DEDICATO A LOUIS
Mi chiamo Maria.
O meglio e' cosi' che mi chiamano tutti;mi ci hanno sempre chiamato con questo nome;e' una cosa altrui che mi identifica ma che non m'appartiene.
Io penso a me stessa senza associarmi un nome ;per la verità' quando ci penso mi vedo per lo più' come un qualcosa di astratto,un pensiero,una sensazione più' o meno piacevole a seconda dei momenti.
Ecco perché' poco mi importa dei nomi che si danno agli altri;me li scordo quasi subito;mi piace molto più' chiedere alle persone con le quali sono più' in intimati' come vorrebbero essere chiamate,lo trovo un gesto di rispetto nei loro riguardi.
Un giorno se dovessi avere un figlio vorrei aspettare a dargli un nome.
Aspettare fino a quando lui stesso,avendo imparato a conoscere se stesso ed il mondo che avrebbe dovuto affrontare,mi dicesse : "Chiamatemi cosi'".
Si,mi piacerebbe davvero molto comportarmi cosi'.
Da parte mia,se avessi potuto scegliermi un nome,un sostantivo qualsiasi tra le infinite combinazioni di lettere dell'alfabeto moderno,me ne sarei scelto uno musicale e molto triste,
che rendesse l'idea della malinconia e della tristezza di tutto un mondo ,e poi perche' altro viviamo se non per discutere l'orrore e il terrore di tutta la vita,vero Jack ?
Un nome come goccia...ecco mi sarebbe proprio piaciuto farmi chiamare Goccia !
E qualcuno che mi chiama cosi' c'e'.
C'e' Anna,la fortedebole Anna,Anna che fa l'attrice,Anna cui quando parlando con altri si cade sul suo lavoro le esplodono gli occhi.
Anna e' una cara importante amica,quello che crea si veste come di un abito di gentilezza,a modo suo e' veramente magica e la sua magia irradia dal corpo ed avvolge le cose intorno.
Anche quando e' incazzata,e ve la raccomando allora,la sua magia rimane,cambia solo colore.
Anna come sono tante eppure solo mia,me la ricordo benissimo insultare il mondo dalla banchina del treno della stazione di Barcellona per aver perso la coincidenza per Torino,questo tanti anni fa.
Allora se avesse avuto di fronte i piu' grandi demoni di tutte le mitologie li avrebbe mandati a fare in culo con una semplicita' tale da vincerli sicuramente.
Questa e' Anna,la natura con tutto cio' che comporta.
Lei e' capace di chiamarmi Goccia;poi c'e' Marco,il mio grande amore,cosi' distante ma che ogni volta,attratta proprio come quelle farfalle notturne che volano sempre piu' vicino ai lampioni,mi avvicino,lo sfioro e poi bruciata mi ritiro in un angolo per poi riavvicinarmi nuovamente e cosi' via...Marco e' la mia storia,la mia memoria,la mia giustificazione di essere
ed anche l'equilibrio,la stabilita' che da sempre cerco e che sempre fuggo per paura di raggiungerla.
Se Anna e' la Natura con i suoi tumulti,Marco e' il Tempo con le sue leggi e la sua calma inesorabilita'.
L'avrei amato Marco,e l'avrei anche sposato se non avessi avuto paura di tutto quell'ordine;cosi' ora l'ho adottato e lo considero un po' la mia famiglia...una di quelle famiglie da cui continuamente fuggire per poi vedersi ogni volta ritornare.
Ecco,Anna e Marco,loro mi chiamano Goccia;per il resto del mondo sono Maria un metro e sessantacinque di vita alta ventidue anni.
Vivo sola da due anni in un piccolo appartamento al centro di una citta' che adoro;appartamento che ogni tanto perde i pezzi ed ogni tanto mi coccola:
Vivo molto in alto,al quinto piano e da quassu'la gente e' piccola sul serio e fa un po' meno paura che dal vero,a grandezza naturale.
Speravo,andando a vivere da sola di trovare un po' di passione per la societa',un po' di voglia e di capacita' di stare in mezzo agli altri.Sono invece riuscita ad allontanarmi quasi definitivamente da tutto il mondo (del resto estremamente piccolo) che frequentavo e per giunta non mio malgrado ma con la crescente convinzione che la solitudine sia la sola realta' di vita,che noi temporaneamente inganniamo illudendoci di essere parte di altre persone,per poi tornare regolarmente a vedere che alla fine ci siamo solo noi stessi da questa parte del fiume.
