NOTIZIARIO SU LAVORO E LOTTA DI CLASSE |
Luglio 1997 |
Venerdì 27 giugno, una ventina di lavoratori e lavoratrici della cooperativa CLEAN.CO. - organizzati nel Collettivo di Lotta Lavoratori Flessibili - hanno occupato la sede di tale cooperativa in via Leopardi 2 a Parma.
Contemporaneamente all'occupazione della sede della CLEAN.CO. 5 lavoratori della cooperativa hanno iniziato una vertenza legale presso la Pretura del Lavoro di Parma, per il riconoscimento dei propri diritti.
La cooperativa CLEAN.CO. (o Cooperativa dei Servizi della Manodopera Lavoro arl) è una struttura certamente all'avanguardia nel settore dell'intermediazione fra lavoratori ed imprese: prima ancora che si cominciasse a parlare del disegno di legge Treu, tale cooperativa si era già strutturata (a Parma dal 1° gennaio 95) come vera e propria agenzia di collocamento privato, con un centinaio di sedi in tutta Italia.
Tramite la CLEAN.CO., molte piccole e medie imprese hanno potuto godere di grandi vantaggi: si svolge ogni tipo di mansione; si viene assunti come "soci lavoratori" e dunque, in quanto "lavoratori autonomi", ai lavoratori e alle lavoratrici in affitto alla CLEAN.CO. non vengono versati i contributi né da parte della cooperativa né da parte dell'impresa utilizzatrice; per associarsi alla cooperativa si deve obbligatoriamente iscriversi al L.O.O.S. (Libero Organismo per l'Occupazione e lo Sviluppo) ovvero un sindacato creato dalla CLEAN.CO. e da altre agenzie che operano nel campo dell'intermediazione di manodopera; non viene pagata alcuna indennità nei periodi che intercorrono fra un lavoro ed un altro.
Alcuni mesi fa (marzo 97) anche le sedi della CLEAN.CO. di Bologna e della CSML di Milano (un'altra agenzia di manodopera collegata alla CLEAN.CO.) venivano occupate per le stesse motivazioni.
Il lavoro interinale (concretizzato nell'approvazione del pacchetto Treu) si è sviluppato parallelamente alla privatizzazione del collocamento pubblico; l'aspetto più grave di questa forma di lavoro è l'estrema ricattabilità a cui sono sottoposti i lavoratori e le lavoratrici assunti dalle agenzie interinali: in qualunque momento e per qualunque motivo si può essere cacciati, di conseguenza, il lavoro interinale, oltre ad essere svantaggioso da un punto di vista economico, funge come sistema di atomizzazione e di disciplinamento dei lavoratori. Il pacchetto Treu rappresenta quindi un enorme regalo ai padroni che vedono rimodellarsi l'intera società (scuole, università, enti pubblici di ricerca, strutture previdenziali e di assistenza sociale) ad uso e consumo delle imprese.
Alla Zanussi è fallita la trattativa sul modello partecipativo, basato su un "Testo unico" di norme che penalizzano il conflitto e i lavoratori.
La richiesta dell'azienda era arrivata fino al voler tagliare i permessi sindacali ai delegati quando i lavoratori scelgono la lotta anziché la trattativa. A questa pretesa (i delegati sono eletti dai lavoratori nelle RSU) i sindacati si sono divisi: FIOM ha detto no alle sanzioni effettive, ammettendo però il "richiamo" e solo su questioni procedurali (cioè quando si infrange una procedura concordata); FIM e UILM invece sono disponibili ad accettare tutto.
Appare evidente che l'opposizione alle pretese padronali è più di forma che di sostanza. Si sottomette comunque il diritto alla lotta, alla tutela dei propri diritti, al profitto dell'azienda. Ma il bello è che l'azienda, reagendo a questo rifiuto, per quanto morbido, dei sindacati, ha dichiarato decaduti tutti gli accordi su informazione, contrattazione e diritti sindacali e ha minacciato tagli occupazionali. Quindi, a dimostrazione che il conflitto è un dato oggettivo nell'impresa capitalistica, ha attuato coattivamente quello che avrebbe voluto fare partecipativamente.
La delegata licenziata (ma per ora ancora la suo posto) per aver contestato l'aumento dei tempi di produzione, è stata nel frattempo rieletta a maggioranza nella RSU di Mel.
Questo dovrebbe indicare che i lavoratori premiano chi si oppone all'azienda e non chi si piega.
Da una lettera dei postini della sede romana di Via Pindaro.
"Vorremmo spiegare le vere ragioni del caos che regna alle Poste... Il nostro ufficio è diviso in 84 giri di recapito, ad ogni giro dovrebbe essere assegnato un portalettere, e in più dovrebbero essercene 21 di riserva. Invece ve ne sono poco più di 70 che sopperiscono alle carenze con il lavoro a cottimo". I postini denunciano il ruolo dei sindacati nell'incentivare il cottimo e aumentare gli straordinari. Ha cominciato la CISL aprendo una vertenza contro i tagli allo straordinario, usando un tono terroristico verso i dipendenti, dichiarando che lo straordinario non sarebbe stato pagato.
"Dal 3 febbraio prende il via il blocco degli straordinari praticamente senza limiti di tempo: esso non trova ostacoli neanche dopo l'intervento di condanna della Commissione di garanzia."
