L'Albero di Natale

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"Finito, per oggi ho finito. Da questo istante e per le prossime due settimane sarò in vacanza, giusto il tempo di spedire quest'ultimo articolo al giornale, e saranno ufficialmente iniziate le mie vacanze di Natale. Adoro il Natale, l'ho sempre amato. Fin da quando ero bambino, ed i miei genitori nascondevano i regali per me e per mio fratello sotto il loro letto, e poi ci sedevamo tutti davanti al camino per scartarli. Tutte sciocchezze, forse, ma per me hanno sempre significato molto.

Per dodici, lunghissimi anni non ho provato quelle stesse emozioni, non si é ricreata quella magia. Da quando sono rimasto solo. Per tutti quegli anni, quando non c'era nessuno ad augurarmi buon Natale, per tutti quegli anni, quando riuscivo ad andare avanti solo vivendo nel passato, nelle memorie più belle della mia gioventù.

Ma forse adesso qualcosa é cambiato, ora che lui é di nuovo qui con me, ora che posso condividere questi giorni così speciali con qualcuno che amo, che ho sempre amato.

Mi alzo, cerco sotto al mio letto quella vecchia cassa di legno tarlato su cui qualcuno (mia madre...forse mio padre? Non ricordo...) tanti anni fa scrisse "Decorazioni Natalizie"...la tiro su, ora che sono un uomo mi sembra leggerissima, ma ancora ricordo quanto era pesante quando cercavo di alzarla da bimbo, e mio fratello a prendermi in giro, e poi ad aiutarmi amorevolmente. La poggio sul mobile vicino al camino acceso e la apro. Subito posso sentire quell'inconfondibile profumo di legno, un profumo radicato nei miei ricordi. Nascosto in un angoletto della scatola c'é l'albero di Natale incantato che mio padre comprò a Londra, un abete in miniatura, in apparenza...lo prendo e lo poggio sul tavolo, estraggo la bacchetta dalla mia cintura e...un solo svolazzamento di polso ed ecco che l'abetino si allarga, e si alza, e diventa un albero in piena regola, che quasi tocca il soffitto della mia piccola casetta. Comodo, per chi ha sempre avuto problemi di spazio. Ed ora la parte che preferisco...le decorazioni, quei piccoli capolavori di cristallo ed oro che risplendono nella vecchia cassa. Inizio e posarle sull'albero, aiutandomi con la bacchetta per arrivare ad i rami più alti. Ci si può specchiare nella lucentezza di queste delicate bomboniere, e poi...eccola, tra le altre, spiccare quella che riceverà il posto d'onore. La piccola rappresentazione in vetro di un angelo vestito a festa, con i riccioli biondi e le ali fatte di carta crespa. No, sicuramente non é la più bella, é umile ed ormai vecchissima. Ma da anni quella decorazione é trattata come un tesoro. Collean la adorava, era la sua preferita, e quando se ne andò mia madre volle sempre tenerla bene in vista a Natale, diceva che attraverso gli occhi di quell'angioletto Collean poteva vederci, e passare, in qualche modo, il Natale assieme a noi. La pongo in alto, al centro dell'abete, con cura, e nella mia mente auguro un buon Natale anche a chi non c'é più...tante, troppe persone che amavo se ne sono andate.

Accanto ai fili Natalizi, nella scatola ancora sono rimaste delle decorazioni da appendere. Prendo in mano quelle quattro sagome di cartoncino decorate con polvere di fata. Tra tante belle palline preziose, quelle quattro stelline fatte a mano sono forse ciò che di più caro io possieda. Rido quando leggo su una di esse, quella ritagliata peggio, il mio nome, che mia madre mi aveva insegnato a scrivere, avevo solo cinque anni...avevo imparato a fare una bella R, una E quasi dritta, una M appena decente, una U fin troppo rotondeggiante ed una S incerta. Su quella più grande il nome di mio padre, scritto con una grafia chiara e precisa, avara di fronzoli (e a dire il vero, mio padre era avaro di tutto...). Sulla stella più bella e meglio decorata il nomignolo di mia madre spiccava, scritto a caratteri fluenti e raffinati...e poi la stella di Collean, colorata con il porpora e l'oro della sua squadra del cuore, ed il suo nome scritto in maniera disordinata. Fisso ancora un po' quei magnifici ricordi, sorrido ripensando alla mia famiglia, finché un rumore dall'ingresso non mi distoglie dai miei pensieri. La porta si apre di scatto. É lui, é tornato. Fuori nevica ed il cielo é scuro, ma neanche questo può fermarlo quando deve fare il suo giro giornaliero sulla moto volante. Io mi giro appena per guardarlo, e poi torno al mio albero. "Si gela fuori" mi dice, scrollandosi dai lunghi capelli sciolti alcuni fiocchi di neve. Non gli rispondo. Si toglie la giacca di pelle nera e la posa su una sedia, i guanti li getta sul divano...come é disordinato!

