Marco,
l'autore del primo Vangelo


il leone alato nello stemma del Battaglione S. Marco


Questo nome legato a quel determinato Vangelo che noi conosciamo, compare ben presto nell'intestazione manoscritta del Vangelo stesso. Il testo in quanto tale non lascia direttamente informazioni sull'autore. È quindi alla tradizione successiva che dobbiamo fare riferimento per avere qualche conoscenza in merito.
Le testimonianze sono varie: ad es. quella di Eusebio, uno storico dei primi secoli (sec. IV), che richiama la testimonianza di Papia, vescovo di Gerapoli in Frigia (Asia Minore), grossomodo presente verso il 110 d.C. Vale la pena di riascoltarla:
"Aiebat etiam, inquit, presbiter ille Marcum Petri interpretem quaecumque memoriae mandaverat, diligenter perscripsisse: non tamen ordine pertexuisse quae a Domino aut dicta aut gesta fuerant. Neque enim ipse Dominum audiverat aut sectatus fuerat umquam. Sed cum Petro, ut dixi, postea versatus est, qui pro audientium utilitate, non vero ut sermonum Domini historiam contexeret, evangelium praedicavat. Quocirca nihil peccavit Marcus, quia nonnulla ita scripsit, prout ipse memoria repetebat. Id quippe unum studebat, ut nequid eorum quae audierat, praetermitteret, aut nequid falsi eis affingeret".
Tre sono gli elementi che essa ci fornisce: Marco fu "interprete" di Pietro, stabilisce cioè un legame tra la sua testimonianza e quella del capo dei dodici, scrisse con fedeltà, quindi rimane attendibile in ciò che propone per chi non ha potuto essere presente, pur non avendo lui stesso visto il Signore o ascoltato le sue parole, e senza ordine, cioè probabilmente non con una preoccupazione cronologica, ma pratica, pastorale.
Altre testimonianze antiche possono essere quelle di Giustino (110) di Ireneo ( + 202) che fa di Marco un discepolo e interprete di Pietro e che, dopo la morte di Piero e Paolo, trasmette per iscritto la predicazione di Pietro stesso. Così anche Clemente di Alessandria ( +215c) e Origene ( +235c) lega la composizione del Vangelo secondo Marco alla testimonianza di Pietro.
Se questa è la testimonianza esterna al testo biblico, nel testo del Vangelo stesso non possiamo trovare nessuna indicazione diretta, in quanto l'autore non si presenta. Nei testi del NT però troviamo vari accenni ad un Marco, che potrebbe essere identificato con l'autore del Vangelo ricordato dalla tradizione ecclesiale. Nel libro degli Atti viene ricordato un certo Giovanni Marco (a volte chiamato anche semplicemente Giovanni o Marco). È figlio di una certa Maria di Gerusalemme, la cui casa accoglie Pietro dopo la sua miracolosa liberazione; di questa casa fa parte anche quella curiosa serva Rode (Rosa) che, sorpresa per la presenza inattesa di Pietro alla porta, va ad avvisare della cosa straordinaria i padroni, lasciando Pietro chiuso fuori. Questo Marco viene presentato sempre dal libro degli Atti come assistente di Barnaba e Saulo nel loro primo viaggio missionario; però in Panfilia Marco (forse per paura) ritorna a Gerusalemme; questo cedimento sembra essere la causa per cui Paolo nel suo successivo viaggio non lo vuole prendere con se; sarà solo così compagno di Barnaba per la missione a Cipro, luogo di origine di Barnaba. Gli altri due accenni a questo Marco sono nelle lettere paoline, in occasioni dei saluti (Col 4,10 Filem 24 2 Tim 4,11): in essi Marco viene presentato come cugino di Barnaba, collaboratore di Paolo, e collaboratore prezioso anche di Timoteo. Infine nella 1 Pt 5,13, sempre nei saluti, Marco (a Babilonia = Roma) saluta con Pietro, che lo considera come figlio.
Da tutto questo è possibile arguire un legame, al di là del discusso valore storico dei testi, di Marco e dell'autore del primo Vangelo, in particolare con la tradizione di Pietro, se non con la sua persona. I luoghi di questa connessione sono Gerusalemme e Roma.
Più tarda è la tradizione che ne fa il fondatore della chiesa di Alessandria (200c.) Stranamente però questo non trova eco in autori alessandrini come Clemente Al. e Origene. Sarebbe stato martirizzato ad Alessandria secondo tradizioni del IV-V secolo; proprio da Alessandria i Veneziani portarono le reliquie nel 828, facendone così il patrono di Venezia.
Ultimamente si è ipotizzato il riconoscimento di un versetto (frammentario) di Marco in un frammento di papiro trovato nel 1947 nelle grotte di Qumran. A detta di taluni questo comporterebbe una datazione della composizione del Vangelo attorno agli anni 50. Ma allora, quando sarebbe da collocare la stesura del suo Vangelo? Dopo la morte di Pietro? Dopo il legame con Pietro? Già durante quasi il ministero di Gesù-predicazione di Pietro?
È difficile dare una risposta definitiva: comunque rimane secondo l'opinione della maggioranza degli studiosi colui che per primo ha dato volto a questo tipo di scritto che noi chiamiamo Vangelo; scritto che mantiene il carattere di predicazione, cioè di proposta di fede, guidando progressivamente, come ricordano certi studiosi, sull'esempio dei primi discepoli, alla confessione di fede e alla sequela di Gesù Cristo figlio di Dio.



don Raffaele Mazzolini
docente di Sacre Scritture