L'obiettivo dei sindacati è il recupero dei 1200 miliardi tagliati dalla Finanziaria '97. Questo obiettivo, come il potenziamento degli straordinari che ne sarebbe conseguenza, pone i sindacati e l'amministrazione in sintonia. Questa "finta" vertenza "è servita ai sindacati e all'amministrazione per evitare che venisse a galla il fallimento della transizione da loro guidata, da Amministrazione Pubblica ad Spa", che è costata la diminuzione del personale di 46.000 unità, a cui si vuole sopperire appunto con cottimo e straordinario.
E, alla sede di Via Lenin, sempre a Roma, per aver denunciato tale cattiva amministrazione, 47 postini sono in attesa di sanzioni dalla Commissione di Garanzia.
L'amministratore delegato minaccia la "delocalizzazione" dell'azienda, rifacendosi alla messa in discussione del piano partecipativo, definito "Testo unico", che l'azienda ha sottoposto ai sindacati, contro gli interessi dei lavoratori. Questa è una minaccia a circa 13mila posti di lavoro in Italia, di cui 6000 nel Friuli.
19 lavoratori sono morti, per lo più asfissiati, in un incendio sviluppatosi nella sala macchine di una nave in allestimento nei cantieri di Valencia, in Spagna.
I sistemi di sicurezza o non erano ancora stati installati o non hanno retto alla prima "prova del fuoco".
I lavoratori morti lavoravano per ditte diverse, nel gioco degli appalti che alimenta il sotto lavoro: una delle vittime aveva appena 18 anni, e lavorava da 1 mese.
In Spagna l'altissima disoccupazione, accompagnata ad una caduta verticale delle garanzie e della sicurezza sul lavoro, spinge tantissimi lavoratori ad accettare qualsiasi cosa, senza nessuna tutela.
L'amministratore delegato del gruppo Electrolux, di cui fa parte la Zanussi, ha illustrato da Londra le linee guida della ristrutturazione del gruppo, che prevede la chiusura, nell'Europa Occidentale e negli USA, di 25 fabbriche e 50 magazzini e la riduzione del personale di 12.500 unità.
Sotto il mirino sono in particolare le fabbriche di strutture per la ristorazione collettiva, e in Italia questo è quanto viene prodotto nel pordenonese.
"Il quadro che ci è stato presentato è purtroppo molto chiaro: l'Olivetti nel futuro non sarà più un grande gruppo ma un'azienda concentrata sui telefoni. Questo significa che sono prevedibili pesanti perdite occupazionali". Questo il commento del segretario nazionale FIOM all'esito dell'incontro con il ministro Bersani e l'amministratore delegato dell'Olivetti. Il quale avrebbe detto che "se fossimo negli USA, i problemi si risolverebbero con 2000 licenziamenti".
E' stato raggiunto l'accordo per i 1200 lavoratori che dovevano finire fuori produzione alla Galbani (5300 dipendenti, gruppo Danone). L'azienda chiuderà nel '98 2 stabilimenti e 160 depositi.
Prevede però, grazie al forte impiego di flessibilità, di ottenere un aumento della sua quota di mercato fino al 16% 580 lavoratori verranno "accompagnati" fino alla pensione. Gli altri verranno "ricollocati" all'interno o all'esterno dell'azienda.
I sindacati sono soddisfatti: ormai accettano senza troppe opposizioni ogni azione di distruzione di attività economiche e d industriali solo per il bisogno dei padroni di aumentare il proprio profitto.
L'aumento della produzione con meno personale non è infatti un dato scontato prodotto dalla tecnologia, bensì richiede, sempre, un aumento dello sfruttamento di quanti rimangono, ottenibile con la flessibilità di orario, con lo straordinario, quando non con una diretta riduzione di salario.
Di meglio, dal capitale, non si cava! Ma non sembra una grande "riforma"!
Sindacati Confederali e Confindustria si sono seduti attorno ad un tavolo per discutere sull'orario di lavoro, sul quale è intervenuto, modificandone l'ampia interpretazione precedente, il Pacchetto Treu, che ha portato l'orario "legale" da 48 a 40 ore settimanali. Orario legale non significa orario reale: con straordinari, flessibilità - introdotta dal pacchetto Treu - insomma piena disponibilità della manodopera a valorizzare il capitale, a prezzi stracciati. Inoltre la modifica dell'orario legale interveniva a sancire per lo più uno stato di fatto: infatti ormai l'orario è sotto le 40 ore settimanali quasi ovunque.
La discussione verte sulla soglia da cui far scattare lo straordinario: per il sindacato sono le 40 ore, per i padroni le 48. Quindi, mentre questi ultimi ignorano le modifiche introdotte dal Pacchetto (che assomiglia tanto al "pacco" di tipo napoletano), se vengono contro i loro interessi, i primi non ragionano in termini di reale orario. Infatti, laddove si fanno per esempio 38 o 36 ore (e nell'industria anche alcuni contratti hanno raggiunto questi livelli), le ore fino a 40 potrebbero non essere considerate straordinario, anche per il sindacato!
La Cassazione ha sancito che l'assemblea sindacale è un diritto per i lavoratori, rientrando, più in generale, nelle "libere manifestazioni del pensiero".
Questo diritto non può dunque essere ostacolato in alcun modo, anche se esercitato durante l'orario di lavoro, con minacce di trattenute in busta paga, le quali, se ci sono da considerarsi antisindacali.
La sentenza della Cassazione (6080/97) ha rigettato il ricorso di una azienda che aveva trattenuto ai dipendenti un'ora di lavoro, perché in assemblea.
