

 
Oreste Del Buono

Narratore e giornalista italiano (Poggio,
Isola d'Elba, 1923). Internato in un Lager nazista, rievocò la sua
esperienza in Racconto d'inverno(1945). Nelle opere successive, seguendo
la tecnica del nouveau roman, ha rispecchiato le nevrosi della società
contemporanea. Tra le opere: Per pura ingratitudine(1961), Né vivere né
morire(1964), La terza persona(1965), I peggiori anni della nostra
vita(1971), La nostra età(1974), Tornerai(1976), Se mi innamorassi di
te(1980), La talpa di città(1984), Amori neri(1985), La nostra classe
dirigente(1986), La debolezza di scrivere(1987), La vita sola(1989).
Saggista, traduttore (Gide, Maupassant, Bataille, Wilde e altri),
consulente editoriale, curatore di antologie politiche e
"gialle" (
Delitti per un anno, 1975), D. svolge intensa attività giornalistica.
Direttore della rivista Linus
dal 1971 al 1981 e di nuovo dal 1995. Nel
volume Amici, amici degli amici, maestri … (1994) ha raccolto una serie
di ritratti di personaggi più o meno famosi che dal secondo dopoguerra a
oggi hanno avuto una parte di rilievo nello sviluppo dell'industria
culturale italiana.
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Odb: questa è la sua sigla e al tempo stesso una specie di marchio
dell'uomo che ha fatto conoscere in Italia i fumetti dei Peanuts di
Charles Schulz. Qualifica
riduttiva, certamente, visto che Oreste Del Buono è stato uno dei più fini
ed irregolari intellettuali dell'Italia del dopoguerra.
Tuttavia, insofferente delle definizioni, non tollerava essere definito un
intellettuale, lui che lo era molto più di tanti. Gentile, infastidito
dalle ingiustizie e dagli atti di arroganza, Del Buono collezionò una
notevole quantità di "dimissioni" che lo portarono ad emigrare in
moltissime redazioni.
Nato l'8 marzo 1923 all'isola dell'Elba, Oreste Del Buono fin da piccolo
ha svolto attività culturale a tutto campo. Scrittore, giornalista,
critico e consulente editoriale, esordì nel 1945 con il libro "Racconto
d'inverno", romanzo in cui racconta la sua esperienza di deportato in un
lager nazista.
Nei testi successivi affronta le ragioni di quella che definiva la
sconfitta storica della sua generazione: ecco allora "Per pura
ingratitudine" del 1961, "I peggiori anni della nostra vita" del 1971;
"Tornerai" del 1976, "La talpa di città" del 1984, "La nostra classe
dirigente" del 1986, "Amici, amici degli amici, maestri..." del 1994.
Saggista polemico e graffiante, Del Buono è stato anche un pregevole
traduttore letterario. Nel suo carnet si contano oltre 190 opere tradotte
di scrittori come
Proust, Flaubert, Maupassant,
Stevenson e
Oscar Wilde; Odb inoltre è stato
curatore di antologie del genere poliziesco, di cui era grande
appassionato e profondo conoscitore.
Memorabile è la sua direzione dal 1971 al 1981 della rivista di fumetti "Linus"
che, oltre a far scoprire come già ricordato il genio di
Schulz e i suoi Peanuts, diventò
una fucina dei grandi disegnatori nazionali e internazionali.
E' ormai opinione comune che uno dei grandi meriti di Del Buono sia stato
quello di aver "sdoganato" il fumetto, di avergli dato dignità formale e
sostanziale, non solo selezionando i migliori e più maturi esponenti del
genere ma anche facendogli concretamente muovere i primi passi fuori dal
ghetto culturale in cui era relegato fin dagli anni '60.
In seguito ha collaborato con il "Corriere della sera" e "Panorama", oltre
che con "La stampa" di Torino, in cui per anni ha tenuto una celeberrima
rubrica di lettere con i lettori.
Tale onnivora predisposizione culturale si spiega anche con una
particolarità dello stile di vita di Odb: afflitto da una invincibile
insonnia, leggeva e scriveva fino all'alba. Lui stesso ebbe più volte modo
di raccontare come non dormisse più di tre ore per notte.
Oreste Del Buono, che anche nei momenti difficili non ha mai perduto la
sua proverbiale ironia, è scomparso il 30 settembre 2003 dopo una lunga
malattia, all'età di 80 anni.
Per il giornalista e scrittore Nico Orengo, grande amico dell'autore
scomparso, Oreste Del Buono è "uno degli intellettuali che ha
sovvertito, innovato, cambiato il panorama della editoria italiana, dai
giornali alle riviste, alle collane editoriali, alla stregua dei grandi
editor come
Calvino,
Vittorini, Spagnol, Sereni e a
editori quali Bompiani, Mondadori e Rizzoli".

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