IL POLSO |
TRAUMATOLOGIA DELLO SCI |
Sia un
trauma diretto, ovvero una caduta che coinvolga l'articolazione del polso, sia
un trauma indiretto, ovvero una leva provocata dall'impugnatura del bastoncino
con l'ausilio del laccio, sono in grado di provocare lesioni a carico sia dello
scheletro che delle strutture capsulo legamentose.
Per quanto riguarda lo scheletro, sono più a rischio di frattura la parte
distale del radio e dell'ulna, lo scafoide e le falangi.
Per la parte capsulo
legamentosa, ogni articolazione della complessa anatomia della mano può essere
coinvolta anche se le più frequenti sono le distorsioni a carico della radio-carpica
e la distorsione della metacarpo falangea del primo dito con
interessamento dei legamenti collaterali.
Le fratture del radio-ulna, solitamente molto dolorose, accompagnate da edema
della regione interessata e talora da una marcata deformità, necessitano di una
corretta diagnosi medica seguita nella maggior parte dei casi da ingessatura;
quando la frattura non sia riducibile, ovvero ricomponibile mediante
manipolazione da parte del medico che poi confezionerà il gesso, si procederà a
riduzione e stabilizzazione del focolaio di frattura per via chirurgica onde
ristabilire i corretti rapporti anatomici.
Assai più frequenti delle
fratture sono i traumi distorsivi, che colpiscono la regione articolare
composta dal radio e dalle ossa scafoide e semilunare, e quelli che
colpiscono la regione metacarpo falangea del primo dito. Quest'ultima lesione,
detta anche "pollice dello sciatore", viene prodotta urtando con la
punta del pollice la neve durante una caduta
Ciò può causare la rottura,
parziale o totale, del legamento collaterale ulnare, componente indispensabile
alla stabilità articolare nel movimento di "pinza" tra pollice ed
indice. Tale movimento, peculiare della razza umana, consente movimenti fini e
precisi tramite i quali è possibile ogni attività di precisione (fig. 2).
Il trattamento nel caso
delle lesioni parziali del legamento consiste nella confezione di un gesso da
mantenere per 4 settimane, seguito da adeguata fisiochinesiterapia qualora
l'articolazione fosse stabile ed indolente; in caso contrario si provvederà a
confezionare un tutore da mantenere ancora per qualche tempo (fig. 3).
In caso di lacerazione completa o grave instabilità dell'articolazione si
praticherà sutura chirurgica della lesione legamentosa, seguita da
immobilizzazione in gesso per un periodo di 4 settimane.
Con un meccanismo analogo possono verificarsi le rotture dell'espansione
terminale del tendine estensore all' interfalangea distale delle ultime dita
(dal secondo al quinto).
L'effetto della lesione
consiste in una tumefazione dolente a livello della base dell'ultima falange
con dolore all'estensione del dito; se la lesione è totale l'ultima falange
rimane in atteggiamento di flessione e risulta impossibile l'estensione. La
terapia, in base al danno subito, spazia dalla semplice immobilizzazione alla
sutura chirurgica seguita da immobilizzazione.