INFLUENZA |
L’influenza
è una malattia infettiva causa di enorme morbilità ed anche mortalità in tutto
il mondo. Si pensi che in Italia è la terza causa di morte per patologia
infettiva, preceduta soltanto da AIDS e tubercolosi. Le morti attribuibili
all’influenza colpiscono persone anziane e portatori di patologie
croniche.
Malgrado
l’influenza sia caratterizzata da un andamento benigno e tenda a risolversi
spontaneamente con il riposo, all’influenza sono associate varie complicanze
potenzialmente pericolose per la vita. D'altra parte, il ricorso
all’ospedalizzazione per il trattamento delle forme influenzali, anche non
complicate, negli anziani comporta una serie di ripercussioni sulla recettività
dei reparti di medicina, come la mancanza di posti letto e di personale
sanitario, o l’aumento di infezioni nosocomiali con microrganismi resistenti ai
comuni trattamenti.
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L’influenza viene provocata da tre virus influenzali: A, B,
C (quest’ultimo raramente colpisce l’uomo) e dalle loro varianti. Questi
virus appartengono alla famiglia dei Ortomixovirus. La caratteristica che
contraddistingue i virus influenzali è la loro instabilità genetica con
conseguenti mutazioni. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha istituito un
sistema di sorveglianza che monitorizza la circolazione dei virus al fine di
isolare e prevedere annualmente il tipo di ceppo virale che permetterà di
preparare un vaccino efficace. In Italia la rete di sorveglianza epidemiologica
e virologica è costituita dal Ministero della Salute, dall’Istituto Superiore
di Sanità e dal Centro Interuniversitario di Ricerca sull’influenza, dai Medici
di Base e Pediatri. L’obiettivo, come indicato nel Piano Sanitario Nazionale
del 1998, è di vaccinare almeno il 75% delle categorie a rischio al fine di
ridurre l’incidenza dell’influenza, monitorare l’andamento dell’epidemia,
segnalare la comparsa di eventuali reazioni avverse al vaccino, e fornire tutta
una serie di dati utili al fine di verificare la efficacia della campagna
vaccinale.
I
virus dell’influenza sono ubiquitari e vengono trasmessi per via aerea: la
contagiosità, l’esistenza di serbatoi animali, la selezione di ceppi varianti,
la potenziale gravità, il costo sociale, in termine di assenza lavorativa e
terapie, spiega l’enorme sforzo per limitare l’epidemia influenzale.
Profilassi: vaccino
antinfluenzale
La
vaccinazione rimane il mezzo migliore, in termini di costo-efficacia e
costo-beneficio, per prevenire l’influenza. Risulta infatti efficace nel 70-90%
delle persone vaccinate. Ricerche condotte dai sistemi di sorveglianza
epidemiologica e virologica dell’influenza, hanno dimostrato come
successivamente alla campagna di vaccinazione dell’anno scorso, l’incidenza
dell’influenza sia stata minore rispetto alla stagione invernale
1999-2000.
Composizione
Ogni anno il
vaccino comprende due virus di tipo A e due virus di tipo B. Questi si
differenziano per:
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composizione
proteica |
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comportamento:
il virus B è meno variabile |
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infettività:
il virus B infetta solo la specie umana, mentre il virus A infetta anche
specie non umane. |
Come
si è detto il vaccino viene riformulato ogni anno in base alla determinazione
di quali virus stanno circolando in quel momento nel mondo. I ceppi virali di
interesse vengono cresciuti in embrioni di gallina, quindi viene inattivato il
virus patogeno e utilizzato nella composizione del vaccino.
Alla fine dell’aprile scorso sono stati isolati ed identificati i ceppi virali che costituiranno il vaccino di quest’anno. In conformità con le indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità il vaccino conterrà i seguenti antigeni (proteine responsabili della risposta immunitaria del nostro organismo):
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antigene
analogo al ceppo A/Nuova Caledonia/20/99 del sottotipo A(H1N1) |
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antigene
analogo al ceppo B/Sichuan/379/99 del tipo B |
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antigene
analogo al ceppo A/Mosca/10/99 del sottotipo A(H3N2) |
Esistono due forme di
vaccini in commercio:
Dosaggio e modalità di somministrazione
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L’immunizzazione si instaura dopo circa due settimane dalla somministrazione.
Poiché la maggior parte della popolazione è stata infettata
dai virus influenzali A(H3N2), A(H1N1) e B nel corso degli ultimi anni si
ritiene sufficiente una sola dose di vaccino antinfluenzale, malgrado la
protezione del vaccino sia di breve durata. Fanno eccezione i bambini al di
sotto dei 12 anni di età che non sono mai stati vaccinati.
