CONTROLUCE Quando Berlusconi testimonio' sulla P2
di
ANTONINO CAPONNETTO
HO APPRESO con indignazione che Silvio
Berlusconi durante il recente congresso di Forza Italia, ha
tacciato come "bugiardo" il presidente del Consiglio per del
le valutazioni di natura politica sulle quali non intendo interferire.
Voglio soltanto ricordare che se c'e' un "bugiardo" patentato e
come tale riconosciuto dall'autorita' giudiziaria, questi e' proprio l'onorevole Silvio
Berlusconi. Infatti, nel corso di una vertenza giudiziaria
insorta tra il predetto e i due giornalisti Giovanni Ruggeri e
Mario Guarino e conclusasi favorevolmente per costoro, il
Berlusconi, deponendo sottogiuramento in udienza pubblica il
27-09-1988 innanzi al Tribunale di Verona, interrogato in merito alla sua affiliazione
alla Loggia massonica P2, l 'aveva temporalmente collocata nell' anno 1981
(invece che nel 1978, come comprovato dalle
controparti), e aveva affermato- mentendo--di non avere
corrisposto al Venerabile maestro Licio Gelli alcuna quota di
iscrizione alla Loggia, al momento dell 'affiliazione. Al
cospetto di siffatte menzogne, Ruggeri e Guarino avevano inoltrato un
esposto-denuncia alla Procura di Verona per falsa
testimonianza a carico del Berlusconi.
Il 22 luglio 1989 il pretore Gabriele Nigro firmava una sentenza istruttoria di
"non doversi procedere contro l'imputato perche' il fatto non costituisce
reato".
Avverso tale decisione del pretore si appellava il procuratore generale della Corte
d'appello di Venezia Stefano Dragone.Il processo d' appello aveva luogo nel maggio 1990.
Nel frattempo era stata varata dal Parlamento l'ennesima amnistia
che riguardava i reati commessi fino al 24 ottobre 1989 e quindi
costituiva per Berlusconi un provvidenziale salvagente.
Pero' i giudici della sezione istruttoria presso la Corte
d'appello di Venezia, nell'esaminare il ricorso e doverosamente
entrando nel merito della causa ai fini dell'eventuale concessione di un
proscioglimento con formula piena, testualmente osservavano: "Ritiene il
Collegio che le dichiarazioni dell'imputato non rispondano a verita'. .
. Ne consegue quindi che il
Berlusconi, il quale, deponendo davanti al Tribunale di
Verona nella sua qualita' di teste-parte offesa, ha
dichiarato il falso su questioni pertinenti alla causa ed
in relazione all'oggetto della prova, ha reso
affermazioni non estranee all 'accertamento giudiziale idonee in astratto ad
alterare il convincimento del Tribunale stesso e cio' (a
prescindere dal mancato utilizzo processuale delle dichiarazioni
menzognere medesime da parte del giudicante) ha compiutamente realizzato gli estremi obiettivi e
subiettivi del contestato delitto... Il reato
attribuito all'imputato va dichiarato estinto per intervenuta amnistia".
Questa la motivazione della sentenza della sezione istruttoria di
Venezia passata in giudicato. E allora mi chiedo: chi e' il bugiardo?
Il vero bugiardo? Giudichino i lettori.
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Repubblica 08-03-2000
L'oblio sulla P2 - Antonio Caponnetto Firenze
Leggo su "la Repubblica" di ieri la dichiarazione con la quale l'onorevole Silvio Berlusconi sostiene che "essere piduisti non e' un titolo di demerito" e tenta di far credere che egli non ha mai fatto parte della P2 e che il ricevimento della tessera della P2 sarebbe stato un fatto del tutto episodico e non seguito da una sua iscrizione alla loggia.
Io, pur abituato a non sorprendermi piu' di nulla, non posso non meravigliarmi del fatto che nessuno degli interlocutori di Berlusconi gli abbia ricordato che quest'ultimo si iscrisse alla P2 e pago' regolarmente le quote associative. Proprio per aver affermato il contrario dinanzi al Tribunale di Verona egli venne denunciato per falsa testimonianza.
Con sentenza n. 97 dell' 1.10.90 la sez. istruttoria della C.d.A. di Venezia, pur applicando la sopravvenuta amnistia, entrando - come suo dovere - nel merito, cosi' testualmente si esprimeva: "Ritiene il Collegio che le dichiarazioni dell'imputato non corrispondono a verita'. In sostanza, infatti, secondo il Berlusconi la sua definita adesione alla P2 avvenne poco prima del 1981 e non si tratto' di vera e propria iscrizione, perche' non accompagnata da pagamenti di quote appunto di iscrizione, peraltro mai richiestigli. Tali asserzioni sono smentite:
a) Dalle risultanze della commissione Anselmi;
b) Dalle stesse dichiarazioni rese dal prevenuto avanti al G.I. di Milano, e mai contestate, secondo cui la iscrizione alla P2 avvenne nei primi mesi del 1978. Invero dagli atti della commissione parlamentare ed in particolare dagli elenchi degli affiliati, sequestrati in Castiglion Fibocchi, figura il nominativo del Berlusconi (n. di rif. 625) e l'annotazione del versamento di lire 100.000 come eseguito in contanti in data 5 maggio 1978, versamento la cui esistenza risulterebbe comprovata anche da un dattiloscritto proveniente dalla macchina da scrivere di Gelli".
E' mai possibile che di tutto cio' ci si sia dimenticati? E che se ne debba ricordare ora un vecchio ottantenne? Potrei anche chiudere il discorso, ma mi bruciano due considerazioni.
