NOTIZIARIO SU LAVORO E LOTTA DI CLASSE

Aprile 1997

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1 aprile 1997

SINDACATI NEL GUADO

La cosiddetta "riforma" dello stato sociale, che a dispetto del nome non preannuncia niente di buono per i cittadini meno abbienti o più esposti alle "intemperie" dell'economia capitalistica, chiama in ballo anche i sindacati, ed in modo contraddittorio.
Pur sostenendo da tempo la politica dei tagli, con una serie di "cerotti" qua e là, CGIL-CISL-UIL oggi si sentono cooptate dal governo nel ruolo di garanti dei tagli proposti.
Prodi ha annunciato un presunto "via libera" da parte di non meglio precisate parti sociali, e subito partono le reazioni sindacali.
Cofferati - in particolare, perchè anche nella CGIL ci sono dissonanze - ha ripetuto che un confronto "che dovesse partire con l'obiettivo di ridimensionare la spesa sociale, difficilmente potrebbe decollare".
Per D'Antoni, "le pensioni già sono state toccate, fra l'altro la riforma del '95 sta già dando buoni frutti".
Il problema sembra per il sindacato simile a quello che angoscia Rifondazione: cosa ottenere da un governo "amico"? Cosa offrire ad un governo "amico"? Ci stiamo abituando a scambi svantaggiosi per i settori sociali che invece ci si propone di tutelare.
Queste contraddizioni sembrano sempre più una manfrina, un "fare i complimenti" prima di cedere del tutto.

GELA: INCATENATI PER RIAVERE IL LAVORO

Licenziati dopo essersi iscritti ai sindacati confederali. Sostituiti in fretta con altri operai disoccupati fatti giungere da Palermo.
Per 40 giorni hanno tentato di far conoscere la propria situazione incatenandosi al porto di Gela. Da ieri hanno deciso di alzare il tiro: si sono presentati davanti alla Pretura di Gela e mentre tre di loro si sono incatenati ad un bidone di benzina minacciando di darsi fuoco, gli altri colleghi hanno fatto muro per dissuadere eventuali interventi.
Si tratta di 11 operai della Ecolshopping, società di disinquinamento portuale con 33 persone alle dipendenze.
La società è stata denunciata per comportamento antisindacale, avendo licenziato personale perchè iscritto a sindacati e avendone assunto altro.

 

2 aprile 1997

 

SFIDA A RENAULT

Il tribunale di Bruxelles condanna l'azienda, definendo illegale la chiusura dello stabilimento, e invita la parti a riprendere il confronto. Il presidente della Renault è di tutt'altro parere: "i nostri piani non cambiano", dice.
La sentenza di ieri giunge nel mezzo di una straordinaria mobilitazione dei lavoratori della Renault, non solo di Vilvoorde - dove sono stati annunciati i 3100 licenziamenti - ma di mezza Europa. Altre iniziative sono annunciate, fino a che non saranno soddisfatte le richieste dei lavoratori, di mantenimento dei livelli occupazionali e riduzione dell'orario a parità di salario.

MONORCHIO, UN ESEMPIO PER GLI OPERAI

Il ragioniere dello Stato Monorchio spara: tagliare le pensioni, tutti a casa solo a 65 anni così si rimpolpa il bilancio dello Stato.
E, con particolare cattivo gusto, fa il suo esempio: "Guardate me, con 40 anni di contributi, vado in pensione a 58 anni con 4 milioni 660 mila lire al mese - che tra l'altro è poco per un servitore dello stato".
Non sappiamo e non vogliamo sapere come Monorchio ha messo insieme i suoi contributi. Certo avrebbe dovuto trattenersi da queste considerazioni ridanciane, visto che in fabbrica ci sono uomini e donne che lavorano una vita per mettere insieme 40 anni di contributi... e non li raggiungono. Sono loro con pensioni ben più basse, così come quelle di impiegati o insegnanti, che sarebbero colpiti. Non i Monorchio.

FLESSIBILITA' E' GIA' REALTA'. IN LOMBARDIA

"Ogni polemica confindustriale sulla mancanza di flessibilità in Lombardia è pretestuosa", dice Cerea, segretario regionale CGIL.
Ecco alcuni dati: in generale risulta che sia operai che impiegati lavorano più che nel resto d'Italia; più di un quarto dei "colletti blu" lavora "sistematicamente" 9 ore al giorno; il 56% dei "colletti bianchi" lavora mediamente 8 ore al giorno, mentre nel resto del paese la media è di 7 ore.

Inoltre, quasi la metà degli intervistati è disponibile a mettersi in proprio (in una regione dove già ora il lavoro autonomo costituisce un quarto del totale). Il 41% sarebbe disposto ad investire in una nuova attività, in caso di crisi del suo settore.
Questa dipsonibilità è considerata "indice di flessibilità", ed è particolarmente elevata fra i giovani (60% a fronte di un 38% nazionale).
Solo il 5% degli avvii al lavoro passa per l'Ufficio di Collocamento
Il 74% degli operai è entrata al lavoro per canali "informali"; la stessa cosa per il 53% degli impiegati.