Modalità di inoculazione
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Il vaccino antinfluenzale può essere somministrato contemporaneamente ad altri
vaccini, sia pediatrici che dell’età adulta, utilizzando sedi corporee e
siringhe diverse.
Il vaccino deve essere conservato a
temperature comprese tra +2°C e + 8°C e non deve essere congelato.
Quando vaccinarsi
Il periodo consigliato per la
vaccinazione è quello autunnale: dalla metà di ottobre fino alla metà di
novembre. La vaccinazione rimane comunque un efficace mezzo protettivo anche se
viene effettuato in periodi successivi.
A chi è indicata la vaccinazione
La categoria di persone più
frequentemente colpiti sono i giovani, ma l’evoluzione è benigna e raramente sviluppano
complicanze. Gli anziani sono meno suscettibili di contrarre la
malattia, ma sono a rischio di contrarre complicanze fatali, ecco perché
la vaccinazione viene indicata a tutte le persone di età superiore ai 64
anni. Categorie a rischio sono tutte le persone affette da patologie
croniche, in particolare dell’apparato respiratorio: le persone affette da
asma bronchiale ed i bronchitici cronici sono a rischio per le importanti
ripercussioni che l'infezione virale può avere sull'organismo (ad esempio la
crisi d'asma che richiede un trattamento d'urgenza). La vaccinazione è indicata
anche al personale sanitario e a tutti i soggetti che lavorano in comunità per
cui sono più facilmente suscettibili a contrarre l’infezione ed a diffonderla.
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Il Piano Sanitaria Nazionale ha indicato le seguenti categorie di soggetti cui
i servizi territoriali di prevenzione dovranno offrire la vaccinazione:
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Controindicazioni
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ipersensibilità
alle proteine dell’uovo o ad altri componenti del vaccino |
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presenza
di febbre al momento della prevista vaccinazione, però il vaccino può essere
somministrato in presenza di una concomitante infezione delle prime vie
aeree, come il comune raffreddore |
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pazienti in cui ci sia alterazione della risposta
immunitaria, sia in difetto come avviene nel caso di persone affette da HIV
con bassi valori di linfociti (cellule che intervengono nelle risposta
immunitaria) o a seguito di terapie con immunosoppressori (utilizzata ad
esempio nei trapianti per diminuire la possibilità di rigetto), o in eccesso
come avviene nelle malattie autoimmunitarie in fase acuta (ad esempio durante
una fase di riacutizzazione dell’artrite reumatoide), e comunque va sempre
valutato attentamente il reale beneficio del vaccino nelle persone affette da
patologie autoimmunitarie |
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non si deve somministrare il vaccino se la persona ha
precedentemente manifestato reazioni di ipersensibilità al vaccino o se sono
comparsi sintomi neurologici. Le reazioni locali non costituiscono una
controindicazione: in quest’ultimo caso sono più sicuri i vaccini
subvirionici |
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gravidanza:
per maggiore sicurezza si consiglia l’impiego del vaccino all’inizio del
terzo trimestre |
Effetti collaterali
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dolenzia,
arrossamento, tumefazione a livello del sito di iniezione |
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sintomi
similinfluenzali in forma leggera possono insorgere dopo poche in persone che
si vaccinano per la prima volta |
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reazioni
allergiche come orticaria, asma e angioedema nei casi più gravi |
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in passato viene descritto un aumento dell’incidenza della
sindrome di Guillain-Barrè (10 casi ogni milione di vaccinati), una grave malattia
neurologica, come pure vengono segnalati disturbi neurologici di cui non è
stata tuttora dimostrata l’associazione. |
Il vaccino antinfluenzale non può
provocare l’influenza: infezioni delle vie respiratorie che insorgono
successivamente all’inoculazione del vaccino non sono causate dal virus
dell’influenza perché il vaccino contiene solo virus inattivati o frazioni di
virus. Infezioni respiratorie e sindromi di tipo influenzale possono essere
provocate da molteplici agenti batterici e virali nei cui confronti il vaccino
non ha alcuna efficacia.
