Filosofia dello Spirito oggettivo
La filosofia dello Spirito oggettvo si occupa della Natura: Hegel non la ama tanto: supera la visione rinascimentale e romantica della Natura come espressione del divino e dell’infinito, la vede come uno spirito morto, incapace di autocoscienza: la Natura non va divinizzata, perché, essendo posta, ha come carattere quello di essere antitesi, cioè negazione, contraddizione, qualcosa da superare; ma non va nemmeno demonizzata: è una rappresentazione dell’idea fuori di sé; essendo idea esterna non riesce a risalire alla sua origine.
Tutto ciò che c’è nel mondo è un frutto della mia azione: tutta la filosofia razionalistica si muove sul soggettivismo, c’è la necessità di una nuova attività dell’individuo per il mondo che faccia da Sintesi tra la Tesi rappresentata dalla polis greca e l’Antitesi, rappresentata dall’illuminismo, che ha spezzato l’armonia incosciente e introdotto l’opinione pubblica, il concetto di eguaglianza, all’uomo mancava il sistema dei sistemi. Gli idealisti vogliono affermare la soggettività come punto forte, come acquisizione della coscienza.
Hegel cerca di sintetizzare la Ragion Pura e la Ragion Pratica di Kant con l’attività: il momento dell’antitesi va superato: qualsiasi azione umana è superiore agli esseri naturali. La Filosofia dello spirito oggettivo è lo spirito che si manifesta come libertà nelle istituzioni sociali e concrete come la Filosofia politica e quella del diritto.
Diritto astratto: esistenza della libertà esterna, libertà formale fra gli individui, che coincide col diritto privato e penale; la proprietà diviene legittimamente tale con un contratto; diritto contro il torto. È una libertà esterna agli individui, di tipo contrattualistico: ognuno ha bisogno di regole.
La moralità è il secondo momento della filosofia oggettiva: è la libertà interna dell’individuo, che si realizza nell’azione umana, soprattutto nella coscienza dell’individuo e passa attraverso alcune fasi: l’individuo deve avere un proponimento che si sintetizza in un’intenzione di compiere il bene. Il suo fine ultimo è il bene universale. Il diritto può essere strumentalizzato a un fine negativo: la morale è tale solo per l’individuo, ma non è supportata da una struttura forte che la faccia rispettare. È il momento dell’antitesi: c’è costante scissione tra essere e dover essere, il bene che deve essere compiuto e il soggetto che lo deve compiere.
L’eticità rappresenta il terzo momento: sintesi tra diritto e morale, è l’interiorità e l’esteriorità : qui si realizza il bene che non rimane più solo nell’interiorità del soggetto, ma si concretizza nelle istituzioni che sono la Famiglia, la Società civile e lo Stato. È come se la morale avesse assunto le forme del diritto e il diritto avesse assorbito le forme sostanziali della morale: il sistema è fatto su un insieme di regole chiare e forti che tendono ad un bene universale.
La Famiglia (Tesi) è un unione fondata sull’amore, sulla fiducia, sui valori. 1° momento: matrimonio; 2° momento: patrimonio; 3° momento: educazione dei figli, che, una volta cresciuti formeranno la Società civile: l’unità presente nelle famiglie si spezza, nella società civile si verifica l’incontro - scontro dei nuclei familiari ed emergono gli interessi individuali (Antitesi): sorge la necessità di un sistema di regole: (divisione del lavoro, produzione delle ricchezze, classi sociali), amministrazione della giustizia (diritto pubblico, polizia ed esecutivo); si arriverà perciò, necessariamente allo Stato: (Sintesi) si riafferma l’unità della Famiglia oltre l’affermazione della società civile, lo Stato indirizza gli interessi particolari verso il bene Universale e collettivo. Hegel ha una visione attiva dello Stato che realizza pienamente il bene comune attraverso il diritto. Non è uno Stato liberale, (divisione dei poteri), basato su alcuni diritti naturali (vita, libertà proprietà), ma non è neppure uno Stato democratico (sovranità al popolo), perché, al di fuori dello Stato, la gente è solo una massa informe di individui. Lo Stato viene prima degli individui, sia temporalmente (la persona nasce quando lo Stato c’è già), sia ontologicamente: lo Stato è un tutto superiore alle parti, il che implica che la concezione dei diritti umani contrattualistica e gius - naturalistica dello stato, sono fuori luogo. L’iniziativa che parte dal singolo è una concezione sbagliata: la parte è nulla al di fuori del tutto. Gli individui possiedono un valore in quanto inseriti nella totalità dello stato: concezione questa, né liberale, né democratica, né tantomeno contrattualistica, o gius - naturalistica: è invece una concezione organicista: il singolo è dignitoso unicamente perché inserito nel contesto di uno Stato. Hegel è convinto che in questo Stato domini la legge: la sua legge è intrisa di valori particolari: non è dispotico: viene identificato con la monarchia costituzionale moderna. (potere legislativo)
Per Hegel ci vuole una bassa componente della popolazione che abbia diritto al suffragio: la legge è l’universale. Il parlamento è diviso in camera bassa e la camera alta: Potere esecutivo: (o governativo: potere giudiziario e di politica posti a livello di società civile, persone che rendono particolare l’universale). Il potere monarchico o del principe, ha solo funzione simbolica, potere di mettere i puntini sulle i, ma incarna la totalità dello Stato. Lo Stato hegeliano rappresenta ingresso di Dio nella storia: non ha alcun limite d’azione, non c’è un organismo internazionale che risolva i problemi tra gli Stati, così, l’unico modo per porre fine alle diatribe è la guerra. La guerra è così importante per Hegel che è paragonata al vento che fa muovere il mare, che serve ad impedire che imputridisca. C’è il rischio che gli Stati, se per troppo tempo in pace fra di loro, si incancreniscano in una pace asfittica e sterile.