NOTIZIARIO SU LAVORO E LOTTA DI CLASSE |
Maggio '99 |
La grande manifestazione degli operai metalmeccanici di venerdi' scorso ha espresso un duplice aspetto.
Una grande forza ancora in grado di mobilitarsi, che esprime la volonta' di contare da parte della piu' grande categoria dei lavoratori manifatturieri.
Una forza che sa di essere controparte di classe nella contraddizione tra capitale e lavoro, tra profitto e forzalavoro.
D'altra parte, questa forza trova non solo acerrimi nemici - dove e' ovvio aspettarseli - ma anche "manovratori", che cercano di incanalare le rivendicazioni nelle compatibilita' capitalistiche. Di cquesto si occupano i sindacati confederali, che alla faccia del loro nome, sanno ben essere "corporativi", riuscendo nell'intento di slegare le mobilitazioni settoriali
dal quadro rivendicativo generale, per non dire dalle mobilitazioni piu' politiche, come quelle contro il governo di guerra.
Ma dietro i contendenti diretti ecco che fa la sua comparsa il governo, che purtroppo veniva reclamato a gran voce anche nei cortei, considerato ancora "amico".
No, non facciamoci trarre in inganno da parole d'ordine suggerite dagli organizzatori sindacali: il problema e' che per i metalmeccanici il governo D'Alema sara' il "convitato di pietra". D'Alema, all'indomani della manifestazione ha scritto a CGIL CISL UIL per dire che assicurera'
l'impegno del governo nella trattativa e che "ogni parte deve attenersi al quadro concertativo".
Gia' queste dichiarazioni basterebbero, in condizioni "normali", a far presagire la trappola: il quadro concertativo cui attenersi e' proprio quello che porto' nel '97 alla perdita di potere d'acquisto dei salari metalmeccanici e che oggi ha condotto i traditori confederali a fare una
piattaforma da quattro soldi e di basso profilo normativo e sindacale. La concertazione e' proprio quella che freghera' i lavoratori. Ma a questo dobbiamo aggiungere che D'Alema sta conducendo una guerra per nome e per conto dei padroni che per altri versi sfruttano
"normalmente" la forzalavoro nostrana e internazionale. I metalmeccanici devono aver chiaro che la guerra si combatte anche sul fronte interno - visto che tra l'altro su quello esterno e' a senso unico! - un fronte fatto di profitti, rappoorti di forza, democrazia sindacale ecc.
D'Alema allora gioca la carta della compiacenza: onde evitare esplosioni sociali, lotte piu' dure, lo schierarsi degli operai in modo deciso - stiamo ancora spettando i coompagni del Coord, Naz. RSU affinche' prendano una decisione! - ecco che si prepara a far raggiungere un accordo, che magari potra' anche coincidere con la piattaforma sindacale, ma qualcuno dovra'
pur ricordare che non era questa ad essere voluta dai lavoratori.
Allora, la lotta rivendicativa, necessaria, dovra' porsi un problema: accettare, costi quel che costi, la mediazione governativa sulla mediazione sindacale, schierandosi quindi con il governo
socialdemocratico di guerra; oppure respingere l'ingerenza governativa e mobilitarsi sempre piu'
intensamente sapendo individuare temi reali di rivendicazione, salario, orario, diritti, potere in fabbrica e schierandosi contro governo padroni e sindacati che sono scesi in guerra contro proletari e lavoratori di altri paesi e che oggi vorrebbero "tener buoni" i metalmeccanici (e altre
categorie) con un contentino materiale e con una grande fregatura politica: quella di far credere che c'e' un governo "amico", che interviene per favorire i lavoratori.
Mentre, con l'altra mano elargisce profitti extra e massacra le popolazioni balcaniche.
Lavoratori, la lotta e' contro il governo, perche' esso e' il sostegno alle prospettive padronali di recuperare profitti e schiacciare gli operai.
La TI era stata rilevata dalla Micron Technology Inc., la quale aveva posto immediatamente, e con metodo tipico dei rapporti autoritari USA, di rivedere l'orario, con turni di 12 ore, per sopperire alla spietata concorrenza in materia di Dram, i cui prezzi sono crollati.
Secondo Indiani, manager della Micron, a Boise l'orario annuale e' di 1850-1900
ore mentre in Italia e' di 1792. Per Micron, con la tecnologia a disposizione di TI, il problema e' lavorare di piu' per produrre di piu'. Ossia, il ritorno alla ricerca del pluslavoro assoluto, alla faccia dei teorici del "postfordismo".
La "proposta" e' la seguente: 4 squadre su turni di 12 ore. Sviluppate come segue: su 365 giorni, 149 di lavoro, 34 di ferie e Rol, 182 di riposi. In pratica: 4 giorni di lavoro, 4 giorni di riposo, 3 di lavoro, 5 di riposo, 4 di lavoro 4 di riposo e cosi' via.
Questa "proposta" e' in contrasto con le leggi vigenti, ma inoltre determina, per effetto del sopralavoro quotidiano una "eccedenza" di circa 150 lavoratori. Inoltre, essa porta l'orario ad eccedere il tetto concordato a livello nazionale di 1720 ore annue per i metalmeccanici. Tetto che sappiamo essere ben al di sotto di quello reale.
