NOTIZIARIO SU LAVORO E LOTTA DI CLASSE |
Marzo '99 |
Un centinaio di LSU ha presidiato ieri 1 Marzo 99 per tutta la giornata, la regione Lazio. Scopo del presidio era ottenere un incontro con la commissione lavoro regionale. Mentre sotto la regione si svolgeva il presidio nella vicina colombo un gruppo di proletari occupava la sede stradale. Gli LSU con questa lotta hanno ottenuto la proroga di tre mesi dell'impiego.
Le politiche per il mezzogiorno restano solo chiacchiere ed "aiuti" all'industria. Report Sicilia elaborato dal Diste per la fondazione Currella ha diffuso i dati della disoccupazione in Sicilia nel 1998: 25.2% (440 mila disoccupati) a fronte del dato nazionale del 12.3% Le stime sono per una ulteriore crescita per il 99.
Sciopero di quattro ore dei dipendenti della Fondiaria. Lunedi' al rientro dal week-end i lavoratori della sede di Firenze si sono visti scippare alcuni settori di attivita'. I lavoratori stimano che questa riduzione dell'attivita' faccia perdere una cinquantina di posti di lavoro.
Si accentua ulteriormente l'attacco repressivo contro ogni forma di dissenso dalle politiche governative. Tre denunce per aggressione e una lunga lista di identificazioni al rientro dalla manifestazione bolognese contro la privatizzazione della scuola. I poliziotti e la polfer padovani cercavano di individuare chi sul treno Bologna-Padova non aveva pagato il biglietto.
I lavoratori dell'ITALGAS di Roma e del Lazio protestano contro la riduzione degli investimenti e chiedono una riorganizzazione del settore. Il corteo partira' alle 9 dal colosseo.
Curiosa interpretazione della democrazia sindacale, chi si oppone all'accordo con il comune di Milano, non puo' stare ai seggi. per controllare le operazioni di voto. L'accordo prevede, tra l'altro, un aumento dell'orario di lavoro.
COMUNICATO STAMPA del COORDINAMENTO NAZIONALE LETTORI DI MADRELINGUACGIL UNIVERSITA' E RICERCA (SNUR): "Contro la discriminazione, per la libera circolazione dei lavoratori nell'Unione Europea" Milano, 2 marzo 1999 In occasione dell'incontro dei Partiti Socialisti Europei a Milano sotto lo slogan "una Europa che mette i suoi cittadini al primo posto", il Coordinamento Nazionale dei Lettori universitari di madrelingua della CGIL Universita' e Ricerca (SNUR) esprime la sua ferma condanna della perdurante discriminazione contro gli insegnanti di madrelingua che lavorano presso le universita' italiane, una discriminazione in palese violazione del diritto comunitario come espresso dalle due sentenze già emesse dalla Corte di Giustizia Europea nel 1989 e 1993. Il SNUR-CGIL richiede la piena applicazione delle sentenze della Corte di Giustizia ai Lettori con: Da parte del Governo Italiano alla Commisione Europea sono state fornite notizie incomplete e non rispondenti al vero. Il SNUR-CGIL intende fare ricorso al mediatore europeo per assicurare che la procedura di infrazione ex art. 169 del Trattato CE contro l'Italia non possa risultare inquinata ovvero modificata a causa di tali risposte parziali e fuorvianti. Pertanto e' parere del SNUR-CGIL che la Commissione Europea debba rafforzare ed estendere la sua procedura legale contro il governo italiano per infrazione dell'articolo 169 del Trattato CE a causa delle piu' che decennali discriminazioni contro i lettori di madrelingua che insegnano nelle universita' italiane. L'Esecutivo del Coordinamento Nazionale Lettori SNUR-CGIL Milano, 2 marzo 1999 |
La caratteristica principale dei padroni e' legare le mani ai lavoratori, regolamentandone e tagliando i diritti , difendendo strenuamente i propri privilegi. Cosi' mentre Cofferati chiede l'obbligo sanzionatorio per chi violi la legge che taglia il diritto di sciopero, la Confartigianato "presenta qualche perplessità sul sistema sanzionatorio e sulle modalità tecniche per applicarlo ad imprese che proclamano il fermo dei servizi".
