Solidarietà
Mi chiamo Carmine Palumbo. Dall'agosto del 2000 vivo qui, a Torino, dove lavoro come infermiere. Torino è una grande città, ma è comunque difficile incontrare persone con interessi simili ai propri. La maggior parte delle persone si interessa di affari, per guadagnare sempre di più, oppure si dedica a tutto ciò che procura piacere e divertimento. Internet viene utilizzato soprattutto per cercare suonerie di cellulari, brani musicali, relazioni affettive, vacanze a prezzo scontato. Le persone a cui piace scrivere trovano poco spazio, specialmente quando scrivono su argomenti di impegno sociale. Quando un pò di tempo fa ho letto per strada la pubblicità di questo sito, non riuscivo a crederci. Ma poi, partecipando alla prima riunione di redazione, ho capito di avere incontrato delle persone con un interesse comune. Ho capito di avere trovato uno spazio dove poter comunicare il mio pensiero. Vorrei dunque parlare della solidarietà, cioé di qualcosa molto importante e di cui sentono il bisogno tante persone che si vedono invece circondate da molta indifferenza.
Ma qual è la causa della mancanza di solidarietà? Molte persone, in questa società, sono accecate dall'orgoglio e dall'ambizione. Per tale motivo dedicano tutto il loro tempo al lavoro. E non si accorgono che intorno a noi ci sono persone che hanno bisogno della nostra presenza: anziani che vivono nella solitudine; ammalati che si sentono abbandonati; poveri che si sentono esclusi: sono un segno di questa società così evoluta, dove il successo personale conta più di ogni altra cosa. La consapevolezza di essere bravi nel proprio lavoro fa nascere il desiderio di guadagnare sempre di più.Giustifica la presenza di persone che non hanno un lavoro, che vivono ai margini della società, perché sono meno brave, perché non sanno conquistarsi un lavoro. Questo tipo di ragionamento ci riporta indietro di secoli, ci riporta al tempo della società spartana, dove i bambini più deboli venivano abbandonati a sè stessi, e si giustificava la loro morte. La consapevolezza di essere bravi nel proprio lavoro fa anche nascere il desiderio di protagonismo: il proprio parere conta più di quello degli altri. La convinzione nelle proprie capacità non fa nascere solo un desiderio di ricchezza, ma anche di potere. E così nel mondo i popoli più evoluti e più ricchi si sentono autorizzati a sottomettere i popoli arretrati e poveri. E così il sapere, la scienza genera odio e disprezzo per chi non dimostra di essere alla nostra altezza.
Un tempo i popoli più evoluti facevano delle vere e proprie guerre di conquista, ed il sangue che macchiava la terra era il segno della crudeltà umana. Oggi i popoli più evoluti fanno una guerra di tipo economico, e forti della propria ricchezza impongono leggi che i più poveri devono rispettare. La terra non è più macchiata dal sangue umano, ma i morti ci sono comunque: muoiono nel corpo, perché privati del cibo; muoiono nell'animo, perché privati della dignità. Forse nelle scuole bisognerebbe insegnare ai giovani non solo ad essere più bravi degli altri, ma soprattutto bisognerebbe trasmettere loro quei valori cristiani, od anche semplicemente quei valori umani, che ci contraddistinguono dalle bestie. Bisognerebbe insegnare ai giovani non tanto la competizione, ma soprattutto la collaborazione e la solidarietà. Forse le persone di cultura dovrebbero usare le loro parole per scrivere di cose importanti che inducono la gente a riflettere sul proprio comportamento. Poiché se tutti noi capiamo quali sono le conseguenze delle nostre azioni, potremo diventare anche più responsabili.
Ciò che forse mi ha spinto a scrivere su questo sito è la consapevolezza che le mie parole possono trasmettere qualcosa di importante, e non sono soltanto un modo per trascorrere il tempo libero. Forse molte persone riflettendo sul proprio comportamento, possono scegliere di impegnarsi per migliorare questa società.
carminepalumbo1@yahoo.it
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