Le Sabbie di Avalon

capitolo XVI

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CAPITOLO XVI - UNA NOTTE MAGICA

2 Settembre, Foresta Proibita

Il lupo ed il cane si inoltrarono sui ben noti sentieri della foresta, addentrandosi nell'oscurità in cui l'unico luccichio era rappresentato dai loro occhi, neri ed ambra, che si riflettevano gli uni negli altri, e che facevano trasparire i sentimenti umani dei due maghi nascosti sotto le bestie. Camminarono con le loro zampe morbide ed ovattate sulle foglie cadute e sul terriccio umido, nella rada nebbia della sera, guidati dalla Luna, punto luminoso in un cielo senza stelle.

L'aria era tagliente, ma le pellicce ben proteggevano Remus e Sirius, ormai immersi nei ricordi e nelle emozioni che quel luogo incantato sapeva ancora dar loro, dopo tanti avvenimenti, dopo tanti anni...

Si rincorsero e si rotolarono negli stessi luoghi dove anni prima un topo, un cervo, un cane ed un lupo giocavano assieme, senza preoccuparsi delle conseguenza, senza preoccuparsi delle regole, dei pericoli. Quattro cuccioli liberi che non avevano cosa più importante al mondo della loro amicizia. Ed ora quello stesso legame, quella stessa fratellanza, si era trasferita, tramutata ed evoluta nel rapporto tra Lunastorta e Felpato, i due sopravvissuti dei Malandrini.

Perché anche se da qualche parte al mondo Codaliscia era ancora vivo, ormai per loro due quello che un tempo era un fedele amico ora non esisteva più. Pete era morto anni prima, ora tutto ciò che restava era uno schiavo di Voldemort, senza cuore, senza alcun sentimento, solo pieno di odio.

Corsero lungo la sconfinata fila di abeti che un tempo faceva da spettatrice alle gare tra i Malandrini, arrivarono alla piccola radura tra i castagni, spesso popolata dai folletti, e poi oltre, verso la rupe da dove si vedeva uno splendido panorama di tutto il castello, e dove una volta assieme a Jim avevano portato anche Lily, sempre curiosa di sapere dove i ragazzi andassero durante le loro lunghe nottate di Luna piena.

Sorpassarono le caverne che mai avevano osato esplorare, per via dei fin troppo sinistri rumori che venivano dall'interno, camminarono lungo il tronco d'albero abbattuto che serviva da ponte per raggiungere l'altra parte di un crepaccio, che una volta James, in un impeto di protagonismo, aveva voluto saltare da parte a parte con le sue possenti zampe da cervo, ritrovandosi però steso per terra nel basso burrone, provocando tanto divertimento a Sirius e Peter che i due maghi si erano dovuti trasformare per potersi sbellicare dalle risate.

I due animali erano esausti dopo la lunga corsa. Si lasciarono cadere in terra, sul fogliame morbido sotto una quercia secolare, dove spesso i Malandrini si riposavano, stanchi per i giochi. Felpato appoggiò la testa sul corpo caldo e soffice di Lunastorta, e sentì i battiti veloci del suo cuore, si accarezzarono in un momento di enorme tenerezza, e sfiorarono i loro musi in un bacio, o meglio, nel reciproco sfiorarsi dei due nasi tartufati.

Dopo alcuni momenti di assoluta quiete, Sirius si alzò sulle quattro zampe, e con un movimento della testa invitò il lupo a seguirlo. Erano molto affaticati, e Felpato si era appena ricordato che non erano lontani da un bel ruscello dalle acque fresche, che attraversava due file di alti pioppi, ed era sempre illuminato durante quelle sere dalla Luna che attraversava con i suoi raggi i rami degli alberi, facendo risplendere l'acqua di un argento fatato. Lì avrebbero potuto bere, e poi si sarebbero riposati, cullati dall'atmosfera sfumata e surreale che si respirava in quel luogo.

Fecero pochi passi e si ritrovarono nei pressi del corso d'acqua. Si avvicinarono ed entrambi immersero il muso nella piacevole freschezza del torrente, ed assaporarono quell'acqua pura ed incontaminata.

Si sentirono dei passi leggerissimi provenienti dall'altra sponda. Il rumore soave di un terzo muso che sfiorava il pelo dell'acqua.

Felpato alzò per primo la testa, guardò davanti a se sentendosi osservato, e ciò che vide lo fece sussultare talmente che anche Lunastorta se ne accorse, e sollevò anch'egli il capo.

Davanti a loro, lontano solo pochi metri, all'altra sponda del ruscello, si ergeva nella sua bellezza e nella sua eleganza un unicorno, che beveva e con gli occhi d'argento osservava i due cani. La sua lucentezza era tale da oscurare perfino la Luna, ed attorno a se aveva quella stessa aurea, quello stesso splendore che Sirius, Remus ed i ragazzi avevano notato attorno agli Elfi.

L'animale dal lungo corno luminoso era perfettamente immobile, e non sembrava spaventato. Solo ad un impercettibile movimento della zampa di Sirius si mise all'erta, alzando il capo dall'acqua ed annusando l'aria, come se volesse percepire la presenza degli altri due animali.