La prima riguarda l'affermazione secondo cui "la P2 e' stata una montatura" ed ha "rovinato tante vite senza motivo". Non voglio a questo riguardo richiamarmi ai gravi fatti riferiti dalla commissione Anselmi ne' a quelli narrati da Gherardo Colombo nel libro "Il vizio della memoria" e nemmeno a tutte le stragi italiane in cui la P2 e' coinvolta: sarebbe un'offesa per l'intelligenza e la coscienza degli italiani.
La seconda considerazione, infine, riguarda il sin troppo famoso "programma" di Gelli pubblicato a suo tempo con un' intervista a Maurizio Costanzo sul "Corriere della sera" del 6.10.1980. Oggi Berlusconi vorrebbe farci credere che egli ne sarebbe venuto a conoscenza soltanto dopo... (sic!). Mi si perdoni lo sfogo, ma mi sta a cuore - in particolare - la generazione che sta crescendo, e che deve essere aiutata nella conoscenza dei fatti e nella memoria storica, se veramente vogliamo rinnovare il nostro Paese.
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LIBERAZIONE del 16-03-2001
Le bugie e i silenzi di Berlusconi "piduista" - di Antonino Caponnetto
Circa un anno fa il quotidiano La Repubblica riportava alcune dichiarazioni in cui l'onorevole Berlusconi tentava di far credere che egli non avesse mai fatto parte della P2 e che il ricevimento della tessera della P2 sarebbe stato un fatto episodico e non seguito da una sua iscrizione alla loggia massonica. La verita e ben diversa ed e - forse - il caso di ricordarla ai cittadini in questa vigilia di elezioni, tanto piu che questa vicenda sembra essere stata dimenticata sia da Berlusconi che dai suoi avversari (pur avendo io superato gli 80 anni, la mia memoria e ancora vigile).
In realta il Cavaliere si iscrisse alla P2 e pago regolarmente le quote associative. Proprio per aver affermato il contrario innanzi al Tribunale di Verona egli venne denunciato per falsa testimonianza. Con sentenza n. 97 dell'1/10/90, passata in giudicato, la Sezione istruttoria della Corte d 'Appello di Venezia, pur applicando una sopravvenuta (e... provvidenziale) amnistia, entrava come suo dovere - nel merito, per vagliare la possibilita di un proscioglimento pieno. Cosi testualmente scriveva:
"Ritiene il Collegio che le dichiarazioni dell'imputato non corrispondono a verita. In sostanza, infatti, secondo il Berlusconi, la sua definita adesione alla P2 avvenne poco prima del 1981 e non si tratto di vera e propria iscrizione, perche non accompagnata da pagamenti di quote appunto di iscrizione, peraltro mai richiestogli. Tale asserzioni sono smentite: dalle risultanze della Commissione Anselmi; e dalle stesse dichiarazioni rese dal prevenuto avanti al G. I. di Milano, e mai contestate, secondo cui la iscrizione alla P2 avvenne nei primi mesi del 1978. Invero, dagli atti della commissione parlamentare ed in particolare dagli elenchi degli affiliati, sequestrati in Castiglion Fibocchi, figura il nominativo del Berlusconi (n. di rif. 625) e l'annotazione del versamento di lire 100.000 come eseguito in contanti in data 5 maggio 1978, versamento la cui esistenza risulterebbe comprovato anche da un dattiloscritto proveniente dalla macchina da scrivere di Gelli".
Queste precisazioni io ebbi a fare in una mia "lettera al Direttore" che il giornale pubblico (allora era piu facile ottenere uno spazio su certi temi. . .). In essa io dedicavo qualche parola alle affermazioni di Berlusconi sulla "non pericolosita " della P2, richiamandomi ai gravi fatti riferiti dalla Commissione Anselmi, a quelli narrati da Gherardo Colombo nel libro "ll vizio della memoria" ed a tutte le stragi italiane in cui era stata coinvolta la P2.
Ricordare tutto cio - oggi puo sembrare un'offesa per l'intelligenza e la coscienza degli italiani. Ma mi sta a cuore - in particolare - la generazione che sta crescendo e che deve essere aiutata nella conoscenza dei fatti e nella memoria storica, se veramente vogliamo rinnovare il nostro paese.
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fonte Il Mucchio Selvaggio
LA POSSIBILITA DI RIMETTERE TUTTO IN GIOCO -
intervista di Massimo Del Papa fatta nell'inverno 2001 ad Antonino Caponnetto.
