NOTIZIARIO SU LAVORO E LOTTA DI CLASSE

Febbraio 1998

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"3 febbraio 1998"

PORTUALI AUSTRALIANI

La sconfitta dei dockers di Liverpool non impedisce certo che il fronte del porto si animi continuamente di nuove lotte. In Australia è iniziato un lungo e pesante conflitto che oppone il sindacato dei Portuali alla Federazione nazionale degli agricoltori. Il motivo è sempre lo stesso che a Liverpool: è stata creata una società di carico/scarico non sindacalizzata, appoggiata dal governo conservatore. Per la quarta notte di seguito 150 portuali hanno presidiato l'ingresso al molo Webb Dock concesso in affitto alla nuova società, voluta dalla federazione degli agricoltori, e che impiega decine di agenti di sicurezza per assicurare il controllo del molo. La situazione sindacale è pressoche' uguale a quella inglese: leggi repressive impediscono gli scioperi di solidarietà e quelli che intaccano gli "interessi nazionali". Ciò non ha impedito che altri sindacati abbiano espresso la loro solidarietà e dato vita ad azioni di supporto, mentre anche a livello internazionale, come è stato per i dockers di Liverpool, si mette in moto il meccanismo della solidarietà e della lotta ovunque e comunque. Speriamo che i portuali australiani possano e sappiano "vendicare" i loro compagni inglesi.

FINLANDIA

Le privatizzazioni, occorre ricordare, non sono certo un problema solo nostrano, ne qualche benpensante può dire che altrove già sono state fatte ed in modo indolore. Se le notizie si diffondessero per bene ci stupiremmo di quanto i lavoratori si oppongono in tutto il mondo a processi che tagliano salari e diritti, e peggiorano la qualità della vita e del lavoro di tutti. Così anche Helsinki non è estranea al conflitto. La capitale finlandese è bloccata da uno sciopero di tutti i mezzi pubblici, voluto contro il progetto di privatizzazione.

BASF: INFORTUNI MORTALI

L'operaio rimasto ferito nell'esplosione del 2 dicembre alla Basf di Cinisello Balsamo è morto dopo due mesi di agonia. I lavoratori si sono fermati per un ora ieri, mentre in concomitanza con i funerali del giovane - era stato assunto pochi giorni prima che avvenisse l'esplosione - ci sarà uno sciopero di tutte le aziende chimiche della zona.

LAVORO MINORILE

Sappiamo che ci sono sempre "ricorrenze" che mettono in luce un determinato problema, ma poi oltre a rimandarne la soluzione a improbabili (o impossibili) riforme o cambiamenti intercapitalistici, fanno si che sia ben più profondo il buio in cui ritorna passata l'anno canonico. Il lavoro minorile ha la capacità di toccare più a fondo le buone coscienze, salvo lasciare intatto il motivo di fondo che lo genera, ossia la possibilità stessa del profitto in ambito capitalistico. Il capitale non si lascia scappare nessuna occasione per aggirare le norme che i suoi stessi rappresentanti sono costretti dalla lotta delle classi sottomesse a fare. Così note ed affermate case industriali, tessili o altro, mentre si fregiano di marchi noti e costosi, sponsorizzano eventi sportivi e non solo, alle spalle dei soli idioti di turno, sfruttano al massimo la manodopera in tutto il mondo, nelle forme e nei modi più convenienti per un dato paese. Tutti lo sanno: è proprio del capitalismo. Ma i grilli parlanti dell'ideologia borghese e capitalistica fanno finta di scoprirlo solo ora. Così ci raccontano delle fabbriche schiavistiche in medio oriente (mentre da noi additano ad esempio la deregolamentazione della manodopera che lì si realizza), del fatto che in Cina o in America Latina i bambini (ma perché lo sfruttamento degli adulti è forse legittimo?) lavorino a bassi salari e in produzioni dannose. Scoprono anche (che strano!) che persino in Italia o negli USA ci sono centinaia di migliaia di bambini che lavorano anziche' giocare o studiare. ed il perché lo fanno non è forse racchiuso nelle condizioni di povertà che il capitalismo genera ovunque, dove più, dove meno? Poi ci si appella agli sportivi affinche' non giochino con quei palloni prodotti da bambini - giocatori che contribuiscono con i loro immensi guadagni a tenere nella povertà milioni di persone -, mentre si ignora, da una parte le azioni di boicottaggio reale che pochi riescono a praticare (ma siamo sicuri che c'è qualcosa che non sia prodotto senza sfruttare?) e dall'altra l'intima essenza del capitalismo. Mentre i bambini schiavi lavorano vivono e muoiono in infami condizioni volute dai padroni nostrani, i disoccupati francesi (e ora anche tedeschi) scendono in lotta per ottenere condizioni più degne, perché i loro figli non debbano lavorare in un sottoscala per contribuire al magro salario - al nero - dei loro genitori; i portuali di Liverpool terminano con una sconfitta una lotta di oltre due anni, nella quale loro senza salario, contribuivano come potevano ad un'altra lotta, di infermiere asiatiche in un ospedale della stessa città; in Italia lavoratori che dovrebbero essere felici - secondo il governo della sinistra capitalista - di trovare un lavoro precario e flessibile, si organizzano contro questo lavoro nero legalizzato. Insomma, in tutto il mondo deve vincere la solidarietà: abbiamo grandi esempi di solidarietà di classe, da riprendere, diffondere e moltiplicare.

