CAMPAGNATICO

GLI AFFRESCHI RITROVATI NELLA CHIESA

DI S.MARIA DELLE GRAZIE

UN CAPITOLO NUOVO NELLA STORIA DELL’ARTE?

di Vincenzo Bacciarelli

(pubblicato a pag.3 nel nr. 22 - Aprile 2001 - del mensile "LE ANTICHE DOGANE" – riprodotto per gentile concessione 21/8/03, dell’Editore Aldo Sara – Via Nomentana 574 – 00141 ROMA, cui rivolgo il più sentito ringraziamento)

 

 

 

L’EDIFICIO

In due decreti dell’Imperatore Corrado II, detto il Salico, risalenti, rispettivamente al 1026 ed al 1037, veniva confermato al Monastero di S.Salvatore sull’Amiata il possesso di una grancia in località Galliano, sulla riva dell’Ombrone presso Campagnatico, e di una cella Sanctae Mariae iuxta Campagnaticum.

Come più volte è ricordato nei Bollettini Parrocchiali, curati dal compianto don Gino Faldini, parroco di Campagnatico dal 1946 al 1984, la cella Sanctae Mariae è sempre ricordata, nei documenti antichi, con la sua ubicazione: presso Campagnatico, vicino a Campagnatico, fuori delle mura di Campagnatico, fuori della nostra Terra (nel senso di fuori l’abitato) fuori della porta di Campagnatico…

Tenendo conto dell’ubicazione della Chiesa di S.Maria delle Grazie, posta all’inizio del paese, è dunque ragionevole supporre che essa sia stata proprio costruita su quell’antica cella e che, durante il Medioevo, sia stata il luogo di culto extra moenia, frequentata dai campagnatichesi della campagna e dai pellegrini che, percorrendo la strada proveniente da Siena, e passando per Istia d’Ombrone, si dirigevano verso Grosseto.

L’altra chiesa, quella intra moenia, frequentata dai campagnatichesi che abitavano all’interno della cinta muraria, fu prima quella di S.Antonio Abate nella piazza del paese e, in seguito, la chiesa di S.Giovanni Battista.

Com’è ancora ricordato nei Bollettini parrocchiali, la costruzione dell’attuale Chiesa di S.Maria delle Grazie avvenne verso la fine del XIV secolo e, com’è documentato, fu arricchita nel 1393 dagli affreschi di Meo di Pero e Cristoforo di Bindoccio che, sulla volta dell’antico coro, rappresentarono scene della vita di Maria.

Attualmente quei bellissimi affreschi sono stati rimossi e restaurati a cura della Sovrintendenza di Siena e Grosseto. Si trovano, in attesa di essere ricollocati in S. Maria delle Grazie, nella Chiesa di S.Giovanni Battista.

In aggiunta, facevano parte dell’arredo artistico di S.Maria delle Grazie, altre notevoli opere: una Madonna con Bambino di scuola duccesca e due statue lignee del ‘300, provvisoriamente custodite nel Museo di Grosseto, e due quadri ottocenteschi, che si trovano nella chiesa parrocchiale di S.Giovanni Battista.

E mi ricordo che, da ragazzo, più volte ebbi occasione di chiedere a don Gino Faldini, amante dell’arte e delle cose antiche, se la chiesa di S.Maria avesse altri affreschi. Sapevo infatti che don Gino aveva grattato qua e là gli intonaci della chiesa, alla ricerca di chissà quali capolavori.

Ma la risposta fu sempre negativa. "D’altra parte – diceva don Gino – il nostro era un paese povero, che non poteva certo permettersi artisti famosi!"

E invece….

LA SCOPERTA

…e invece, tre anni fa, nel corso dei lavori di consolidamento della chiesa di S.Maria delle Grazie, vennero casualmente alla luce alcuni affreschi sulle pareti laterali del coro, proprio dietro all’altar maggiore.

Vi è rappresentata, sulla parete laterale di sinistra, una Natività e, sulla parete laterale di destra, S.Maria Egiziaca (che gli stessi autori rappresentarono, in forma ridotta, anche nella Chiesetta di S.Antonio Abate, nella piazza del paese e recentemente restaurata).

Tali affreschi ritrovati, completano il ciclo della vita di Maria, che ricopriva l’antica volta del coro e che la Sovrintendenza di Siena e Grosseto, all’inizio degli anni ’80, rimosse e restaurò.

Attualmente, quel ciclo restaurato è appeso, come si è detto sopra, alle pareti della Chiesa di S.Giovanni Battista, in attesa di un ricollocamento nella sede naturale di S.Maria.

L’intero ciclo, inizialmente attribuito a un non meglio identificato Maestro di Campagnatico, rivelò, nel corso dei lavori di restauro, il nome degli autori (Meo di Pero e Cristoforo di Bindoccio) e l’anno della realizzazione (1393).

Anche se non si tratta di pittori famosi, ricordiamo tuttavia che le opere di Meo di Pero e Cristoforo di Bindoccio – che lavorarono sempre insieme – si trovano in diverse chiese del territorio senese e, soprattutto, abbelliscono le pareti della Sala del manto di S.Maria della Scala a Siena.

Stimolato dai ritrovamenti del coro, l’Ing. Renzo Ricciardi, responsabile dei lavori di consolidamento della chiesa, cercò anche nelle cappelline laterali, quella dell’Addolorata e quella di S.Antonio.

E proprio dalla cappellina di S.Antonio uscirono le maggiori sorprese: un volto nella parte alta della parete di fondo e due religiosi nella parte alta della parete di destra.