Per la Confartigianato "appare infatti difficile individuare e precettare aziende, specie nell'autotrasporto, che possono rimanere ferme per mancanza di ordini di lavoro".
Il demolitore di stato sociale per conto del fondo monetario internazionale Ciampi, si fa di nuovo sentire e dichiara: "bisogna essere attenti e pronti a fare quanto necessario perché non ci siano dei problemi". Per Ciampi l'aggravio al sistema dipende anche dal fatto che si è allungata la vita media degli italiani. "Quando una menzogna viene ripetuta migliaia di volte diventa una verita'" diceva un gerarca nazista, e questa e' la tattica di banchieri e loro lacche', sempre in cerca di capitali da investire nella speculazione finanziaria. Cosi' dopo la firma del patto sociale che inserisce agevolazioni e risparmi e sgravi dei contributi pensionistici a carico di aziende e cooperative, che inevitabilmente svuoteranno ulteriormente le casse dell'INPS ci vengono a raccontare la cucca dell'innalzamento della vita media.
"Sono gli industriali che non rispettano gli impegni sottoscritti con il patto sociale". Lo ha dichiarato il segretario generale della Cgil, Cofferati in un convegno dei Democratici di sinistra. Cofferati, lamentando i ritardi negli investimenti, ritiene che "il patto sociale debba essere applicato lealmente e rapidamente". La verginella Cofferati dopo avere regalato, firmando il cosiddetto patto sociale, per l'ennesima volta soldi agli industriali, si stupisce per il fatto che gli industriali intascano denari, flessibilita' e riduzioni dei contributi previdenziali, senza fare crescere l'occupazione. Perche' gli industriali dovrebbero assumere lavoratori, se il sindacato fa di tutto per incrementare lo sfruttamento della forza lavoro in attivita', e il precariato per chi un lavoro non ce l'ha? Forse Cofferati, la sinistra istituzionale, i sindacalisti di regime pensano che il capitalismo e' una associazione no-profit (ammesso, ma non concesso che ne esistano)?
La nota azienda, in cui sembrava regnare una grande armonia tra sindacati e padroni, ha deciso che un affronto va lavato col sangue, o meglio con il licenziamento. Un impiegato e' stato licenziato per essersi rifiutato di timbrare in uscita e entrata per la pausa mensa: non solo, avrebbe anche gettato a terra il cartellino magnetico. E' stato questo gesto di disprezzo nei confronti della patria potesta' padronale a scatenare la reazione della direzione. "lesa immagine dell'Azienda". I lavoratori sono entrati in sciopero per la riassunzione del loro collega.
Mentre e' chiaro che il clima non e' favorevole ad alcuna trattativa sensata, visto che i padroni confidano in un governo che concede quello che chiedono, continuano gli scioperi degli operai metalmeccanici. Continua anche il blocco degli straordinari al sabato in molte imprese. L'importante e' mantenere alta la tensione nei confronti delle pretese di Federmeccanica, e sapere che solo una mobilitazione generale potra' imporre le richieste VERE dei metalmeccanici, superando anche il basso profilo della piattaforma confederale.
Nel frattempo procede il solito "tram tram" - per cosi' dire - dei processi di ristrutturazione. La Fiat procede alla terziarizzazione di alcuni reparti e alla cessione di rami d'azienda. Con i lavoratori dentro. L'azienda ha deciso, per esempio che il primo aprile (data classica!) avvierà' le procedure per vendere il reparto presse dell'IVECO di Brescia, con i suoi 300 dipendenti, alla Magnetto di Chivasso. E ha in previsione di vendere altri reparti. Sono questi i veri obiettivi che gli operai devono avere presenti: attaccare i progetti di ristrutturazione, che dividono i lavoratori sul piano dei diritti, dell'orario e del salario. Mettere nella produzione operai con situazioni normative diverse produce la frammentazione anche di un fronte di lotta interno.
