NOTIZIARIO SU LAVORO E LOTTA DI CLASSE

Giugno 1998

 Torna all'Archivio

"3 giugno 1998"

 

EUROPA CHE SCIOPERA

Se in Italia si cerca di spegnere in ogni modo, con le buone e con le cattive (piu' spesso) ogni volonta' di sciopero contro le privatizzazioni e il peggioramento delle condizioni di vita, e si cerca di far cio' in nome dell'Europa, in quella stessa nei paesi piu' "tranquilli" i lavoratori, con forti sostegni e simpatie da parte delle masse popolari, scioperano sempre piu' spesso e sempre piu' a lungo.
Dopo la Danimarca (con annessa solidarieta' finlandese), e mentre la Grecia intera si mobilita contro le privatizzazioni, tocca alla Norvegia far sentire la voce dei lavoratori. Da 2 settimane lo sciopero dei trasporti paralizza il paese (qui da noi si diventa isterici per poche ore!), per ottenere miglioramenti salariali in vista del rinnovo contrattuale. Il conflitto interessa anche l'istruzione e la sanita', nella quale verranno garantiti solo gli interventi di urgenza.
In Francia, contro la privatizzazione della Air France, scioperano i piloti, categoria molto ben pagata, indubbiamente, ma anche notevolmente "usurata": tutti guardano pero' con preoccupazione all'avvicinarsi dei mondiali di calcio.

 

FLESSIBILITA'

Il 28 maggio e' stato siglato il "primo contratto collettivo che regola i rapporti di lavoro nelle imprese fornitrici di lavoro temporaneo": cioe' il lavoro interinale.
Per il sottosegretario Cacopardi, firmatario dell'accordo, "il lavoro flessibile e' ormai una realta' e ha bisogno di essere regolato". Ovvero, mentre distruggono tutte le "regole" del mondo del lavoro, rendendolo flessibile, decidono di dare una "regola" al lavoro sregolato. Prima creano il "mostro", poi cercano di ingabbiarlo!
Sono 27 le agenzie di lavoro interinale autorizzate dal ministero. Sentiamo un po' i "numeri" del sottosegretario: nel Veneto, nel '97, sono stati firmati 334mila contratti, di cui il 50% a tempo determinato, 20% di apprendistato, il 9% part-time, l'8,5% di formazione lavoro e soltanto il 12% a tempo pieno e indeterminato.
Mentre, quindi ci tolgono i diritti piu' elementari, quale la certezza del proprio lavoro, provvedono a far si che, se vogliamo che nel regno dell'incertezza qualche punto d'appoggio resti, ci pensino i lavoratori stessi a pagare: infatti il contratto del 28 maggio prevede un fondo di solidarieta' che sara' finanziato in parte dalle aziende e in parte dagli stessi lavoratori in modo da consentire "a chi resta a piedi, di non rimanere completamente senza nulla".

 

CHIMICI

La trattativa per il contratto dei chimici si e' interrotta ieri sera alle 21, per poi riprendere dopo un'ora. Restano comunque gli ostacoli, in aumento. Critici i delegati riuniti a Roma: "gli abbiamo dato tutto gia' sul tavolo, e' logico che la controparte vada avanti, l'appetito vien mangiando.
I delegati hanno dato un giudizio negativo sulla consultazione, organizzata in un lasso di tempo troppo breve, spesso senza documenti o con divieto ai lavoratori di presentare ordini del giorno, o addirittura, come in Sardegna, dove non c'era nulla su cui votare. In alcune assemblee il contratto e' stato respinto, altrove "sfiduciato", con ordini del giorno appositi, ma anche laddove e' stato dato voto favorevole, si e' sentita la necessita' di chiedere qualche "garanzia".
Rispetto alla piattaforma iniziale, due punti cardine di ogni contratto sono saltati: sull'occupazione (i chimici hanno perso 25mila posti in 5 anni), con la "quinta squadra organica", che migliora il turno e permette assunzioni; sul salario, dove si stabiliva il recupero dell'inflazione e una "ridistribuzione della ricchezza prodotta", legando i salari anche al PIL.
In piu', ora il contratto prevede il contratto annuo (flessibilita' d'orario), e la monetizzazione di 50% dello straordinario.
La riduzione d'orario si limita ad assorbire le 108 ore di ferie e permessi di fatto gia' conquistate. "Lavoreremo di piu', con la nostra vita alla pura merce' del mercato, delle imprese: questo e' un contratto sulla flessibilita' come l'han prescritto Agnelli e Fazio".