 

6 aprile 1997

 

NESTLE'/PERUGINA

Riparte da una nuova piattaforma la trattativa Nestlè-Perugina. Con due affollatissime assemblee plenarie, i lavoratori della fabbrica dei "Baci" hanno risposto alla ritorsione della multinazionale Svizzera che dopo la bocciatura dell'ipotesi di accordo sulla ristrutturazione aziendale del 26 marzo scorso, aveva subito annunciato l'avvio delle procedure di licenziamento per 385 dipendenti. Nell'ordine del giorno, approvato all'unanimità, si chiede all'azienda di precisare il ruolo della Perugina nella strategia di rilancio del gruppo; la destinazione dei 50 miliardi di investimenti previsti dal piano, l'attivazione di un numero di contratti stagionali almeno pari alle assunzioni promesse (85 unità sui 507 totali), il ruolo del comitato bilaterale che dovrà discutere delle terziarizzazioni previste (logistica, elaborazione dati, produzioni marginali) e soprattutto le garanzie per la copertura salariale dei lavoratori che accederanno ai prepensionamenti (320 nell'ipotesi di accordo respinta una settimana fa). Su queste basi, che di fatto raccolgono le critiche all'accordo respinto con il referendum, i lavoratori hanno rinnovato il mandato a trattare alla Rsu, Uil compresa, che il 19 marzo decise di non siglare l'intesa. Immediata la risposta dell'azienda che ha fatto sapere di essere disposta ad incontrare la delegazione sindacale mercoledì prossimo a Perugia e a nessuno sfugge che è la prima volta che questo accade. Rimane la minaccia dei 385 licenziamenti, ma il clima che si respira in città e davanti allo stabilimento di San Sisto è di fiduciosa attesa.
Tuttavia l'accordo definitivo deve essere raggiunto in fretta, almeno entro i 45 giorni che la legge prevede prima che la trattativa si sposti al Ministero del Lavoro, cosa che nessuno vuole. "E' la conferma che la lotta paga - sostiene Wilma Casavecchia di Alternativa Sindacale - i lavoratori hanno vinto una battaglia giusta e difficile, ma la strada è ancora piena di ostacoli. Nella nuova piattaforma manca ad esempio il punto sull'orario di lavoro e quello sulla precarietà degli stagionali.
Ma si è recuperato il ruolo della città nella trattativa e la democrazia in fabbrica".
Esclusi finora dal confronto gli stagionali hanno fatto sentire nei giorni scorsi la loro voce e hanno partecipato anche alle assemblee pur non potendo votare.

PORTUALI D'EUROPA

Sicurezza nei mari e sui moli, siano essi quelli di BarceIlona o di Marsiglia, di Le Havre o di Genova. Dockers francesi, portuarios spagnoli e "camalli" genovesi si sono incontrati nei giorni scorsi a Genova. Insieme, e per tutti i porti europei vogliono arrivare a stipulare una Carta professionale, che stabilisca regole minime di sicurezza e di lavoro da applicare in tutti gli scali. In un mercato sempre più globale quale è quello dei trasporti marittimi, internazionale dovrà essere anche la legislazione che protegge ii lavoro sulle banchine (tuttora molto a rischio). La deregolamentazione nei porti procede sfrenata, e in fatti molti sono già i punti caldi- la vertenza dei portuali di Liverpool dura da più di un anno, in questi giorni si sciopera anche in Francia; e a Genova si annunciano nuove conflittualità se l'Autorità portuale permetterà l'ingresso di nuovi soggetti, che andrebbero ad alimentare una concorrenza già esasperata e distruttiva.
II problema è lo stesso ovunque. L'utenza, la controparte dei portuali, vuole trattare le norme sulla sicurezza con gli stessi principi che vigono per le merci e le tariffe: mercato selvaggio. Da qui l'esigenza di un Coordinamento permanente in cui unire le forze e con cui costruire comuni orientamenti: è dalle regole e dalle consuetudini che i lavoratori portuali hanno costruito con la loro professionalità che devono partire le norme sulla sicurezza, perchè siano operative sulle navi e sulle banchine, e non solo sulla carta. La sicurezza è dunque legata a un'altra questione fondamentale, la formazione dei lavoratori. Dalla Catalogna arriva un modello positivo si chiama "piano Leonardo", ed è finanziato dalla CEE. Dall'anno prossimo, chi vuole fare il portuale a Barcellona dovrà frequentare una scuola di tre anni, materie teoriche e pratiche, a cui segue un anno - retribuito - di formazione professionale sulle banchine. Gli allievi avranno poi la riserva del lavoro portuale.
All'incontro di giovedì nella sede della Compagnia Unica dei portuali genovesi hanno partecipato anche Lefebvre leader della CGT il sindacato dei portuali francesi e Abbadessa, segretario nazionale della FGIC che conta più del 90% degli iscritti tra i portuali della CULMV. Abbadessa spiega che le questioni di cui si è parlato sono proprio i principi fondanti sulla base dei quali i sindacati dei vari paesi si sono associati nell'organizzazione europea la CES Trasporti: "La questione della sicurezza nei trasporti è un punto di fondo di credibilità dell'organizzazione, su cui, nel suo prossimo congresso apprezzeremo la bontà di aver fatto questa scelta".
Intanto, mentre in Europa ci si allea per proteggere i lavoratori portuali, oltre oceano ci si allea per distruggerli: su pressione degli armatori americani, la Federal Maritime Commission ha decretato una supertassa da applicare alle tre maggiori compagnie giapponesi ogni volta che una delle loro navi scaricherà in un porto statunitense. "Pressioni esterne che saranno un ottimo pretesto fornito alle autorità nipponiche per sferrare un attacco contro i portuali giapponesi per annientare il loro potere.