Sono partiti cosi' gli scioperi in risposta: Lunedi' prime assemblee, strapiene. Dice un operaio anziano ai giovani: "noi in qualche modo ce la caveremo, voi dovete pensare al vostro futuro, non fatevi trattare come merce". Purtroppo troppi dimenticano che nel capitalismo il lavoratore, o meglio la sua forza lavoro e' merce. "I prossimi scioperi serviranno per far male all'azienda..."
Il prodotto interno lordo italiano nell'ultimo trimestre `98 ha subito una flessione dello 0,3%, rispetto al trimestre precedente. In termini tendenziali, rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, il Pil ha registrato un aumento dello 0,9% Si conferma, dunque, secondo l'Istat, una decelerazione della crescita economica nel 1998. La flessione e' accompagnata ad una riduzione sia delle importazioni (-5,7%) che delle esportazioni di beni e servizi(-6,7%).Stabili i consumi delle famiglie, in aumento gli investimenti fissi lordi. Il Pil, pero', nonostante la flessione, ha superato per la prima volta nel `98 i 2mila miliardi di lire.
L'economista Artoni spiega perché, a suo parere, il "modello Usa", proposto sia al congresso del Pse che da alcuni industriali in Europa sarebbe insostenibile. "Quel modello e' stato trainato in Usa da un crollo della propensione al risparmio delle famiglie. L'esplosione della domanda interna, poi, ha portato a un disavanzo commerciale che nessun Paese europeo si potrebbe permettere di sostenere. In Europa abbiamo ancora livelli di risparmio che impediscono l'esplosione della domanda di consumi
Questo, in assenza di stimoli dal settore pubblico, spiega la ridotta crescita".
Una lotta operaia d'altri tempi: da 8 giorni i 200 operai della Terim lavorano solo 15 minuti al giorno "contro l'arroganza di padron Montorsi" che ora minaccia di portare la fabbrica in Romania. Per capire come si e' arrivati al braccio-di-ferro bisogna tornare all'ottobre '98. In sede di rinnovo contrattuale, i lavoratori della Terim - a Baggiovara, in una frazione di Modena - si accordano per "vendere" le loro pause (10 minuti al mattino e al pomeriggio) in cambio d'un aumento salariale, in un anno d'un milione e 100 mila lire. Il baratto prevede che, entro ottobre '99, gli operai aumenteranno la produzione di 450 pezzi: qui si fanno componenti di cucine e il mercato decisamente tira. La ditta da' subito un acconto, ma a gennaio padron Montorsi fa la voce grossa: "dove sono le 450? le voglio subito o non vi do' l'altra rata". Gli operai protestano, ricordando che i patti non erano quelli. La proprietà minaccia una rottura e chiede la "restituzione dell'anticipo". I lavoratori della Terim non chinano la testa e alla fine di febbraio esigono la seconda rata. Il padrone si rifiuta. A questo punto accadono due eventi insoliti. Il primo e' che gli operai si rivolgono direttamente ai mass-media locali, per rendere pubblica la vicenda e invocare solidarietà. Il secondo evento e' che da mercoledì scorso parte uno sciopero spontaneo, piuttosto duro: si lavora per 15 minuti al giorno, poi si incrociano le braccia riunendosi in assemblea nel cortile della fabbrica. Il sindacato decide di cavalcare la lotta. Lo sciopero e' compatto, fra gli oltre 200 operai (e una decina d'impiegati) vi sono solamente 4 defezioni. "Due capi-reparto e due lavoratori in tale difficoltà economica che nessuno se la sente di accusarli" raccontano.
Il padrone oppone un muro. Ma la lotta Terim non rimane isolata perché gli operai chiedono un incontro ufficiale al Prc che ha espresso il suo appoggio. Cosi' ieri mattina tre dirigenti del Prc (Flavio Novara, Francesco Adamo, Antonio Adduono) entrano tra gli applausi nel cortile della fabbrica e incontrano gli operai. E' il primo passo per allargare il fronte di solidarietà.