 
"5 febbraio 1998"

DISOCCUPATI IN LOTTA

Le lotte dei disoccupati crescono. La prova di forza tuttora in corso degli chomeurs francesi e dei loro sostenitori ha aperto la strada ai loro omologhi tedeschi, i quali, per la prima volta nel dopoguerra si ritrovano a lottare in forma organizzata. E, con essi, il sindacato DGB farà il suo primo "sciopero" politico. Oggi in almeno un centinaio di città tedesche ci saranno presidi e occupazioni di luoghi simbolo, come gli ufficio di collocamento e i municipi. La disoccupazione è arrivata a quota 4.800.000 ed è in crescita. Nel land orientali si ha una percentuale del 25%, nonostante i sindacati abbiano accettato salari più bassi.

PIAGGIO

Ieri è stata siglata una intesa tra sindacati e azienda Piaggio che prevede in sostanza altri sacrifici per i lavoratori per permettere i profitti dei padroni. Per spingere l'azienda a fare quello che ogni azienda dovrebbe fare, investire in tecnologie pulite e favorire l'occupazione, (in gioco erano 351 mld di investimenti per le nuove officine meccaniche) ecco i prezzi pagati dai lavoratori: dei 1430 esuberi, 500 scivoleranno verso il prepensionamento entro gennaio '99 (mano mano che matureranno le condizioni); per i restanti 930 è stata concordata la CI a rotazione. Altro punto centrale è la flessibilità: stabilito un monte di 96 ore di flessibilità, con un tetto massimo di 46 ore settimanali, a seconda delle stagioni produttive. La Piaggio ha voluto questa ristrutturazione perché si è dimostrata incapace di competere con le ditte assemblatrici, in particolare l'Aprilia: ma la forza della tradizione in Piaggio avrebbe potuto tradursi subito in produzioni innovative, paradossalmente, impegnadosi in una sperimentazione sul piano dei motori ecologici per "2 ruote". Per far questa cosa "ovvia", però i padroni non vogliono perdere nulla, e scaricano il prezzo sulle spalle degli operai. Niente di nuovo sotto il cielo.

