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  Intervista a Giorgio Panariello di Giulia Santerini a Radio Capital  
 
Panariello, 11 milioni di telespettatori e non dimostrarli
‘Sono un pagliaccio e ho un sogno: scrivere una canzone per Sanremo’
 
  05-03-2004 - Giorgio Panariello, ovvero il comico più amato e più odiato d’Italia. Il suo record personale fa invidia a Sanremo: 11 milioni di telespettatori. Eppure trovare qualcuno, un critico in special modo, che lo osanni, è impossibile. Radio Capital lo ha intervistato per ‘Capital Tribune’, in onda da lunedì 1 a venerdì 5 marzo alle 8,45. Per ascoltare l'intervista completa l'appuntamento è per domenica 7 marzo alle 13.00.  

 

- Perché Giorgio Panariello suscita folli amori ma anche forti antipatie ?
- Sono un comico che preferisce rimanere leggero e non tediare il mio pubblico con gli approfondimenti. Probabilmente è questa mia leggerezza a suscitare qualche smorfia.

- Insomma, non sei un comico-messia…
- Io non conosco la politica e quindi non l’affronto. Vengo accusato di essere superficiale anche su argomenti di costume. Non sono un Beppe Grillo che va dentro i fatti. Preferisco vedere i fatti così come li vede la gente normale. Per questo ho l’affetto delle persone, perché si identificano in me. Non so nulla in più di quello che sanno loro e non lo voglio neanche sapere. Però c’è chi sa fare approfondimento molto bene. Guzzanti e Paolo Rossi ad esempio si intendono di politica. Perché non dovrebbero parlarne?

- Ti spiace che i colleghi che hai nominato siano stati radiati dalla tv di stato?
- Certo, non si fa così, l’ho sempre detto. Non ho mai detto che esiste un regime perché non è vero. L’unico regime è quello del telecomando. I programmi che hanno voluto ‘attaccare’ di più sono stati penalizzati dagli ascolti. Quindi vuol dire che quell’aggressione sistematica non piace neanche al pubblico. C’è modo e modo per fare la denuncia. Però non si allontana Biagi o Santoro perché hanno una loro posizione. Allora bisognerebbe allontanare tutti quei personaggi che hanno una posizione opposta anche adesso.

REGALARE FELICITA’

- In un sondaggio sei risultato l’uomo che da’ più felicità agli italiani, precedendo in classifica il Papa, Paolo Bonolis e Simona Ventura. Ti dà più fierezza o preoccupazione?
- Soprattutto preoccupazione. Hai la responsabilità dell’affetto che ti dà la gente. Io non so perché così tanti mi seguono e mi vogliono bene. Tutti, dal lunedì fino al sabato, non hanno altro che pressioni, l’euro e tutta quella roba lì…Io credo che debba esistere qualcuno che possa farli ridere di niente e io sono appunto un pagliaccio. Faccio il cretino, poi ogni tanto metto qui e là argomenti seri che mi toccano particolarmente.

- Nei tuoi monologhi affiora una sensibilità tutta speciale per gli anziani. Come mai?
- Io sono orfano e sono stato cresciuto dai nonni. Mi porterò sempre dietro la partita a carte con mio nonno, partita che non ho mai fatto perché avevo sempre altri impegni. Lui poi se n’è andato per sempre e quella partita mi è rimasta dentro. Se avete un minuto al giorno passatelo con un anziano. E’ meglio di qualsiasi volontariato.

GLI INIZI

- Come hai iniziato a far ridere, con i nonni?
- Spesso si diventa comici per esigenza. Ad esempio quando non incontri il favore immediato delle ragazze per intelligenza o cultura. In classe e nella vita io dovevo fare il cretino, dovevo far ridere. Era la mia unica arma e l’ho sviluppata per attirare l’attenzione su di me.

- La gavetta?
- La gavetta serve tantissimo. Prima le piazze, poi le tv private… E’ stata durissima. In realtà è successo qualcosa in questi ultimi quattro anni. Fino a 40 anni io non riuscivo ad emergere. Riguardando le mie cose del passato ora capisco perché non avevo successo: non c’erano i testi, non c’ero io, non c’era la faccia. Niente è più triste di un comico che non fa ridere.