Ieri sera infatti una delegazione di 50 lavoratori ha parlato al congresso provinciale del Prc dove erano presenti il sindaco e quasi tutte le forze politiche della città. Due semplici, nette richieste avanza la lotta Termit. Solidarietà e sostegno "ovunque e da chiunque capisca le nostre ragioni" e una colletta cittadina in aiuto alla lotta. Nel frattempo anche i Ds locali danno un volantino di solidarietà; "molto gradito anche se un po' generico" lamenta qualche operaio, chiedendo loro una maggior concretezza. Si prepara un picchettaggio di massa per il 19 marzo quando a Modena vi sarà l'assemblea di Confindustria. E mentre i delegati della Ferrari di Maranello e dell'Emiliana Smalti portano la loro solidarietà alla Terim, ecco che il padrone alza il ricatto: chiudo la fabbrica e vado in Romania.
Il 17 scioperano i metalmeccanici delle fabbriche della zona Torino Ovest.
Ci saranno cortei a Alpignano, Rivoli, e Grugliasco: qui la manifestazione si concluderà davanti alla Pininfarina.
In queste settimane gli scioperi contro la Federmeccanica hanno coinvolto oltre 150 fabbriche dell'area Torinese.
Il 16 hanno scioperato i lavoratori della FIAT-AVIO: un corteo ha percorso via Nizza e ha coinvolto anche i lavoratori della Microtecnica.
Lo stato della vertenza per il contratto metalmeccanico si caratterizza ora per la volgare richiesta padronale di aumentare la flessibilità dell'orario, rendendo "medio" quello di 40 ore fissato per legge. Sembra semplice dire "oggi si lavora 32 ore e domani 48: la fatica si accumula e non la si toglie recuperando posticipatamente. I lavoratori sanno bene che ogni minuto di piu' passato in fabbrica snerva terribilmente e a nulla serve sapere che poi la settimana o il mese dopo (l'alternarsi puo' essere anche di sei mesi in sei mesi!) lavoro di meno.
I padroni sanno bene che devono organizzare diversamente la produzione, ma e' piu' semplice modificare l'utilizzo di quella forza lavoro acquistata, e farla lavorare a proprio piacimento, piuttosto che modificare il proprio profitto e il proprio dominio di classe. E' questo, infatti, il senso del capitalismo e non e' mascherabile in alcun modo, nonostante gli sforzi che fanno gli apologeti del "capitalismo dal volto umano".
Continua la lotta in difesa di 1200 posti di lavoro della OP Computer (ex Olivetti).
La FIOM-CGIL esprime "rabbia e stupore: dopo le assicurazioni date in sede aziendale e politica[...] la vicenda rischia di precipitare drammaticamente fino all'impossibilita' di riprendere le produzioni[...] La vicenda viene affrontata come se si trattasse di risolvere beghe di condominio e come se non ci fossero in ballo 1200 posti di lavoro"
Peccato che non sia stata ancora proclamata una iniziativa di lotta generalizzata, come se proprio la FIOM di Ivrea trattasse la questione come se fosse una bega di condominio.
110 operai dello stabilimento Nestle' di Cornaredo (milano) hanno manifestato sotto la sede del Ministero del Lavoro a Roma per chiedere al governo di dare uno sbocco alla cassa integrazione in cui si trovano da 2 anni. La fabbrica e' chiusa dalla fine del '96: la maggior parte dei 110 operai e' lontana dall'eta' pensionabile, ma e' troppo vecchia per ricollocarsi agevolmente altrove. I lavoratori si sono costituiti in comitato di lotta.
Padron Riva, come lo chiamano con ironia i suoi dipendenti, e' in realta' un predone: aggira ogni ostacolo, ignora ogni sentenza emessa contro di lui, scavalca le leggi pur di raggiungere lo scopo: quello di far fruttare al massimo lo stabilimento ex Ilva di Taranto, per poi chiuderlo.