L’eccezionale fattura degli affreschi indusse la Sovrintendenza ad eseguire uno scoprimento totale.

Tornarono allora alla luce:

La parte sinistra, invece, risulta completamente danneggiata dall’umidità: sulla volta si vede una città e, forse, un restauro completo riuscirà a mostrare qualcosa di più; sulla parete laterale invece è rimasto ben poco.

Quel poco però è davvero fondamentale: la data di esecuzione dell’opera (1476).

L’ATTRIBUZIONE.

Pur non essendo esperto di storia dell’arte, ma amante spassionato del mio paese e dei miei compaesani, mi tuffai immediatamente in uno studio accurato dell’arte senese del ‘400. Passai in rassegna le opere del Vecchietta, quelle di Neroccio, del Sassetta, di Sano di Pietro, di Giovanni di Paolo, …osservai con cura le pitture di Liberale da Verona e di Gerolamo da Cremona scesi a Siena, rispettivamente nel 1466 e nel 1470.

Confrontando e riconfrontando, fermai l’attenzione sui volti della Madonna con Bambino e due santi (1474), dell’Annunziata, (1470/75 circa) e della Natività di Cristo (1470/71 circa), tutte opere di Francesco di Giorgio Martini.

Volli notare, nei volti di quelle Madonne una somiglianza con l’immagine del S.Giovanni degli affreschi di Campagnatico. Anzi, fui preso da grande eccitazione quando scoprii che, nel 1467, Francesco di Giorgio Martini aveva sposato, proprio a Campagnatico, una certa Cristòfana di Cristòfano.

E tuttavia…non mi sentii completamente soddisfatto: al di là di quella vaga somiglianza non sapevo ritrovare, nei personaggi dell’affresco campagnatichese, i volti tondeggianti dell’ Incoronazione della Vergine o della Natività di Cristo, con due angeli e i santi Bernardo e Tommaso, né i paesaggi ricchi di rovine e le architetture sempre presenti negli affreschi di Francesco di Giorgio Martini.

Il gruppo dei religiosi raffigurati nel Miracolo della neve, mi ricordava invece un’altra cultura: quella fiorentina.

In particolare, molto stretta mi apparve la somiglianza con i gruppi di persone dei Funerali di S.Fina (S.Gimignano – Collegiata, Cappella di S.Fina - 1475) e della Chiamata di Pietro e Andrea (Cappella Sistina a Roma – 1482) di Domenico Ghirlandaio.

Volli dunque fare un confronto con le opere giovanili del maestro fiorentino: in particolare con i Santi Gerolamo, Barbara e Antonio Abate, affrescati dal Ghirlandaio nella chiesetta di S.Andrea a Cercina (1470) e con la Madonna in trono col Bambino e i santi Sebastiano e Giuliano della chiesa di S.Andrea a Brozzi (1475 circa).

Ritrovai allora una nuova eccitazione: i Santi di Cercina, inseriti in finte nicchie, praticamente identiche a quelle degli affreschi di Campagnatico, mi rivelarono lo stesso portamento statico e monumentale, ma al tempo stesso pervaso di timidezza estrema, dei Santi Biagio, Sigismondo e Giovanni della chiesa di S.Maria delle Grazie a Campagnatico, portamento che Domenico Ghirlandaio aveva ereditato da Alessio Baldovinetti.

Inoltre, osservando la mano guantata di S.Biagio nell’affresco campagnatichese, notai nella piega del guanto di S.Sebastiano della chiesa di Brozzi la medesima soluzione tecnica.

Tale soluzione, inoltre, è presente soltanto nelle opere del Ghirlandaio, soprattutto in quelle giovanili (vedi: S.Gregorio annuncia la morte a S.Fina e I funerali di S.Fina)

Infine, va sottolineata un’altra coincidenza davvero sorprendente: nel 1491 Alessandro Agolanti realizzò la vetrata di Santa Maria Novella a Firenze, su disegno di Domenico Ghirlandaio (che in quella chiesa aveva affrescato la cappella Tornabuoni con la Vita della Vergine e di S.Giovanni Battista).

Su quella vetrata, al centro, è rappresentato proprio Il Miracolo della Neve!

CONCLUSIONI

E’ dunque possibile un Domenico Ghirlandaio a Campagnatico? Non dimentichiamo che Francesco di Giorgio, proprio in quegli anni, era venuto in contatto con la cultura fiorentina e che, probabilmente, soggiornò a lungo in Firenze (il che determinò di certo il distacco da Neroccio di Bartolommeo Landi col quale aveva a lungo collaborato) e che dal 1469 al 1473 ottenne, con Paolo d’Andrea, la carica di "operaio dei bottini", con funzioni di Sovrintendente all’approvvigionamento idrico della città di Siena e del suo territorio.

Ora, proprio a Campagnatico, è ancora presente e in ottimo stato di conservazione, tutta una serie di pozzi che, dalla chiesa di S.Giovanni Battista, scendendo per la via della Pieve, giunge fino alla piazzetta del Pozzo d’Oro.

Non è dunque troppo fantasioso pensare che Francesco di Giorgio si sia trovato, in quel periodo e nel suo ruolo di Sovrintendente delle acque, a Campagnatico; e che, avendo conosciuto Domenico Ghirlandaio nei suoi soggiorni fiorentini, lo abbia convinto ad eseguire in Campagnatico gli affreschi della cappellina di S.Antonio, anche considerando che il Ghirlandaio – come ricorda il Vasari – era solito accettare qualunque commissione, financo la decorazione di una cassapanca.

Se tutto ciò fosse vero…..?

 

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