Toponomastica di Gallicchio                        

Comune di Bologna
Istituto di Scuola media 
sezione di Gallicchio
Via Martiri d'Ungheria,3
85010 Gallicchio
tel 0971752083

Classe III G 
anno scolastico 2002/2003

Progetto "Conoscenza e valorizzazione del tuo paese"

Docente di lettere:
Ins. Domenica Vita 

Alunni :
Balzano Filippo 
Balzano Gianluigi
Balzano Luigi
Durante Antonia 
Giordano Alessio
Montano Domenico
Montemurro Gabriele
Natalina Giammarco 
Robilotta Cristian
Sinisgalli Davide
Sinisgalli Giovanni
Sinisgalli Massimiliano 
Vicino Francesco
Vilella  Lucia 

 

collaboratori:
ins.Francesco Lotito
ins.Francesco Ricciardi

 

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Via Berlinguer

Enrico Berlinguer - nacque a Sassari nel 1922 in una famiglia agiata della media borghesia cittadina (aristocratica ma antifascista) - (cugino di Francesco Cossiga di sei anni più giovane) L’aria che respirò fin da bambino fu quella dell’antifascismo democratico e liberale del padre Mario, esponente dell’Unione Democratica Nazionale di Giovanni Amendola, poi del Partito d’Azione e, dopo la Seconda Guerra Mondiale, del Partito Socialista Italiano. La cultura democratica ed antifascista portarono il giovane Enrico ad assumere atteggiamenti contestatari nei confronti del sistema ed ad aderire (a 14 anni), in forma segreta e clandestina, al Partito Comunista Italiano di cui diventerà uno dei massimi dirigenti.La carriera di Berlinguer è quella del perfetto funzionario togliattiano; inizia con cariche a livello locale, entra in Parlamento, viene cooptato nel gruppo dirigente del Partito ed infine fa una veloce carriera politica ai vertici di quest’ultimo.Alla morte di Togliatti sostituì Giorgio Amendola nel ruolo di coordinatore del Partito divenendone, negli anni della segreteria di Luigi Longo, il numero due.Durante gli ultimi anni della segreteria Longo, quando il vecchio esponente comunista era malato, assumerà la guida effettiva del PCI di cui sarà nominato ufficialmente segretario nel 1972 ed inizierà subito un nuovo corso per la politica comunista pur mantenendo una forte continuità nelle tradizioni e nei comportamenti.Di togliattiano non ebbe solamente il cursus honorem, ma anche, soprattutto, la formazione in cui furono presenti anche molti elementi di derivazione crociana che fecero di Enrico Berlinguer prima di tutto un attento osservatore delle vicende italiane ed un fine intellettuale.Partendo dalle considerazioni togliattiane sulla fragilità della democrazia italiana ed analizzando la crisi cilena del 1973, Berlinguer progettò fin dal 1974 l’incontro tra cattolici, laici e comunisti che avrebbe dovuto essere la condizione per l’inizio di un periodo di ripresa e di sviluppo della democrazia italiana basato su di un compromesso di portata storica.Purtroppo la tragica fine dell’onorevole Moro impedì che ciò avvenisse ed aprì le porte agli anni rampanti del craxismo e della corruzione.Il “Compromesso Storico” avrebbe avuto come principale interlocutore il mondo cattolico e ciò doveva essere inteso come la naturale continuazione del tentativo di rapporto verso tali settori iniziato con il voto a favore dell’articolo 7 della Costituente da parte del PCI nel 1947 e del successivo discorso di Bergamo ai cattolici da parte di Togliatti.Questa apertura culturale dei comunisti in politica interna andava di pari passo con una nuova politica estera più slegata da Mosca (in tale ottica va interpretato l’appoggio dato alla “Primavera di Praga” e la condanna del successivo intervento reazionario sovietico, maggiormente aperta a livello di integrazione europea e basata sulla ricerca di rapporti politici non solo con i partiti comunisti europei, che furono, anch’essi, di nuovo modello  ma anche con la socialdemocrazia ed il laburismo europei, in primo luogo con la S.P.D. di Willy Brandt ed il Labour Party di Harold Wilson.Altro tema cardine della politica berlingueriana fu la “questione morale”, ossia la denuncia della corruzione e dell’inefficienza del sistema democratico dei partiti politici.Berlinguer, nel corso di una ormai famosa intervista ad Eugenio Scalfari, ebbe a dire, nel 1981, quanto segue: “I partiti hanno occupato lo Stato e tutte le istituzioni, a partire dal governo. Hanno occupato gli enti locali, gli enti di previdenza, le banche, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le Università, la RAI TV , alcuni grandi giornali…..Bisogna agire affinché la giusta rabbia dei cittadini verso tali degenerazioni non diventi un’avversione verso il movimento democratico dei partiti”.
Altro tema in cui Berlinguer fu precursore fu quello del decentramento politico, amministrativo e fiscale nel quadro di una maggiore responsabilizzazione dei centri di spesa locale.Al convegno fiorentino del novembre 1982 organizzato dalla Confindustria sul tema “Lo Stato e i soldi dei cittadini” ebbe a dire: “E’ poi indispensabile che i Comuni – i quali peraltro sono l’unico settore dello Stato le cui spese sono rimaste al di sotto del tetto d’inflazione programmato – possano disporre di una autonoma capacità impositiva, secondo una linea generale che tenda a responsabilizzare sempre di più tutti i centri di spesa”.
La figura di Berlinguer è stata negli ultimi tempi oggetto di dibattiti e di convegni. Per tutti deve rimanere il ricordo di un uomo che ebbe indiscussi esempi di lungimiranza politica, che seppe arrivare prima a capire fenomeni e questioni che altri intuirono troppo tardi o che non capirono mai.Berlinguer morì nel 1984 ed ai suoi funerali parteciparono volontariamente e spontaneamente
oltre un milione di cittadini che volevano esprimere il proprio affetto per un grande politico, anzi meglio, per un grande uomo che Indro Montanelli aveva definito “un uomo introverso e malinconico, di immacolata onestà e sempre alle prese con una coscienza esigente, solitario, di abitudini spontanee, più turbato che alettato dalla prospettiva del potere, e in perfetta buona fede” di cui ci resta un programma sociale, politico, economico, etico e morale non scritto basilare per il futuro democratico e di progresso del nostro Paese.


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