Per ottenere questo deve eliminare quel minimo di relazioni sindacali tenute spesso da sindacalisti compiacenti o poco inclini alla lotta.
Al suo arrivo, avvenuto dopo l'acquisto a poco prezzo del patrimonio siderurgico tarantino dall'IRI, ha decapitato il management locale, per sostituirlo con i propri figli. Ha passato intere commesse a sue consociate al Nord, togliendole all'indotto pugliese.
Fior di sentenze hanno denunciato il clima di repressione e intimidazione in fabbrica: tra queste quella che ha ordinato la chiusura del reparto confino noto come Palazzina LAF.
La sicurezza sul lavoro e' un altro grave problema: Riva non e' affatto interessato al rispetto delle leggi in materia.
Minaccia esuberi, ma abusa degli straordinari. I lavoratori non possono esprimere opinioni, se non restando anonimi.
L'indotto ha perso 5000 posti di lavoro.
La Toscana nel '98 ha avuto ben 57 morti sulla lavoro. La sola provincia di Lucca ha vuto 11 infortuni mortali in 10 mesi, con 25 infortuni giornalieri di media. I pochi ispettori che girano hanno controllato 168 aziende sempre nella provincia di Lucca. In queste aziende vige una regola sola: le macchine non devono fermarsi mai.
A Massa, con le cave di marmo, le statistiche sono ben piu' gravi.
La deregolamentazione della forza lavoro in corso da almeno 3 anni sta producendo uno stillicidio di infortuni: il lavoratore, non piu' tutelato nel posto di lavoro, si piega al volere del padrone, che non e' mai quello di pensare alla salute del proprio dipendete, ma quello di trarre da esso il massimo profitto. Il lavoratore, sempre piu' indifeso a causa delle divisioni prodotte in seno alla classe operaia (contratti atipici, a tempo determinato, stagionali ecc.) che aumentano la ricattabilita' della forza lavoro impiegata, aumenta i ritmi di lavoro per non perdere il posto. E perde la vita.
Il 19 marzo sciopero nella provincia di Lucca contro questa situazione.
Nuova ondata di scioperi e' in arrivo dopo la rottura delle trattative sul contratto dei metalmeccanici a Roma. L'adesione agli scioperi delle scorse settimane ha toccato punte dell'80% di adesioni.
Ieri hanno scioperato i lavoratori del Sangone e del commerciale FIAT-Auto. Giovedi' hanno scioperato gli enti centrali. In questa occasione un corteo interno ha "spazzolato" le officine e la palazzina di corso agnelli a Mirafiori.
4 alti dirigenti della Pininfarina Industrie SPA sono da ieri sotto processo in Pretura.
L'accusa sostenuta dal P.M. Raffaele Guariniello e' di lesioni colpose ai danni di due lavoratori che contrassero una grave malattia alle mani. Si tratta della "sindrome di Raynaud", una patologia professionale causata dall'uso di strumenti vibranti (martelli e scalpelli pneumatici, smerigliatrici ecc.) segnalata fin dal 1862 dal medico francese Maurice Raynaud. Una angiopatia provocata dalle vibrazioni che danneggiano i vasi sanguigni periferici, che si manifesta con problemi di circolazione alle mani ed alle braccia, formicolii, sensazione di freddo e, nei casi piu' gravi, danni irreversibili alla funzionalita' e sensibilita' delle dita. Di qui gli altri nomi: malattia delle mani blu, o della bandiera francese (le dita, soprattutto al freddo, assumono venature bianche rosse e blu). I due operai operavano alla Pininfarina rispettivamente dal 69 e dal 72 ed operavano con martelli di ferro, saldatrici, scalpelli ed avvitatori pneumatici, mole vibranti delle levigatrici. I fatti sono recentissimi: dal 93 al 97 gli ospedali che avevano in cura i due operai segnalarono il fatto in procura. Guariniello apri' l'inchiesta e rinvio' a giudizio il direttore generale Renato Bertrandi, il direttore dello stabilimento Dario Trucco e i direttori di produzione Ettore Risso e Giuseppe Sapino. Naturalmente, i 4 si sono dichiarati innocenti, ma non hanno convinto il P.M. che contesta loro diversi comportamenti illegali: nessuna informazione ne' addestramento professionale ai dipendenti per difendersi dal rischio professionale, nessuna sorveglianza in fabbrica sul rischio specifico, omissioni varie tra i provvedimenti tecnici destinati a contenere le vibrazioni, nessun allontanamento dai reparti a rischio degli operai che gia' presentavano la patologia. Ieri si e' svolta la prima udienza con le relazioni introduttive del P.M. e delle difese. Prossima udienza il 12 luglio.