La Confindustria è riuscita ad inserire nella trattativa sullo stato sociale la proposta che le stava particolarmente a cuore, quella di togliere ogni vincolo ai licenziamenti collettivi, facendoli dipendere solo dalle esigenze di organico dell'azienda. La "paura di licenziare" è, secondo il padronato, la causa della disoccupazione: se si potesse licenziare con più facilità (anzi con assoluta facilità) allora si assumerebbe di più!
Questa incredibile logica non è del tutto aliena dal vero: basta evitare di porsi il problema della "qualità" del lavoro che si crea. Così, se una azienda assume in un anno 100 persone e ne licenzia 100, in un turn over continuo, vanterà di aver creato 100 posti di lavoro. Che però a ben vedere sono precari, visto che corrispondono a 100 disoccupati nel corso dello stesso anno.
Questa libertà di licenziare torna bene solo al capitale, che può così valorizzarsi senza vincoli sociali.
Però va anche ricordato che i padroni usano indicatori che non corrispondono del tutto alla realtà. Infatti tra i lavoratori italiani esiste già un turn over più elevato (fino al 40% nelle piccole imprese) rispetto agli Stati Uniti, presi sempre ad esempio. L'Italia, tra i paesi europei, detiene la più alta percentuale di lavoro autonomo.
Ad ogni modo gli attacchi padronali - e le toppe che cerca di mettere il governo - danno solo il senso che oltre non si può andare, che non si può cavare sangue dalla rapa capitalista.
Ogni anno in Italia vengono realizzati illegalmente lavori edilizi per oltre 40.000 miliardi (stima ANIEM). Secondo l'ANCE (Costruttori edili) il tutto a causa delle normative contributive, previdenziali e fiscali. Anche qui vengono messe le mani avanti per deregolamentare del tutto la già precaria manodopera edili.
E' rivolta dei contadini contro la nuova riforma agraria che abolisce quella di Nasser del 1952. Secondo stime ufficiali circa 6 milioni di contadini sarebbero costretti ad abbandonare le terre su cui vivono: la nuova norma sblocca gli affitti e consente ai proprietari di abolire i vecchi contratti, di stipularne di nuovi fino a 20 volte più cari, di vendere i suoli o destinarli a costruzione. I proprietari sono per lo più disinteressati alla terra, che è dei contadini che la lavorano.
Questa "riforma" è in linea con i dettami della Banca Mondiale, che sta investendo anche l'economia egiziana con una spinta notevole alle privatizzazioni.
I consigli dei delegati delle fabbriche soprattutto del Nord avevano già espresso, alla vigilia della trattativa sullo "stato sociale" il loro dissenso dalle tendenze in atto, inviando ordini del giorno e telegrammi al governo e ai sindacati. Continuano anche adesso le assemblee e le consultazioni, e da tutte emerge la volontà di contare, soprattutto si chiede ai sindacati di consultare la base per ogni decisione che si sta per prendere. Dall'Emilia Romagna arriva la richiesta di una piattaforma entro luglio e di una consultazione "vincolante" dei lavoratori. Da Padova, la stessa cosa, con l'aggiunta che "gli interessi dei lavoratori sono ben diversi da quelli del padronato", contro le spinte secessioniste.
Da Torino arriva anche la richiesta di riduzione dell'orario generalizzata e a parità di salario.
Anche al Sud, pur con maggiori difficoltà, cominciano le prese di posizione dei lavoratori: oggi assemblea a Napoli dei delegati metalmeccanici, edili, tessili, pensionati.
Aldo Foschi, albergatore romano già "noto" per i suoi fantasiosi contratti a paga dimezzata, è stato denunciato dalla Filcams: in numerosi alberghi della sua società, Foschi - soprannominato "Veleno" - utilizzava lavoratori stranieri pagandoli al nero.
"Da anni ci dite che lavoriamo per la migliore linea aerea del mondo, ora non potete stupirvi se ci opporremo all'idea di dover lavorare per qualcun altro!" Il classico humour inglese trasuda da questa frase di un anonimo sindacalista della British Airways, pronto ad impegnarsi con i suoi colleghi del catering in una serie di agitazioni. Un'altro sciopero è appena terminato: quello del personale di volo, durato 3 giorni.
Nell'avviare la propria ristrutturazione, che dovrebbe concludersi entro la fine dell'anno con una alleanza con l'America Airlines, la BA non solo ha previsto un piano di riduzione degli stipendi e di prolungamento dell'orario (in termini marxiani, aumento assoluto di plusvalore), ma ha anche avviato i contatti per la cessione del servizio di ristorazione in volo ad una agenzia specializzata: anticamera per una precarizzazione delle condizioni di lavoro.
Questo processo è in tutto simile a quello che colpisce l'ALITALIA e i servizi degli Aeroporti: in particolare ricordiamo il caso di Fiumicino, con le lotte della Sir (ristorazione) e della Vitrociset (assistenza tecnica a terra), in cui vengono operati tagli e "esternalizzazioni" del lavoro, ossia precarizzazione e ricattabilità per i dipendenti di ditte esterne.
A tal proposito, parte la vendita delle OPA (offerte pubbliche) per Aeroporti di Roma, alla cui privatizzazione sono interessate società americane.
Gli operai di Atessa, provincia di Chieti, hanno respinto la richiesta dell'Honda.