 

9 aprile 1997

 

IN MARCIA PER IL LAVORO

Il 14 giugno tutti ad Amsterdam, contro le politiche di Maastricht, contro flessibilità e tagli alle spese sociali.
Cominciano il 14 aprile in tutta Europa le "marce per il lavoro", che uniranno idealmente - e in qualche caso fisicamente - lavoratori e disoccupati dei vari paesi, per ricongiungersi poi a giugno in una grande manifestazione che ponga all'ordine del giorno una Europa solidale e sociale, contro la precarizzazione e per garanzie per chi lavora, per il recupero e la ripartizione delle ricchezze create da milioni di lavoratori per il profitto di poche migliaia di padroni.
In Italia la marcia partirà da Crotone.

GERMANIA SENZA LAVORO

E' il dato più alto dal dopoguerra: 4 milioni e mezzo di disoccupati. Si fanno paragoni con Weimar (5 milioni di disoccupati - ma con meno popolazione), ma si ripone fiducia in Maastricht. Anche se parte di questa disoccupazione si deve proprio a Maastricht, ai vincoli che il trattato pone alle politiche sociali e del lavoro.

SCUOLA, SALARI IN CODA

Sono i dipendenti della scuola i lavoratori con i salari più bassi in Italia, con uno scarto del 30% rispetto alla media dei settori.
E' quanto risulta da uno studio del Cnel, secondo cui, nel '94, il salario medio dei dipendenti di stato nell'istruzione è stato di 29,6 milioni annui, meno della metà di quello del trasporto aereo (75,5 milioni) e dei bancari (60,6 milioni). La scuola è al ventesimo posto nella graduatoria. L'istruzione è il fanalino di coda anche nelle categorie operaie, con 21,1 milioni.
Tra i vari settori si registrano variazioni in relazione alle dimensioni dell'impresa, inoltre le donne prendono in media il 25% in meno degli uomini.
Tra l'88 e il '93 le retribuzioni reali dei dirigenti sono cresciute del 12%, quelle degli impiegati dell'8%, mentre gli operai non hanno superato il 3%.
Ossia, chi più ha più prenderà, chi più lavora meno guadagna.

ENEL, SCIOPERO PER IL SERVIZIO PUBBLICO

L'8 aprile i lavoratori dell'ENEL hanno scioperato in tutta Italia (con adesioni intorno al 70%) per 4 ore. L'obiettivo è impedire la privatizzazione dell'ENEL che, come analoghe esperienze dimostrano (vedi Gran Bretagna), significa soltanto peggioramento del servizio all'utenza e aumento delle tariffe. La nazionalizzazione dell'ENEL nel '63 ebbe proprio l'obiettivo di superare le difficoltà tecniche di elettrificare un intero paese, insite nella frammentazione del servizio, delle tecniche, delle capacità. Rese anche possibile una tariffa unica per tutti, e fino a non molti anni fa, anche l'esistenza di fasce sociali, per cittadini a basso reddito. Cose che la miriade di aziende in concorrenza spietata fra loro non avrebbero potuto ne voluto realizzare. Oggi tutto questo è in discussione, con il documento Carpi-De Paoli, con la presidenza Testa-Tatò.
L'Enel è di tutti i cittadini, va incrementata la sua efficienza tramite politiche di assunzione (non c'è più turn-over) e miglioramento di alcuni servizi, ma in modo che ciò sia valido per tutti, e non solo per chi può pagare.
Questo è il senso di un servizio pubblico, non il profitto. Resta comunque che l'Enel è una azienda in attivo, e proprio per questo fa gola a molti pescecani.

 

10 aprile 1997

 

PROCESSO FIAT, PENE CAPITALI

I vertici della principale azienda privata italiana hanno mentito agli azionisti, fornendo loro un bilancio consolidato non rispondente al vero; hanno inquinato il dibattito politico, foraggiando con sostanziose tangenti il sistema dei partiti; e hanno frodato il fisco grazie ad un sistema di banche che ha consentito di occultare i pagamenti esteri ai manager.
Questo dice la sentenza a carico di Romiti e Mattioli.
Nessun tribunale, tantomeno quello di Torino, in cent'anni di vita e di processi a carico della Fiat era mai arrivato a tanto.

FINANZIAMENTO DELLO STATO ALLE IMPRESE PRIVATE

Ammonta ad oltre 90mila miliardi, ed è stato utilizzato per ridurre gli occupati. Questa è la storia del tanto decantato "liberismo", della non interferenza statale in economia. I miliardi pubblici, delle tasse dei lavoratori vengono usati per nuocere ai lavoratori stessi e per distruggere l'economia.

I numeri:
gli aiuti complessivi alle imprese sono 95.065 mld, di cui

- 5% in agricoltura

- 6% in altri settori

- 44% imprese private

- 45% imprese pubbliche

Non ci si faccia ingannare dalla definizione di imprese "pubbliche o private": la politica di entrambe è stata ed è tesa a ristrutturare tagliando posti di lavoro, aumentando le ore di lavoro per addetto, diminuendo la qualità del prodotto - soprattutto nel caso delle pubbliche - e inoltre i processi di privatizzazione degli anni '90 hanno mutato taluni aspetti in imprese che formalmente non sono state cedute a "padroni privati", ma sostanzialmente hanno applicato quei canoni propri del privato.
I tratti salienti dell'aiuto governativo, in particolare nel settore privato sono - nell'ordine - gli "sgravi contributivi" (65% della massa spendibile), i fondi per la cassa integrazione (17%), i prepensionamenti (9%), la formazione professionale (5,5%) e il fondo per l'occupazione (3%).
A tutto questo vanno aggiunti i finanziamenti comunitari.