 

"5 giugno 1998"

 

FRANCIA IN LOTTA

La situazione economica francese, definita "in ripresa" sta riaccendendo la voglia di ripresa anche dei lavoratori che vedono cosi' la possibilita' di riprendersi col salario qualcosa dei profitti.
Tutti i dipendenti pubblici sono in sciopero. Dopo i piloti, si fermeranno i ferrovieri all'apertura dei mondiali; il metro' parigino ha scioperato ieri.
Nella strada della capitale si sono incrociati vari cortei, il piu' grosso dei quali e' stato quello dei dipendenti della EDF (Enel francese), contro la liberalizzazione del settore, per la difesa del servizio pubblico.
Questa e' una indicazione utile anche per i loro colleghi italiani: qui la liberalizzazione, in nome dell'Europa, ha ormai imboccato una strada che i sindacati e i partiti di governo ritengono definitiva, ma, guardando appunto al resto d'Europa, forse puo' ancora essere mutata.
Il corteo dell'EDF si e' fuso nel pomeriggio con alcune migliaia di persone che partecipano alle marce contro la disoccupazione.
Ma in piazza sono scesi anche i dipendenti dei grandi magazzini, contro la disdetta padronale dell'accordo sulle 35 ore: chiedono 35 ore pagate 39, senza flessibilita', per il diritto a vivere. Anche qui, qualcuno dovrebbe ripensare la propria strategia "europeista!
Manifestazioni a Tolone, dove i lavoratori dell'Arsenale sono in sciopero da 35 giorni contro la privatizzazione.

 

CHIMICI

Ieri sindacati e padroni hanno firmato per il contratto dei chimici.
Soddisfatti i padroni, per un contratto che risponde ai requisiti europei, ossia essenzialmente flessibilita'. I sindacati invece si accontentano di poco: hanno firmato con soddisfazione soprattutto perchè Confindustria era un po' contraria (rispetto a Federchimica, firmataria del contratto). Ma la sostanza? A parte che non è ben nota la stesura finale, sull'orario si sa che Š stato stabilito a 37,45 ore (!), ottenuto con l'inglobamento di 108 ore di permessi gia' a disposizione della categoria: dunque nessuna riduzione.
Inoltre l'orario sarà medio, flessibile e stagionale.
La quinta squadra per i lavoratori a ciclo continuo non e' stata ottenuta, e quindi le condizioni di lavoro in questo settore restano pesanti. Sono previsti il 25% di contratti a termine e in affitto, e salario di ingresso da 28 a 32 ore. Per il salario e' prevista una una tantum di 210mila lire e un aumento medio "a regime" di 95mila lire, corrisposto in 2 tranche.
Ora si dovra' sottoporre il contratto alle assemblee dei lavoratori.

 

OMICIDI BIANCHI

Piombino si ferma per il quinto morto in 5 mesi. Negozi e fabbriche chiusi per la morte di un ragazzo di nemmeno 30 anni. Un altro operaio e' morto in una fonderia del varesotto.

 

"10 giugno 1998"

 

L'EUROPA DEGLI SCIOPERI

L'incidenza delle politiche "europeiste" sulle condizioni di vita dei lavoratori (e non solo) spinge sempre più verso uno scontro quotidiano. Non c'e' paese europeo che non viva periodiche alzate in lotta di settori lavorativi, ora attaccati dalle privatizzazioni, ora dalle ristrutturazioni industriali, dai tagli ai salari. La Francia ultimamente sempre in prima fila, è affiancata ora anche dalla Gran Bretagna, dove le politiche privatizzatrici cominciano a far sentire gli effetti pesanti sia sui lavoratori che sui servizi. I lavoratori delle ferrovie private, addetti alla manutenzione, hanno proclamato 11 giorni di sciopero per ottenere migliori condizioni contrattuali. La privatizzazione, scorporando interi rami dell'azienda ferroviaria, aveva diviso anche gli stessi lavoratori (almeno 9 aziende di manutenzione), oggi ritrovano comunque nei fatti (condizioni di lavoro e salario) riuniti per chiedere aumento di salario, delle ferie annuali, la settimana di 35 ore e maggiori garanzie contrattuali. Questi sono indicatori importanti, comuni a tutta Europa, sugli obiettivi dei lavoratori e soprattutto sul fatto che privatizzazioni e attacco alle garanzie contrattuali riportano poi sempre lo scontro su interessi collettivi, non riuscendo nell'intento di dividere i lavoratori fra loro.

