Sono suoni duri e aggressivi, molto spesso
ai confin con il rumore quelli proposti dai Silken Barb.
I quattro - Paolo Messere, voce e chitarra, Raffaele Di Somma, basso, Felice
Rossigno, batteria, Maurizio Argenziano, chitarra - arrivano da Napolie dopo
tre demo e un'incessante attività dal vivo (culminata con esibizioni
al fianco dei Unwound ed Ulan Bator) mandano alle stampe un omonimo esordio
che senza mezzi termini punta al cuore degli appassionati del suono Quarterstick
Touch and go. In poche parole America rumorosa rivisitata con il calore e
la passione che solo i nostri migliori musicisti possiedono. Provo a vedere
se tra i crediti dell'album compare il nome di Stave Albini... Sarà
per la prossima volta , oggi bisogna "accontentarsi" (e le virgolette
sono d'obbligo, considerando l'eccellente lavoro ottenuto con registrazioni
in presa diretta) di Massimo Sartot. Messo al bando l'italico idioma è
la lingua ingelse che ci accoglie in "Mistakin Phones" , "Post
Office" e "Crowned" le composizioni sono nervose ed elettriche,
di chiara matrice noise e concedendo poco alla melodia fatta eccezzione per
la splendida "Next Stop" e per la conclusiva ed interminabile "Starting
the Departure" oltre otto minuti la cui ispirazione deve essere arrivata
dopo l'ascolto di "Tropics and Meridians" dei lume of 44. A dimostrazione
del fatto che, quando si hanno fantasia e mezzi tecnici Louseville può
essere alle porte di Bagnoli.
Silken Barb (CD FREE LAND) (81-31-57)
A seguire un bel demo già trattato in queste pagine. I napoletani Silken
Barb arrivano all'esordio con un mini CD che li piazza immediatamente tra
le più interessanti realtà "post" italiane, versante
chitarristico June of 44.É proprio la band di Jeff Mueller ( scansioni
secche e angolose, voce declamatoria, ritmi mai continuativi, frequenti alterazioni
umorali) il principale referente a cui sembrano ispirarsi i quattro da Porst-Office
a Easy Pray, da Spritz alla lunga Starting the Departure tanto per citare
gli episodi più convincenti, è tutto un susseguirsi di moto
e andirivieni di esplosioni di rabbia e declarazioni plananti. Non sono originalissimi
alla fine (quello che ancora latita un pò è la canzone), ma
chi segue il genere sappia che sono tra gli epigoni più convincenti
ascoltati ultimamente (6//7)
Free Land Bernardo De Tusci
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Silken Barb è un gruppo di ragazzi,
veneti, che si muove anch'esso ai margini del panorama musicale italiano,
proponendo un rock spigoloso e nervoso, ma emotivamente deciso, al limite
del noioso. Otto intricate disarticolazioni chitarristiche, memori dei gruppi
sopraccitati, che mostrano una band interessante e motivata , e confermano
la FreeLand (Angeli, Gorge Trio, White Tornado) come etichetta attenta ai
fermenti musicali più interessanti e di confine della nostra penisola
senza pregiudizii di sorta.
Voto: 6/7
Perchè: è musica si difficile, ma interessante e stimolante
ad un ascolto attento e aperto.
Barnaba Ponchielli
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Shelloc, indie rock di Chicago, Jesus
Lizard Uzedo, Touch and Go. In un attacco di caprolatio infantile è
bene dirle tutte e subito, in un irresistibile impulso alla parolaccia. Ecco,
ora si può parlare senza pregiudizi degli esordi di Flora e Fauna (Livorno)
e Silken Barb (Napoli). I primi danno vita a un album breve di sei brani fulminanti,
tutto ad angoli retti, lucidp e geometrico, un gioco ritmico che evita le
piatte scansioni del rock poiù banale. Il gruppo sceglie di cantare
(sporadicamente) in italiano, descrivendo minimi squarci di vissuto, tra un
battito di ciglia e l'altro, o storie grandi, come "Lezioni di Volo".
I secondi si qualificano per il loro stesso disperato urlo postpunk, tagliente
e feroce, le loro chitarre in grado di dispensare armonici squillanti e dissonanze
lancinanti. L'enorme tensione di "Spritz" dura poco più di
due minuti ma il brano da solo spiega a tante pallide band italiane come si
fa a suonare quello che per comodità si continua a chiamare indie rock.
Andrea Prevignano
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