ARESE: LICENZIAMENTI

Minaccia di 1600 licenziamenti entro giugno all'Alfa di Arese, ormai ridotta a 5.500 addetti. Secondo la Fiom nazionale, se la Fiat arriva ai licenziamenti, la risposta coinvolgerà tutto il gruppo.
Purtroppo fino ad ora è mancata la solidarietà fra i vari stabilimenti, come nel caso della rottamazione, accolta come una manna a Torino, e con i musi lunghi ad Arese.
Il progetto per l'auto elettrica non è decollato, il consorzio per la reindustrializzazione ha prodotto ben "60" posti di lavoro!
In più, oggi si spende "un miliardo al giorno per mandare i soldati in Albania, e non ci sono i soldi per noi", dicono i lavoratori - pidiessini - dell'Alfa.
Ma già la Fiat si appresta, come ha sempre fatto, ad usare i licenziamenti come ostaggi per ricattare il governo, per ottenere finanziamenti.

SPAGNA: ACCORDO SUL LAVORO CAPESTRO

Sindacati e imprenditori spagnoli hanno presentato un accordo per la riforma del mercato del lavoro che accentua la flessibilità, introduce nuovi tipi di contratto e approva nuove norme sui licenziamenti. Contiene un appello al governo perchè abbassi i limiti al lavoro straordinario. L'accordo piace ai sindacati perchè crea occupazione - la cui qualità non interessa i lacchè del capitale (senza tanti giri di parole) - e agli industriali perchè abbassa il costo della manodopera.
Appunto!

 

11 e 12 aprile 1997

 

SCIOPERI E TRASPORTI

Forse sulla scia della brutta piega che aveva preso la lotta degli autoferrotranvieri a Roma, i sindacati confederali si sono affrettati a chiudere la vertenza per il rinnovo contrattuale della categoria.
Come tutti sappiamo, vivendo le disagiate condizioni del trasporto pubblico nelle nostre città, sarebbe necessario una misura proporzionale a tale disagio, con un incremento deciso a favore del pubblico, favorendo insomma chi lascia l'auto a casa.
Invece, seguendo la tendenza dominante alle privatizzazioni o alle più "moderate" politiche dei tagli alla spesa pubblica, il trasporto pubblico è sempre più penalizzato, subendo tagli d'organico, mancato turn-over, limitazione delle corse, parco mezzi molto vecchio e, naturalmente, carichi di lavoro pesantissimi per chi resta occupato.
120mila lavoratori erano così stati chiamati alla mobilitazione per sollecitare un contratto fermo da 15 mesi.
Gli scioperi sono stati infine sospesi perchè una mediazione del ministro Burlando ha permesso la siglatura dell'intesa.
Sembra - perchè dovrà essere messa alla prova - che tale intesa preveda stanziamenti del governo per incrementare il servizio pubblico: una di quelle misure che vanno in contrasto con altre appena emesse, come l'incentivo sulla rottamazione.
Non ci sono riferimenti alla creazione di posti di lavoro: al contrario vengono introdotti elementi di flessibilità nelle retribuzioni e l'incremento dell'uso dei contratti atipici.
Intanto l'Atac ha sospeso 5 dipendenti che si ritiene siano tra gli organizzatori dello sciopero improvviso di martedì scorso. Non contenta di questo, ha chiesto di poterli licenziare, incitata dal sindaco Rutelli.

RENAULT

I dipendenti dello stabilimento di Vilvoorde hanno interrotto la protesta, di fronte alle minacce dell'azienda di chiudere subito lo stabilimento.
Per misura precauzionale, però, gli operai tengono sotto sequestro 4000 auto nuove dello stock bloccato dall'inizio della protesta. Inoltre l'intersindacale (coordinamento tra le varie organizzazioni dei paesi europei interessati dalla lotta) ha deciso che verranno dichiarati scioperi di 24 ore ad intermittenza, per non far dimenticare alla direzione la situazione disperata degli operai.

NESTLE'

Raggiunto l'accordo, gli operai della Perugina, acquisita dalla multinazionale svizzera Nestlè, l'hanno approvato in assemblea. L'azienda ha accettato integralmente le richieste dei lavoratori, che comunque avevano il solo obiettivo di ridurre i danni dell'inarrestabile ristrutturazione che colpisce l'azienda di Perugia. Si è arrivati a 320 prepensionamenti, dell'assunzione di 85 tra stagionale e precari, della terziarizzazione "morbida" di alcuni settori.
Anche se è stato raggiunto quanto era previsto dal mandato dato dai lavoratori alla Rsu, resta l'amaro in bocca.
Dice Michele, 47 anni: "Ci hanno costretti a firmare sotto la minaccia dei licenziamenti. Abbiamo portato a casa il solo risultato che la Nestlè ci ha concesso: quello di contrattare sui prepensionamenti e le esternalizzazioni. Ma sulle condizioni di lavoro e sul precariato la multinazionale non ci ha concesso alcuna garanzia".
D'altronde, le ristrutturazioni godono sempre più di chiari sostegni governativi: il pacchetto Treu con l'introduzione del lavoro in affitto e delle flessibilità più varie, non facilita la resistenza neanche in settori specifici. per contrastare la tendenza occorre mirare più in alto e allargare il fronte di lotta.