Quando Daniela Federico mi ha detto che Antonino Caponnetto, lex capo del pool di Palermo, il padre professionale (e qualcosa di più) di Falcone e Borsellino, era disposto a farsi intervistare non ci credevo, mi pareva uno scherzo e sono partito immediatamente per Firenze anche se mancavano 36 ore a Natale e lintero mio tragitto, negli specchietti meteo dei tg, era scandito dai maledetti cristalli di neve. In viaggio ricordavo il ritratto che di Caponnetto fa un suo pupillo, Gherardo Colombo, in poche, splendide righe ne "Il vizio della memoria": "Caponnetto, oggi ormai ultimo simbolo dellufficio istruzione di Palermo, simbolo della svolta, simbolo dellimpegno. Caponnetto e la sua dirittura morale, il rigore, la profondità, lumanità, la modestia, la ritrosia, la misura. Caponnetto, costretto per sicurezza a vivere anni, a Palermo, lontano dai suoi, in una caserma. Caponnetto, che adesso gira le scuole per insegnare ai ragazzi cosa sono le regole, e perché seguirle, cosa sono la mafia, la corruzione, il potere colluso, le intese occulte e perché rifiutarle, comunicando entusiasmo e tenendo per sé la stanchezza degli anni, il dolore per gli amici caduti, quasi figli, fratelli".Scoprirò che Caponnetto è questo e ancora altro, è uomo che ti entra sottopelle, uomo di orgoglio e carattere e insieme di tenerezze profonde e mascherate. Uomo passato dallinferno palermitano, del quale ha assorbito una sicilitudine fatta di dubbi illuminanti, di domande che rispondono, di silenzi che parlano, spiegano. E di parole parche ma dense, pesanti come pietre, strazianti come pietre. Parliamo, e i canarini in gabbia cantano sopra i nostri discorsi, li accompagnano, li condiscono di freschezza e, così mi sembra, di una incredibile, fragile, ma ostinata speranza.
Dottor Caponnetto, lo Stato lo fanno gli uomini, i cittadini. Questo Governo di centro-destra lo peggiora o lo migliora?
A detta sua, di Berlusconi, il suo Governo vorrebbe rifondarlo: "Lo Stato siamo noi e costruiremo il nuovo Stato", ha detto; o qualcosa del genere. Ma le prime mosse non sembrano così felici: se solo si pensa agli interessi che ha sistemato, suoi personali e del suo gruppo, nei primi cento giorni, cè da sgomentarsi, da preoccuparsi sì, è qualcosa che lascia sgomenti proprio, per lavvenire del Paese.
Tra le prime mosse cè la separazione delle carriere in Magistratura, che anzi si dà per imminente o quasi. Lei che ne pensa?
Ma si trattasse solo di questo, sarebbe ancora rimediabile, perché in definitiva significa nientaltro che una separazione delle funzioni; questo è un passo col quale, a suo tempo, anche i magistrati che si riconoscevano nella corrente di "Magistratura indipendente" avevano deciso di collaborare. Ma nulla di più. Mentre, in controluce, la manovra sembra effettivamente preludere a qualcosa daltro e di più.
Per esempio a che cosa: a dare, da parte dellesecutivo, la linea alla Magistratura?
Ciò che è più pericoloso, è stabilire le linee guida cui si dovrebbe conformare la Magistratura, soprattutto quella inquirente, quella dei pubblici ministeri. Stabilire allinizio dellanno scolastico giudiziario (non capisco se è un comprensibilissimo lapsus polemico, o una raffinatissima ironia, ndi) quali sono i reati da perseguire e quali quelli no ovvero dettare un indirizzo politico proprio, ai "pm" questo è particolarmente grave.
Ma cè una percezione del pericolo, e di conseguenza una reazione, nella cittadinanza? Non le sembra che si tenda viceversa ad assorbire in modo supino questi, che sono autentici pericoli per il sistema democratico?
Sì: spesso non ce ne si rende nemmeno conto. Molti non se ne avvedono. A parte il fatto che cè una parte di Magistratura che condivide lo stesso scopo, essendo evidentemente interessata a certe risoluzioni e a certi programmi. Cè una parte di Magistratura che ormai pende con evidenza a destra, ed è quella, che fa più paura: i Cicala, i vari personaggi del genere.
Difficile operare quando si è attaccati, addirittura diffamati giorno dopo giorno. Cosa pensa di queste quotidiane aggressioni alla Magistratura e a certi magistrati?
"Lui" ha sempre detto che ha a cuore la libertà e la tutela dei magistrati
e meno male!
- Meno male!
Ma come può un potere dello Stato svolgere, non diciamo serenamente, ma almeno svolgere, il suo lavoro sotto una simile gragnuola di colpi?
Riesce difficile, riesce impossibile. Qui sono in gioco le parti proprio, la democrazia, i princìpi fondamentali dellequilibrio dei poteri. Ed è questo il fatto grave, soprattutto, che sfugge alla gran parte dei cittadini: non sono interessati a questo problema, o non lo so. So che è una situazione grave, effettivamente grave.
Ma quando un potere dello Stato ne attacca un altro, e annuncia minacciosa insofferenza per la stampa, tranne quella sua: non è lanticamera del regime?
(lungo silenzio). Sicuramente: lanticamera di un regime, nel senso che è tipico delle dittature proprio, questo incedere, questo adoperare i mezzi di comunicazione.
e anche questa rivolta di un potere dello Stato contro un altro, indipendente e sovrano
Infatti.
Vorrei insistere sulle leggi fatte passare dal Governo Berlusconi durante i primi cento giorni di attività. Quella sulle rogatorie, per esempio, che ha visto ricorrervi per primi proprio quelli che le avevano volute e adottate. Imputati di governo, si potrebbe dire. In cosa consiste, soprattutto, questa legge?
È una legge che ha stabilito in definitiva delle formalità estremamente rigorose per lammissione delle rogatorie, cioè richieste di collaborazione, con documenti e atti, tra magistrature di Paesi diversi. Laspetto più significativo, perché allarmante, sta nella sua retroattività, cioè lapplicazione per processi già in corso, già maturati nel passato. È questo, che consente di volgere a fini privati listituto in questione. Fini privati, cioè un certo gruppo ristretto di avvocati di avvocaticchi.
Questa legge sulle rogatorie influisce nelle indagini di mafia?
Riguarda, coinvolge anche diversi processi per fatti di mafia, sicuramente. Addirittura reati legati alla pedofilia.