 
"6 febbraio 1998"

COREA E FONDO MONETARIO

L'insistenza con cui il FMI si premura sulle condizioni di salute della Corea del Sud è veramente commovente: sbrigatevi a trovare un accordo, dice a padroni e sindacati, se no sono guai. Ma l'accordo ruota su un punto che, nell'ottica del conflitto di classe, è inconciliabile: la facilità di licenziamento per le aziende. Per la Kctu, sindacato indipendente e semi illegale, protagonista un anno fa delle dure lotte sempre contro una legislazione antioperaia, l'importante è invece una profonda riforma del sistema delle holding industriali (chaebol), un sistema di ammortizzatori sociali per le migliaia di lavoratori che stanno perdendo l'occupazione. Fortunatamente c'è contrapposizione: visto i danni che la pace sociale ha provocato nei paesi asiatici in termini di disgregazione di classe, è bene che a fronte di manovre internazionali, la classe operaia trovi alcuni punti fermi da mettere sul tappeto, migliorativi delle condizioni preesistenti e non solo lenitivi dei guai che si stanno preparando. Il FMI, da parte sua, ha incontrato i sindacati per chiedergli "ragionevoli forme di flessibilità". Ragionevoli per chi?

ACNA DI CENGIO: "ASSASSINI"!

Un altro capitolo nella lotta mortale tra capitale e lavoro è emerso, questa volta all'Acna di Cengio. Esattamente come raccontato in un bel libro, La morte colorata, sull'IPCA, i padroni tacevano sui danni che le lavorazioni producevano e producono sugli operai e sulle popolazioni limitrofe. Un migliaio di schede con risultati di analisi mediche che non sono mai state consegnati ai lavoratori. Analisi in doppia copia, conservate in un ufficio, che hano fatto insospettire un giovane medico che dal '95 lavora all'Acna. Ora i dirigenti dell'azienda fanno a scaricabarile, rifiutando ogni accusa di aver occultato la pericolosità delle lavorazioni: strano, visto che per indurre alcuni lavoratori ad affrontare pericolose manipolazioni veniva elargita una prebenda, detta la "penosa". Veniva così pagato il silenzio. Che determinati prodotti usati nella fabbrica chimica sono nocivi, è noto alla letteratura specialistica da decenni: chi organizza una simile produzione non può non essere informato. Ma il padrone non si tira mai indietro quando c'è da far soldi. Il crimine è abituale per un capitalista: il limite estremo è appunto l'incuranza verso i danni che la sua sete di profitto provoca alla vita altrui, non solo immediatamente, con infortuni per mancanza di protezioni adeguate, ma anche in modo dilazionato, con malattie professionali, che per di più si cerca di nascondere.

ZANUSSI

Il sistema partecipativo, che esclude dalla decisione i diretti interessati, gli operai e la RSU, si inceppa a fronte della richiesta di aumento dei ritmi per un 9,2% a mo' di ricatto occupazionale. L'accordo preso a dicembre doveva passare ad una fase pratica, Ma da Porcia (PN) è venuto un altolà all'aumento della velocità della catena di montaggio. Non è la prima volta che accordi presi tra padroni e sindacati nazionali risultano inapplicabili e non desiderati dai lavoratori e dai sindacati d'azienda.

LAVORO NERO

Mentre a Firenze viene scoperto un laboratorio artigianale in cui lavoravano e vivevano 130 cinesi clandestini, famiglie complete di bambini, ad Avetrana (TA) sono stati scoperti dai carabinieri 10 laboratori tessili che producevano capi per note aziende del nord-Italia. Nei locali complessivamente lavoravano almeno 105 persone, in maggioranza donne, per una media di 10-12 ore al giorno, senza alcuna tutela contrattuale. Fra di essi anche sei minorenni. Inutile dire che gli ambienti di lavoro erano insalubri senza norme di sicurezza. Otto padroni e loro scagnozzi sono stati denunciati. Deve essere sempre sottolineato che il lavoro nero, in questi modi organizzati non è mai una specie di "escrescenza del capitale", una imperfezione. Questi laboratori esistono in funzione di aziende che invece mostrano un aspetto "legale", pulito e che danno commesse in nero.

 

"13 febbraio 1998"

ANSALDO IN SCIOPERO

I lavoratori dell'azienda siderurgica oggi scioperano pre 8 ore, per niente rassicurati dai tentativi esperiti dal ministro dell'industria per trovare un partner per Ansaldo. I lavoratori interessati dalla ristrutturazione sono 12.000, divisi in quattro settori. A Genova è prevista per marzo una assemblea sul caso Ansaldo.