L'apparente aumento di riposi e' una delle trappole su cui si basano tutte le proposte de genere, in particolare quelle che flessibilizzano il lavoro per adeguarlo ai "picchi produttivi". Infatti lavorare di piu' nella giornata, nel caso nostro 12 ore al giorno per 4 giorni di seguito, aumenta
enormemente lo sfruttamento, l'incidenza di infortuni sul lavoro, e non ha senso compensare la fatica giornaliera aumentata, con riposi che avvengono dopo qualche giorno.
L'operaio deve far valere il diritto che se lavoro oggi mi riposo di seguito e non posso rimandare ad altro momento. Lavorare 12 ore al giorno e' un ritorno ai primordi del capitalismo: se non fosse conveniente, i padroni non lo proporrebbero. Non hanno nessuna
intenzione di concedere nulla.
L'orario devono imporlo i lavoratori: i tempi e i ritmi del lavoro sono l'effettiva misura dell'orario. Non si tratta solo di ridurre l'orario quanto soprattutto di ridurre i ritmi.
"18 maggio 1999"
Licenziamento in arrivo per oltre 1.700 dei 3.000 lavoratori della compagnia di trasporto fluviale "Navrom" di Galati, nel sudest della Romania. Il blocco del transito sul Danubio, causato dal conflitto in Jugoslavia, ha provocato perdite per 18 milioni di dollari alla società
che ora, ha spiegato al quotidiano "National" il suo direttore Florin Scortaru, è costretta a lasciare a casa 900 marinai e 826 dipendenti di terra impiegati nella manutenzione delle navi. La "Navrom" è la più grande società fluviale sul Danubio e trasporta merci industriali, tra
le quali per esempio i profilati metallici prodotti da Marcegaglia in Romania. I dipendenti della società sono stati protagonisti di proteste subito dopo le agitazioni dei minatori e sono stati al centro dello sciopero generale di marzo.
Sono tempi di raccolta di fragole, questi, nel metapontino. Lì era infatti diretto il furgone, stracolmo di braccianti agricole, che all'alba di ieri s'è schiantato contro un'auto sulla strada jonica 106, tra Pisticci e Policoro, nel materano. Le lavoratrici provenivano da Massafra, nel tarantino, ed erano dirette a Scanzano Jonico, in un'azienda agricola, per la raccolta delle fragole. Il bilancio parla di 5 braccianti ricoverate negli ospedali di Taranto e Potenza in prognosi riservata e di altrettante rimaste ferite nell'incidente. Non ce l'ha fatta invece una delle due cubiste a bordo dell'altro mezzo coinvolto nello scontro frontale. E' morta sul colpo, mente tornava dal lavoro in una vicina discoteca. Si chiamava Patrizia Olivo e aveva 19 anni. Le condizioni di alcune braccianti sono gravi. Il furgone dove viaggiavano era probabilmente carico di decine di donne stipate nell'abitacolo. Come sempre, in questi casi, in condizioni di sicurezza
inaccettabili, con mezzi non idonei, personale di guida improvvisato, nella folle corsa notturna per risparmiare tempo e giungere presto sui campi di lavoro. Anche se una delle passeggere rimaste illese ha subito riferito di "essere a posto" nel suo rapporto di lavoro con l'azienda e
che nulla era dovuto al guidatore per il loro trasporto. Altrimenti, il giorno dopo si resta a casa. Lo conferma Angelo Leo, una figura storica della lotta al caporalato, attualmente coordinatore
provinciale della Cgil per la sicurezza sul lavoro a Brindisi: "A bordo c'erano certamente più di dieci donne". "Le altre - racconta ancora Leo - sono probabilmente scappate. Va tenuto conto inoltre che adesso alcuni caporali hanno messo su false cooperative, tipo società di servizio per la raccolta delle fragole, per cui sono essi stessi ad essere autorizzati a raccogliere il prodotto. Ma dietro ci sono massima flessibilità, sotto salario e mezzi di trasporto inadeguati".
La paga dichiarata si aggira sulle 47 mila lire, esattamente la metà di quanto spetti ad una bracciante agricola specializzata. Uno scenario da anni '50, con decine di donne che lasciano il paese verso le 2 o le 3 di ogni mattina, percorrono, schiacciate una sull'altra, centinaia di
chilometri a bordo di vecchi furgoni, prima di giungere sui campi del metapontino, dove lavoreranno per 10-12 ore. "Eppure - precisa Angelo Leo - di fronte ad una legge che tutela la
mansione e non il percorso fatto dalla lavoratrice, serve il rapporto pubblico delle braccianti e la conseguente regolarizzazione del rapporto di lavoro".
Sembra così difficile, oggi, riproporre lo strumento del trasporto pubblico delle braccianti pugliesi, premessa indispensabile per togliere lavoro ai caporali? Un semplice interrogativo, che però pesa come un macigno.
Ecco qualcosa che la politica del governo D'Alema in fatto di lavoro anzichè risolvere aggraverà "mortalmente".