Quindi rende più difficili indagini e processi in questi ambiti?
Certo!
E invece la legge sul rientro dei capitali dallestero? Quella influisce, interferisce con le indagini sul riciclaggio, cioè una delle fonti privilegiate cui la mafia attinge?
Sì, tra laltro questi capitali dallestero erano di natura non sempre accertata, non per niente stavano là e in questo modo rientrano legittimati
ripuliti
ripuliti, ecco. Pagando lo scotto di una penale
il 2,5%, più o meno pari alla tariffa degli spalloni che li avevano portati oltreconfine
Sì, infatti.
Quindi: io mafioso, che ho tanti capitali illeciti allestero, li posso riportare in Italia, con la conversione dalla lira in euro, senza nessun chiasso, senza che nessuno sappia chi sono perché è previsto lanonimato
Lhanno chiamata "legge per la sicurezza" o qualcosa del genere, non ricordo bene, ma
Ho capito. Senta, voi del pool di Palermo siete stati i primi, allinizio degli anni 80, ad adottare la formula "follow the money", che poi ha permesso di ricostruire per la prima volta, tra laltro, la contiguità di settori del mondo politico e industriale con la mafia. Adesso, con simili norme, sarebbe ancora possibile?
Non credo. E questo mi addolora ulteriormente perché cade in un momento in cui i giovani si stanno riaccostando alla politica: sarebbe un momento interessante, questo che viviamo oggi, si nota proprio questo riaffacciarsi dei giovani, in modo magari confuso, qualche volta non ordinato ma comunque questo riaffacciarsi, questo tornare ad occuparsi di politica che è un risveglio vitale, che aspettavamo, decisamente positivo.
Perché lei dice che queste norme, in questottica, la angustiano? Perché possono scoraggiare, ostacolare questo risveglio?
Certamente. Appunto lamentavo che proprio in questo momento, in cui cè ansia, da parte dei giovani, di riscoprire la politica, sorgano simili difficoltà.
Si dice che anche la delinquenza, la mafia sono globalizzate: ma pochi immaginano quanto. Il pool da lei diretto, e con Falcone e Borsellino, nel 1985 scopre addirittura una rete di narcotraffico gestita dal cinese di Taiwan Khun Sa, alias Chung Chi Fu
Chung Chi Fu, sì.
questo era un boss con 18.000 uomini a disposizione, e con collegamenti in Italia nella mala romana e, in Sicilia, con il boss Rosario Riccobono. Insomma la rotta Thailandia-Roma-Palermo. Poi Chung viene arrestato, estradato e, per non venire fatto fuori, collabora.
Esatto, proprio così.
Emergeranno, tramite intecettazioni ed altri riscontri dindagine, coinvolgimenti di personaggi sommersi quali Filippo Salamone, definito dal pool palermitano "elemento di spicco delle cosche sicule, addetto allo spaccio e al riciclaggio".
Sì, è vero.
Torno a chiederle: oggi, con le leggi nuove, tutto ciò sarebbe ancora possibile?
No! Assolutamente no.
Cosa pensa del ricorso ai pentiti, e soprattutto della demonizzazione che poi se nè fatta?
I pentiti sono stati una fase necessaria, inevitabile proprio, della lotta alla mafia: senza di loro, non avremmo fatto quei passi decisivi; nessuno, dico nessun passo sarebbe stato compiuto: ci saremmo dovuti fermare alle prime difficoltà.
Perché sono stati così demonizzati, allora?
Eh, perché quando hanno cominciato a rivelare fatti che davano noia a qualcuno, sono cominciati a passare dalla parte del torto. Cioè li hanno messi, li hanno voluti mettere dalla parte del torto.
Cè chi dice che questi pentiti erano manovrati, che servivano a inchiodare persone per bene
(lungo, lunghissimo, infinito; trattenuto silenzio).
Va bene così, mi ha già risposto, altrochè se mi ha risposto. Senta, lei come prese la notizia dellassoluzione di Andreotti dallaccusa di concorso esterno in associazione mafiosa?
Male!
Male perché?
Perché ero e sono convinto che ci fossero tutti gli elementi per procedere nei suoi confronti; era doveroso, iniziare lazione penale.
Perché era doveroso? Le faccio questa domanda perché sono molti, e crescono sempre, quelli che sostengono che il procedimento a carico di Andreotti non si sarebbe neppure dovuto aprire
Questo processo di beatificazione di Andreotti è ancora in corso, ma io aspetto con ansia il giudizio dappello. Perché resto convinto che andasse iniziata lazione penale, cui daltra parte fu il Parlamento a dare via libera (nuovo silenzio, non prolungato ma sufficiente a richiamarmi alla mente che la Corte dAssise di Palermo, nel mandare assolto Andreotti, ritenne utile precisare nella motivazione che il suddetto piissimo superpotente, fresco di standing ovation in Vaticano per grazia ricevuta, sera perso per strada qualche comandamento, ovvero aveva dichiarato il falso non meno di 23 volte - record processuale, e così sia).
Non sarà inutile ricordare che in Italia cè un princìpio, cosiddetto della "obbligatorietà dellazione penale", per il quale il magistrato deve procedere in presenza di elementi precisi
E non a caso, questo dellobbligatorietà dellazione penale è uno dei princìpi sui quali più si batte
per cancellarlo, vuol dire
Esatto.
Perché?