OPERAI SENZA STIPENDIO

Da ieri sono in sciopero 40 operai dell'azienda per la vendita degli agrumi ex Apas di Riposto (Catania), che da tre mesi non percepiscono lo stipendio. Alcuni di loro si sono arrampicati sui capannoni, per evidenziare la loro protesta. La causa, secondo l'azienda, sta nella crisi della agrumicoltura. Strano, però, perché una azienda importante nel settore profumiero, la Enrico Coveri ha annunciato lo sviluppo della coltivazione e trattamento del bergamotto, agrume da cui si estrae una essenza base dell'acqua di colonia.

INFORTUNI

L'Inail ha tracciato un bilancio sugli infortuni sul lavoro nel '97. Gli infortuni sono diminuiti (si parla di quelli denunciati, ovviamente), ma il numero dei morti non è sceso nella stessa proporzione, anzi si può dire che in rapporto al totale, il numero degli incidenti mortali è cresciuto. Su 964.224 infortuni, 1.208 sono stati i mortali. Si viaggia, come al solito, sull'ordine di morti al giorno, molti di più se si considerassero solo i giorni effettivamente lavorati. Nel solo mese di gennaio '98 già sono 59 le vittime. I dati italiani fanno rabbrividire se paragonati ai dati di altri paesi europei. E i morti sono solo l'aspetto più tragico. L'Inail ha erogato per il '97 375 rendite per inabilità superiore all'80% a seguito di infortuni lavorativi, il che significa 75 persone che non potranno più lavorare. Infine, gli infortuni sul lavoro costano alla collettività oltre 55mila mld l'anno. E consideriamo che in tutto questo non sono calcolati - o quasi - gli infortuni nei settori deregolamentati, al nero, che sono in aumento grazie alle nuove leggi in materia.

 

"14 e 15 febbraio 1998"

PIAGGIO

L'accordo siglato tra sindacati e azienda è stato ratificato in tutti i reparti della Piaggio, anche se non in modo convinto: i sì sono stati 2098 (il 56%) contro 1617 no (43,52%). Al voto hanno partecipato l'88,81% dei lavoratori interessati. L'intesa prevede la conferma della realizzazione delle nuove officine meccaniche, lo scivolo verso la pensione per 500 lavoratori, la cassa integrazione a rotazione per i restanti 900 in "esubero", impegno per il reimpiego di circa 00, la riduzione delle pause da 50 a 45 minuti, e poi a 40, e la possibilità di frazionare le pause per recuperare le fermate di linea. Questa parte è quella che maggiormente è stata criticata dagli operai, e che peserà di più visto che andrà a peggiorare una situazione in cui già la fa da padrone un aumento della produttività con minore personale impiegato.

ANSALDO

"l'Ansaldo non è un appartamento che vale di più se è vuoto", recitava uno degli slogan lanciati sabato alla manifestazione dei circa 2000 dipendenti Ansaldo (12.000 in tutto), scesi in piazza contro la politica di dismissione dell'azienda e il pericolo di riduzione del personale. La soluzione viene cercata in un nuovo partner internazionale che sembra essere la Daewoo coreana. La direzione indica in circa 3000 gli "esuberi", soprattutto nel settore energia. Ora il dilemma è tra la Daewoo che manterrebbe l'unitarietà dell'Ansaldo, ma prevede 2500 "esuberi" in più rispetto ai 495 iniziali, e alter offerte che però vanno verso lo smembramento dell'Ansaldo.

BUITONI

I lavoratori della Buitoni (gruppo Nestle') di Sansepolcro hanno approvato con una leggerissima maggioranza (176 contro 158) l'accordo siglato il 9 febbraio, che recuperava quello di novembre, già bocciato dai lavoratori. Lavoro domenicale, 50 nuove assunzioni a tempo determinato.