 

15 aprile 1997

 

SOLIDARIETA' AI PORTUALI DI LIVERPOOL

La polizia a cavallo ha caricato sabato 12 circa 500 manifestanti che lanciavano bottiglie, lattine e tavole di legno contro la sede del governo britannico in Downing Street. I manifestanti avevano dato l'assalto alla sede del governo mentre sfilavano verso Trafalgar Square, in segno di solidarietà con i 500 portuali di Liverpool, licenziati in tronco diciotto mesi fa.
Molti poliziotti sono stati ricoperti di vernice bianca e innaffiati di birra.

Il corteo era composto da circa settemila persone, ma gli incidenti sarebbero avrebbero coinvolto soprattutto militanti di una organizzazione ambientalista che si batte per liberare il centro dal traffico.

La manifestazione, invece, era stata indetta dai portuali di Liverpool in lotta e dagli organismi che li sostengono, altri comitati di lavoratori, come quelli della Ford, che rischiano o sono stati licenziati.
E' una delle rare volte che la vicenda che vede opporre i lavoratori alle politiche liberiste (flessibilità, riduzione dei salari, minori garanzie) della compagnia Mersey Docks di Liverpool, "fora" lo schermo del silenzio, anche se in questa occasione le ragioni sembrano esterne alla lotta stessa.

ATAC, PARLA UN LAVORATORE CHE NON SI PIEGA

Roberto Cortese, 37 anni, da 9 autista dell'Atac, è stato sospeso a tempo indeterminato, perchè è uno dei portavoce dei lavoratori che decisero lo sciopero dell'8 aprile.
Sono 2.300 le lettere di contestazione partite per gli scioperanti, ma solo a lui e ad altri 4 è arrivata la sospensione.
Roberto racconta come è nato lo sciopero: "C'erano state diverse assemblee spontanee sul contratto che i sindacati stavano per firmare. La sera prima l'assemblea di Tor Sapienza si è dichiarata permanente, e la mattina i lavoratori decidevano autonomamente di astenersi dal lavoro. Nessuno ha impedito ai mezzi di uscire".

Lo confermano tra l'altro lavoratori che non hanno scioperato e giornalisti non certo di parte che li si trovavano per seguire l'assemblea.
Secondo Roberto, "non si poteva fare altrimenti. Avevamo tempi brevi, stavano per firmare un contratto che la categoria non voleva, non ci davano la possibilità nemmeno di aprire bocca".
Chi vede solo l'aspetto che colpisce i cittadini "dimentica un passaggio: noi siamo in prima linea - dice Roberto - siamo oggetto tutti i giorni degli attacchi della cittadinanza".

Attacchi, è bene ricordarlo, dovuti alla politica antisociale delle aziende di trasporto che privilegiano i tagli al servizio piuttosto che la socialità del servizio stesso.
"Dobbiamo rompere questo cerchio. Un contratto che carica di lavoro noi può alterare ancora di più il rapporto con i cittadini. Quando noi chiediamo le 35 ore di tetto massimo, questo va incontro anche al cittadino.
E comunque anche se la mia azione coinvolge la cittadinanza, non mi puoi togliere il diritto di aprire bocca e di alzare la testa
".

Il punto centrale della protesta dei lavoratori è la flessibilità: l'ipotesi di contratto parla di inserire il massimo della flessibilità oraria per ottimizzare la produzione. Il problema della produttività all'Atac è dovuto invece all'organizzazione, "che fa acqua da tutte le parti: abbiamo officine con grandi potenzialità che non vengono messe in condizioni di lavorare, centinaia di corse vengono soppresse perchè non ci sono vetture da far uscire, in quanto mancano pezzi di ricambio".
Per quanto riguarda lo stipendio, gli autisti non si lamentano, ma denunciano che vogliono portarli indietro: e lavorare a Roma non è la stessa cosa che in un piccolo centro. E' un lavoro che incide moltissimo a livello fisico: "il traffico, le vetture molto vecchie, le vibrazioni provocano malattie professionali come l'ernia del disco, che però non sono riconosciute da questo contratto. Nella piattaforma delle strutture di base si chiede l'applicazione della 626: oggi, praticamente la vettura non viene considerata un posto di lavoro".

MARELLI

Ancora 2 ore di sciopero nel reparto stampaggio dello Stabilimento Marelli, che si trova all'interno di Mirafiori. Anche gli altri stabilimenti del gruppo avevano effettuato ieri la loro seconda ora di sciopero.
Motivo scatenante della lotta la decisione dell'azienda di cedere, compresi i 54 lavoratori, ad una azienda di Frosinone, il ramo illuminazione.

DE LONGHI: IL PADRONE SI ATTACCA ALLA ... PIPI'

Multe alla De Longhi di Treviso per chi usa troppo il bagno. E orari di piì uguali per tutti: 7 minuti, ogni mezza giornata. Sarà il caporeparto a controllare le "pause", orologio alla mano.
Fare pipì fuori orario costa alle tute blu dalle 4 alle 6 mila lire la settimana. La De Longhi (1400 miliardi di fatturato '96, 1500 dipendenti della Spa che diventano il doppio con le consociate) avrebbe iniziato a decurtare il salario.
La ridicola decisione dell'azienda fa sorridere anche gli altri industriali, che parlano di danno per l'immagine per le aziende di marca.
Bepi De Longhi sta proprio... "pisciando controvento", come dice un sindacalista.