 

GENERAL MOTORS

Lo sciopero dei lavoratori della General Motors ha raggiunto il quinto giorno e tre sono gli stabilimenti che hanno dovuto fermare le macchine per mancanza di parti. Siamo negli USA, patria della flessibilità e della felicità (secondo liberisti e borghesi nostrani) dei lavoratori di farsi sfruttare. Lo sciopero oppone il sindacato UAW e la casa automobilistica, che avrebbe intenzione di eliminare 200 posti di lavoro, rinunciando ad investire 300 milioni di dollari nella ristrutturazione dell'acciaieria di Flint, da cui e' partito lo sciopero.

 

OLIVETTI

Le politiche governative verso il Sud e le aree cosiddette disagiate, con le incentivazioni allo sfruttamento della manodopera a prezzo inferiore a quello nazionale, sta producendo anche contraccolpi al nord, rischiando, se non gestita dalle avanguardie più coscienti dei lavoratori, di mettere questi ultimi gli uni contro gli altri. All'Olivetti di Scarmagno la rabbia dei lavoratori esplode contro queste politiche: ma il rischio e' che si generi "invidia" per contratti d'area e simili, chiedendone una applicazione diffusa, con somma felicità dei padroni, mentre bisogna opporsi a questa pratica delle gabbie salariali. L'azienda di Scarmagno ha spedito 430 lettere di CI a zero ore, ossia senza garanzia di rientro. Ora la protesta di quella che una volta era un classe operaia specializzata e "privilegiata" almeno per sicurezza del lavoro, rischia di indirizzarsi verso gli obiettivi sbagliati, cavalcati da qualche leghista. In realtà, dietro c'e' la politica di dismissione di intere attività industriali, senza badare alla loro "attualità", ma guardando solo al profitto che ne ricava il padrone di turno. Olivetti ha venduto il gioiello della tecnologia italiana all'industriale delle biciclette USA Gottesman, primo passo per la dismissione.

 

SCIOPERO CONTRO L'AMIANTO

Alle officine AVIS di Castellamare di Stabia i lavoratori addetti alla manutenzione delle carrozze ferroviarie stanno scioperando da due giorni. All'interno dei vagoni sottoposti alla "decoibentazione" sono state scoperte tracce di amianto. I 207 operai hanno occupato il reparto allestimento. Denunciano il rischio anche per i passeggeri: la AVIS, per risparmiare, ha deciso che le carrozze vengano scoibentate solo in parte. I lavoratori stanno lottando anche per il reintegro del personale in CI.

 

"12 giugno 1998"

 

EUROPA

Il conflitto tra lavoratori e politiche liberiste non si placa. In Grecia, insegnanti senza lavoro si sono scontrati con la polizia ad Atene e in altre citta'; i minatori russi proseguono la loro lotta per il salario e l'occupazione, manifestando a Mosca e in altre citta'.

 

E USA!

Il paese modello può diventarlo anche per un conflitto piu' duro e deciso verso le ristrutturazioni, la flessibilita' della forza lavoro. Di conflitti dello scorso anno ad oggi, i lavoratori americani stanno rialzando la testa, dimostrando che le "nuove regole" del lavoro salariato, che tutti oggi vogliono applicare anche in Italia, non pacificano e non servono a soddisfare la forza lavoro (come vogliono far credere i buonisti nostrani). E' ormai una settimana che la più grande industria del mondo, la General Motors, e' in sciopero. E' una lotta iniziata in un sobborgo di Detroit, e che ha costretto, a cascata, la GM a chiudere le altre fabbriche, per mancanza di pezzi: sono gli effetti del "just in time", una tattica per la lotta di classe, che deve utilizzare le novita' dei processi produttivi.
A Flint, la fabbrica che ha iniziato la lotta, dei 35mila dipendenti un terzo circa corre il rischio di perdere il posto se non saranno fatti consistenti investimenti: la denuncia del sindacato UAW e' che la GM vuole "ridurre la forza lavoro Usa per sfruttare i salari al di sotto del livello di poverta' in altri paesi". E la GM conferma!

 

FIAT

Si e' manifestato davanti a Mirafiori per la conferma di 1000 giovani con contratto a termine, che scade a fine giugno.