La Val di Sangro offre un quadro complesso del lavoro nell'indotto Honda. Nel mondo industriale si cerca di pianificare: ma la concorrenza e la natura stessa del sistema capitalistico non permettono lunghe previsioni. Allora succede che alla Honda qualcuno non prevede che rispetto ai piani prestabiliti si sono accumulati ritardi di realizzazione, in pratica oltre 6000 moto in meno del previsto. Naturalmente non sarà il responsabile, il dirigente a pagare lo scotto di questa incapacità. La logica d'impresa prevederebbe che a "pagare" fossero gli operai: si richiede l'utilizzo di altri straordinari, ben nove sabati lavorativi, oltre a quelli già concordati (eh sì!) con i sindacati. Secondo la FIOM i circa 700 lavoratori Honda hanno già fatto 10mila ore di straordinario mensile.
"Corrono il rischio di incidenti, per il troppo lavoro gli operai dell'Honda - dice un lavoratore dell'indotto -". "Sapete quante ore giornaliere facciamo noi e in che condizioni lavoriamo?"
Sono oltre 10 le aziende che lavorano nell'indotto, con un numero di dipendenti che va da alcune decine ad alcune centinaia. Le più piccole sono anche quelle con meno tutela: si lavora con contratto artigiano e si fanno lavori da puro metalmeccanico; di giorno o di notte si prende lo stesso salario, e naturalmente nessun sindacato. Sabati e straordinari sono obbligatori, niente pausa mensa.
I ritmi di lavoro imposti sono forsennati, per di più in ambienti impossibili per lavorare (fumi, poco spazio).
La filosofia dell'indotto è quella della casa nipponica: "lavorare rende felici e soddisfatti". Tutto il contrario di quanto esprime la faccia degli operai all'uscita, la fretta di tornarsene a casa per recuperare un po' di forze, poca voglia di parlare.
E con l'arrivo del Patto per il lavoro e del Pacchetto Treu, sarà ben più duro il lavoro in questa Val di sangro, esempio dell'avventurismo capitalista e dell'impossibilità di conciliare umanità e profitto.
Non è l'odore tipico della campagna quello che si sente nei pressi della grotta in cui si coltivano i funghi, vicino Roma, sull'Appia Nuova, dove alcuni giorni fa è morto, sepolto da una frana, l'immigrato indiano Singh Mohinder.
Nelle grotte, cunicoli umidissimi, scavati nel tufo, non esiste aerazione, ne strutture di sostegno.
Le fungaie non sono mai a norma: a volte sono situate abusivamente in catacombe, oppure in vecchi capannoni.
Ai lavoratori delle fungaie non viene data neanche una mascherina per impedire l'inalazione delle spore, sparse sui sacchetti di letame.
Praticamente la produzione di funghi non costa nulla alle aziende. La manodopera, in genere immigrati, è pagata 30 mila lire l'ora, meno della metà della paga sindacale. il prezzo dei sacchetti è irrisorio. Il guadagno è altissimo.
Massimo Della Fornace, sindacalista della FLAI-CGIL si è recato nella fungaia dove è morto il lavoratore indiano: gli immigrati, per cui quelle 30 mila lire sono comunque tante, sfuggono, anche se sono amici della vittima. Se parlano con un sindacalista, perdono il posto.
A Napoli, in maniera didascalica, le FS mostrano la propria filosofia d'impresa: da un lato i clienti da avvolgere nella confortevole efficienza del club Eurostar, dove per 150mila lire annue si ha accesso a 15 tipi di servizi, dall'altro i ferrovieri che, appesa la divisa FS al chiodo, si ritrovano dietro un bancone 7 giorni su 7, dalle 7,30 alle 20,30 a fare il lavoro delle hostess nei convegni.
Ai lavoratori viene chiesto un grado di produttività più alto e molti servizi vengono terziarizzati per abbassare i costi. Alla biglietteria della stazione sono stati soppressi 7 sportelli, e l'aumento di lavoro per i rimanenti operatori è tale che ogni tanto qualcuno ci rimette di suo (l'indennità di cassa è di 500 lire al giorno!).
Il degrado la fa da padrona, ma ad accorgersene sono solo i passeggeri di serie B, gli "utenti". Vengono abbandonate stazioni popolari, e si investe a Mergellina, da dove si vuol far partire i Pendolini.
Il lavoro è stressante, a causa dei tagli al personale. Aboliti i casellanti, l'operatore di turno all'arrivo del treno deve verificare su 3 monitor la chiusura dei passaggi a livello, poi, secondo il regolamento, deve spegnerli per concentrarsi sull'arrivo in stazione. All'obiezione che spegnere i 3 monitor è un atto irresponsabile a causa del traffico di persone a piedi (scuola d'inverno, mare d'estate), un dirigente ha risposto: "Secondo i parametri europei sugli incidenti ferroviari siamo nella media".
La vita dei ferrovieri è scandita da 3 turni massacranti, con rinvii e sospensioni di ferie e riposi per mancanza di organico. Ad uno sciopero fatto poco tempo fa per farsi riconoscere il carattere usurante del loro lavoro, la direzione ha risposto mandando personale a sostituire lo sciopero, infrangendo la legge 300/70. Alla protesta dei lavoratori è intervenuta la polizia, e la direzione ha comminato sospensioni. Anche il diritto di sciopero non è più un fatto acquisito.
In tutto questo quadro desolante i lavoratori, reduci da 10 anni di tagli, sono spaesati, sapendo di non poter contare su un sindacato, che ormai si è ritagliato sia a livello nazionale che locale un ruolo di cogestore delle strategie aziendali (discorso valido per tutte le categorie). "Sta avallando, promuovendo la precarizzazione, il frazionamento dell'impresa e quindi dell'unità dei lavoratori, sapendo bene che dietro certe operazioni c'è la malavita organizzata", dice Enzo Gagliano, 15 anni in ruoli dirigenti in CGIL, rientrato al lavoro da 6 mesi (anche lui esempio però della burocratizzazione del sindacato).