VALSELLA

Firmato l'accordo tra Ve&D e sindacati, per l'acquisizione della Valsella Meccanotecnica, azienda leader per la produzione di mine antiuomo. L'accordo prevede il rientro in fabbrica di tutti i, lavoratori entro il 1ø gennaio 1999, procedura di cassa integrazione, pagamento delle retribuzioni non corrisposte fino alla fine del '97. L'accordo prevede inoltre l'abbandono della progettazione, commercializzazione di commesse a contenuto bellico e l'eliminazione di quanto rimane della vecchia produzione. La nuova ditta si occuperà di veicoli cosiddetti ad "emissione zero", ossia ecologici. Ricordiamo che la lotta dei lavoratori della Valsella contro la produzione di ordigni bellici era valsa una nomina al Nobel per la pace ma la chiusura della fabbrica, visto il ricatto del presidente Borletti e della Fiat (proprietaria) di chiudere se non si producevano più mine.

LAVORO MINORILE: PERÙ

Bambini che grazie alla loro piccola taglia permettono di sfruttare al massimo le miniere d'oro peruviane: questo è l'ennesimo dramma del capitalismo. La miniera si trova a 5400 metri d'altezza vicino a Puno, con temperature che non superano i 26 gradi sotto zero. Negli angusti anfratti della miniera passano 10 ore della giornata, sia di giorno che di notte. Inutile dire che nell'impianto minerario non vi è nessuna misura di sicurezza, ne' di assistenza.

COREA DEL SUD

Il parlamento ha approvato la nuova legge sul lavoro che permetterà alle aziende di licenziare in massa, in conformità ai dettami del FMI, come condizione per la concessione di un prestito di 58,35 mld di dollari. Contro questa legge nel gennaio del '97 gli operai del sindacato semi illegale KCTU avevano scioperato a lungo: ma i richiami del capitale internazionale non lasciano spazio a lotte solo sindacali, e in Corea del Sud l'opposizione "di sinistra", un po' come da noi, si è dimostrata, una volta al governo, in grado di far digerire quello che il presidente uscente di destra non aveva potuto.

 
"17 febbraio 1998"

APRILIA

Se alla Piaggio si piange, all'Aprilia non si ride: considerato che la prima attribuisce i suoi problemi economici alla seconda. Obiettivo della protesta all'Aprilia sono i ritmi di lavoro, intensi e stressanti, proprio quelli che Piaggio vuole emulare per riprendersi una fetta di mercato. Ma ecco che le condizioni di lavoro create dall'azienda di assemblaggio gli si ritorcono contro. I lavoratori chiedono, oltre a riduzioni d'orario a parità di salario, un allungamento delle pause da 14 a 30 minuti. Su questo però è subentrata una valutazione di tipo politico, per cui l'Aprilia ha fatto sua la posizione dell'Associazione degli industriali, contraria all'aumento delle pause (infatti l'intesa alla Piaggio le riduce) ed ha interrotto le trattative. La Rsu degli stabilimenti di Riviera e Miranese hanno indetto uno sciopero. Contemporaneamente, la vertenza si occupa anche della riduzione dell'area del precariato: negli stabilimenti Aprilia convivono infatti lavoratori part-time, stagionali, tempi indeterminati ecc. Su questo ieri si è svolto uno sciopero negli stabilimenti di Noale e Scorze' (Venezia), con un corteo di operai nel centro di Scorze'.
Anche questa lotta evidenzia l'insofferenza operaia per la flessibilizzazione, per i contratti atipici che distruggono le garanzie e la solidarietà di classe. Gli operai sanno bene quale è il pericolo, lo vedono già insinuarsi nelle fabbriche: lavoratori precari, con contratti "deregolamentati", chiamati a fare il loro stesso lavoro in determinate stagioni produttive. Sanno che questo porta ad una divisione del fronte di lotta, con interessi diversi. Ma il sindacato confederale, soprattutto nelle sue istanze nazionali ha fatto propria la parola d'ordine del governo sulla flessibilità. I lavoratori dovranno con più forza sottrarsi al giogo dei sindacati confederali, riunirsi attorno alle avanguardie interne che organizzano gli scioperi e le lotte su queste tematiche.