Felpato fece un passo in avanti, e l'unicorno in un battito di ciglia cominciò a correre verso il folto della foresta. Sirius e Remus, curiosi di sapere da dove venisse, si lanciarono all'inseguimento, superando facilmente il fiumiciattolo, bassissimo e non molto ampio. La luce che l'essere emanava facilitava la corsa, l'unicorno difficilmente si sarebbe potuto nascondere tra gli alberi scuri, i due animali erano veloci quasi quanto lui.

Dopo alcuni minuti di estenuante rincorsa, l'unicorno sbucò fuori dagli alberi, nel bel mezzo di una radura illuminata.

Sirius e Remus, che erano dietro di lui, lo avevano quasi raggiunto, ma si fermarono di scatto proprio al limitarsi della radura, quando videro che sul piccolo prato l'unicorno non era solo. Restarono nascosti ad osservare, cercando di respirare il più piano possibile, per non essere scoperti.

Nella radura, chiara e ben visibile perché la luce della Luna non era ostacolata da alberi, un tappeto di soffice muschio verde smeraldo era sovrastato da un edificio scavato nella pietra, non grandissimo ma inquietante. Una porta scolpita e chiusa da una pianta di edera ne costituiva l'entrata. Ai lati della porta si innalzavano due colonne decorate da fiori, e davanti all'entrata c'era un'altra colonnina, più bassa delle altre due, sormontata da una lastra di marmo bianco. Sembrava un altare.

Ed ai lati dell'altare...in piedi, come due guardie, c'erano due bellissimi Elfi di Luce, vigili ed attenti, gli occhi di ghiaccio sbarrati, immobili.

L'unicorno si era avvicinato ad una terza...presenza, che Sirius non riusciva bene a mettere a fuoco, sia per la lontananza che li separava, sia perché la creatura stessa era...trasparente. L'animale aveva avvicinato il muso alla mano della figura, alta e femminile, che gli stava vicino e lo guardava negli occhi. Sembrava quasi che l'unicorno stesse parlando con l'essere, il quale, dopo aver congedado l'animale, che si andò a distendere poco distante, prese a muovere il capo, coronato da lunghi capelli evanescenti, prese a guardarsi intorno.

Stava cercando qualcosa. Stava cercando loro.

Quando la creatura posò il suo sguardo raggelante sui due maghi, Sirius e Remus sentirono una morsa al cuore, una sensazione di devastazione e di paura pari quasi a quella che si subiva per la presenza dei Dissennatori, ed ebbero l'impulso irrefrenabile di scappare. Presero a correre il più veloce possibile nella direzione opposta a quella da cui erano venuti, senza mai guardarsi indietro. Attraversarono di nuovo il ruscello, e poi il ponte, e tutti gli altri luoghi prima attraversati, e senza neanche accorgersene si ritrovarono ai margini della foresta, dietro la casetta di Hagrid, sfiniti e senza fiato.

Sirius fece un cenno con la testa a Remus, ed entrambi si diressero verso il Platano Picchiatore. Arrivati vicino all'albero, Sirius si trasformò. Era completamente bianco in volto, gli occhi neri attraversati da un ombra, ansimava e si guardava indietro sconvolto. Prese un tronco, spinse sul nodo alla base del Platano, si tramutò di nuovo ed insieme a Lunastorta si introdusse nel cunicolo nero che li portò direttamente all'interno della Stamberga Strillante.

L'ultima volta che lui e Remus erano stati lì ne erano successe di tutti i colori, ed avrebbe dato qualsiasi cosa pur di non tornarci. Ma ora aveva bisogno di un luogo dove poter stare solo con Lunastorta, dove potersi trasformare e fermarsi a pensare. Ciò che avevano visto andava spiegato, in qualche modo.

Una volta giunti nella casa, Sirius riprese la sua forma umana, e si gettò sul letto cigolante e polveroso, stanchissimo ed affannato. Lunastorta andò a poggiargli il capo sul petto, e Black prese ad accarezzargli le orecchie.

"Allora Lunastorta, cos'era quella cosa secondo te?" chiese Sirius, pur sapendo che non avrebbe ricevuto nessuna risposta. Chiuse gli occhi, per rivivere quelle scene, per poter trovare un senso.

"Qui sta succedendo qualcosa di strano. Prima gli Elfi al Paiolo...i problemi di Weasley al Ministero, la Cooman più rintronata del solito, Piton e Silente che discorrono facendo i misteriosi...e poi quelle cose nella foresta...credi che sia tutto collegato?"

Il lupo emise un gemito, che Sirius volle prendere come un'approvazione. Continuava a grattargli la testa ed il pelo mentre lo guardò negli occhi d'ambra, e gli fece un sorriso.

"Però, che nottata eh?" disse divertito.

"Domani Silente dovrà spiegarci un bel po' di cose" disse rigirandosi nel letto "Adesso riposiamoci un po'....su, avanti vieni qui" Sirius fece segno a Remus di salire accanto a lui, ed il lupo saltò sul letto sollevando un grande polverone, ed appoggiando il muso su uno dei due cuscini tarlati. Black abbracciò l'animale delicatamente, appoggiò la testa sul suo pelo, ed entrambi si addormentarono in quella notte fatta di ricordi, di misteri, e di magia.

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