Le Sabbie di Avalon
capitolo XXII
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CAPITOLO
XXII - VENDUTA
Luglio,
Galles
Lydia
si alzò di soprassalto quando si accorse che il Sole era già alto in cielo, ed
illuminava con calore tutto il campo. Si era addormentata ascoltando un'altra
delle favole del nonno, e non si era neanche resa conto di aver trascorso tutta
la notte nella capanna della zia.
Il
vecchio zingaro era in piedi vicino ai fornelli, e riscaldava del latte
sorridendo.
"Ti
sei svegliata, finalmente" disse pungente.
"Oh
nonno" si lamentò la ragazzina "ma perchè non mi hai svegliato? É
tardissimo, la mamma mi ucciderà..." disse riassettandosi i capelli,
pronta ad uscire.
"Dormivi
talmente bene che mi sarebbe dispiaciuto svegliarti...ma ora se devi andare,
vai. Ci vediamo più tardi"
"A
dopo nonno" salutò Lydia dando un bacio sulla guancia dell'uomo, e
correndo verso la sua casa.
La
fanciulla aprì la porta dell'edificio, e velocemente si precipitò verso la
cucina. Ma la sua corsa fu fermata dalla madre, che la tirò per un braccio
verso una camera laterale. Lydia si aspettava una bella strillata, ma il
comportamento della donna era del tutto calmo, pacato, quasi automatico.
La
madre fece sedere la ragazza su una sedia, e le si accomodò di fronte. Nei suoi
occhi c'era qualcosa di strano...una specie di...paura che Lydia non aveva mai
notato in lei.
"Mamma,
cosa...?" fece per chiederle, ma fu interrotta.
"Lydia,
c'è una cosa importante che devi sapere..." disse la donna con voce bassa
e sommessa.
"Cosa?"
chiese la ragazza sempre più incuriosita.
"In
cucina...in cucina ci sono delle persone che vogliono vederti..." mormorò
la zingara abbassando lo sguardo.
"Cosa??
Persone che vogliono vedere...me?!" Lydia fece un sorrisetto sbigottito.
Mai
in tutta la sua vita aveva ricevuto visite.
Chi
mai al mondo avrebbe potuto volerla vedere...lei, povera ragazzina sperduta in
un'anonima campagna Inglese?
"É...una
cosa molto importante" continuò la madre "Andiamo...e mi raccomando,
comportati bene" Lydia era incredula. Si alzò e seguì la madre nella
piccola cucina.
Appena
entrata, ebbe una fitta al cuore. Chi la aspettava non aveva certo un aspetto
rassicurante. Quattro persone, tutte con addosso un ampio mantello nero. Tre di
loro erano in piedi, ed avevano il viso coperto da un cappuccio. Non si poteva
ben dire se fossero uomini o donne. Il quarto, un uomo sulla quarantina con i
capelli biondi ed ingrigiti, stava seduto con le braccia poggiate sul tavolo.
Una
delle sue mani era ricoperta da una specie di guanto di ferro...o almeno è
quelle che Lydia credette. Non aveva il volto coperto, e si guardava intorno con
due occhi di un gelido colore azzurro.
"Questo
è il signor Minus" disse la madre di Lydia indicando l'uomo seduto, che
sorrise in maniera disgustosa alla ragazza.
"E
tu quindi devi essere...Lydia, vero?" chiese Minus con voce strisciante e
squittente.
Nel
parlare, il mago si alzò di poco le maniche della camicia, per il caldo,
lasciando scoperte le braccia. Lydia lo guardò, e notò uno strano tatuaggio
sulla sua pelle pallida...la ragazza indietreggiò, e gli occhi le si riempirono
di apprensione. Aveva già visto quel simbolo, su uno dei vecchi libri di magia
del nonno, quei libri che tutti le proibivano di leggere, ma che lei conosceva a
memoria comunque...era il marchio dei seguaci di Lord Voldemort, i Mangiamorte,
il peggiore incubo per il popolo dei maghi.
"Mamma..."
chiese la ragazza in un filo di voce "...cosa vogliono questi
signori?"
"É
molto semplice..." rispose languidamente Minus, alzandosi ed avvicinandosi
alla ragazza "...vedi...tu per noi sei una persona molto
importante...abbiamo impiegato tanto tempo per trovarti. Il nostro padrone ha un
disperato bisogno di..."
"VOLDEMORT?"
urlò la ragazza indignata "Voldemort ha bisogno di me? E cosa se ne
farebbe il potente Signore Oscuro...di...me?"