 

16 aprile 1997

 

PACCHETTO TREU

Alla commissione lavoro della camera è cominciato ieri il voto sugli articoli del "pacchetto Treu", il disegno di legge che flessibilizza la forza lavoro, tramite, tra l'altro il famigerato "lavoro interinale".
Il voto di ieri ha respinto le richieste delle destre sull'articolo 1. La destra è però disposta a venire a patti sulla quantità di emendamenti proposti (700), se si accettano alcune modifiche più importanti - per i padroni.
La partita si gioca intorno all'art. 20, che prevede l'onere della prova a carico delle imprese in caso di licenziamento (la "giusta causa"). Forza Italia ha presentato un emendamento che abrogherebbe l'articolo, ed il governo intende fare propria questa istanza, come ha ribadito lo stesso Treu.
Rifondazione non ci sta. Inoltre, 1700 dirigenti periferici del partito hanno chiesto ai propri deputati di votare contro l'intero pacchetto.

 

18 aprile 1997

 

IL PROFITTO E LA PIPI'...

La De Longhi sta facendo scuola: dopo l'iniziativa sulla "trattenuta per la pipì" avviata dall'impresa veneta, anche alla Star di Agrate (Milano) sette lavoratrici addette alla linea dell'olio Olita si sono viste trattenere in busta paga 3000 lire, pari a 15 minuti di assenza per bisogni fisiologici.
Per l'azienda, la pipì va fatta solo in orari stabiliti.
Secondo la RSU la Star non ha ottemperato all'accordo che prevede l'ingresso in linea dei "jolly", in sostituzione delle lavoratrici che hanno bisogni fisiologici.
Alla Star i cambi mancano spesso a causa della politica di tagli occupazionali.

STANDA LICENZIA

Berlusconi annuncia mille licenziamenti per la sua catena di grandi magazzini. Evidentemente non è riuscito a pagare le rate del nuovo aereo personale!
L'intenzione di colui che prometteva - altri tempi! - un milione di posti di lavoro è di buttare fuori un bel po' di dipendenti, dei 12 mila attualmente impiegati.
I quali ieri hanno scioperato 8 ore contro il piano di ristrutturazione che prevede la chiusura di alcune filiali e la "terziarizzazione" della logistica.
Solo in Lombardia dovrebbero saltare 200 posti.
"Vogliono sostituirci con le ragazzine", racconta una commessa. Per questione di immagine? "Macchè, per ragione di soldi: le pagano meno e non le assumono... fanno test [di assunzione] demenziali, tipo 'se affonda una nave, lei cosa mette in salvo innanzitutto?'"
Berlusconi ha attinto soltanto al settore commerciale, la Standa, per riversare i soldi nella Fininvest. Mancando investimenti, la situazione si è fatta critica: il "buon padre di famiglia, ha tradito i suoi figli".

ATAC: I LAVORATORI NON CI STANNO

Per respingere il contratto bidone firmato in tutta fretta da CGIL-CISL-UIL, i lavoratori dei trasporti pubblici hanno indetto uno sciopero il 22 maggio: vi partecipano CNL, CUB, Slai-COBAS, RdB, Cobas.
Il contratto firmato dai sindacati confederali prevede un adeguamento alla privatizzazione delle aziende municipalizzate. Così come spiega, vantandone la positività, Alberto Murri, segretario FILT-CGIL del Lazio, "tra pochi mesi le aziende di trasporto pubblico locale non avranno più il monopolio del servizio. In futuro dovranno ottenere la concessione tramite gara. E quindi dovranno essere competitive".
Il contratto si adegua a questa situazione, che porterà, nella violenta ricerca del profitto, all'abbassamento quantitativo e qualitativo del servizio.
Infatti la competitività potrà essere data solo dai bassi costi di gestione, ottenibili riducendo il personale, i mezzi, la manutenzione.
Le difficili condizioni in cuoi versa il servizio pubblico saranno peggiorate.
I lavoratori chiamano i cittadini a raccolta per difendere i loro interessi: nei depositi Atac vengono compilati i modelli 54, con cui il lavoratore rifiuta l'una tantum di 800mila che deriva dal contratto appena firmato. Non sono i soldi il principale obiettivo di chi sta lottando: sono le condizioni in cui si attua il loro lavoro, e quindi quelle in cui avviene il servizio, il rapporto con l'utenza. Il volantinaggio di questi giorni ha trovato inattesa adesione da parte dei cittadini-utenti, più propensi a capire le ragioni della lotta, visto che, quotidianamente, subiscono "lo sciopero continuato dell'Azienda e del Sindaco".

Sabato 19 alle ore 10 ci sarà una manifestazione dei lavoratori Atac, con la partecipazione di altri
settori produttivi e del pubblico impiego. Potrà essere una base di partenza per una lotta unitaria contro le privatizzazioni e la flessibilità.

