GUARIGIONE DELLE FRATTURE OSSEE
Il mutamento delle
condizioni di vita del secolo appena trascorso, rispetto ai secoli che lo hanno
preceduto, ha portato indubbi vantaggi al benessere ed alla salute
dell’umanità, ma ha anche aumentato le probabilità che ognuno di noi, nel corso
della propria esistenza, possa subire una frattura
ossea.
L’allungamento della vita,
la dinamicità impressa alla vita negli ultimi decenni accompagnata da
spostamenti di uomini e merci sempre più veloce, la pratica sportiva sempre più
diffusa portano quotidianamente negli ospedali ed ambulatori medici soggetti,
di entrambi i sessi e di ogni età, che hanno subito delle fratture ossee.
Nella pratica clinica si è
constatato che è diffuso tra gli infortunati il luogo comune che "l’osso è
un’impalcatura la cui guarigione è pressoché scontata una volta ben
immobilizzato". Ciò ci ha indotto ad illustrare, se pur schematicamente,
il processo di guarigione di una frattura.
Cenni
anatomico-fisiologici
L’osso è un tessuto biologico,
formato da cellule specializzate, immerso in una struttura minerale
costituita da idrossiapatite di calcio [ Ca10 (PO4 )6
(OH)2] per il 95% . La componente minerale è costantemente
modellata e rimaneggiata dalle cellule ossee : osteoblasti, osteociti
ed osteoclasti. Esse, in un ininterrotto lavoro di apposizione e
demolizione della matrice minerale, provvedono a "rinnovare"
completamente lo scheletro più volte nel corso della nostra vita. |
Infatti, per mantenersi in
buona salute, l’osso, progettato per farci muovere nello spazio, necessita di
sollecitazioni meccaniche, di attrito e di gravità.
Al ritorno
delle prime missioni prolungate nello spazio agli astronauti, che
notoriamente sono persone fisicamente integre, venne riscontrata una
demineralizzazione ossea marcata con rischio di deformità se non fratture
spontanee, ovvero senza trauma diretto, delle ossa. L’assenza di gravità
aveva interferito nel metabolismo osseo, che si è sviluppato con l’adattamento
all’ambiente nel corso di milioni di anni, bloccando i processi di
apposizione ossea ed incrementando quelli di riassorbimento. |
La frattura
L’osso, per fratturarsi,
deve assorbire energia derivante da un trauma e l’energia necessaria per
produrre la frattura varia in funzione del meccanismo del trauma,
flessione/torsione/assiale e dall’entità del carico. Qualunque sia la modalità
di produzione della frattura l’effetto sarà un’interruzione dell’architettura
ossea, lacerazione della membrana, riccamente vascolarizzata ed innervata, che
riveste esternamente la superficie ossea (periostio) e rottura del letto vascolare all’interno dell’osso (circolo
endostale). Dall’inevitabile ematoma che immediatamente si forma prende
avvio il processo riparativo che porterà a guarigione l’osso attraverso diverse
fasi che succintamente elenchiamo.
Fasi di guarigione di
una frattura
|
||
|
||
|
||
|
Vi sono però condizioni che
rallentano od impediscono la guarigione di una frattura, dette rispettivamente ritardo
di consolidazione e pseudoartrosi, dovute a precise patologie, localizzazioni della frattura o
dalla posizione della frattura. Tra le prime occorre ricordare il
diabete, le insufficienze renali, l’osteoporosi e la malattia di Paget,
infezioni ossee, tumori e gli esiti di radiazioni ecc …
Tra le seconde bisogna ricordare le fratture articolari, l’eccessiva distanza
tra i capi ossei fratturati detta diastasi, l’eccessiva mobilità di un capo
osseo rispetto all’altro, l’interposizione tra un capo fratturato e l’altro di
tessuto molle (p.e.: periostio, fasce muscolari e muscoli), un deficit di
vascolarizzazione del distretto fratturato.
Ecco l'immagine, piuttosto
eloquente, di una frattura non risaldata in modo corretto.