Eh, perché da noia, da fastidio la Magistratura quando va a sentire certi elementi di spicco, certi personaggi della politica
Quindi sarebbe meglio fosse il Governo, a dire ai magistrati quando debbono indagare e quando no
E difatti è quello che si riservano di fare! Il piano per la Giustizia credo stia proprio qui!
Ecco, allora questa è la vera riforma della Giustizia! Senta, come giudica labolizione delle scorte per i magistrati più a rischio?
È una cosa pericolosa: estremamente pericolosa e avventata. Mi riferisco per esempio a Ilda Boccassini, il cui caso è eclatante anche perché tocca assistere alla commedia di Berlusconi il quale dice: ah, proprio ora che volevo ridarle la scorta, non me lo fanno fare
Eh, ci abbiamo un presidente del Consiglio che non comanda niente, non può fare quello che vuole, vorrebbe proteggere i magistrati e non glielo fanno fare
certo, certo (sorride lievemente).
Bisogna dargli più potere ancora
Poveretto, ha le mani legate, cosa vuole
Proprio, le mani legate! Lui ce la mette tutta, ma
(sorriso più marcato).
Vi aspettavate queste leggi, questi attacchi?
No.
Cè chi ha detto, Bossi per non fare nomi: se arriva qualche sentenza sbagliata, faremo tabula rasa
Eh, se ne sentono echeggiare molti, di slogan
Però non mi pare fosse mai successo prima, che un potere autonomo e indipendente dello Stato fosse minacciato così a scena aperta
(lungo, pensoso silenzio) è questo che preoccupa di più, in prospettiva.
Secondo lei, dopo i successi dei primi anni 90, come si è evoluta, o involuta, la lotta alla mafia?
La lotta alla mafia fu vicina al successo negli anni 93-94: eravamo veramente sulla strada giusta, come dicono Ingroia e Caselli nel loro recente libro eravamo vicinissimi a fare il grande passo, e
e poi cosè successo?
Non lo so con esattezza; non lo so, anche perché non avevo più modo di seguire le indagini direttamente, dal 92 ero in pensione, avevo lasciato Palermo e con lei tutti i propositi che nutrivo.
Ma penso che si possa almeno dire questo, che gradualmente, negli anni, di lotta, di emergenza mafia si è sentito parlare sempre meno; di attenzione contro non verso Cosa Nostra si è parlato sempre meno. Perché, secondo lei?
Perché ora è di moda la convivenza con la mafia. E difatti, non cè un solo partito che della lotta contro di essa ne abbia fatta una priorità!
Ecco! Lo stesso centrosinistra, cioè quelli che hanno governato fino a ieri, non ha delle responsabilità, quanto a questo?
Ma direi di sì! Anzi molte responsabilità.
Aveva ereditato una situazione favorevole, se non sbaglio: quella degli anni cui faceva riferimento lei, della cattura di Riina perché, pèrchè non ha portato avanti questo impegno, che era tra i primissimi per la salute della Repubblica?
E questo è il rimprovero che io continuo a muovere al centrosinistra, di non aver saputo intepretare certe linee di comportamento, certe linee politiche
Ma era solo incapacità di interpretare, magari eccesso di ottimismo in una battaglia che si riteneva già vinta? O non cera magari un interesse, una convenienza anche nel centrosinistra ad andar daccordo con la mafia, quantomeno a non stuzzicarla troppo?
È difficile dirlo, è difficile arrivare a dire una cosa del genere.
Come si è evoluta la mafia? Si dice: spara di meno, ma comanda di più
La mafia ci sta sommergendo. Cioè sta agendo in profondità, ha esteso i suoi rapporti col potere e con lo stesso potere mafioso; con quello politico, anche sono emerse determinate situazioni, sul controllo degli appalti, pubblici e privati, da parte della mafia cose veramente inaudite.
Vivere a Palermo, rinchiuso per anni in una caserma, come ha fatto lei, come Caselli, come altri meno fortunati, per combattere laria che cammina, e che un giorno esplode. Si dice che a Palermo un giudice piano piano viene isolato, che prima di ucciderlo lo si rende morto che cammina, col silenzio, lisolamento. Al generale Dalla Chiesa non squillava più il telefono, nessuno lo cercava. Finchè lo hanno trovato i killer. Come si può resistere?
(lunghissimo silenzio, forse gravido di ricordi).
Bastano le motivazioni interiori?
Bisogna arrivare a pensare, a sentire come Paolo e Giovanni (Borsellino e Falcone, ndi), considerare inevitabile la propria fine. Questa è la loro storia: la storia di due che sapevano che sarebbero stati presi di mira, che sarebbero rimasti progressivamente isolati, e che avrebbero fatto quella fine. Tra loro scherzavano su chi ci sarebbe arrivato prima: "Tocca prima a me o a te?", dicevano.
E poi lhanno fatta quasi nello stesso momento. Quasi
Sì
Che reazione ha avuto? Umanamente lo so che è una domanda stupida, però io voglio sapere la sua reazione di uomo, anche di fratello maggiore, di padre professionale, di amico. Cosa subentra dopo due tragedie così: la rabbia, laccasciamento, la resa
(lungo silenzio, poi un sussurro, quasi un sospiro parlato) io so soltanto che seppi sempre di sera, per ciascuno dei due attentati, Capaci e via DAmelio. So che mi trovai allimprovviso su un aereo, dopo un turbine di telefonate, e quando scesi mi ritrovai in questa incredibile bolgia palermitana in cui avevano perso tutti la testa
Vorrei chiederle un ricordo breve, brevissimo, di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Se lei dovesse raccontarli ai giovani, che poco o nulla sanno delle loro storie, del loro sacrificio
Io di Giovanni ricorderei il sorriso. Ricorderei la luce degli occhi quando si sposò, alla chetichella, senza che nessuno sapesse neanche Paolo lo sapeva. Ceravamo solo io e il sindaco, Leoluca Orlando. Fu lunico giorno in cui vidi brillare gli occhi di Giovanni. Lui aveva sempre uno sguardo un po velato un po arabeggiante. Invece quel giorno i suoi occhi sorridevano, felici come non li avevo mai visti, e non li avrei mai più rivisti.