Via Valcava a Milano, Zingonia in Prov. di Bergamo, Bollate. Sono i luoghi storici della Crouzet: adesso a produrre timer per lavatrici è rimasto solo lo stabilimento di Bollate. e anche quello rischia di chiudere perché a Bjstruca - in Slovenia - il lavoro costa meno. Per questo da più di un mese i 226 dipendenti (80% donne) sono in lotta. Hanno bloccato le merci, tagliando i rifornimenti alla Zanussi.
La direzione ha cominciato gli smantellamenti: prima il magazzino. Ma la fabbrica è rimasta presidiata 20 su 24. Scambi di denunce fra azienda e sindacati.
Il padrone della Crouzet è Barthelet, presidente della Crouzet Ppliance Controls, divisione acquisita nel '94 dalla multinazionale americana Emerson Mallory.
"I timer li abbiamo inventati noi, costeremo di più ma non facciamo scarti come in Slovenia", dicono i lavoratori. "Se non si discute la logica del profitto contro la globalizzazione non si può far niente", dice Lorella.
E' il sesto morto in sette mesi nelle cave di marmo della Apuane, dove gli omicidi bianche colpiscono con una regolarità impressionante. Secondo l'INAIL il tasso medio di infortuni per cava è del 157 per mille.
Dopo sette mesi di difficili trattative è stato firmato ieri il contratto per il rinnovo del secondo biennio economico per gli oltre 13.500 lavoratori delle aziende private del gas, mentre per quelle pubbliche la vertenza è ancora in corso. L'aumento medio a regime sarà di 164.000 lire in tre tranches, più 500mila medie sul premio di produzione, più 250mila medie per coprire il periodo gennaio-giugno.
Continua la mobilitazione contro i tentativi di Governo, Padroni e Sindacati di operare un netto arretramento delle conquiste dei lavoratori sul terreno sociale.
Domani 18 luglio i delegati RSU della Toscana si riuniranno alla camera del lavoro di Empoli, con l'obiettivo di lasciarsi per settembre con gli occhi ben aperti e pronti a mobilitarsi. A Varese i delegati metalmeccanici FIOM hanno approvato un ordine del giorno di Alternativa Sindacale che chiede assemblee nei posti di lavoro, contro decisioni che dovessero essere assunte senza mandato dei lavoratori. Analoghe richieste vengono dalla IBM Semea Spa.
Il Coordinamento nazionale Cobas, Cub, Unicobas e altri sindacati autorganizzati invitano alla mobilitazione unitaria, articolata nei posti di lavoro, per arrivare ad una grande mobilitazione ad ottobre.
Si fermano nuovamente oggi per due ore i dipendenti genovesi dell'Ansaldo Energia, Industria e Trasporti. Sciopero scaglionato nei vari reparti, con blocco totale delle portinerie. Questa lotta viene attuata contro l'avvio da parte dell'azienda delle procedure di mobilità lunga, cassa integrazione, terziarizzazione, nei confronti di circa 1000 lavoratori.
Il progetto prevede stipendi di 1.050.000 lire per due anni ai messi in mobilità, Cessione dei rami "manutenzione sistemi informativi" "Sistemi tecnici" e "Servizi Generali" alla Manital di Ivrea: oltre 250 dipendenti dovranno fare le valigie da Genova. Quello che è in gioco è tutto il sistema dell'acciaio genovese: le Acciaierie di Cornigliano saranno cedute all'Ilva laminati Piani, concretizzando così un monopolio privato in un settore strategico, in cui il pubblico è stato rimosso per far posto alla "concorrenza"!
150 delegati e delegate delle RSU toscane, ai quali si sono aggiunti i partecipanti alla riunione di coordinamento nazionale delle RSU, si sono riuniti ieri ad Empoli per discutere di come evitare di trovarsi impreparati di fronte all'attacco allo stato sociale, alla ripresa del movimento previsto in autunno. Alla riunione hanno partecipato sia il settore privato che il pubblico e anche rappresentanti del sindacalismo di base.
La posizione comune è che i lavoratori non hanno più niente da dare; non si intende far di nuovo cassa, cedendo ulteriormente terreno verso il governo.
La richiesta ai sindacati nazionali è di una consultazione vincolante e ricordano a CGIL-CISL-UIL che non hanno avuto nessun mandato a trattare alcunché.
Secondo Andrea Viani, del Coordinamento naz. RSU, "la vera trappola di questa trattativa è che le pensioni devono essere agganciate al Prodotto Interno Lordo. Se le prestazioni pensionistiche non vengono più considerate salario, allora diventa facile tagliare".
I delegati riuniti ad Empoli hanno emesso un ordine del giorno in cui chiedono che venga sospeso il confronto già avviato con il governo, "per effettuare assemblee nei posti di lavoro... per affermare il diritto dei lavoratori a decidere sulle proposte da presentare al governo". Due le linee principali su cui intende muoversi il Coord. naz. RSU: è in programma una manifestazione nazionale a Firenze il 13 settembre; e subito dopo una "due giorni" a Roma per approfondire la nostra piattaforma e per un presidio davanti all'Inps.
8 ore di sciopero dei dipendenti delle aziende artigiane per il rinnovo del contatto nazionale scaduto più di 6 mesi fa. Sciopero difficile ma riuscito, sia dal punto di vista della quantità dei partecipanti che della qualità delle manifestazioni, che si sono svolte a Firenze, in Veneto, In Emilia e in Lombardia.
