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LEGGO

7.15, mattina di inverno. Eccovi lì, alla solita fermata del 16. Intirizziti come sempre, saltellate da un piede all’altro scrutando il viale alla ricerca del tram. Ed ecco il solito solerte ragazzo che vi si avvicina agitando una copia di Leggo. Lo conoscete tutti questo giornalino, se gli sfuggite alla fermata ve lo ritrovate in tram sul sedile abbandonato dal precedente occupante, o occhieggiante tra i vostri piedi, o nelle mani del tizio seduto di fronte a voi. Ricordate ancora le prime volte in cui veniva distribuito (tre anni fa? quattro?): il ragazzo solerte era sempre lo stesso, o comunque gli assomigliava molto. Allungava il foglio sorridendo, e voi abbassavate lo sguardo, controllavate freneticamente l’orologio, studiavate con smisurata attenzione la tastiera del telefonino. E ciò benchè il ragazzo sembrasse proprio una persona perbene, viso pulito, abbigliamento curato, niente del terribile extracomunitario-delinquente-drogato. E però, non si sa mai. Poi, poco per volta, divenne chiaro che si trattava di un omaggio. OMAGGIO. Come le tazze il mercoledì alla CRAI, il SettegiorniTV il giovedì al D x D e la seggiolina in noce massiccio col primo numero di “Costruisci la tua casa delle bambole” in edicola. E all’omaggio non potevate rinunciare. All’omaggio non si dice di no. Mai. Così ci siete cascati, alla faccia dell’accortezza di cui andate tanto fieri, e siete entrati nel tunnel.

“Leggo, in quanto free-press, è stato pensato per le persone che leggono poco o niente” vi fa sapere il responsabile della testata in un’intervista “ E’ un servizio d’informazione per coloro che preferiscono bersi un cappuccino piuttosto che acquistare il quotidiano. Non lo comprano perché non vogliono spendere o semplicemente perché non hanno l’abitudine di leggerlo”. Eccovi lì, schedati per sempre come semianalfabeti golosi, che ormai da Leggo vi fate guidare, docili come agnellini, verso ogni nuova, ridente giornata. Ridente? Non c’è niente da ridere, in realtà, e Leggo ve lo fa capire ogni giorno, inesorabilmente, fin dai primi titoli. Oggi, per esempio. Qualunque mezzo di locomozione vi sia capitato di scegliere, non c’è niente da stare tranquilli. Tra “carrette dei cieli” e “boom dei pirati” per aria e per mare non c’è pace per il povero viaggiatore. Ma anche chi di voi malauguratamente si sposta in tram non può certo abbandonarsi mollemente sul sedile: “Torna l’incubo: bus selvaggio” titola impietosamente in prima pagina, e alzate gli occhi guardinghi, esaminate il mezzo in ogni dettaglio e vi soffermate furtivamente sull’autista. Ma, sembra tanto una brava persona, ma poi chi può dirlo? A volte son proprio i più tranquilli che di colpo perdono il lume della ragione. Per esempio quella discriminatura ben delineata che ha tra i capelli potrebbe ben essere un segno di quella metodicità che è segno di follia. Ma anche volendo andare a piedi non è tutto rose e fiori. Se non vi uccide il gelo con “l’ultima sfuriata” sarà “lo smog in arrivo con l’anticiclone”. Pensate di potervi consolare col cibo? Beata ingenuità! Non avete letto del “virus dei polli” e del “ketchup killer”? Anche rifugiarsi in famiglia non offre le garanzie di sicurezza di un tempo: se i vostri quattro soldi sono stati risparmiati dal “caso Parmalat” e dalla “doppia rapina alla Banca Sella”, se la vostra fede è rimasta salda nonostante “la Badessa a giudizio”, se vostro figlio adolescente non è “scomparso due settimana fa, in fuga sui treni per sentirsi uomo”, non aprite comunque la porta di casa a cuor leggero. Può sempre accadere che la vostra bambina abbia cercato di svegliare il fratellino con un martello. “Sono quasi le sei quando Maddalena afferra il martello da carpentiere (com’è fatto un martello da carpentiere?, vi domandate con lo stomaco contratto dall’ansia. Ce l’avrò a casa? L’avrò lasciato distrattamente sul tavolo?). Si avvicina al fratello Graziano che sta dormendo tranquillo nel suo letto. Senza dir nulla, con tutta la forza che ha, sferra il primo colpo” la tensione e l’angoscia salgono, le dita già stringono il cellulare nella tasca, quasi quasi val la pena di fare una chiamata a casa, tanto per sentire come va. Grazie al cielo per questa volta tutto finisce bene: “L’ha colpito alla testa più volte, ma il giovane si è svegliato (si è svegliato? incredibile prontezza di riflessi!) ed è riuscito a scappare”. Tirate un sospiro di sollievo, e già state riacquistando fiducia in questo vecchio mondo, già vi perdete nei sogni e vi viene da pensare che nonostante tutto per essere felici bastino due cuori e una capanna. Be’, risvegliatevi! Sappiate che “le italiane sono smemorate: il 50% dimentica di assumere gli anticoncezionale”. Bentornati nella cruda realtà. Va bhe, vi dite in un ultimo spasmo di ottimismo, ci rimarrà almeno la TV. Quella c’è, in effetti, e nessuno ve la toglie, ma non aspettatevi meraviglie, perché “Uomini in TV: mai così brutti” puntualizza un’inchiesta impietosa.

Nonostante tutto, proprio quando pensate di gettarvi nella depressione più buia, Leggo vi lascia comunque una luce di speranza: un giornalista magnanimo vi fa sapere che “Gli stipendi crescono meno”, e davvero gliene siete grati! Avevate creduto tutti che non crescessero affatto! In fin dei conti, vi sorride sornione il responsabile della testata “Leggo guarda i fatti dalla parte della gente comune, quella costretta alle code e ai disagi”. Chi più comune di voi? Così rinfrancati dal caldo abbraccio della normalità siete pronti, domani, a gettarvi avidamente sul prossimo numero.

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