LA
MATERIA CAVALLERESCA:
¨ BOIARDO,
L'ORLANDO INNAMORATO (dialogo tra Orlando
ed Agricane)
Leggendo
il brano si può notare che più di una volta Agricane tende ad essere sbrigativo
e frettoloso nelle risposte, come si può vedere ad esempio al verso 73, dove
dice: ''né più parole; ma trasse la Tranchera''. Una volta sospeso il duello per
la notte, pur volendo dialogare, i due non si trovano d'accordo circa
l'argomento della conversazione ed Agricane, prevalendo su Orlando, fa in modo
che quest'ultimo, se interessato a parlare con lui, cambi discorso. Ciò accade
ai versi 135-136: ''E se meco parlar hai pur diletto, de arme o de amore a
ragionar t'aspetto''.
La
relazione tra orlando ed Africane, tuttavia, non può essere definita
complementare: nessuno dei due personaggi prevarica l’altro, ma vi è piuttosto
il timore, da parte di Orlando, di un confronto che potrebbe spiazzarlo. Si
tratta forse della difficoltà d’approccio ad una cultura diversa, o piuttosto
dellas paura d’essere trovato impreparato.
¨
L.
ARIOSTO, L’ORLANDO FURIOSO (Olimpia e Bireno)
In
questo testo da noi analizzato non è possibile riscontrare una vera e propria
riduzione al silenzio, in quanto Bireno, partendo prima del risveglio di Olimpia
dall’isola in cui essi si erano rifugiati per la notte, non la zittisce, né le
dà modo di parlare o di rispondere. Si tratta infatti di un chiaro esempio di
relazione complementare: l’uomo impone alla donna la sua decisione, senza
lasciarle la possibilità di un confronto di idee (questo può essere un retaggio
della tecnica comunicativa dell’occupatio utilizzata da Plauto). Olimpia
è così abbandonata sola a se stessa, come lo era stata la Didone dell’Eneide,
tuttavia non cede alla disperazione che prova. Bireno appare invece come una
figura ambivalente: se da un lato egli si dimostra fedele all’ideale
dell’uomo-padrone, perfettamente inserito in una relazione complementare,
dall’altro dimostra anche una certa debolezza nel fuggire prima di confrontarsi
direttamente con la donna.
¨ T.
TASSO, LA GERUSALEMME LIBERATA (Armida e
Rinaldo)
La
relazione tra Armida e Rinaldo è chiaramente complementare, in quanto la donna,
“infedele”, abbandonata e non ascoltata, si trova in una situazione di
inferiorità che non ha il potere di modificare. Ella viene inoltre ridotta al
silenzio ed invitata a non lamentarsi da Rinaldo, che alla fine del suo discorso
dice:
56 Rimanti in pace, i' vado; a te non
lice
meco venir, chi mi conduce il vieta.
Rimanti, o va per altra via
felice,
e come saggia i tuoi consigli acqueta."
Gli
stessi personaggi percepiscono chiaramente la loro relazione come complementare:
Rinaldo è forte della consapevolezza di essere un cavaliere
cristiano
(54 sarò tuo cavalier quanto
concede la guerra d'Asia e con l'onor la fede)
e della
convinzione di essere nel giusto
(52 Non entra Amor a rinovar
nel seno, che ragion congelò, la fiamma antica), ma
soprattutto forte della sua condizione di uomo, che può imporre le sue decisioni
in modo diretto, togliendo il diritto di replica alla donna (56 e come saggia i tuoi
consigli acqueta); Armida
all’inizio si ritiene il partner più forte e finge di sottomettersi a Rinaldo,
assumendo un atteggiamento da supplice (44 Poi cominciò:"Non
aspettar ch'io preghi, crudel, te, come amante amante deve. Tai fummo un tempo;
or se tal esser neghi, e di ciò la memoria anco t'è greve, come nemico almeno
ascolta: i preghi d'un nemico talor l'altro riceve)
ma è
inconsapevole di essere, in realtà, il partner più debole, cosa di cui si
renderà conto alla fine del dialogo
(59 Vattene pur, crudel, con
quella pace che lasci a me; vattene, iniquo, omai.)
Tuttavia,
anche quando la donna si ritiene forte, non impone mai direttamente la sua
volontà al partner.
¨
CALVINO,
IL CAVALIERE INESISTENTE (dialoghi tra
Rambaldo ed Agilulfo)
Nei
passi da noi analizzati si possono notare diversi tentativi di riduzione al
silenzio nei confronti di Rambaldo. Il ragazzo è emozionato e agitato, tanto che
si esprime quasi a singulti, balbettando e facendo molte pause di riflessione
per trovare le parole giuste. Il paladino, invece, risponde seccamente ed
impersonalmente, citando a memoria il regolamento cavalleresco, come se fosse
una macchina. L'intenzione di Agilulfo, con i suoi atteggiamenti e con le sue
risposte fredde e dirette, è quella di far smettere di parlare il ragazzo;
tuttavia ad una continua insistenza di Rambaldo, Agilulfo risponde bruscamente
''A me no'' e dopo avergli voltato le spalle se ne va. Questo è il chiaro segno
che Agilulfo non vuole proseguire la conversazione e quindi la
relazione. La
relazione si configura chiaramente sin dall'inizio come complementare,
all'interno della quale Agilulfo prevale intenzionalmente su Rambaldo, che si
sente inferiore ma non sembra turbato dalla situazione.
La
relazione tra i due, tuttavia, sembra evolversi nel corso della narrazione: il
rapporto tende a divenire meno freddo, passando dall’essere complementare a
metacomplementare.