Piero Melograni
I silenzi dell'ambasciatore
"Il Sole 24 ore"
3 ottobre 2004, p. 41

Richard N. Gardner - Le memorie del rappresentante degli Usa nell'Italia degli anni di piombo

Un testo ricco di informazioni che però ignora quasi totalmente la politica sovietica nei confronti del nostro Paese, lasciando dubbi su una censura da parte di Washington

Richard Gardner è stato ambasciatore degli Usa a Roma dal 1977 al 1981, un periodo critico per l'Italia. L'inflazione, il debito e gli scioperi devastavano l'economia nazionale. Le Brigate Rosse assassinavano Aldo Moro e la situazione generale appariva così instabile che molti ritenevano urgente associare al governo il Partito comunista italiano, forte del 34,4% dei suffragi. Gardner ha pubblicato in questi giorni le sue memorie e gran parte di esse riguardano proprio il problema dell'eventuale ingresso dei comunisti nel governo.

Si tratta di un libro impegnativo e ricco di informazioni. Tuttavia esso ignora totalmente la politica sovietica nei confronti dell'Italia. Un ambasciatore americano, prima di pubblicare un libro di memorie, deve sottoporne il testo al Dipartimento di Stato e sorge il dubbio che questo Dipartimento abbia censurato le pagine relative alla politica di Mosca. Riteniamo però che non si debba più nascondere la verità, almeno nella sua essenza.

Si tratta inoltre di una verità rivelata da tempo, anche se molti stentano a prenderne atto. Un grande storico inglese, A. J. P. Taylor, la riassunse in poche righe nella sua Storia della Seconda guerra mondiale: <Stalin - scrisse Taylor - era più che mai deciso a impedire qualsiasi successo comunista al di fuori della sua sfera di influenza, e fu Stalin, più che gli americani, a conservare l'Europa occidentale per la democrazia capitalista>. Dopo l'emergenza della guerra, l'Urss non poteva accettare che un partito comunista andasse al governo, in Italia, costringendola ad accogliere, per reciprocità, un partito non comunista nei governi della Polonia cattolica o della ribollente Ungheria. La pace mondiale si fondava sul rispetto delle sfere di influenza e Palmiro Togliatti lo sapeva. Per questo, nel 1947, subì senza proteste l'estromissione dal governo, modellando la successiva politica comunista in termini moderati. Nel libro di Gardner il nome di Togliatti non compare mai. Il nome di Stalin solo due volte e casualmente.

Qualcuno obietterà che, a dispetto delle sfere di influenza, gli Usa consentirono a Mitterrand di chiamare al governo quattro ministri comunisti. Ma Mitterrand garantiva la fedeltà agli Usa e i comunisti francesi erano in declino. Nulla di paragonabile al caso italiano. In ogni caso gli americani temettero sempre la crescita dei comunisti italiani. Innanzi tutto perché un Pci forte sarebbe stato in grado di condizionare fortemente i governi romani. E poi perché, in caso di guerra o di grave crisi internazionale, un'Italia egemonizzata dal Pci poteva passare dalla parte dell'Urss.

Lo stesso Gardner cita dichiarazioni di Francesco Cossiga, Bettino Craxi, Ugo La Malfa e altri, nelle quali viene ammessa la volontà sovietica di non disturbare gli Usa in Italia. Cossiga disse che i tentativi compiuti da Berlinguer per portare il Pci al governo erano stati bloccati sia dai sindacati italiani sia da Mosca. La stessa tesi fu ribadita da Craxi. Poco dopo l'assassinio di Moro, anche La Malfa si disse sicuro che dietro alle Brigate Rosse c'era stata l'Urss la quale <voleva distruggere Berlinguer> considerato pericoloso <per il suo intero sistema geopolitico, soprattutto se fosse riuscito a portare il Pci in un governo di tipo democratico occidentale>. Anche il segretario di Stato americano, Cyrus Vance, ammise che l'eurocomunismo poteva danneggiare il blocco sovietico più che la Nato. Ulteriori conferme si trovano nel libro che Oleg Gordievskij, un alto esponente del Kgb, scrisse con Christopher Andrew. Il Pci, vi si legge, chiese a Mosca di appoggiare il compromesso storico, ma Mosca si oppose, concedendo al Pci di sostenere i governi democristiani solo dall'esterno. Come difatti accadde.

James Carter, presidente degli Usa negli anni in cui Gardner rimase in Italia, fu contrario a una partecipazione del Pci ai governi, ma adottò una posizione prudente, riassumibile nella formula <non indifferenza e non interferenza> e permise al suo ambasciatore di seguire una linea morbida. Nella residenza di Gardner furono ammessi intellettuali e artisti del Pci o di sinistra come Renato Guttuso, Alberto Moravia e Severino Gazzelloni, al quale, poco tempo prima, l'ambasciata aveva rifiutato il visto per gli Usa. Oltre alle riunioni mondane, Gardner organizzò incontri segreti con esponenti comunisti di primo piano, quali Giorgio Napolitano, Giancarlo Pajetta e Sergio Segre, responsabile del Pci per la politica estera. I funzionari dell'ambasciata mantennero contatti con un'altra trentina di dirigenti nazionali. Giorni fa, presentando alla Camera dei deputati il libro di Gardner, Napolitano lo ha definito <un libro onesto>, precisando che i suoi colloqui con Gardner rimasero un segreto per tutti, tranne che per Berlinguer.
Moro, secondo Gardner, parlava di partecipazione comunista al governo, ma solo a scopi tattici. I comunisti, pur senza ministri, condizionavano i governi apparendone complici. E qualche tempo prima di morire, Moro confidò a Gardner che il Pci <non essendo più in grado di sfruttare i vantaggi di un partito di opposizione, cominciava a incontrare difficoltà e a temere la possibilità di una futura perdita di voti. Tenendo i comunisti a metà strada, un po' dentro e un po' fuori - disse Moro - sarebbe stato possibile logorarli>.

Mentre la guerra fredda proseguiva facendo sì che il sistema democratico italiano assumesse caratteri sempre più anomali, il mondo si trasformava e l'Italia non riusciva a tenere il passo con la modernità. In un rapporto americano esaminato da Gardner nel 1977 veniva detto che la debolezza dei governi, il clientelismo, l'inflazione e la criminalità erano <sintomi di un fallimento generale dell'Italia nella modernizzazione dei suoi costumi e delle sue abitudini politiche in contrasto con lo spettacolare tasso di industrializzazione> avutosi nel dopoguerra. Dopo il collasso del ventennale miracolo economico dovuto alla crisi del 1974, le carenze strutturali dell'Italia uscivano allo scoperto.

Richard N. Gardner, "Mission: Italy. Gli anni di piombo raccontati dall'ambasciatore americano a Roma, 1977-1981", Mondadori, Milano 2004, pagg. XX+450, 19,00 euro.