 

"17 giugno 1998"

 

LE LOTTE PAGANO

(da un volantino dei precari del Policlinico di Roma)

La mobilitazione dei precari, che si e' protratta per un mese, attraverso cortei interni, manifestazioni al rettorato, un presidio di 15 giorni sotto la direzione sanitaria e amministrativa del Policlinico, ha permesso di ottenere la riassunzione di circa 30 lavoratori licenziati dall'amministrazione. E' questo un risultato importantissimo, che va pero' puntualizzato e collocato nell'ambito di una vertenza piu' ampia, che riguarda tutti i precari del Policlinico.

Infatti oltre alla palese vittoria delle riassunzioni, si sono prodotte alcune condizioni che dovrebbero far sparire ogni dubbio sulla necessita' di proseguire la lotta, concentrandosi sull'obiettivo dell'immissione in ruolo di tutti i precari.

------------------------------------------------------------------

LE LOTTE PAGANO

Durante lo sciopero di 24 ore indetto dal Coordinamento precarie e precari e dai Cobas si sono concretizzati finalmente dei risultati: Fatarella, futuro manager dell'Azienda [...] ha autorizzato il direttore amministrativo Colocci a comunicare ai precari riuniti nel salone della Direzione Generale che saranno riassunti i lavoratori licenziati da piu' di un mese, in attesa di assumere tutti i 470 precari a tempo indeterminato. Inoltre, i 30 nuovi precari assunti da qualche giorno verranno mantenuti a disposizione per le gravi carenze d'organico.
Sappiamo bene che ogni promessa deve essere trasformata in realta' e che il controllo da parte dei lavoratori sara' sempre l'unica garanzia per pretendere qualita' della vita, di assistenza, di lavoro.

LO SCIOPERO E' RIUSCITO!

E' riuscito perche' non e' stato corporativo e clientelare, non difendeva straordinari e doppi turni, non metteva nessuno contro nessuno, non favoriva il privato anziché il pubblico, ma aveva come obiettivi: i diritti dei lavoratori e degli utenti, un'assistenza qualificata; rivendicava l'importanza di rapportarsi umanamente con chi ha bisogno di attenzione, professionalita', ascolto, tempo e tanta capacita' di rompere silenzi e complicita'.

- Per una pianta organica definita e realmente realizzata a misura degli utenti e dei lavoratori

- Per l'immediata assunzione di tutti i precari

- per una assistenza a misura d'uomo...

Coordinamento precari e precarie del Policlinico

 

 

Ex-JUGOSLAVIA

La distruzione socio-politica della Jugoslavia, la guerra che ne e' scaturita, ha prodotto una distruzione immane di potenzialita' industriale e produttiva. L'obiettivo era quello di permettere l'intervento economico dei capitali europei in particolare. In Slovenia e Croazia l'economia "sta riprendendo", arrivano appunto i capitali stranieri ad acquisire quote crescenti di societa' pubbliche. Con le multinazionali giungono i pesanti attacchi allo stato sociale, aumenta lo sfruttamento e diminuiscono le tutele: in Slovenia e' praticamente vietato scioperare.
Da questi paesi, contemporaneamente, i lavoratori espulsi da queste ristrutturazioni e privatizzazioni fuggono in Italia e nel resto d'Europa, alla ricerca di un posto di lavoro senza condizioni: aumenta cosi' il loro sfruttamento, e aumenta per quegli stessi capitali che li hanno espulsi, la possibilita' di sfruttarli ulteriormente.
In Serbia, Bosnia e Montenegro, oltre alle distruzioni provocate dalla guerra, tra crisi economica interna e sanzioni, il blocco dell'intero sistema produttivo e praticamente totale.
Questo quadretto di sfruttamento imperialistico e' perfettamente inquadrato in questa Europa dei padroni, che si sta lentamente impadronendo di tutti i paesi, compreso il nostro. La sfida, per i governanti di destra, centro e sinistra, non e' nel migliorare le condizioni di lavoratori e masse popolari, bensi' nel ridurre i costi di riproduzione della forza lavoro, ridurne il tenore di vita, aumentarne lo sfruttamento, in modo da avere ovunque lavoratori disponibili o facilmente sostituibili.
A questa Europa ci si sta opponendo: dalla Francia all'Inghilterra, dall'Italia alla Danimarca e alla Grecia, le lotte si caratterizzano sempre più per durata e antagonismo verso le privatizzazioni, i tagli al salario reale e sociale, contro l'aumento dello sfruttamento.

