Niquer sur l'erbe (6 giugno 2005)

" Sì, sì, siiiiiì" urlava Marco, mentre con colpi lunghi e forti mi penetrava sull'erba. Eravamo finiti a fare l'amore su un praticello in una piccola radura tra gli alberi di un boschetto, uno di quei boschetti che costeggiano le autostrade. Le sue stantuffate erano cosi' forti da farmi quasi perdere i sensi dall'eccitazione, ma anche da spostarmi di alcuni centimetri in avanti ad ogni colpo. Tanto che ero la mia testa era arrivata fino alla base di un albero, dove si è fermata su un mucchietto di terra. Presa dall'eccitazione non ci ho fatto caso, e ho gridato anch'io "sì... piuù forte... non fermarti.... fammi godere...." Marco al sentire le mie parole ci diede dentro ancora di più, con il risultato che la mia testa andò a frantumare quello che sembrava un innocuo mucchietto di terra. La cosa non mi disturbava più di tanto: quando il cazzo di Marco scivola dentro di me non ci sono terra, sabbia, sassolini, ramoscelli che possano darmi fastidio (ricordo un viaggio in moto durante il quale mi ha presa sdraiandomi nuda sull'asfalto caldo. Se non è desiderio questo...). Eravamo talmente presi ed eccitati che ci rendemmo conto che avevamo invaso un formicaio solo quando un numero indescrivibile di formiche si era riversato sul mio corpo, cercando di entrare anche nel mio naso e nella mia bocca. Marco stava venendo, aveva la schiena inarcata e gli occhi chiusi, e quando li ha riaperti ha urlato non per l'orgasmo ma per lo spettacolo che gli si è presentato davanti agli occhi. Il mio viso era letteralmente ricoperto di formiche, tenevo gli occhi e al bocca serrati e per questo motivo non ero riuscita ad avvisarlo prima. Gli avevo dato dei grandi strattoni, per la verità, e avevo anche mugolato, ma conoscendolo avrà sicuramente pensato "sentila come gode, la troia..." Quando con l'aiuto di Marco sono riuscita a togliermi il grosso delle formiche dal viso la disavventura non era ancora finita... le formiche sembravano essere attirate dallo sperma, e correvano come impazzite verso ogni centimetro di pelle che ne fosse venuto a contatto. E' impossibile descrivere la sensazione delle centinaia di formiche che mi correvano su per le cosce, dirette tutte alla fonte: la mia fica, che lentamente stava gocciolando fuori il seme di Marco. Ci siamo messi a correre come due pazzi, nel tentativo di allontanarci dal formicaio e al lo stesso tempo far cadere le formiche dalla pelle. Credo che qualcuno dalla strada ci abbia visti, ma in quel momento era l'ultimo dei nostri pensieri. Siamo tornati a prendere le nostre cose, siamo risaliti sulla moto e siamo corsi fino alla prima area di servizio. Non avrei mai immaginato di dover un giorno utilizzare i bagni di un distributore per una doccia. Eppure credo di ricordare quella doccia come una delle piu' piacevoli della mia vita.