ALLA GFT DI Settimo Torinese: LA LOTTA DELLE OPERAIE CONTRO LA PRECARIZZAZIONE

(contributo di "Materiali Operai" di Torino)

Dal 2 febbraio 27 operaie e operai dell'impresa di pulizia Simet S.r.l. sono senza lavoro e senza salario. La Simet ha perso l'appalto e licenziato gli operai. La Gft (Gruppo Finanziario Tessile) di Settimo Torinese ha dato l’appalto all'ennesima cooperativa, con un costo per l'azienda dimezzato, che sarà scaricato sulla pelle dei nuovi lavoratori ("soci-cooperatori"). La nuova condizione lavorativa, proposta dalla cooperativa Idea 2, avrebbe trasformato il rapporto di lavoro da dipendente (con le pur minime garanzie normative e contrattuali) a socio di una cooperativa nella quale vale solo il regolamento interno. L'offerta salariale era di 9 mila lire lorde l'ora (5-6 mila lire nette), cioe' poco più di un milione al mese con 40 ore settimanali: offerta che avrebbe costretto gli operai ai lavori forzati per mantenere il pur misero stipendio di un milione e mezzo. Inoltre lo stipendio sarebbe stato legato alle ore realmente effettuate, senza indennità in caso di malattia, ne' tredicesime ne' quattordicesime. Gli operai avrebbero dovuto diventare soci (quota di iscrizione 300 mila lire) e comprarsi la divisa. Gli operai, compatti, hanno rifiutato.
Risulta alquanto "curioso" il fatto che l'appalto alla Simet sia stato prorogato sei mesi fa quel tanto che bastava per consentire alla cooperativa di acquisire il lavoro una volta scaduti i due anni dalla sua nascita che non le consentono per legge di prendere appalti. Le operaie ci hanno detto che per loro un’azienda vale l’altra, ma che non avrebbero accettato un peggioramento delle loro condizioni. Il rifiuto di accettare il lavoro "a qualunque costo" e i picchetti davanti ai cancelli hanno permesso agli operai di rompere il muro di omertà che avvolge i numerosi episodi di "esternalizzazione" di questi anni.
La resistenza di queste operaie, che ci hanno detto di essere risolute ad andare fino in fondo, è tanto più importante quanto più hanno capito e preso coscienza che al di là del loro posto di lavoro bisogna cercare di mettere un freno al proliferare delle cooperative, vero puntello per smantellare conquiste ottenute in decenni di lotte. Le operaie sono ben coscienti che la loro forza potrà ampliarsi solo unendosi con altri operai. Per questo hanno coinvolto gli operai della Gft nella loro lotta e stanno cercando collegamenti con altre fabbriche. La solidarietà delle operaie della Gft si è manifestata il 4 febbraio con uno sciopero compatto di un'ora con blocco stradale, durante il quale un'operaia che era da qualche giorno in sciopero della fame e si era incatenata ai cancelli si è sentita male ed è svenuta. L'alta adesione allo sciopero (quasi del 100%) e la combattività delle operaie licenziate sono un segnale, se pur piccolo, di un'inversione di tendenza rispetto alla passività con cui gli operai hanno vissuto i processi di ristrutturazione e il peggioramento delle loro condizioni di vita e di lavoro. Per il 9 marzo è previsto un presidio davanti alla direzione della Gft a Torino.

 

"19 febbraio 1998"

