

 
Soldati, Mario
Racconti del Maresciallo (I)
Sellerio -
Collana: La memoria
n. 592 - Pagine 251 - Formato 12x17 - Anno
2004
Prezzo di copertina €
10.00
"Nei
Racconti del Maresciallo, Mario Soldati compare esplicitamente tra le
pagine, nome e cognome, fingendo che le storie che egli riferisce gli
siano state raccontate, e forse gli sono state raccontate per davvero,
da un amico piemontese di nascita ma padano per trascorsi professionali,
il maresciallo dei carabinieri Gigi Arnaudi. Tutte le storie prevedono
un esordio rituale: il Soldati e l'Arnaudi seduti a tavola, alla
trattoria del Leon d'Oro, o delle Tre Ganasce, o magari al vagone
ristorante. Si mangia, si beve, e si racconta. Soldati intinge
brillantemente la sua materia gialla in questa saporosa e cordiale zuppa
di conversazioni familiari, rinunciando di proposito a modi polizieschi,
di tale of terror o anche di novella criminale" (Cesare Garboli).
Arnaudi è un "Esopo in divisa di carabiniere" (Carlo della Corte). Un
pedinatore di piccole storie. Un degustatore di "gialli" minori. Si
entusiasma e si diverte nelle indagini di polizia. Con zelo sempre. Ma
con orgoglio di sbirro mai: "sono maresciallo", confessa, e "sono un
uomo anche io". Le manette lo immalinconiscono. "Io non arresto mai
nessuno con piacere", dice: "quando viene quel momento provo sempre una
certa tristezza. Forse non è neanche giusto. Un buon carabiniere deve
essere contento di servire la società, assicurando alla Giustizia chi si
è dimostrato pericoloso". Il suo piacere esclusivo è
"nell'investigazione, nella ricerca, nello sforzo di capire e scoprire.
Questo piacere, come è giusto, culmina nella scoperta, e, qualche volta,
anche nella sorpresa: ma, proprio in quell'attimo, finisce. Se qualcuno
mi conduce a sorprendere un ladro sul fatto, be', ci vado perché è mio
dovere: ma non è che io mi senta invitato a una festa". I racconti del
Maresciallo è "uno dei libri più piacevoli" di Soldati, ha scritto Geno
Pampaloni. Un libro che racconta la più quotidiana provincia italiana,
opaca e furba nella sua domestica banalità. In una prosa, che è quella
consueta di Soldati: una prosa da "colto dilettante", che Beniamino Dal
Fabbro assimilò subito a quella di un "diplomatico", di un "segretario",
o semplicemente di un "viaggiatore" che si guarda intorno con
"insuperabile perspicacia e misura".
Salvatore Silvano Nigro
I Nuovi racconti del maresciallo
Scrittore e regista cinematografico
italiano (Torino 1906-Tellaro, La Spezia, 1999). Uscito da
un'educazione cattolica, ricevuta nel collegio torinese dei gesuiti,
ha tratto la materia di numerosi racconti e romanzi dalla polemica
contro la prassi pedagogica degli antichi precettori, fondata su un
senso del peccato che si converte facilmente in gusto della
profanazione. Scioltezza e accuratezza di stile sono le doti di S. fin
dalla raccolta di racconti Salmace(1929). Dopo un felice reportage,
America primo amore(1935), S. ha tentato il romanzo con La verità sul
caso Motta (1941), cui sono seguiti le novelle de L'amico
gesuita(1943) e i racconti di A cena col commendatore(1950); il primo
di essi, La giacca verde, è unanimemente considerato la prosa più
compiuta di S., per l'intrecciarsi del morbido e del grottesco,
dell'umorismo e della moralità, che si traduce in dolente e poetica
perplessità di fronte agli enigmi dell'esistenza. Della vasta
produzione successiva, di esito alterno ma sempre vivace e colorita
nella rappresentazione di
ambienti e personaggi, si ricordano i romanzi e racconti di Lettere da
Capri(1954), La confessione(1955), Il vero Silvestri(1957), Le due
città(1964), La busta arancione(1966), I
racconti del maresciallo(1967),L'attore(1970), 55 novelle per
l'inverno (1971), Lo smeraldo
(1974), La sposa americana(1977), 44 novelle per l'estate (1979),
L'incendio(1981), La casa del perché(1982), El paseo de Gracia(1987);
le prose varie di Vino al vino(1969), Un prato di papaveri, diario
1947-64(1973), Lo specchio inclinato, diario 1965-71(1975), Addio
diletta Amelia (1979) e Rami secchi(1989). Nel 1995 ha pubblicato Le
sere, una galleria di ricordi, impressioni e
aneddoti.CinemaAccostatosi al cinema nel 1931, dieci anni dopo diresse
il suo primo film tratto da Fogazzaro, Piccolo mondo antico, seguito
da Malombra(1942) e Daniele Cortis(1947), realizzando poi una serie di
trasposizioni letterarie eseguite con finezza calligrafica, specie nel
caso di autori minori:
da Le miserie di Monsù Travet(1946) di Bersezio a Policarpo ufficiale
di scrittura(1959) di Gandolin. Il suo film più intenso fu forse La
provinciale(1953) da Moravia. Il neorealismo lo interessò di striscio
per Fuga in Francia(1949), su un criminale di guerra fascista.
