PREMIATA FORNERIA MARCONI

Il primo nucleo della Premiata Forneria Marconi (più famosa con l’acronimo PFM) va ricercato verso la metà degli anni Sessanta nel gruppo beat i Quelli, composti da Franco Mussida, Flavio Premoli, Giorgio Piazza, Franz Di Cioccio e Pino Favaloro, tutti strumentisti tecnicamente molto dotati. Per un breve periodo il gruppo accolse nelle sue fila persino il celebre comico Teo Teocoli, con la sigla Teo & i Quelli.

Nel 1970 la medesima formazione muta il nome in Krel e pubblica un unico 45 giri (Finché le braccia diventino ali/E il mondo cade giù [Ricordi 1970]) che fa già intuire quella che sarà l’evoluzione stilistica del gruppo milanese. L’esperimento non dà però i frutti sperati e così, con l’inserimento del polistrumentista Mauro Pagani in luogo di Favaloro, nasce la PFM (il cui nome non è affatto legato ad alcun forno in disuso dove, come molti sostengono, avvenivano le loro prime prove). Così stabilitosi, il quintetto dà un saggio delle sue potenzialità pubblicando l’eccellente singolo Impressioni di settembre (nel retro La carrozza di Hans), che raggiunge il nono posto nella hit parade e diviene subito un classico nelle esibizioni dal vivo.

Subito dopo avviene l’esordio del primo 33 giri con Storia di un minuto, anch’esso accolto da un travolgente successo, consacrato dal primo posto nelle classifiche. Il disco effettivamente dimostra grandi qualità: i brani presentano un cantato molto delicato e ben inserito nel contesto musicale di stampo prettamente acustico che strizza l’occhio a certa musica folklorica (ad esempio nella trascinante È festa).

Visto il grande interesse dimostrato da pubblico e critica, il gruppo tenta di ripetersi in Per un amico rimarcando la medesima formula dell’album precedente con le consuete incursioni nella musica popolare (Appena un po’ e Generale) e le divagazioni circensi ne Il banchetto. A questo punto la PFM, forte del gran successo ottenuto in patria, tenta la strada della gloria anche in Inghilterra. Photos of ghosts è infatti la versione inglese di Per un amico e contiene pure Celebration, l’equivalente anglofona di È festa ed un brano inedito Old rain. Il disco ottiene un buon seguito persino in America, dove questo tipo di musica non ebbe mai modo di attecchire veramente.

Dopo gli incoraggianti risultati di questa inedita “esportazione” musicale, la PFM si esibisce in una fortunata tournée in Gran Bretagna suonando anche al Festival di Reading con Genesis e Rod Steward, tra gli altri. Il tentativo di far carriera all’estero verrà in seguito provato, seppur con esiti meno fortunati, anche dalle Orme e dal Banco. L’isola di niente, e la sua versione per il mercato inglese e americano The world became the world, dove spicca su tutti la brillante La luna nuova, rappresentano forse un leggero passo indietro rispetto ai lavori precedenti. Da segnalare, a partire da questi dischi, la dipartita del bassista Piazza che cede il posto a Patrick Djivas proveniente dagli Area.

Un altro prestigioso tour viene effettuato nel ’74 negli USA e le fasi migliori di queste esibizioni sono raccolte nell’ottimo Live in USA, dove emerge l’ottima vena artistica del fortunato quintetto (una menzione speciale meritano sicuramente le performance del flautista-violinista Mauro Pagani). Per più di un mese la PFM suona con gruppi come ZZ Top, Poco, Aerosmith raccogliendo insperati applausi dal popolo americano che definisce simpaticamente “spaghetti rock” la loro musica.

A questo punto alla PFM, per diventare una perfetta bandanglofona, non rimane che cercare un cantante vero e proprio (poiché prima cantavano un po’ tutti) e soprattutto che se la cavi ottimamente con la lingua inglese; così viene “ingaggiato” Bernardo Lanzetti (ex Acqua Fragile). Mossa, forse, più dal desiderio di successo all’estero che non da reale ispirazione, la PFM pubblica Chocolate kings, che decisamente non regge il confronto con i dischi precedenti. Chocolate kings è infatti interamente cantato in inglese e del tutto privo delle romantiche e trasognate atmosfere che avevano caratterizzato gli esordi discografici. Nonostante questo, il disco ottiene un buon piazzamento nelle classifiche inglesi, cosa che li spinge verso la quarta tournée in quel territorio. Ma già nel dicembre del ’75 il gruppo vola in Giappone e di lì nuovamente negli Stati Uniti per un altro tour.

Jet Lag, invece, (che vede la grave defezione di Pagani, sostituito solo per l’occasione dal californiano Greg Bloch) prende le distanze da tutti gli altri lavori ed è orientato più verso i territori del jazz rock che verso il progressive, ma la nuova svolta musicale non impedisce al sestetto di perdere alcuni consensi non solo a livello nazionale, il che ridimensiona in qualche modo le sue ambizioni.Si può a ragione dire che proprio con Jet Lag si conclude il ciclo più strettamente progressivo della PFM, cui ne farà seguito uno ben più commerciale (ritroveremo la band persino al Festivalbar del ’79 con la canzone Si può fare) e mai paragonabile all’eccellente vena degli esordi.

 

Discografia (limitata agli album progressive):

(1) Storia di un minuto (Numero Uno 1972)
(2) Per un amico (Numero Uno 1972)
(3) Photos of ghosts (Numero Uno 1973)
(4) L’isola di niente (Numero Uno 1974)
(5) The world became the world (Numero Uno 1974)
(6) Live in USA (Numero Uno 1974) live
(7) Chocolate kings (Numero Uno 1975)
(8) Jet Lag (Numero Uno 1977)

 

Formazione:

Franco Mussida: chitarra, voce
Franz Di Cioccio: batteria, voce
Flavio Premoli: tastiere, voce
Mauro Pagani: violino, flauto, voce (1-7)
Giorgio “Fico” Piazza: basso (1-3)
Bernardo Lanzetti: voce (7-8)
Partick Djivas: basso (4-8)
Greg Bloch: violino (8)