L'obiettivo era l'ottenimento di un aumento medio mensile di 210mila lire per il quadriennio 1997-2000, migliori condizioni per il lavoro a domicilio, la creazione di osservatori regionali di settore, un fondo di previdenza integrativa e il 90% della retribuzione per i primi 5 mesi di astensione dal lavoro per maternità.
La difficoltà dello sciopero ieri stava nella basa sindacalizzazione del settore artigianale (circa il 25%); nella frammentazione della produzione in certi settori; in Lombardia, il problema dei "contoterzisti", lavoratori in subappalto in stretto contatto con i padroni. In Toscana c'è il problema della difesa del patrimonio professionale di lavoratori altamente qualificati. Seguendo la logica della globalizzazione, gli imprenditori spostano le produzioni all'estero (est Europa, o sud del mondo), dove la manodopera costa pochissimo, lasciando ai lavoratori nostrani di applicare le "griffe" sul prodotto finito.
I padroni hanno proposto un aumento di 50 mila lire.
La Fincantieri di Palermo ha chiesto di mettere in mobilità lunga 40 lavoratori. Secondo i sindacati "Fincantieri si deve adoperare per un effettivo rilancio e sviluppo dei cantieri".
Di fronte al dramma della disoccupazione il capitalismo, che ha il mercato come regolatore assoluto dell'economia e della società, propone la flessibilizzazione del mercato del lavoro. Infatti, la forza-lavoro, nel sistema capitalistico, si vende alla pari di qualsiasi altra merce. Fossa, presidente di CONFINDUSTRIA, quando sente parlare di "flessibilità selvaggia" risponde piccato che non è così.
Ma basta guardare l'apparente e il sommerso del mondo del lavoro per capire come stanno le cose.
L'impresa chiede il pieno comando sul lavoro, e l'assenza di ogni vincolo, per se stessa: di orario, di durata della prestazione lavorativa, di salario. Adesso richiede anche licenziamenti collettivi.
L'economia in nero cresce e, come denunciano gli stessi imprenditori, manda fuori mercato quelle imprese che invece operano alla luce del sole. Per la Banca d'Italia i lavoratori in nero sono 2,5 milioni; il Censis ne ha stimati 4 milioni, mentre per la CNA sono addirittura 9 milioni, con un giro d'affari di 500mila miliardi.
Il sommerso pesa nel PIL tra il 25 e il 30%
Nell'edilizia si conta la percentuale più alta di lavoro nero. Dopo "tangentopoli", il lavoro nero nel settore si è acutizzato. Secondo Bankitalia, è irregolare un edile su tre.
La "denuncia" degli imprenditori, non va naturalmente nella direzione di imporre regole al lavoro nero, ma al contrario di abolire quelle che esistono nel lavoro regolare. Dobbiamo insomma essere al livello dei paesi del terzo mondo, in cui il costo del lavoro è bassissimo, le garanzie sono nulle.
Esistono dei tentativi di far emergere il lavoro sommerso: dovrebbero rendere conveniente all'imprenditore l'emersione, Ma per quanto, in questi tentativi, il costo del lavoro sia stato ridotto quasi del 50% (contratti di gradualità) il lavoro nero è ancora tutto lì. Non è bastata la riduzione del 40% dei minimi contrattuali, né la fiscalizzazione degli oneri sociali.
E' ben difficile che un padrone che opera indisturbato, senza controlli, che paga ai suoi dipendenti salari che arrivano al 30% di quelli fissati dai contratti, che fa lavorare gli operai quando e quanto gli serve, che per il fisco e l'INPS non esiste, trovi, qualsiasi siano le condizioni, una qualche convenienza ad emergere.
Se poi, come è dato, le pressioni della parte del padronato per così dire "legalista", vanno nella direzione di adeguarsi al lavoro "irregolare" (come è naturale per il capitalismo, visto che deve ricavare il massimo profitto dal lavoro), è lampante che per il lavoro nero, ossia per il lavoro sempre più flessibile in affitto, pagato pochissimo, c'è un forte avvenire in Italia.
D'altra parte le grandi imprese, le multinazionali si servono già abbondantemente del lavoro nero, con "la terziarizzazione", la subfornitura. Ora interviene a livello normativo anche il lavoro in affitto.
Allora quale occupazione crea la flessibilità? Essa serve a sostituire lavoro contrattualizzato a lavoro in nero, senza regole e diritti. Libertà di licenziare non significa posti di lavoro in più, perché altrimenti si licenzierebbe?
In sostanza non è che il capitalismo ha difetti, è lui il difetto.
Nei giorni passati c'era stato uno sciopero dei lavoratori della centrale del Latte di Roma, fresca fresca di privatizzazione (comprata all'asta dal gruppo Cragnotti) per la difesa dell'occupazione di quanti erano rimasti con la Centrale privatizzata e quanti dovevano essere, come da accordi, inseriti in altre aziende comunali.
La cosa aveva generato una coda polemica, in cui i privatizzatori del comune si erano sentiti chiamati in causa come coloro che non mantengono gli impegni presi.
Ed è ancora scontro su questo sciopero: per Paolo Cento "quanto avevamo previsto si sta verificando e i lavoratori rischiano di rimanere senza garanzia sulla tutela del posto di lavoro e sulla qualità della professione". Gli esponenti comunali hanno bollato addirittura come "indegno" lo sciopero: secondo Foschi è "fantascientifico che nella situazione attuale, dove decine di migliaia di giovani sono alla ricerca di prima occupazione, il comune possa dare garanzia occupazionale per i prossimi 10 anni ai lavoratori che opteranno per rimanere nella Centrale del Latte privatizzata".