 

20 aprile 1997

 

SOLIDARIETA' AI LAVORATORI ATAC

Sabato mattina i lavoratori dell'Atac protagonisti dello sciopero dell'8 aprile si sono ritrovati in piazza con centinaia di altri lavoratori, di altre categorie, per esprimere la volontà di proseguire una lotta che sentono giusta, non solo per se stessi, ma per il servizio pubblico. E quasi d'incanto, dagli interventi che esprimevano solidarietà e partecipazione alla lotta, E emerso il quadro disastrato in cui tutti i lavoratori del pubblico impiego, dei servizi si trovano ad operare e a lottare.
"Grazie ai lavoratori dell'Atac per aver infranto le regole ossidate della compatibilità", dicevano più voci. L'impegno è a non far sfumare questa solidarietà e questo momento unitario.
Tutto ciò che è uscito fuori deve produrre lotte convergenti dei diversi settori.
Prossimi appuntamenti: lo sciopero del 22 maggio degli autoferrotranvieri contro il contratto bidone e per il servizio pubblico efficiente e la protesta il 20 alle 14,30 dei lavoratori delle Poste sotto la sede centrale, contro la provocazione aziendale che diffida i lavoratori dallo "sparlare" dell'azienda: ossia, dal dire pane al pane e vino al vino.

 

22 aprile 1997

 

DA VILVOORDE A MIRAFIORI

La flessibilità regna sovrana a Vilvoorde, lo stabilimento Renault in Belgio. Ma non da adesso, cioè da quando la multinazionale ha deciso di chiudere.
L'operaio di Vilvoorde è sempre stato un esempio di flessibilità e arrendevolezza alla controparte padronale, e su questo pensava di aver fondato la propria sicurezza.
Invece. Domina la scritta "fermees" su molti stabilimenti di Vilvoorde: sembra un cimitero dell'industria e del lavoro.
Il presidente della Renault, Schweitzer, vuole spostare la produzione in Spagna, dove la manodopera costa meno: paradossi della tanto ricercata "unità" europea. In fondo, i lavoratori da qualche parte costeranno sempre meno, se c'è un governo che li tiene chini, o un sistema sociale meno costoso.
Poche settimane fa è stata chiusa una fonderia, la Clabecq, e 1800 lavoratori sono stati licenziati.
Il panorama della città belga è simile a quello offerto da Liverpool: la desolazione del post-industriale, della disoccupazione di massa.
La delegazione Fiat di Mirafiori arriva ai cancelli della Renault, dove l'accoglie un cartello in fiammingo: "Per l'Europa sociale e non per quella del capitale".
All'annuncio che la fabbrica avrebbe chiuso entro il 31 luglio, i lavoratori di Vilvoorde erano scesi in sciopero e avevano occupato la fabbrica. Insieme ai loro compagni di lavoro di Francia e Spagna, Portogallo e Slovenia (dove però la legge non permette di scioperare) avevano manifestato a Parigi e a Bruxelles. Poi, impossibilitati a proseguire la lotta in queste forme per ragioni economiche, hanno mantenuto l'occupazione e bloccato le auto pronte sul piazzale. Ora esce solo la produzione giornaliera, che però non è quella stabilita, in quanto ai lavoratori, ora che sanno di dover chiudere, poco interessa mantenerla.
I delegati italiani di Mirafiori raccontano a loro volta la propria storia. Una storia simile: 30mila posti di lavoro persi in pochi anni, la ricerca da parte Fiat di luoghi dove produrre con meno costi e meno resistenze operaie.
A questa globalizzazione, che ormai assume forme strazianti per tutti, si deve opporre una globalizzazione della lotta operaia: se ne discuterà a Torino nelle prossime settimane, almeno per il settore auto.
Ad Amsterdam il 14 giugno, poi, tutti contro il precariato e la disoccupazione.

 

23 aprile 1997

 

BINARI INSANGUINATI

La notte scorsa l'espresso Milano-Napoli ha investito nei pressi di Lodi due operai della Gefer, la ditta che, con un appalto Fs, lavora sulla tratta Milano-Piacenza. Moreno Craighero è morto sul colpo. Gianni Gressani è stato ferito gravemente alle gambe.
Ormai con la politica degli appalti, nella catena del trasporto ferroviario si è creato un buco, qualcosa non funziona più. Sicurezza affidata a mezzi dell'800, come ad un fischietto, mentre la rumorosità di un cantiere è cosa ben nota a chi vi lavora. Per risparmiare sul personale, le Fs dimezzano i "sorveglianti", coloro cioè che, stando a monte e a valle del cantiere devono segnalare - con un fischietto appunto! - il pericolo. Moretti, macchinista del Comu, ha contato almeno sette incidenti analoghi quest'anno, fortunatamente non tutti mortali: ma tutti ugualmente provocati dall'appalto e relativa mancanza di sicurezza.
I sindacati hanno indetto per oggi alle 13,30 un presidio alla stazione di Porta Garibaldi a Milano, per la sicurezza sui posti di lavoro.

MARELLI CONTRO LA "TERZIARIZZAZIONE"

5000 lavoratori in piazza per difendere il diritto di 54 di loro a rimanere in azienda, questa mattina a Venaria, sede del principale stabilimento della Magneti Marelli, società componentistica della Fiat. La vicenda Marelli è l'ultima parte del processo definito dalla Fiat di "terziarizzazione", cioè la vendita ad altre società di produzioni e lavoratori. In particolare i 54 operai sarebbero venduti alla In.Sato, azienda di Frosinone, nonostante che l'impianto in cui lavorano tira ancora.