Nel frattempo anche ieri sono morti due lavoratori in un cantiere edile di Cles, in Trentino. Nel '98 a Trento e in provincia gli incidenti sul lavoro sono stati 927, di cui uno solo mortale. Secondo le statistiche dell'Inail ogni giorno, in Italia, muoiono tre persone sul lavoro, ovvero circa 1.000 vittime all'anno. Le cause sono sempre le stesse: la fretta sul lavoro e la mancanza di sistemi di sicurezza, dovute, la prima alla necessità di mantenere ritmi impossibili, la seconda all'assenza di investimenti delle aziende nel settore della sicurezza.
Manifestazione a Roma dei lavoratori della Sirti, azienda del sistema della telefonia specializzata nella posa in opera dei cavi. I dipendenti della Sirti sono in lotta da parecchio tempo contro l'ipotesi di smobilitazione e di licenziamenti generalizzati. La direzione aziendale alla fine di gennaio, aveva riconfermato il numero di 1500 unita' in esubero, mentre si continua a fare un uso indiscriminato della cassa integrazione che comunque scadra' in luglio. Una situazione che si e' fatta ancora piu' preoccupante da quando e' cominciata la guerra delle opa su Telecom. Insieme agli operai e ai tecnici della Sirti, che hanno manifestato davanti alla sede della Telecom, sono scesi in piazza i delegati e i lavoratori della Finsiel, della Sogei e dell'Italtel che erano in sciopero per il rinnovo del contratto nazionale.
Il lavoro diventa una questione di ordine pubblico. Questo induce a pensare l'improvviso arrivo nei capannoni della Stanadyne di Bari di un gruppo di carabinieri, allertati telefonicamente dalla direzione. E' successo ieri intorno alle 13,30 durante una protesta messa in atto dai lavoratori baresi alla notizia che l'azienda chiuderà i battenti il prossimo 13 aprile mettendo per strada tutti i 127 dipendenti dello stabilimento barese (l'altro si trova a Brescia) della Stanadyne corporation, una multinazionale che a Bari produce iniettori per motori diesel. Lavoratori con decenni di storia industriale alle spalle, con un know-how di alto profilo in un'azienda sostanzialmente sana. I lavoratori hanno battuto per circa un'ora tutto ciò che capitava (sedie, bastoni) contro quella specie di divisorio in lamiera che separa l'area della Stanadyne dai suoli della Magneti Marelli. In alcuni punti il muro metallico e' stato divelto, in altri semplicemente incrinato, ovunque un gran rumore e le rivendicazioni degli operai. E' bastato questo per chiedere l'intervento dei carabinieri, prontamente accorsi a prendere nota dell'accaduto e a fotografare i danni prodotti. "E' un fatto grave", commenta a caldo Donato Stefanelli di Alternativa Sindacale, operaio della Magneti Marelli. "Non e' mai accaduto un fatto simile, che lede la natura delle relazioni in fabbrica, dentro rapporti di democrazia industriale. Il problema del lavoro, e della drammaticità dei lavoratori della Stanadyne, non può essere ridotto a problema di ordine pubblico".