E Borsellino?
Paolo cera un legame speciale tra me e Paolo. (lungo, troppo lungo silenzio). Fin dal primo momento con Paolo ci fu un rapporto tutto speciale perché perché lo sentivo diverso dagli altri una persona con cui riuscivo a confidarmi, spontaneamente, naturalmente poi lo impressionò, favorevolmente, la sollecitudine che io dimostravo per alcune sue vicende familiari questa partecipazione me lo avvicinò molto molto un rapporto affettivo, sì profondo
(altro silenzio, si spande nella stanza tappezzata di foto, di ritratti dei due magistrati, si posa su un vecchio articolo di giornale che titola a caratteri cubitali: "Borsellino vive").
Senta dottor Caponnetto, che città è Palermo? Perché è così diversa da tutte le altre?
Non lo so perché: non lho mai capito.
È una bella risposta. Lex sindaco Orlando diceva che vi regnasse il Pamm: politica, affari, mafia e massoneria. Pensa che sia ancora così?
Temo proprio di sì.
Come ha giudicato questo successo elettorale, e in Sicilia e a Palermo, del 100% per il centrodestra? Come è stato possibile in una città che, fino a pochi anni fa, votava diversamente, lei lo sa
Me lo chiedo con angoscia: che ne è, delle decine di migliaia di persone che incontravamo, con cui parlavamo di Falcone e Borsellino, di ideali, di cambiamenti e venivano, venivano da riempire le sale, le piazze. Venivano e ora dove sono quei ragazzi, dove sono finiti? Me lo chiedo con angoscia
Lei però ha deciso di cercarli i giovani: smessi i suoi impegni da magistrato, ne ha subito assunti altri, si è dedicato a incontrare gli studenti, ha girato per città, per scuole e associazioni. Cosa diceva a quei giovani, cosa continua a dire loro, ancora oggi? Perché si è sentito in dovere di rimandare un riposo meritato per inventarsi unaltra missione, costringendosi a viaggiare con grande impegno e intensità?
Allinizio giocò soprattutto lesigenza interiore di parlare di Giovanni e di Paolo. Tutto nacque legato a questo. E poi si allargò ad altre esigenze, come quella di parlare ai giovani di legalità.
E loro, come reagivano?
Ma reagivano con molto entusiasmo, allora. Per questo mi chiedo, senza trovare risposta, perché mai non sia più possibile fare discorsi di questo genere: che cosa è cambiato?
Pure, lei mi diceva poco fa che segnali di risveglio, di una ritrovata attenzione si scorgono: questo non autorizza una speranza, cauta fin che si vuole?
Sì: speranza in un coraggio ritrovato, soprattutto nelle ultimissime leve di giovani, quelli che proprio ora si affacciano al dibattito, alla discussione, allattenzione collettiva, che poi vuol dire la politica. Ma è un fenomeno degli ultimissimi tempi.
Anche in modo confuso, o confusionario, diceva lei poco fa. Dei movimenti no global, a proposito, cosa pensa?
Penso bene, li valuto in genere positivamente proprio perché hanno una potenzialità che forse non è stata ancora scoperta io credo molto nella potenzialità di queste idee nuove che si stanno diffondendo nellarea "no global".
Come ha giudicato i fatti di Genova?
Con molta indignazione: mi è sembrato che certe reazioni fossero inconsulte e assolutamente, assolutamente antidemocratiche. Presi posizione subito, ho continuato a ribadirla fino ad oggi. Questi fenomeni questa caserma di Bolzaneto la stessa scuola Pertini teatri di fatti gravi, inauditi.
Dottor Caponnetto, lei è rientrato nella mischia politica, in senso lato ma in prima persona; ha accettato nuovi impegni proprio qui a Firenze: vorrebbe parlarne?
Limpegno che più mi sta a cuore in questo momento, è quello nel Comitato per la Sicurezza nella Regione. Consiste nel coordinamento delle attività - eventualmente predisponendo anche proposte di legge ad hoc volte alla sicurezza dei cittadini, in senso ampio.
Non è un impegno facile
Non è un impegno facile. Però è bello. Data la mia età, ho validissimi collaboratori, gente che mi aiuta in modo scrupoloso ed efficace. Per questo ho deciso di accettare.
Firenze, invece, che città è?
Io condivido una preoccupazione a proposito di Firenze, e anche di questa esperienza che stiamo vivendo.
E cioè?
Come finirà questa esperienza: cè un punto darrivo per lei? Io vedo certe strane manovre che toccano i campi più diversi, perfino la società di calcio
Beh, questo è lampante proprio, se non addirittura clamoroso.
Una situazione pericolosa, perché dà come lidea di una manovra ben orchestrata davvero non vorrei che Firenze finisse come Bologna.
Cioè che subentri una amministrazione di centrodestra?
Esatto. I segnali ci sono, il rischio attuale è che la Sinistra anche in questa città non riesca a rinnovarsi, a riproporsi.