 

24 aprile 1997

 

SMAC: LAVORO NERO CON SOLDI PUBBLICI

Sciopero proclamato dalle Rdb, e lettera all'ispettorato del lavoro delle lavoratrici della Smac di Baregiano Scalo (Potenza). Finanziata con tre miliardi dallo stato la Smac doveva occupare 21 addetti, me ne risultano effettivamente assunti 9.
Le lavoratrici tutte inquadrate al livello più basso, il primo, del contratto tessile, denunciano di essere senza salario dal dicembre '95, di non aver mai goduto di ferie, permessi o malattie retribuite, di aver dovuto fare straordinari anche di domenica e per 11 ore consecutive.
Da ultimo gli si è negato il diritto d'assemblea.

EDILI: CONTRATTO MAGRO E PARZIALE

Con l'Ance, I'associazione costruttori di Confindustria, ancora non si è firmato, mentre per altri 500mila edili è stata raggiunta l'intesa per il secondo biennio di recupero dell'inflazione.
Il contratto viene prorogato a fine giugno '99; gli aumenti partono con 59mila lire il prossimo primo luglio, cui se ne aggiungono altre 50.500 a luglio '98 e nel '99 ancora l6.500.
ma come elemento distinto della retribuzione. Pensione integrativa: accantonato il 18% del Tfr e l'1% di paga base più contingenza.
Tetto massimo di 57mila lire per i contratti integrativi.

MARELLI

"Dobbiamo stare tutti attenti perchè noi siamo solo inizio".
Così grida nel megafono un ragazzo sui trent'anni uno dei 54 che la Marelli vuole vendere, insieme ai macchinari a una società di Frosinone.
Di fronte allo stabilimento di Venaria lo ascoltano diverse centinaia di lavoratori gente che ha alle spalle le lunghe storie di ristrutturazione della componentistica Fiat. La manifestazione di solidarietà con i 54 della ex-Carello, che la Marelli vuole cedere a una ditta esterna contravvenendo alle promesse di pochi anni fa; rischia di essere la prima di una lunga serie. "Se non fermiamo subito la deriva - aggiunge al megafono Giorgio Airaudo segretario Fiom di Collegno - rischiamo di subire una pesante ristrutturazione".
II corteo dei dipendenti Marelli è composto da delegazioni di tutti gli stabilimenti piemontesi del gruppo, da Venaria a Poirino, ad Asti. Dopo i comizi attraversa le vie della cittadina alle porte di Torino. Tutti capiscono che la "terziarizzazione" dei 54 lavoratori in lotta può finire per coinvolgere tutti, in futuro. Non per caso, tra gli striscioni c'è anche quello dei dipendenti Comau, un'altra azienda Fiat dove i passaggi di proprietà della forza lavoro sono all'ordine del giorno. Ieri sera il comune di Venaria ha tenuto un consiglio straordinario per chiedere l'intervento del ministro del lavoro.
"Quel che la Fiat sta sperimentando in questa vertenza - osserva il segretario della Fiom piemontese Giorgio Cremaschi - è l'uso disinvolto dell'articolo 47 della legge 428 sulla cessione dei rami d'azienda. Così, creando sempre nuove aziende per lavoratori che svolgono la stessa mansione, si riescono ad eludere le garanzie occupazionali".

 

29 aprile 1997

 

VIETNAM: SCIOPERO CONTRO LA NIKE

Gli scioperi in Vietnam sono rari, ma la settimana scorsa gli 800 lavoratori di uno stabilimento che fabbrica scarpe sportive si sono fermati per 3 ore.
Si tratta della fabbrica sudcoreana Sam Yan Co che produce per conto della Nike Inc, multinazionale americana.
Venerdì scorso gli operai hanno scioperato per protestare contro il nuovo contratto che offre aumenti salariali del 5% invece del 10 pattuito. Con il nuovo contratto questi operai prenderebbero 40,32 dollari al mese.

ENEL

L'unico programma plausibile sarebbe quello di effettuare una specie di rinazionalizzazione. Il monopolio pubblico dell'elettricità è stato in tutti questi anni l'unica garanzia per uno sviluppo equilibrato della rete elettrica, per l'adozione di tecnologie più sicure, perchè non legate al profitto fine a se stesso. Certo la necessità del pareggio di bilancio deve essere sempre tenuta presente. Ma, se è per questo l'ENEL è in attivo. Non a caso la richiesta di metterla in vendita è venuta dopo che si è scoperto questo "attivo": prima l'Enel era troppo presa a ripianare i bilanci negativi ereditati dalle decine di società private. Ora l'ENEL dovrebbe svecchiare il suo parco centrali: ma cos_ facendo "costerebbe di più" e nessuno potrebbe comprarla. Dovrebbe mettersi alla testa di un rilancio delle energie rinnovabili.
Invece riduce gli investimenti e moltiplica i profitti per ottenere consensi dai capitalisti. A scapito, naturalmente, del servizio.

GAS E ACQUA: SCIOPERO NAZIONALE

Si fermano oggi i 17.500 lavoratori e lavoratrici contro il ricatto delle aziende pubbliche che, come quelle private, negano il recupero dei salari sull'inflazione se prima il governo non aumenta le tariffe. Anche qui, come in tanti settori pubblici, si tenta di mettere i lavoratori contro gli utenti.
Questo sciopero, di 4 ore, sarà seguito da altre 4 ore di scioperi articolati.