I carabinieri sono stati accompagnati dal capo del personale e dai sorveglianti, in un clima che si andava scaldando sempre piu'. Con tutta probabilita' l'azienda presentera' denuncia contro i lavoratori. Eppure il caso della Stanadyne aleggia gia' da un anno tra le crisi dell'area industriale di Bari, tra sterili tavoli di trattative e la caparbieta' della multinazionale di portare a compimento, tout court, il processo di liquidazione della sua unita' produttiva in Puglia, in favore degli stabilimenti bresciani. Non solo, ma sembra non essere disponibile ad attivare i necessari ammortizzatori sociali "in quanto cio' equivarrebbe - precisa Stefanelli - all'assunzione di impegni".
L'azienda parla di perdite di bilancio, a fronte di uno stabilimento con indici di produttivita' altissimi e con alta redditivita'. L'Iveco Veicoli Industriali e' il cliente principale della Stanadyne, che a sua volta e' un pezzo della galassia Fiat (produce infatti gli iniettori per la casa automobilistica torinese). "Se la Fiat volesse" spiega Stefanelli "durante questo anno di crisi della Stanadyne poteva favorire la ricerca di nuovi partner industriali". Ipotesi che rimbalzano da un capo all'altro della zona industriale, come quella che a farsi carico di rilevare lo stabilimento in crisi sia la Provedani (piccola azienda del nord-est, produce iniettori diesel per auto), ma l'Iveco, quindi la Fiat, sembra non garantire per piu' di 2 anni le proprie commesse, bloccando di fatto questo passaggio di consegne.
E caccia 120 lavoratori. Il gruppo Farmaceutico Zambon ha a Bresso il suo unico centro di ricerca, e ha deciso di smantellarlo, liberandosi di 120 lavoratori su 180. E lo fa cercando di convincerli a dimettersi, utilizzando il metodo dell'outplacement: per sei mesi il lavoratore convinto a dare le dimissioni viene affidato ad una agenzia (sempre piu' agenzie campano sulla mancanza di lavoro degli altri) che cerca di collocarlo presso un'altra a azienda o lo aiuta (?) a mettersi in proprio. Nulla garantisce che l'operazione va da a buon fine, ma la Zambon paga per quei sei mesi all'agenzia circa 8 milioni a dipendente, il quale non percepisce niente e campa sull'incentivo (di mobilita') che comunque sono soldi suoi, accumulati nelle apposite casse di assistenza.
Cosi' la Zambon chiude il centro di ricerca, l'unico, e i lavoratori si chiedono come fa una casa farmaceutica a non avere un centro di ricerca. In realta', le case farmaceutiche estere usano l'Italia come un un mercato in cui piazzare merci, e hanno bisogno solo di piazzisti.
I due prodotti piu' noti della Zambon sono il Fluimicil e il Monuril, che costituiscono, da soli, il 60% del fatturato Zambon, che si aggira sui 630 mld.
Gli operai e gli impiegati della Belleli Off-Shore (piattaforme petrolifere), azienda all'avanguardia nel settore sono in sciopero da una settimana. Annunciano iniziative clamorose per fermare la svendita della Belleli e il licenziamento o comunque l'espulsione dal mondo del lavoro di 1864 lavoratori.
La Belleli e' vittima di una crisi finanziaria, non di settore, non produttiva. Meta' dei lavoratori sono in cassa integrazione. L'unica proposta di passaggio di proprieta' (Abb, Halter, Italinvest) tiene fuori 900 di essi.
Questi ritardi rischiano di far perdere alla Belleli una commessa da 350 milioni di dollari.
D'altra parte, questo permetterebbe alle tre multinazionali suddette di acquistare a prezzo di svendita un enorme patrimonio tecnologico e professionale, tagliare i costi del personale, aumentare il saggio di profitto, sfruttando al massimo la rimanente manodopera piegata dal ricatto.
E' anche noto come e' proprio la qualita' di una produzione che fa si che i concorrenti lavorino non per superarla - cosa magari piu' complessa - ma per distruggerla, e toglierla dal "mercato". Per restare in ambito tarantino, successe la stessa cosa con l'ILVA, acquistata per 4 soldi da Riva, il quale la sta succhiando fino all'osso, per poi lasciarla morire e concentrare la produzione nelle "sue" fabbriche.