Piero Melograni
Sognando senza fili
"Corriere della sera"
29 febbraio 1996

Guglielmo Marconi era poco più che ventenne allorché, nel 1895, presentò alle autorità italiane la sua straordinaria scoperta del "telegrafo senza fili", grazie alla quale ogni messaggio avrebbe potuto superare tutti gli ostacoli alla velocità della luce. Le autorità italiane, ben poco lungimiranti, considerarono irrilevante la scoperta e rispedirono a casa il giovinotto.

Marconi, per sua fortuna, aveva una madre irlandese di origini scozzesi e di religione anglicana, che si chiamava Annie Jameson. Insieme con la madre partì alla volta dell'Inghilterra, patria della rivoluzione industriale, e si portò appresso il telegrafo senza fili dentro una cassa di legno. Presentò la sua scoperta alle autorità britanniche, le quali ne intuirono subito il valore rivoluzionario e trovarono un accordo con il giovane scienziato. Marconi cominciò a sentirsi molto più inglese che italiano. Si trasferì stabilmente a Londra e fondò la Marconi Company per lo sfruttamento dei suoi brevetti.

Un po' più tardi, quando l'importanza della telegrafia senza fili risultò evidente a tutti, anche gli italiani decisero di premiare Marconi, il quale infatti fu nominato senatore del regno nel 1914, entrò a far parte della delegazioone italiana alla conferenza della pace nel 1919 e divenne, negli anni del regime fascista, presidente del Consiglio nazionale delle ricerche, nonché presidente dell'Accademia d'Italia voluta da Mussolini. Maria Cristina Bezzi Scali, che Marconi sposò in seconde nozze, nel giugno 1927, attribuisce a se stessa, nelle sue memorie, il merito di avere riavvicinato il marito Guglielmo all'Italia. Non vogliamo contestare il fatto. Tuttavia non ci sembra trascurabile che nel 1934, quando mise a punto un sistema di "navigazione cieca" più tardi conosciuto con il nome di "radar", lo stesso Marconi si precipitasse a Londra per far brevettare la scoperta dalla Marconi Company e informare immediatamente l'ammiragliato britannico.

Le memorie della seconda moglie di Marconi sono ricche di informazioni, giudizi e aneddoti sulla vita del grande scienziato. E ci fanno conoscere l'ambiente nel quale egli trascorse gli ultimi anni della sua vita. Marconi, sua moglie e la giovanissima figlia, fra l'altro, avevano la loro residenza abituale non in una casa, ma in uno straordinario yacht, l'"Elettra", che era lungo ottanta metri ed era governato da un equipaggio di venticinque persone. All'interno dell'"Elettra" c'era una potente stazione radio, che serviva a Marconi per i suoi esperimenti. Vi lavorava quasi senza soste, anche durante le tempeste.

Nei periodi di riposo, lo scienziato frequentava l'alta società internazionale, ma soprattutto quella inglese. Oppure la nobiltà romana, dalla quale la sua seconda moglie proveniva. Raccoglieva francobolli, suonava il pianoforte, amava molto la musica ed era amico di Giacomo Puccini. Con lo yacht si ancorava al largo di Forte dei Marmi, dell'Argentario o delle isole greche in un'epoca in cui le coste del Mediterraneo apparivano solitarie, dato che il turismo di massa ancora non esisteva.

La vedova di Marconi ci dice che suo marito, negli ultimi mesi di vita, cercò di estrarre l'oro dalle acque del mare. Ma tutto rimase avvolto nel mistero. Dopo la sua morte, avvenuta nel 1937, molti italiani si abbandonarono alle più fantasiose congetture sulle sue ultime ricerche, pensando perfino che avesse scoperto un'arma segreta, un raggio della morte capace di consentire all'Italia mussoliniana di sbaragliare qualunque nemico.

Maria Cristina Marconi, Mio marito Guglielmo, con un tributo di Carlo Rubbia, Rizzoli 1995.