Diagnosi
L’influenza può essere causa di un
grande numero di affezioni che comprendono il raffreddore, la faringite, la
laringite, la tracheite, la bronchite e la polmonite. La sindrome influenzale
compare durante il periodo invernale, ha una evoluzione tendenzialmente
benigna, che nell’arco di una settimana si risolve, fanno eccezione le
categorie sopra menzionate. La diagnosi di certezza può essere fatta solo
identificando il virus in laboratorio. Il virus può essere isolato mediante
tamponi faringei o mediante l’esame dell’escreato o dell’espettorato, questa
ricerca non viene comunemente eseguito per l’alto costo che comporterebbe,
d’altra parte ai fini terapeutici è inutile l’identificazione del ceppo virale
in quanto tutte le infezioni virali si curano con farmaci sintomatici, cioè
farmaci che limitano i sintomi ma non agiscono direttamente sui virus. Sono
stati recentemente sintetizzati dei farmaci specifici antivirali. Il 50 % circa
delle infezioni respiratorie acute è provocato da diversi virus. Esistono virus
parainfluenzali che si possono distinguere sierologicamente e sono responsabili
di infezioni del tratto respiratorio che assomigliano al comune raffreddore o
all’influenza. L’apparato respiratorio viene colpito anche da altre famiglie di
virus (adenovirus, picornavirus, coronavirus, reovirus,herpesvirus), da batteri
e altri microorganismi, come la Clamidia e il Micoplasma. Questi ultimi sono i
potenziali responsabili delle complicanze postinfluenzali.
La diagnosi è tuttavia sempre
clinica e si basa sulla presenza di alcuni disturbi:
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febbre
superiore a 38 gradi centigradi |
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malessere
generalizzato, con dolori osteoarticolari, molta stanchezza, diminuzione
dell’appetito |
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vari
sintomi respiratori come il comune raffreddore, la tosse stizzosa, mal di
gola |
Attualmente si può intervenire
sull’influenza sia a livello preventivo che terapeutico. A scopo preventivo si
consiglia l’uso del vaccino antinfluenzale con virus inattivato. Ai classici
vaccini antinfluenzali si stanno aggiungendo vaccini contenenti virus vivi
attenuati disponibili per ora solo in Russia ed in America. Non è ancora
stabilito quale vaccinazione dia una immunizzazione superiore.
Come tutte le infezioni virali, la
terapia consiste nel riposo, dando tempo all’organismo di rispondere
naturalmente. Se queste infezioni vengono trascurate, come nel caso di un
paziente che continua a lavorare, l’organismo rischia di indebolirsi con sovrapposizione
di altre malattie infettive, sia di natura virale che batteriche. Si può
ricorrere a farmaci sintomatici come gli antinfiammatori e antistaminica che
diminuiscono l’espressione dei sintomi.
Utili misure preventive sono quelle
di areare l’ambiente in modo da contrastare la diffusione del virus, di
mantenere delle temperature non superiori ai 25 gradi centigradi, perché ciò
secca le vie respiratorie, di umidificare l’ambiente e di eliminare abitudini
dannose per le vie respiratorie come il fumo.
Farmaci Antivirali
Ai classici farmaci sintomatici, si
sono aggiunti due classi di farmaci antivirali: gli inibitori di M2 e della
neuraminidasi, proteine presenti alla superficie del virus che provocano la
risposta immunitaria da parte del nostro organismo. Questi farmaci possono
essere assunti sia a scopo preventivo che terapeutico, inoltre sono indicati
ove esistano controindicazioni alla somministrazione del vaccino
antinfluenzale. Il recente riscontro di ceppi resistenti ne limita l’indicazione
prevalentemente al solo uso terapeutico e non sono da considerare una
alternativa al vaccino.
I principi attivi dei farmaci
inibitori di M2 sono Amantadina e Rimantadina (quest’ultimo in commercio
solo negli Stati Uniti). Questi farmaci hanno un’efficacia del 70% nel
prevenire l’influenza di tipo A, mentre sono meno efficaci nella profilassi
post-esposizione virale.
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I principi attivi dei farmaci inibitori della neuroaminidasi sono Zanamir
ed Oseltamivir. Differiscono dai precedenti da uno spettro d’azione più
ampio degli inibitori di M2, agiscono infatti sia contro l’influenza di tipo A
che di tipo B, da minori effetti collaterali e da un rischio più basso di
indurre resistenza. Il meccanismo d’azione non è ancora completamente noto, è
dimostrato il blocco della replicazione virale e della diffusione
extracellulare del virus.
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Questi farmaci sono in grado di ridurre la durata dell’influenza
proporzionalmente alla tempestività del trattamento, riducono infatti di un
terzo la durata dell’influenza se la terapia viene iniziata entro due giorni
dall’insorgenza dei sintomi e se non sussistono complicazioni concomitanti. La
loro sicurezza non è stata ancora verificata nelle donne in gravidanza. Gli
inibitori della neuraminidasi non compromettono l’efficacia del vaccino
classico, con virus inattivato, mentre possono chiaramente compromettere
l’efficacia del vaccino con virus vivo attenuato.
Quando è indicata una terapia con questi farmaci?
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Controindicazioni