 

"19 giugno 1998"

 

IN PIAZZA PER IL LAVORO...

... ma per quale lavoro? In quali condizioni? A Roma domani CGIL-CISL-UIL porteranno forse 300mila persone, chiedendo al governo di fare di piu' per l'occupazione soprattutto al Sud. Cosi' recita l'appello per questa manifestazione: "Il giudizio critico e di insoddisfazione che CGIL-CISL-UIL danno sull'esito del confronto aperto con il governo [...] e' dovuto [...] al mancato rispetto nella sua interezza del patto per il lavoro sottoscritto nell'autunno del '96". Questa e' la base di partenza per la mobilitazione di centinaia di miglia di lavoratori e non? Il "patto per il lavoro", insieme al pacchetto Treu e ai contratti d'area rappresentano il modo in cui Governo, Padroni e Sindacati hanno deciso di affrontare il "problema occupazione": distruggere le garanzie per chi le ha, impedire un avanzamento nelle condizioni sociali per chi accede al lavoro "legale" (determinando in sostanza una legalizzazione del lavoro sommerso), rendere tutti flessibili alle richieste del padronato, pubblico e privato. E su questo CGIL-CISL-UIL porteranno in piazza la forza dei lavoratori, dei disoccupati: con questa manifestazione chiederanno non il lavoro in senso assoluto, non il diritto a vivere meglio, a lavorare meno e a guadagnare di piu' e poter godere di quel guadagno in una societa' migliore; chiederanno un lavoro piu' duro, sacrificato agli interessi del profitto, la cui logica hanno accettato in pieno.
Bisogna essere chiari: se tutto l'arsenale ideologico e la macchina organizzativa sindacale (e partitica) e' messa al servizio di questo tipo di occupazione senza garanzie, e' certo che in queste condizioni non ci sono spazi di manovra. Solo la lotta dura e contro obiettivi dirompenti, solo la lotta per aumentare diritti e salario, ridurre i ritmi di lavoro può produrre un salto di qualita' nella coscienza dei lavoratori e dei disoccupati. Oggi e' possibile smascherare meglio che mai non solo il ruolo di questi sindacati ma lo stallo complessivo che la societa' capitalistica produce e la necessita' di trasformare i rapporti sociali e di produzione.

 

A NAPOLI CONTRO QUESTO LAVORO

Contro lo "stile di lavoro" applicato da Governo, Padroni e Sindacati in particolare nel Sud (almeno come sperimentazione) a Napoli manifesteranno sempre sabato mattina i lavoratori precari, i disoccupati, gli LSU e tutta l'autorganizzazione sindacale.

 

PORTO MARGHERA

Quando i padroni fanno i danni e gli operai pagano lo scotto. La situazione della chimica sta diventando drammatica dappertutto: decenni di supersfruttamento della natura, dell'ambiente e degli uomini ha portato la produzione in questo settore ad un aut aut. Secondo i padroni, che guardano ai costi e ai profitti, o si prosegue cosi' o si chiude. Ma gli operai che fanno? seguono questa logica? Sono stretti tra l'incudine e il martello. Tra il bisogno di lavorare e, diremmo, la naturale esigenza di vivere! I padroni del Petrolchimico sono gia' stati messi sotto processo per le morti chimiche provocate dalla produzione. I lavoratori non devono sottostare alla logica del padrone: questa ovvia verita' sembra perdere di senso quando c'e' in gioco il futuro immediato di migliaia di persone. Pero' i lavoratori devono aver chiaro che i padroni della chimica hanno giocato con le loro vite e con le vite di tutti gli abitanti; hanno preteso sempre una impunita' per il "privilegio" concesso di lavorare per loro. Ora devono pretendere che la produzione chimica resti ma nelle migliori condizioni per tutti: devono pretendere che i padroni si adeguino o passino la mano. A chi? I lavoratori in questi giorni manifestando rivendicano la loro professionalita': forse sarebbe il caso di pretendere allora di essere loro stessi a prendere in mano la produzione, e a farlo seguendo l'esperienza operaia, che non e' solo quella di chi produce per produrre ma di chi lo fa anche rispettando la propria vita e quella degli altri. Cosa che il capitalismo non puo' fare.