Si avvicina a me, sento le sue braccia che si stringono attorno alla mia vita, il suo cuore che batte forte appoggiato alla mia schiena. "Cosa stai facendo?" mi chiede dolcemente abbracciandomi, mentre io dispongo i fili dorati sulla cima dell'abete.

"Non é ovvio?" gli rispondo ironico, senza voltarmi, mentre lui mi poggia il mento su una spalla.

"É molto bello" si limita a dirmi, e attraverso il riflesso su una delle palline di vetro posso vedere la sua espressione di sufficienza. Un attimo di silenzio, le sue braccia ancora mi attorniano. Toglie il mento dalla spalla e porta la sua bocca sul retro del mio collo, posso sentire le sue labbra gelide che mi baciano. Mi bacia ancora, tutto il collo, dietro le orecchie, mi abbraccia ancora, con dolcezza, con sensualità. Stacca le labbra dalla mia pelle e le avvicina ad un orecchio, sussurra in maniera accattivante "Hai mai fatto l'amore sotto un albero di Natale?"

Non mi scompongo. "No" rispondo con freddezza "E tu?" aggiungo con un sorriso.

"Vuoi la verità o una risposta piena di spirito Natalizio?" mi dice lui, sorridendo, gli occhi scuri che luccicano, in uno di quegli sguardi così tipicamente suoi, che ti vogliono dire tutto e niente, che dietro nascondono mille e più malefatte.

"Dovevo immaginarlo" dico calmo e sorridente, mentre ancora decoro l'albero, mentre lui ancora mi tiene da dietro, il mento nuovamente appoggiato sulla spalla.

I suoi occhi si riempiono di stupore e di disappunto. Sembra deluso. Cosa c'é, ti aspettavi gelosia? Che ti mettessi il broncio? Lo so, gli piace essere al centro dell'attenzione, ma ormai ho imparato a non dargliela vinta troppo facilmente. E comunque, davvero non me ne importa di quante ragazze siano passate nel suo letto (o sotto il suo albero di Natale...), prima, durante o dopo la nostra amicizia. Come se non lo sapessi che era un Don Giovanni. Ma ora é tutto diverso, la gelosia sarebbe solo una ridicola sciocchezza tra noi due. Mi basta guardare nei suoi occhi per capire quanto tiene a me, so che non mi tradirebbe mai. Lo so. Ed il passato resta passato.

Anche l'ultimo filo di Natale é sistemato, ripongo la bacchetta. Finalmente mi giro, ancora avvolto nel suo abbraccio, che non mi ha lasciato mai da quando é entrato. Lo guardo negli occhi, non più tramite il riflesso di un vetro. Lo guardo, lui mi guarda, ecco la scintilla...ed ora sappiamo entrambi che non servono più parole. Avvicino il mio volto al suo e lo bacio con tutta la passione di cui sono capace, bacio quelle labbra ghiacciate che prima mi avevano accarezzato il collo, stringo con le mie mani la sua testa, i capelli morbidi e profumati.

Stacco la mia bocca dalla sua. Ancora uno sguardo, intenso ed infinito. "C'é sempre una prima volta per tutto, comunque..." gli dico ambiguamente, lui sorride, divertito, il mascalzone, ed insieme ci distendiamo, sul tappeto morbido, il camino scoppiettante, e l'albero di Natale che illumina la stanza della sua magica luce dorata"

FINE

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