DIRITTI SINDACALI

Azzaro non ha perso la sua arroganza: l'ex assessore ai servizi sociali di Roma, riciclato in Forza Italia, ora la esplica nel privato, dove può più agevolmente colpire gli ammalati e i bisognosi, ed i lavoratori da lui dipendenti. Così, dopo aver atteso, buonino buonino, che la Regione Lazio gli firmasse la convenzione per circa 40 posti letto, trasferiti dal S. Giovanni alla sua clinica "Calvary Hospital" (il nome la dice lunga su quello che attende chi vi entra!), Azzaro - noto per lo scandalo dei cibi avariati nelle mense comunali - si è scatenato in una rappresaglia contro 5 infermiere della sua clinica. Avevano osato organizzare, nel dicembre scorso, un sindacato interno e questo, secondo quanto ha scritto nel telegramma di licenziamento, avrebbe violato "il vincolo fiduciario". Tre di queste lavoratrici sono state "graziate", dopo un mese di sospensione. La lotta delle lavoratrici secondo Azzaro avrebbe "creato gravi conseguenze alla continuità dei servizi sanitari", ma poi incentra il licenziamento, stranamente, con qualcosa che esula dall'oggettività del "penalmente perseguibile", accusandole di aver pregiudicato "profondamente l'immagine e l'affidabilità" della clinica. Per le dirette interessate le cose stanno diversamente: "Azzaro è un bugiardo (...) Ci doveva ancora pagare lo stipendio di novembre, 4 tredicesime arretrate e premi di produttività del '95".
Evidentemente l'immagine della clinica era già bella che andata a farsi benedire grazie allo stesso Azzaro: in che condizioni, infatti, può un lavoratore prestare un servizio alla salute pubblica (o privata!) se non viene retribuito, se sente i suoi diritti calpestati?

PERMAFLEX

I lavoratori della Permaflex di Frosinone terranno un'assemblea in fabbrica e poi raggiungeranno in corteo il comune. La chiusura della fabbrica lascerà senza lavoro 240 dipendenti: il centro commerciale che dovrebbe "sostituire" la fabbrica ne dovrebbe riassumere cento. Ma come l'esperienza insegna (vedi Borletti) niente è certo, e accordi del genere vengono facilmente aggirati, dopo che i lavoratori vengono smobilitati.

BLACK & DECKER

La multinazionale americana ha 30 mila addetti nel mondo: il vice presidente Shwartz si è sdegnato dell'agitazione che lo ha accolto nello stabilimento di Molteno, vicino Lecco. "Io ho spedito una lettera a Singapore e ho chiuso una fabbrica senza problemi, non capisco proprio perché voi qui state bloccando le merci": con questo ingenua uscita, lo Shwartz ha chiaramente esposto il pensiero guida del padrone. Forse più che le merci è il suo cervello ad essere bloccato dall'abitudine al comando. I 672 lavoratori che lo guardavano allibiti, certi di perdere il lavoro, sentendosi anche presi per il culo, non si sono limitati a bloccare solo le merci: la polizia quel giorno ha faticato non poco per far uscire incolume il Signor Shwartz. Peccato! Ormai la distinzione tra paesi del sud est asiatico e metropoli imperialiste è sempre più sottile. Oggi a Molteno e a Singapore si chide con la stessa facilità e non è detto che la chiusura porti una delocalizzazione in aree lontane: può benissimo produrre una Singapore italiana, un isola felice per i capitalisti, con contratti d'area, salari d'ingresso, lavoro interinale o nero. D'altronde la stessa fabbrica di Molteno è stata frutto di chiusure in Germania e in Inghilterra. La B&D ha comunque ha annunciato che da oggi chiuderà la produzione, per spostarla entro il '98 in Inghilterra, negli USA e in Cina (ma non era un paese "comunista"?). Spesso il solo annuncio di una ristrutturazione fa balzare in avanti i titoli di una società, facendo cresce i profitti finanziari sulla pelle dei lavoratori. Oltre ai 672, a rischio c'è, come al solito, tutto l'indotto fatto da almeno 70 fabbriche. I lavoratori agiranno anche contro il marchio dell'azienda, cercando di danneggiarlo, se non potranno ottenere il mantenimento dello stabilimento.

LAVORO NERO

Questa volta tocca alla "Padania" mostrare il volto del suo capitalismo, che di umano non ha più niente da tempo, e forse qualcuno dovrebbe cominciare a svegliarsi, uscendo da sogni di riforme e cambiamenti interni all'ordine costituito. In un vero lager 19 lavoratori cinesi lavoravano presso Manerbio, confezionando vestiti per più di 10 ore al giorno, in un laboratorio tessile senza misure igieniche. Ci dormivano pure, stipati in letti a castello, e avevano un fornello per cucinare. Ma la loro schiavitù capitalistica non era solo un fatto relativo a chi li sfruttava direttamente, in questi casi ci sono sempre noti marchi che affidano al lavoro nero la produzione dei loro articoli.