- Hai mai disperato?
- No, ci ho sempre creduto. Questa forza è l’unico pregio che riesco a vedere in me.

- Ma Panariello per cosa ride?
Se vedo qualcuno che scivola per strada rido e continuo a ridere quando ci ripenso. Il teatro mi fa ridere più del cinema perché c’è anche improvvisazione. Poi mi piacciono molto i buffoni. I Fichi d’India, Boldi, Aldo Giovanni e Giacomo alle lacrime.

TORNO SABATO

- Hai riso anche in ‘Torno sabato’?
- Sono rimasti memorabili gli ‘spaventi’ con Pistarino. Poi ricordo un giorno in cui Renato Zero arriva in trasmissione e una signora gli va incontro. Credendo che fossi io, la signora lo ferma e gli dice: ‘Signor Panariello, mi fa un autografo?’. Lui molto gentilmente le ha risposto ‘Signò, io l’autografo glielo faccio pure. Ma io non so’ Panariello, so’ un altro!’.

- Com’è stato regalare tutti quei soldi con la lotteria?
- Bellissimo. Avrei voluto invitare il pubblico a destinare una percentuale di ogni vincita in beneficenza, ma non ho potuto farlo per problemi legali. Però, nel corso dell’ultima puntata, i 700.000 euro della vincita sono andati ad una signora con lo sfratto esecutivo, senza marito e con due figli. Non l’abbiamo detto in onda per non speculare sulla cosa.

GUADAGNO BENE

- Cosa avresti fatto con il primo premio?
- Non lo so, perché adesso guadagno bene comunque facendo questo mestiere. Non ho mai guadagnato come ora. Fino a tre anni fa non avevo una lira.

- Come investi?
- Mi sono comprato una casa. La prima in vita mia, con un po’ di giardino. In realtà l’ho comprata per i cani, un pastore tedesco e una bastardina adottata al canile.

ELENA

- E per Elena, la tua compagna da 13 anni. Perché non vi sposate?
- Sono quelle cose che succedono. Ne abbiamo parlato dopo 5 o 6 anni ma poi abbiamo ritenuto che anche così andasse bene. Non c’è un motivo preciso.

IL TEATRO

- Con tutto questo successo chi te lo fa fare di continuare a lavorare nei teatri d’inverno, all’aperto d’estate…?
- Lo faccio perché non credo al successo televisivo. Il teatro sarà la mia meta finale. Il mio vero Auditel è quello, per questo motivo anche in tv voglio sempre il pubblico vero e non guardo quasi mai le telecamere.

NON SONO REGISTA

- Panariello e il cinema. Come mai il tuo amico Pieraccioni sfonda al cinema e tu sfondi solo in tv? In fondo la vostra ricetta e’ simile.
- Il problema è uno: io non sono un regista. A un certo punto nel cinema italiano, dopo ‘Il Ciclone’ sembrava che tutti comici toscani dovessero fare anche i registi. Leonardo va da sempre al cinema 5 volte a settimana, vedendo anche due film al giorno. Lui ha acquisito una tecnica, è più bravo. Io devo girare per contratto ancora due film con la Medusa, ma farò solo l’attore. Cercherò di lavorare con un regista vicino alle mie corde. Un Virzì andrebbe benissimo per me.

SANREMO

- E Sanremo come va?
- Quest’anno le polemiche non sono le solite chiacchiere sul look o sulla canzone. Sono polemiche brutte che stanno distruggendo Sanremo. Ma solo chi ci è stato sa quanto è bello e importante. Per fortuna quest’anno c’è Simona Ventura, che io adoro. Lei saprà sdrammatizzare questi problemi.

- Se te lo avessero proposto, avresti condotto il festival?
- No, non sono un conduttore e non voglio diventarlo. Non so nemmeno se il prossimo anno venderò ancora biglietti della lotteria. Non è questo il mio lavoro. Però, come hanno già fatto Giorgio Faletti e Francesco Nuti, una canzone per Sanremo la scriverei molto volentieri.

P.S. Le foto le ho trovate in giro x vari siti...non sono dell'intervista...