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Complimenti alla Sellerio per
aver ripubblicato questo piccolo saggio di gastronomia gialla. Omicidi,
furti, avvelenamenti. Ma anche risotto ai funghi, spezzatino e polenta. Un
libro che metterà d'accordo gli appassionati del poliziesco e gli amanti
del buon mangiare.
Ogni racconto inizia o finisce con un rito gastronomico: l'incontro
prandiale tra Soldati stesso e Gigi Arnaudi, "l'esatto contrario del
solito maresciallo dei Carabinieri, del cliché adottato in tutti i films
del nostro neo-realismo". I due si danno appuntamento alle Tre Ganasce o
al Leon d'Oro, ma anche nel vagone ristorante del treno Roma-Milano. Per
mangiare, bere e raccontare storielle di criminalità di una provincia che
si rivela sana solo a tavola (i cattivi sono proprio quelli che non ci
sanno stare!). Soldati ha scritto che la buona tavola "è semplicemente un
mezzo per sviluppare la fantasia, e darle sfogo", ma questi racconti vanno
oltre.
Pubblicati per la prima volta nel 1967, sono già intrisi dei concetti base
- tracciabilità, stagionalità, territorialità - della moderna
"eco-gastronomia". Un cacciatorino di cavallo è "un capolavoro del
Mainelli di Oleggio", un Dolcetto "è vero e viene direttamente da Cossano
Belbo". Le trote sono del Taro e i funghi di Berceto. Tutto avviene,
insomma, all'interno di un territorio geografico definito, quello
raccontato nel celebre documentario televisivo Viaggio lungo la Valle del
Po alla ricerca dei cibi genuini, diretto da Soldati nel 1958.
Il libro ha avuto un seguito nel 1984 con i Nuovi racconti del
Maresciallo. E dove comincia? All'osteria La Speranza di Dronero, davanti
a una bottiglia di Dolcetto.
John Irving
"Nei
"Racconti del Maresciallo", Mario Soldati compare esplicitamente tra le
pagine, nome e cognome, fingendo che le storie che egli riferisce gli
siano state raccontate, e forse gli sono state raccontate per davvero, da
un amico piemontese di nascita ma padano per trascorsi professionali, il
maresciallo dei carabinieri Gigi Arnaudi. Tutte le storie prevedono un
esordio rituale: il Soldati e l'Arnaudi seduti a tavola, alla trattoria
del Leon d'Oro, o delle Tre Ganasce, o magari al vagone ristorante. Si
mangia, si beve, e si racconta. Soldati intinge brillantemente la sua
materia gialla in questa saporosa e cordiale zuppa di conversazioni
familiari, rinunciando di proposito a modi polizieschi, di tale of terror
o anche di novella criminale."
Cesare
Garbo
Scriveva Mario Soldati nei risvolti di
copertina di questo libro, riferendosi al precedente volume I racconti
del Maresciallo: “Dunque, torna il Maresciallo. Strano, si direbbe che
una specie di successo ricorrente costringa ogni tanto il personaggio
a presentarsi: forse è l’istinto che in termini psicoanalitici si
chiama la ricerca del padre e che esprime il nostro bisogno di
ritrovare quella figura severa, esemplare, protettiva. “L’ambiente in
cui Arnaudi rientra in azione è assai mutato in questi anni. Tira
un’altra aria. Oggi, il maresciallo dei carabinieri non conduce più le
indagini in bicicletta, ma accorre sul luogo dei delitti a sirene
spiegate; si serve dell’alta tecnologia e del programmatore
elettronico per le indagini come per la classificazione delle prove;
interroga i tecnici del laboratorio più volentieri dei testimoni: e
tutto questo anche se i suoi metodi più sicuri restano le silenziose,
illimitate risorse del ragionamento e della immaginazione”.

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