolo



L'illusione assembleare della critica allo spettacolo
Lo spettacolo della fine delle illusioni sulla politica e sulle assemblee





Lo spettacolo compendia tutte le forme alienate di rapporto sociale.


Tutte le forme correnti di rapporto sociale sono, a un grado diverso, alienate.


È possibile determinare il livello di alienazione delle forme di rapporto sociale in base a semplici calcoli quantitativi.


Lo spettacolo si risolve "in pratica" negli scambi della città universale del consumo, quotidianamente controllata dalle più disparate indagini di mercato.


Quando tutto è soggetto a indagine demoscopica e ogni soggetto commerciale le riconosce un'importanza reale per la sua esistenza, gli indicatori quantitativi risultano, di conseguenza, i più veritieri a misurare lo stato dell'alienazione nei rapporti sociali.


Gli indicatori statistici del benessere economico dei cittadini del pianeta mostrano che l'assoggettamento di tutte le forme di rapporto sociale agli stili dominanti nel regime dello spettacolo è sostanzialmente completato.


Tutte le forme di rivolta nell'Occidente, essendo alienate, tendono ad essere comprese a partire dalle esigenze dello spettacolo e ad apparire come parte stessa dello spettacolo dominante.


Il carattere totalizzante dello spettacolo non consente eccezioni o deroghe all'immagine mercificata dei rivoltosi, mentre, d'altra parte, i rivoltosi stessi non desiderano altro che essere riconosciuti come i protagonisti dello spettacolo della fine dello spettacolo.


Non esiste una teoria della rivolta che non sia una teoria (spettacolare) della fine dello spettacolo.


Dopo ogni rivolta si è consolidata l'alienazione dei rapporti sociali.


Le teorie (spettacolari) della fine dello spettacolo, nelle formulazioni più acute, hanno anticipato la progressione dello spettacolo; in una forma parcellizzata e disorganica sperimentano la moda sul campo.


Diversi termini convergono a definire una stessa realtà dimostrandone la vocazione totalizzante. Lo spettacolo non si impone su una situazione militare-economica delimitata rigorosamente ma, insieme, la democrazia appare come la forma politica privilegiata dal regime dello spettacolo.


Il dominio dello spettacolo si estende sull'intero pianeta, ma con efficacia crescente sulla sua periferia, quindi non esistono opposizioni che non si siano ancora integrate nel regime spettacolare.


Le opposizioni integrate nello spettacolo dominante sono alienate anche da credenze anteriori, come le divisioni religiose, nazionalistiche, etniche, tribali.


L'integrazione in diverse aree del pianeta tra le sopravvivenze anteriori allo spettacolo e la modernizzazione che esso comporta ha un esito scontato, ma ciò non impedisce che, realmente, quest'ultima integri le prime pacificamente.


Il terrorismo islamico incarna il tentativo di conciliare lo spettacolo dell'assalto al centro dello spettacolo con la pubblicità di credenze in via di destrutturazione.


Il terrorismo, che mette in scena lo spettacolo della crisi, avrà vita lunga, conservando l'audience più elevata dal frastornato e frustrato pubblico islamico e affascinando i telespettatori planetari.


Ma il regime dello spettacolo proseguirà indisturbato: l'insicurezza della middle class è stabilmente la sua stella polare.


Terrorismo e violenza urbana sono esecrati nello stesso tempo in cui la loro diffusione viene massicciamente richiesta come reality show.


Il concetto di democrazia non è stato oltrepassato dalla critica, che ne ha proposto e anticipato, con le migliori intenzioni, la sua manifestazione diretta, quella stessa che, in forma invertita, i sondaggi praticano quotidianamente.


I consigli operai e le assemblee, che hanno avuto un ruolo propulsivo al rafforzamento delle avanguardie organizzate nel secolo scorso, appartengono a una fase storica tramontata. Il fallimento delle assemblee in Argentina nel 2001-2002 è dunque il fallimento della nostalgia ideologica. La pretesa di ignorare lo sviluppo storico dello spettacolo è fallimentare.


Poiché lo spettacolo corrisponde all'evoluzione della democrazia in ambiente tecnologicamente sviluppato, ogni mediazione politica di massa è destinata a essere ridimensionata e, in prospettiva, a scomparire, poiché il regime dello spettacolo è, per sua natura, contrario alle mediazioni politiche.


Lo sviluppo della critica dunque non può ignorare che la pubblicità del rifiuto dello spettacolo nasconde, come in una crisalide, la prossima fase di individualizzazione e socializzazione dello stesso.


Il timore della noia ha garantito il successo dello spettacolo; le speranze dei rivoluzionari del 1968 anticipavano ciò che lo spettacolo avrebbe concesso.


Ciò che ha sorretto il consenso allo sviluppo del regime dello spettacolo non è stato altro che l'assorbimento delle contestazioni rivolte ad esso.

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