In effetti, c'è da stupirsi. La coerenza dei privatizzatori è praticamente nulla. Dimostrano chiaramente che la privatizzazione non può garantire occupazione, per un centinaio di lavoratori, figurarsi trovarlo per le miglia di disoccupati! Quindi nessuno più sostenga che privatizzare è buono per l'occupazione. Ma a parte questa, per molti ovvia, considerazione, il comune viene meno anche ai patti che stavano alla base della privatizzazione.
31 mesi senza contratto: questo è il record negativo nei primati dei lavoratori e delle lavoratrici delle imprese di pulizia. Oggi dovrebbe esserci l'incontro conclusivo, ma le distanze tra sindacati e padroni sono incolmabili.
Circa mezzo milione di donne e uomini censiti ufficialmente in questo settore, ma si può presumere che siano molti di più vista la pratica dei subappalti che contraddistingue il settore. E' forte la presenza delle organizzazioni criminali; le associazioni imprenditoriali dell'Ausitra, con punti di forza al Nord con la Fiat e a Roma sono intenzionate a non firmare alcun contratto. E c'è l'immenso pianeta degli appalti pubblici, dove le amministrazioni centrali e periferiche dello stato, le aziende ancora pubbliche, accettano di dare commesse alle imprese che offrono il massimo ribasso del prezzo, incuranti della qualità del servizio e del fatto che il "risparmio" è fatto tutto sulla pelle dei lavoratori.
La società ha attuato una procedura di mobilità per 702 dipendenti: i sindacati dichiarano che questa procedura va contro gli impegni presi, che non può essere gestita come normale amministrazione, e che non si inquadra in "alcun piano di risanamento".
Continuano gli scioperi alla General Motors, primo colosso dell'industria automobilistica USA. Ieri hanno incrociato le braccia 2800 dipendenti dello stabilimento di Warren, nel Michigan. In questo stabilimento vengono prodotti gli alberi di trasmissione di auto e minivan. Secondo gli esperti lo sciopero provocherà l'interruzione della produzione di almeno altri 7 impianti.
Invece dopo una settimana di scioperi nello stabilimento GM di Anderson, Indiana, è stato raggiunto un accordo di massima tra azienda e sindacati, i quali rivendicano nuove norma interne, come sui tempi degli addetti alla catena di montaggio, la sicurezza sul posto di lavoro.
Il lavoro interinale sarà un affare nell'affare: per il '98 è previsto un "giro" di 100mila lavoratori temporanei al giorno. Un affare per i padroni che così non dovranno tutelare la manodopera, non saranno vincolati da orari e contratti nazionali; un affare anche per le aziende che "affitteranno" la manodopera.
Così si è aperta la partita per la creazione di agenzie di intermediazione che con la prossima fine del collocamento pubblico, assumeranno un ruolo centrale nel mercato del lavoro.
Tra lavoratore e impresa per cui lavora non ci sarà più alcun rapporto di dipendenza.
Tra i primi a muoversi è stata la Lega delle Cooperative che ha presentato la società "Obiettivo lavoro", attività no-profit: cosa, questa, singolare perché il no-profit si dovrebbe muovere fuori dalle leggi del mercato.
Per il gruppo siderurgico Riva che, dopo l'acquisizione nel '95 dell'ILVA, conta 15 mila addetti, 238 lavoratori sono un bruscolino. Ma se i i 238 lavoratori dell'Insse Cilindri di Brescia infliggono una sconfitta ai metodi autoritari del vecchio Emilio Riva, il bruscolino diventa fastidioso. Dopo 22 mesi di guerra anche sporca, i dirigenti di Riva hanno firmato l'accordo.
Nell'accordo, il sindacato accetta di lavorare il sabato e la domenica ma l'orario scende da 40 a 33 ore e mezza (pagate 40): sono 40 giorni di lavoro in meno nell'arco dell'anno. I premi di risultato e di produzione non sono legati alla presenza.
Il 10 agosto sarà pagata una tantum di 1 milione e 600mila lire, poi scatteranno gli aumenti, 166mila lire in 2 anni.
Dietro questo buon risultato ci sono 180 ore di sciopero e una conflittualità altissima che ha risposto, colpo su colpo, alle angherie del gruppo Riva: 5 militanti sindacali sono stati confinati per mesi in "celle d'isolamento", a non far niente.
L'azienda aveva ramazzato una cinquantina di giovani della Valcamonica per rompere gli scioperi: nessuno di loro ha mai sfondato i picchetti, e i benefici dell'accordo varranno anche per loro, pur essendo ancora in formazione lavoro.
La lotta paga, e la solidarietà fra generazioni la rafforza.
Anche alla Clark Hurt, pur accettando di lavorare il sabato e la domenica, si è ottenuto di essere retribuiti per 36 ore, pur lavorandone 20. Un gruppo di 34 dipendenti lavorerà su due turni per 10 ore nei week end. Questa riduzione di orario a parità di salario porterà anche 22 nuove assunzioni.
Ai lavoratori della Nuova Siet di Taranto l'accordo firmato da azienda e sindacati, invece, non piace. Lo Slai Cobas spiega che l'accordo era già stato rifiutato massicciamente durante la trattativa: ridurre da 56 a 40 i posti in mobilità in cambio di una sottrazione di 390mila lire dalla busta paga non è una gran trovata.
I lavoratori della divisione Filo della Setral di Romans (Gorizia) stanno presidiando giorno e notte la fabbrica per impedire l'uscita dei macchinari che la proprietà vorrebbe trasferire in Slovenia.