Cosi' ora vivo praticamente da anacoreta,vedendo ogni tanto (e comunque con splendido piacere) i pochi amici.
Ma non mi illudo piu'.
La fine di questo viaggio mi trovera' sola com'e' giusto che sia.Spero ci siano le mie montagne intorno a me allora,questo lo spero,ma tant'e'.
Il vento di Spagna un giorno mi disse : "Nega la folla,le cerimonie,le celebrazioni,ama l'oblio,vedi la dignita' solo nel nulla." Ma il vento di Spagna e' capriccioso e quasi mai coerente;per questo mi culla ed anch'io lo amo.
Da molto tempo nessuno mi chiama piu'.Anna e Marco sono lontani e sopravvivono nel mio cuore ed in qualche pagina scrbacchiata,oppure in qualche vecchia ricevuta di qualche vecchio albergo.
Io mi accarezzo spesso,avvolgendomi di calore,sogno spesso del passato,anche se questi sogni non sono popolati da persone,la gente non la sogno quasi mai;cio' che sogno sono i luoghi,gli odori,le emozioni,tutte quelle cose che mai passano.
Questa notte invece ho sognato di una luna,una enorme bianca luna che veniva tagliata in due da una nuvola che le passava davanti;a poco a poco l'immagine mutava ed ora era un rasoio affilato che sezionava in due un occhio spalancato.
Mi sono alzata di colpo,terrorizzata,
la casa immersa nel buio,voci lontane in strada come grilli d'estate.
Quell'occhio spalancato era capace di guardare dentro l'anima,di estrarre la realta' da ammassi decomposti di bugie e confusioni;era questo il motivo per cui era stato mutilato.
A chi apparteneva quell'occhio ? Perche' mi terrorizzava a tal punto ?
Mi riaddormentai cercando di non abbandonare quel sogno e stranamente vi riuscii.
Udivo chiaramente il dolce vento che muoveva l'aria e che lentamente portava quella lunga sottile nuvola ad attraversare la luna ferendola in profondita',cosi' come potevo percepire le
membrane oculari che si laceravano urlando al passare del rasoio.
E fu allora che capii.
Non vidi l'immagine della persona orbata ma ebbi la certezza,quella sicurezza che solo in sogno e' possibile,che quel volto coperto di sangue,quell'occhio inerte in terra erano i miei !
Nuovamente sveglia e terrorizzata,questa volta incapace a riaddormentarmi.
Andai alla finestra per assicurarmi che la luna fosse ancora li',che nessuna nuvola l'avesse spazzata via.Il vederla ancora alta nel cielo mi tranquillizzo' un poco,anche se l'inquietudine rimaneva grande.Era ormai troppo tardi.
Sola nella stanza in piena notte,ero a diretto contatto con tutti i mostri che popolavano la mia mente,un povero guerriero senz'arma ne corazza.
Ed intorno i mostri erano davvero tanti e orrendi,paure antiche,molli corpi striscianti si aggiravano ovunque,quasi aspettassero il momento per saltarmi addosso tutti insieme...e lo fecero mio Dio,entrarono in me tutti quanti facendomi urlare tutta l'angoscia del mondo.
Non ci sarebbe stata madre ne amante capace di tirarmi fuori da quel terrore.Nessun potere o amore di questa terra avrebbe potuto ricucire una notte in cui luna e occhio erano stati irrimediabilmente lacerati.
Guardai fuori ancora una volta.
La luna era scomparsa in una cupa ombra di morte ed il mio occhio,il mio occhio......il buio !
Buio tutto intorno a me !
Quel mio occhio in terra spaccato in due mi rimandava lampi di un mondo visto dal basso,mentre decine di formiche uscite dal pavimento consumavano quelle due parti divise.E poi ancora sangue,mi guardai le mani ed anch'esse erano brulicanti di formiche,tutto era deforme,mostruoso,la stanza ed oltre ad essa la finestra ed oltre ad essa il vuoto ed infine....
finalmente l'alba.
Sul muro davanti casa c'era una scritta.."Cancellateci la citta'."
Quel giorno trovai un cucciolo per strada e lo raccolsi.
Aveva una medaglietta con un nome,Louis Andaluso,cosi' decisi di tenerlo con me almeno finche' qualcuno lo avesse reclamato.Nessuno lo fece stette con me,il piccolo Louis Andaluso.
E quella notte,quella terribile notte che in seguito si sarebbe ripetuta fino alla pazzia totale era figlia di quel cane.
Di Louis Andaluso.
MATTEO NOVERO