I
tre Mangiamorte rimasti in piedi si girarono di scatto.
Minus
la guardò con aria stupita "Come conosci quel nome...?"
"So
molto cose su di voi..." rispose Lydia mandando uno sguardo adirato a sua
madre "Mamma, non dovevi farli entrare..."
"Ma
Lydia...almeno ascolta cosa hanno da proporti...diventerai ricca...ci hanno già
dato parecchi soldi per..."
La
ragazza guardò la donna con disgusto "Tu mi hai venduta..." negli
occhi le si formarono lacrime amare.
Infuriata,
cercò di uscire dalla stanza "Non resterò un minuto di più qui...non
voglio neanche sapere cosa vogliono, non andrò mai con lo--"
Ma
prima che potesse uscire, Minus la afferrò per un braccio "Non così in
fretta, signorina"
"Lasciami
stare!" urlò la ragazza, dimenandosi con tutta la sua forza.
"Non
volevo arrivare a questo, ma se continui così...voi" disse Minus
rivolgendosi ai tre Mangiamorte "...portate le catene" Lydia urlò
ancora, cercò in tutti i modi di liberarsi, mentre le guardie Mangiamorte le
stringevano i polsi e le legavano le braccia dietro la schiena. La madre
guardava la scena con passività, uno sguardo spento rivolto alla figlia.
La
ragazza la guardò disperatamente "Mamma..." urlò singhiozzando
"Mamma...aiutami..."
La
donna rispose con voce spezzata "Mi dispiace Lydia...mi dispiace...non
potevo fare altrimenti"
I
quattro servi di Voldemort portarono prepotentemente Lydia fuori dal capannone,
e la spinsero con forza lungo la strada, mentre la ragazza in lacrime gridava a
squarciagola "Aiutatemi!! Aiutatemi...Nonno!!"
I
tanti parenti della zingarella si affacciavano confusamente alle finestrelle,
per poi ritirarsi immediatamente dentro impauriti. Solo il vecchio patriarca,
udendo le urla della nipote, si precipitò fuori.
"Lydia!"
gridò il vecchio vedendo la scena, e correndo verso la ragazza. Ma la madre di
Lydia lo trattenne, quasi scaraventandolo per terra.
"Nonno"
piangeva la ragazza mentre erano ormai prossimi al bosco.
"Lydia...nooo..."
rispondeva il nonno con gli occhi cioccolata pieni di lacrime, dibattendosi
nella stretta della nuora che lo teneva immobile.
E
poi...d'un tratto...troppo tardi, non c'era più nulla da fare. I Mangiamorte e
Lydia erano magicamente spariti al principio della boscaglia. La donna lasciò
la presa, ed il vecchio zingaro si liberò dandole uno spintone e gettandola con
disprezzo sulla sabbia arsa dal Sole.
La
guardò intensamente come a voler dire "Cosa hai fatto...", e la donna
cercò di evitare il suo sguardo voltando il capo.
L'uomo,
distrutto, tornò di corsa nella sua capanna. Entrato nella sua camera, cominciò
a scaraventare per terra scaffali su scaffali di libri di magia, cercando
qualcosa...c'era un solo motivo per cui dei Mangiamorte potevano essere
interessati all'ultima degli zingari chiromanti.
Un
solo, letale motivo.
E
doveva ricorrere a tutta l'arte dei sui antenati per salvare la nipote. Trovò
finalmente l'antico e polveroso libro della sua gente...il libro che di
generazione in generazione passava nelle mani dei patriarchi zingari. Soffiò
via la polvere, e freneticamente girò le pagine alla ricerca della formula
giusta. Preparò sul tavolo un braciere, e poi in fretta versò dentro alcune
erbe magiche che unite provocarono un gran fumo aromatico...il vecchio, ancora
con gli occhi lucidi, iniziò a pronunciare la formula nell'antico linguaggio
del suo popolo. Accompagnava la sua cantilena con ripetuti gesti delle braccia,
ed aggiungendo nel braciere piccole manciate di polveri o di sostanze profumate.
"Sabbie..."
iniziò a dire con voce invocante "...potere dell'Occhio...datemi la
possibilità di aiutare Lydia, datemi la possibilità di salvarla...fatemi
entrare in contatto con chi vi è vicino, con chiunque sia disposto ad accettare
questa mia chiamata...fatelo, per salvare Lydia...Lydia...Lydia..."
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