I padroni insistono nel loro diniego al rinnovo del contratto per oltre 500mila addetti al settore delle pulizie. A tirare le fila dell'intransigenza padronale sono le grandi imprese associate nell'Ausitra, mentre le grosse cooperative del settore si allineano in coda. Il padronato vuole concedere... niente. Infatti ad un ridicolo aumento di 66mila lire per un quadriennio da recuperare associano la decurtazione del primo giorno di malattia, la rinuncia al supplemento per il sabato. In più vogliono avere carta bianca per gli appalti.
Un caporeparto del reparto vetroresina della Campoplast, azienda di Campigliano che produce attrezzature per la nettezza urbana, è morto soffocato dai solventi, mentre puliva un macchinario, dopo essersi fermato oltre l'orario di lavoro. I sindacati denunciano una situazione intollerabile per le misure di sicurezza.
La Rsu della Finsiel, maggior gruppo informatico italiano, riunite in assemblea con le rappresentanze della Olivetti, denunciano possibili crisi "provocate ad arte" e smembramenti conseguenti. L'azienda è minacciata dalla "gestione dissennata del management" e dal disinteresse del principale azionista, Telecom. La Telecom, in pratica, cerca di tenere nell'ombra la Finsiel, per favorire i propri interessi. Questo è spesso l'obiettivo delle privatizzazioni: costruire dei monopoli privati, con acquisizioni che tentano di far sparire il concorrente.
Alla vigilia della chiusura estiva continuano a girare le voci di un pesante ridimensionamento dello stabilimento di Rivalta. In particolare si parla delle presse, che occupano 700 addetti. La 5 lega della Fiom chiede un incontro tra lavoratori e sindacati: teme, evidentemente, qualche "accordo" contro gli interessi dei lavoratori stessi.
Sempre per quanto riguarda la Fiat, va sottolineato un altro passaggio nella crescita della multinazionale torinese: adesso intende acquisire il controllo totale della Fiat auto India, fino ad ora joint-venture con la Premier Automobiles.
Quanto più alte si fanno le grida dei liberisti per la fine dell'intervento statale nella "loro" economia, tanto più i capitalisti in crisi usano lo stato per scaricarsi dalle spalle i costi della loro incapacità e della loro fame di profitto. Sono 2700 i miliardi messi a disposizione quest'anno per la Cassa Integrazione: quelli già elargiti sono arrivati a 1414 mld. Nei primi sei mesi dell'anno sono state 1.068 le imprese che hanno chiesto la Cig: di queste 502 hanno ottenuto la Cig straordinaria, perché in crisi, 308 come integrazione a contratti di solidarietà.
Inoltre, dei 2700 mld previsti, 1220 dovrebbero arrivare dal bilancio di previsione dello stato e 1245 dai contributi delle aziende e dei lavoratori.
I cantori del liberismo più sfrenato accusano la CIG di essere uno strumento assistenzialista: salvo poi usarla senza risparmio ogni volta serva loro, senza tener conto dei danni che genera nei lavoratori "assistiti", tra cui sono molti i casi di suicidio.
Va avanti, tra la melina dei padroni, la vertenza per il rinnovo contrattuale dei tessili. Si è già rischiata la rottura alcuni giorni fa. I punti in discussione sono due: il salario e la previdenza integrativa. Dice Giovanna Giorgietti di Alternativa Sindacale: "Nel contratto nazionale è purtroppo passata la previdenza integrativa, e questo è già abbastanza grave, perché è un grimaldello contro lo stato sociale, contro il futuro di tutti. Ma adesso nessuno è disposto ad accettare che passi la posizione di Federtessili che è quella di dividere il contratto di previdenza tra i lavoratori delle piccole industrie (fino a 25 lavoratori) e quelli delle grandi. Per gli operai delle piccole imprese la previdenza scatterebbe solo nel 2001 mentre per gli altri parte subito".
Lo scopo dei padroni è sempre di dividere i lavoratori: purtroppo i sindacati attualmente non sembrano far fronte a questa politica, cedendo troppo spesso. L'unità dei lavoratori tessili va rinforzata, cogliendo gli elementi di unità rispetto agli altri settori, coinvolgendoli nelle lotte soprattutto nei territori in cui l'amalgama fra tessili, metalmeccanici o altri settori intermedi (trasporti, distribuzione ecc.) costituisce un elemento di forte coalizione sociale.
Cominciata con una protesta per le pessime condizioni igienico sanitarie in cui sono costrette a lavorare, l'iniziativa degli addetti agli uffici informazione dell'Ept è diventata una manifestazione per la difesa del posto di lavoro. Prevalentemente donne, questi lavoratori sono costretti ad operare in luoghi dove non vengono rispettate le più elementari norme di sicurezza: assenza di estintori, impianti elettrici non a norma e fatiscenti. Le impiegate sono assunte con contratti a termine ogni tre mesi. Ora si è aggiunto il fatto che la struttura verrà privatizzata e la concorrenza, per quanto riguarda la prenotazione degli alberghi, è una impresa privata con 250 hotel. L'Ept di Roma prenota gratuitamente le stanze per i turisti, mentre l'impresa convenzionata si prende la percentuale. Nella legge quadro per la privatizzazione mancano le garanzie per la difesa del personale in servizio.
E' chiaro che in vista del Giubileo la corsa ad arraffare tutto ciò che ha a che fare con il turismo e l'ospitalità è all'insegna dell'abbattimento di costi e garanzie, nonché della qualità del servizio.