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PESCA DI BENEFICENZA

di Sir Arthur Conan Doyle
 


Arthur Conan Doyle scrisse il racconto The Fiel Bazar (pesca di beneficenza), per la rivista dell’università di Edinburgo. “The student”, che lo pubblicò il 20 novembre 1896 in occasione della fiera di beneficenza per la costruzione di un nuovo campo di cricket.

 

Io lo farei certamente” disse Sherlock Holmes.

Sussultai all’interruzione, perché fino ad allora il mio amico aveva fatto colazione totalmente concentrato sul giornale, che teneva appoggiato alla caffettiera. Guardai di là del foglio e scoprii i suoi occhi fissi su di me, con quell’espressione tra divertita e interrogativa che di solito assumeva, quando era consapevole di aver segnato un punto.

“Fare cosa?” domandai.

Lui sorrise mentre prendeva dalla mensola del camino la sacca e ne traeva quel tanto del suo tabacco dozzinale da riempire la vecchia pipa d’argilla, con cui inevitabilmente coronava la propria colazione.

“Una domanda assolutamente tipica da parte vostra, Watson” disse. “Non vi offenderete, ne sono certo, se dico che quella certa reputazione di acume che forse possiedo, è stata del tutto ingigantita dall’incredibile contrasto che voi offrite a mio vantaggio. Non ho forse già udito di débutantes che prendevano spiegazioni dalle loro chaperonnes? C’è una certa analogia.”

La nostra lunga convivenza nell’apparta-mento di Baker Streeet ci aveva portato a quei disinvolti rapporti di amicizia che consentono una spontaneità senza offesa reciproca. Eppure riconosco che fui irritato dal suo commento.

“Posso essere ottuso” risposi, “ma confesso di non riuscire a capire come avete fatto a sapere che mi era… stato…”.

“Chiesto un contributo per la Fiera di beneficenza dell’Università di Edinburgo” affermò Holmes.

“Esattamente. Come avete fatto? Ho appena ricevuto la lettera e da quel momento non vi ho detto una parola.”

   “Ciononostante” disse Holmes, appoggian-dosi alla spalliera e unendo i polpastrelli “mi azzarderei a suggerire che lo scopo della fiera è quello di ingrandire il campo di cricket dell’Università.”

   Lo guardai con tale stupore che lui fremette di un riso trattenuto.

   “Il fatto è, mio caro Watson, che voi siete un soggetto eccellente” continuò.

“Non siete mai affettato. Rispondete immediatamente ad ogni stimolo esterno. I vostri processi mentali sono forse lenti, ma mai oscuri, e io ho scoperto durante la colazione che era più facile leggere voi, che non l’editorialista del ‘Times’.”


 

COME WATSON IMPARO’ IL TRUCCO

di Sir Arthur Conan Doyle

Arthur Cona Doyle scrisse a mano questa parodia di Sherlock Holmes su un libro in miniatura per la biblioteca della Doll’s House, un palazzo reale in scala ridotta, dono offerto dal popolo inglese alla regina Mary nel 1924.

Watson stava fissando intensamente il suo amico sin da quando si era seduto a tavola per far colazione. A Holmes capitò di alzare gli occhi e di coglierne lo sguardo.

   “Ebbene, watson, a cosa state pensando?”.

   “A voi.”

   “A me?”

   “Si, Holmes, stavo pensando a quanto superficiali siano i vostri trucchi e quanto sia incredibile che il pubblico continui ad apprezzarli.”

   “Sono d’accordo” disse Holmes. “infatti mi ricordo di avere fatto anch’io un simile commento.”

   “E’ davvero facile imparare i vostri metodi” osservò Watson in tono sarcastico.

   “Senza dubbio” rispose Holmes con un sorriso. “Forse voi stesso vorrete offrire un esempio di questo metodo di deduzione.”

   “Con piacere” disse Watson. “io posso affermare che voi eravate molto preoccupato quando vi siete alzato stamattina.”

   “Eccellente!” esclamò Holmes, “E come fate a saperlo?”

   “Perché voi, di solito siete un uomo assai curato, vi siete dimenticato di radervi.”

   “Buon Dio! Bravissimo!” disse Holmes. “Non avevo idea, Watson che voi foste un discepolo di tanto talento. Ha individuato qualcos’altro, il vostro occhio d’aquila?”

   “Sì, Holmes, voi avete un cliente di nome Barlow e non avete avuto successo nel risolvere il suo caso.”

   “Buon Dio, come fate a saperlo?”

   “Ho intravisto il suo nome sulla busta. Quando l’avete aperta, avete emesso un gemito e l’avete cacciata in tasca col volto corrucciato.”

   “Ammirevole! Avete davvero molto spirito di osservazione. E che altro?”

   “Temo, Holmes, che vi siete dato alle speculazioni finanziarie.”

   “Da cosa lo arguite, Watson!”

   “Avete aperto il giornale alla pagina finanziaria e avete pronunciato a voce alta un’esclamazione di interesse.”

   “Bene, veramente bravo, Watson! Altre deduzioni?”

   “Si, Holmes, avete indossato la giacca nera invece della veste da camera, il che prova che siete ora in attesa di un visitatore importante.”

   “Qualcos’altro ancora?”

   “Senza dubbio potrei elencare altri dati, Holmes, ma vi ho enunciato questi pochi per dimostrarvi che ci sono altri al mondo bravi come voi.”

   “E altri ancora non altrettanto bravi” replicò Holmes. “Ammetto che sono pochi, ma temo, mio caro Watson, che debba annoverarvi proprio tra quest’ultimi.”

   “Che volete dire, Holmes?”

   “Ebbene, caro amico, temo che le vostre deduzioni non siano così azzeccate come avreste sperato.”

   “Volete forse dire che mi sono sbagliato?”

   “Appena un po’, ma è così temo. Riguardiamo i fatti secondo il loro ordine: io non mi sono sbarbato perché ho mandato ad affilare il rasoio. Ho indossato la giacca perché, ancor peggio, ho un appuntamento di buon’ora col dentista. Il suo nome è Barlow e la sua lettera confermava l’appuntamento. La pagina dedicata al cricket è a fianco di quella finanziaria e l’ho aperta per vedere se il Surrey avesse tenuto contro il Kent. Ma, coraggio, Watson, coraggio! E’ un trucco superficiale e senza dubbio l’imparerete presto.”




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