Si sente sempre più ripetere, dagli stessi fiorentini, che questa loro è una città culturalmente morta, non ricettiva: il che è stupefacente, se solo si pensa a come vivano inzuppati, proprio, nella cultura a lei questo risulta?
(lungo silenzio) ma sui cosiddetti intellettuali di Firenze, io ho molte riserve: non mi sembrano molto dinamici, molto propulsivi mi pare semmai una città che si sta richiudendo su se stessa. Anche nelle correnti culturali più aggiornate, più evolute si nota come un distacco, uno scollamento.
Da cosa dipende questo fiorentino sonno della cultura? Dal benessere, da una omologazione, una sindrome del Grande Fratello
(sorriso) sì, forse. Anche dal fatto che le formazioni politiche sono ormai ben allineate, quindi poco propulsive, poco innovative.
Lei ha un rapporto conflittuale col centrosinistra, come di uno che cerca di collaborarci, ne è parte integrante, ma spesso si scontra con delusioni e resistenze, non trova un terreno comune. Quali sono le le critiche che più si sente di muovere a questo schieramento?
Tante, sono tante non cè che limbarazzo della scelta
Me ne dica una, quella che proprio non riesce ad accettare.
(lunghissimo silenzio) di non aver saputo dare un ideale ai giovani. Che fanno fatica, che hanno così bisogno di essere capiti, seguiti
Si dice spesso che sono cinici, i giovani, no? che sono abituati fin da subito ad allinearsi, sono opportunisti, sono amorali. Secondo lei sono più cinici o spaventati?
Io credo che ci sia anche un senso di sgomento, di paura nellimprevedibilità degli eventi, nel dubbio dellavvenire credo che sia difficile crescere oggi.
Il non sapere cosa succederà domani. Ma non è sempre così la vita delluomo, non fu così anche per voi, passati in mezzo ad una guerra mondiale?
Noi ci eravamo fatti appunto tante esperienze
E oggi perché non hanno la pelle così dura?
Ma noi non abbiamo mai sofferto la mancanza di ideali. I giovani doggi invece mi angosciano perché non trovano chi li capisce, chi li indirizza bene.
Comunque anche loro, spaventati e disorientati finchè si vuole, non potranno non diventare degli uomini. Che tipo di uomini, e di cittadini, saranno?
Ho paura che saranno degli uomini insicuri, incapaci di trovare delle loro cifre despressione autentiche, impossibilitati ad uscire da questa perenne incertezza.
Perché, dottor Caponnetto, crescere in Italia sembra più difficile che altrove? Perché è così difficile diventare dei cittadini, maturare un senso civile, etico?
Perché la nostra è una nazione recente: non abbiamo ancora il senso della nostra identità, siamo un Paese appena fatto. Altre nazioni, come la Francia o la Germania, hanno un senso della propria appartenenza, della loro Storia, consolidato, maturo. Noi siamo solo agli albori di questo processo.
Però, questa incapacità di sentire la cosa pubblica come cosa di tutti, questo individualismo, o familismo, in ogni aspetto del vivere comune perché? I giovani in questo non paiono migliori degli adulti, da 300 e più anni si passano il testimone di una indifferenza, per esempio rispetto al degrado urbano, che non è mai cambiata. Perché?
È un degrado continuo, eh?
Sì. Perché accettarlo, perseguirlo? Perché meglio il precario, il sommerso, lambiguo oggi che il funzionale, il tutelato domani?
Perché storicamente non abbiamo avuto il tempo di formarci una coscienza civile, nazionale. Siamo un popolo immaturo, ancora. Un senso dellunità, un senso dello Stato, non sono cose che simprovvisano. Sono frutto di decenni, secoli di applicazione.
Lei cosa pensa di questo tentativo dinculcare il senso dello Stato a forza di inni nazionali, canterellati in ogni dove, perfino nelle trasmissioni a quiz o sportive, nei balletti, allopera? È così che si costruisce una coscienza civile?
Eh, lItalia non ha mai avuto il senso del limite, il senso del ridicolo non lha mai avuto! Anche questo è un portato della nostra inesperienza
Forse anche labitudine a scimmiottare gli altri Paesi, ad importare un patriottismo che però, in quei Paesi, è cosa - e Storia - diversa
Parlare di patriottismo in Italia lItalia conosce solo il patriottismo delle partite di calcio! Si limita a quello, il nostro patriottismo: allora si srotolano le bandiere, si sventolano
Ma adesso però ce nè anche un altro, quello delle partecipazioni militari ai moti di guerra. Lei che cosa ne pensa? Era giusto mandare dei contingenti in Afghanistan? E questo ha a che fare con unidea di nazione?
Credo che la decisione del Parlamento fu presa giustamente: era essenziale, in quel momento, prenderla in quel modo. Questo non vuol dire condividere poi certe esasperazioni, certi vicoli ciechi in cui ci si è infilati. Però, la decisione in linea di principio mi parve ineccepibile. Quanto alle forzature nella esplicazione pratica, ci furono, ci sono: ma è cosa diversa, sulla quale è lecito nutrire critiche e riserve.
Ma non le sembra che, mi riferisco alla marcia pro Usa di un mese fa, ci sia stato anche lo stentato tentativo di riscoprire unidea nostra di nazione andandola a cercare negli Stati Uniti? Sentirsi americani per sentirsi italiani?
Ma queste sono le solite pagliacciate allitaliana. Sì, quella fu proprio una pagliacciata, mal concepita, mal diretta: difettò proprio la regia.
