(Passa qualche secondo, e le luci si riaccendono. Dopo poco entra in scena Elisabet. E’ vestita come quando era uscita di scena, ma è molto stanca e strascica i piedi per terra perché ha camminato molto. Si piazza in mezzo alla scena e si rivolge al pubblico)
ELISABET: bella idea la mia! andare a Betlemme. Avessi almeno consultato l’orario delle coincidenze degli autobus. Sono ore che cammino, e la città è ormai lontana. Ma quanto dista Betlemme da Halden? ho proprio paura che la città dove è nato Gesù non sia nemmeno in Norvegia ...!!!
(detto ciò Elisabet si siede e si mette a piangere con la testa fra le gambe)
(da un lato entra in scena EZRAELE, l’angelo che le si avvicina senza farsi notare)
EZRAELE: perché piangi, piccola Elisabet?
(Elisabet alza il capo e guarda sorpresa l’angelo)
EZRAELE (con voce suadente): Non temere, non ti farò alcun male. Sono un angelo del Signore e sono stato mandato per accompagnarti in questo lungo viaggio.
(Ezraele si siede accanto ad Elisabet)
EZRAELE: è lodevole ciò che hai fatto, ma la Palestina è lontana, ed occorre anche tornare indietro nel tempo. Da sola non potresti mai riuscirci, Elisabet, ma con il mio aiuto e di qualcun altro arriveremo proprio in tempo.
ELISABET: in tempo per cosa?
EZRAELE: per veder nascere nostro Signore.
ELISABET: allora andremo a Beltemme?
EZRAELE: è proprio lì che stiamo andando. Su, in cammino!
(ed i due si alzano ed escono di scena)