Ma sono stati in pochi a dirlo. Lei che rapporto ha con la Stampa, con linformazione oggi che è controllata per stragrande parte, direttamente o politicamente o coi rubinetti pubblicitari, dal presidente del Consiglio?
Il regime di monopolio dellinformazione è una delle caratteristiche prime delle dittature; è la linea di confine, ciò che differenzia le dittature dalle democrazie. Questo è il punto.
Però in questo caso sembra giusto dare conto di una variante: il monopolio informativo non è stato imposto ma quasi accettato, se non accolto, dalla cittadinanza. Che sapeva, almeno in linea di princìpio, ciò a cui andava incontro, ed ha votato di conseguenza. Ci sono anzi di quelli che dicono che, già così, cè fin troppa libertà, ed auspicano una censura, un controllo più stretto da parte di chi comanda e divulga. Va dato atto a Berlusconi di non aver tolto niente, e agli italiani di essersi tolti qualcosa, da soli.
gli italiani sono imprevedibili, sempre.
Cosè la mafia, dottor Caponnetto?
Era, ed è ancora, lorganizzazione criminale più pericolosa e spietata che ci sia.
Ma non è anche un modo di essere, di sentire?
La mafiosità come stile di vita, modo di concepire i rapporti sociali, è unaltra cosa.
E questa mafiosità, finisce in Sicilia o risale per tutta lItalia?
La mafiosità come modo di pensare si è fatta largo in tutti gli ambienti. Quanto alla mafia, lho sempre voluta definire come pocanzi dicevo, perché quello è e quello rimane. Anche se molti fingono di dimenticarsene per strada.
Noi abbiamo un ministro che ha detto che bisogna conviverci
con la mafia, sì! "Bisogna convivere con la mafia", proprio così ha detto con delle idee del genere, non si può impostare una seria lotta alla mafia.
"Bisogna" convivere? O è, o sarà, possibile prima o poi farne a meno?
Certo, che è possibile farne a meno: i magistrati di Palermo lo dimostrano.
I magistrati di Palermo sono morti
I magistrati che stanno operando ora. E che hanno comminato solo recentemente 52 ergastoli ad esponenti di cosche mafiose, di cui a stento si trova una riga sui giornali.
Ma la Magistratura da sola non può cambiare laria: può ripulirla, questo sì. I cittadini, però, cosa debbono fare, per spezzare il cerchio?
I cittadini debbono sapere che possono reagire, debbono provarci, provarci perché non è vero che tutto è già detto, già deciso.
Una domanda che ho già rivolto a Gherado Colombo: ha senso, consacrare la propria vita, mettere in conto di finire esploso, o sparato, per un Paese come lItalia?
Certo che ce lha.
E se fosse una battaglia persa?
Ma le battaglie in cui si crede non sono mai perse.
La stessa cosa che mi ha risposto Colombo.
Che grande persona! Quando lha incontrato?
In febbraio. Grande persona, sì. Anche lui ha una serenità invidiabile di fronte a difficoltà non esattamente di tutti. Ma quando tutto intorno sembra crollare, quando le indagini non vanno a buon fine, quando i processi sortiscono assoluzioni, quando i tuoi colleghi, i tuoi amici, i tuoi cari vengono trucidati quando anche lopinione pubblica sembra voltarti le spalle, e ti ritrovi solo come è possibile resistere?
Certo bisogna avere dentro dei forti ideali. Altrimenti non si farà nulla. Ancorarsi agli ideali, è la sola strada.
Anche quando cè tutto un sistema intorno, media, televisione, società, amici, spesso anche la famiglia, che ti dicono chi te lo fa fare, fatti furbo, non rimanere indietro, mettiti dalla parte del più forte? come fa uno di 15, 18 anni a mantenere una coerenza, una fedeltà a questi ideali?
A parte il fatto che questa frase, "stai col più forte" mi suona male, preferisco "stai col più debole, col più indifeso, con chi ha più bisogno di te". Ma quello che è essenziale, proprio, è rimodellare, rinforzare certi valori, certe stelle polari si torna sempre lì, scappatoia non cè, altra strada non cè. Bisogna anche tenere presente che certi modi di pensare sono ormai così diffusi da sembrare normali, e invece non per questo cessano di essere distorsioni, forme patologiche. Allora la scelta diventa se aderire alla patologia, o salvarsene. Reagire.
Ma poi quali sono queste stelle polari? Perché oggi tutto è valore, il valore è un valore: io valgo, valgo in soldi, dice persino la pubblicità. Il denaro è un valore, e così la fama, il successo, direi anche la prepotenza, il non fare la fila per affermarsi.
Ma sono i valori primari ciò di cui parliamo: quelli irrinunciabili, come la democrazia.
La democrazia cosè? Che tutti possono parlare, votare, guardare la televisione? Cosè la democrazia? Se lo chiedo a un giovane, non lo sa. Non sa rispondere. Cosè la democrazia, dottor Caponnetto?
È la possibilità di rimettere sempre tutto in gioco.
Una risposta che è una perla, e mi sembra perfetta per chiudere qui. Caponnetto è stanco, ma nel salutarmi mi concede un onore, mi stringe forte le mani, con affetto e io sento una strana commozione sottopelle, che fatico ad arginare. Sulla strada del ritorno guido sotto un inferno sfarinato di neve, viene giù e sembra voler sommergere tutto, gli alberi, la strada, la macchina con me e Claudia dentro, ma io risento il calore di quella stretta, e non ho freddo né paura.